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		berluscismo-leghismo: 
		“E allora mettiamo da 
		parte la Costituzione vigente e applichiamo subito una Costituzione 
		ipotetica, incerta, giuridicamente inesistente, di cui si ignora se, 
		come e quando verrà approvata”. Un colpo di sole, un effetto della 
		calura agostana? No, questa linea compare nel decreto sull’emergenza 
		economica fin dal suo primo articolo: 
		“In anticipazione della riforma volta ad introdurre nella Costituzione 
		la regola del pareggio di bilancio, si applicano le disposizioni di cui 
		al presente titolo”. E più avanti, in maniera ancor più sconcertante, si 
		aggiunge: “In attesa della revisione dell’articolo 
		41 della Costituzione, Comuni, Province, Regioni e Stato, entro un anno 
		adeguano i rispettivi ordinamenti al principio secondo cui l’iniziativa 
		e l’attività economica privata sono libere ed è permesso tutto ciò che 
		non è espressamente vietato dalla legge”. 
		“In anticipazione”? “In attesa”? Se si rispetta la più elementare 
		grammatica costituzionale, queste sono espressioni insensate, e 
		pericolose. (...) Giuste e alte sono state le proteste contro l’iniquità 
		del decreto, che diviene un moltiplicatore di quelle diseguaglianze che 
		stanno distruggendo la coesione sociale, a parole tema di cui tutti si 
		dicono preoccupati. Gli obblighi imposti dalla crisi finanziaria non 
		sono colti come una opportunità per distribuire equamente il peso della 
		manovra, per chiamare all’“adempimento 
		dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale” (articolo 
		2 della Costituzione) i moltissimi che finora ad essi si sono 
		sottratti. Leggendo il decreto, si coglie piuttosto la voglia di usare 
		questa opportunità per una sorta di regolamento finale dei conti 
		soprattutto con i sindacati, con l’odiata 
		
		Cgil. (Stefano Rodotà, La Repubblica, 
		domenica 28 agosto 2011). Chissà perché su queste cose i “Beppe” 
		Fioroni 
		e i Sergichiamparini, 
		così comicamente convinti che le loro opinioni interessino al mondo 
		intero, non hanno mai alcunché
		da dichiarare. Meno male che ci sono anche i Rodotà.
		 
		
									
									
									
		 
		
		
		Per la serie Chi di 
		destra ferisce, di estrema destra perisce: Giulio Tremonti e 
		Mariastella Gelmini.
		 
(su) 
		Giulio Tremonti e Mariastella 
		Gelmini: Un ruolo centrale 
		nella partita lo avrà il ministro dell’Economia, Tremonti. Dalla manovra 
		di Ferragosto è stato quotidianamente attaccato dai colleghi di partito. 
		Ieri, al meeting di Cl a Rimini, con alcuni amici si è 
		detto 
		“deluso e amareggiato” da questo atteggiamento, prendendosela anche con 
		Berlusconi: “C’è 
		lui dietro chi mi attacca”. 
		Tuttavia chi nella Lega Nord e nel Pidièlle lo ha sentito 
		si dice “abbastanza ottimista” sul fatto che si presenterà ad Arcore 
		pronto a mediare. Di Tremonti parla anche Prodi, che dice: “Era l’unico 
		che per un momento ha rafforzato l’autorità dell’Italia, poi anche lui 
		si è indebolito e hanno cominciato a sparare sulla Croce Rossa”. 
		E nel Pidièlle giurano che se domani il superministro dovesse 
		impuntarsi e minacciare ancora le dimissioni, Berlusconi gli risponderà:
		“Accettate!”. (...) Intanto, gli indignados 
		ultracattolici accusano la “ex loro” ministra Mariastella Gelmini di 
		chiudere le porte delle scuole italiane a tutti quelli che si sono 
		laureati e si laureeranno dopo il 2008. Di aver congelato di fatto i 
		corsi di abilitazione indispensabili per accedere all’insegnamento. 
		“Il suo comportamento è inqualificabile” si arrabbia Francesco Magni, 
		presidente del CLDS, il Coordinamento liste per il diritto 
		allo studio, la potente organizzazione universitaria ciellina. “Si è 
		genuflessa davanti ai sindacati per far entrare solo quelli che l’abilitazione 
		l’hanno già ottenuta e ha tagliato fuori tutti gli altri. Altro che 
		nuova scuola. Adesso il tirocinio formativo è una beffa”. 
		Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà 
		e fondatore della Compagnia delle opere, la fortissima, 
		ramificata confindustria ciellina, aggiunge: 
		“È giusto 
		assumere i precari e sbarrare le porte ai giovani? È un intervento 
		statalista, in contraddizione con la natura di un governo che si dice 
		liberale. Su questi temi si dialogava di più con un vecchio signore 
		comunista come Luigi Berlinguer. Ora siamo alla guerra fra generazioni, 
		alla santificazione di un Paese solo per vecchi”. 
		Il ministro, di fatto, ha bloccato i corsi di abilitazione finché non 
		saranno assorbiti i 230.000 precari. “Così si perpetua un sistema che 
		porta in cattedra per via evolutiva, a danno dei giovani,” dice Gianni 
		Mereghetti, professore al liceo Bachelet di Abbiategrasso. “E senza 
		nessuna valutazione del merito,” aggiunge Giovanni Cerati, che insegna 
		al liceo Tirinnanzi di Legnano. I ciellini accusano la già idolatrata 
		Gelmini di ridurre le assunzioni a semplici numeri di una graduatoria, 
		andando contro quella libertà d’insegnamento 
		e reclutamento predicata da 
		Cl. 
		(La Repubblica, domenica 28 
		agosto 2011). Buttare a mare 230.000 persone cancellando le graduatorie 
		che ne attestano il diritto di precedenza sui presunti
		
		“giovani”
ciellìni 
(che si stanno ancora 
“formando”, 
		cioè presumibilmente stanno arricchendo le agenzie cielline per 
		l’indottrinamento 
		formativo) è odio puro, è volontà di sterminio esplicita, così sicura 
		di trionfare da non aver più voglia (o tempo) di 
		dissimularsi. Un catto-nazismo consapevole e gridato, contro gli 
		odiati insegnanti “comunisti”, che probabilmente piacerebbe a Breivik. 
		Una come la Gelmini, a gente così, sembra “di sinistra” come a Breivik 
		sembrava “di sinistra” il Ratzinger: poco le vale, povera 
		Mariastella, la perenne croce al collo 
		
		che forse non si toglie neanche a letto. E lo stesso accade al 
		potentissimo ministro dell’Economia, di cui la Gelmini non è che un 
		avatar: anche lui è odiato a morte dai tea party nostrani 
		perché, secondo loro, non approfitta abbastanza della crisi economica 
		per infliggere il colpo di grazia allo Stato, alla Democrazia e ai 
		Diritti umani. Il vecchio Prodi (la cui intelligenza politica è meno 
		celebre di quella del D’Alema, ma probabilmente è più reale) sembra 
		averlo capito: il Tremonti, ai gelidi occhi elettronici della 
		speculazione finanziaria globale, è forse l’ultimo (fragile) baluardo 
		tra l’Italia e il default: 
		spazzato via lui, trionfante il cattonazismo scervellato dei tea 
		party nostrani, il Paese 
		precipiterà nel vuoto delle loro menti e porterà con sé nell’abisso, per 
		la seconda volta in meno di un secolo, l’Europa e il mondo. 
		Non 
		sarebbe un po’ 
		troppo? Preti nazisti e nazisti preti, non 
		vogliate strafare, accontentatevi del Tremonti come vi chiede la destra 
		mondiale, ché anche lui vuole il Narcostato-teocratico-italico, il 
		Messico d’Europa, la Santa Morte per le vie di Roma, proprio come voi, ma a differenza 
		di voi sa misurare i passi.
		 
		
									
									
		 
		
		
		Per la serie I grandi 
		maestri della lotta al berluscismo: Pierferdy Casini.
		 
		
		Pierferdinando Casini: Vincono le resistenze di una 
		fetta del centrosinistra che non riesce a comprendere come l’alternativa 
		a Berlusconi la si costruisce solo sulla via del riformismo. Finché 
		questa sinistra considererà un tabù il tema delle pensioni, omettendo di 
		vedere il conflitto generazionale, non farà molta strada... Lo sciopero 
		della Cgil è un colossale errore politico al quale il Pd 
		non ha la forza di sottrarsi. Quando l’ho detto, qualcuno mi ha 
		rimprovarato di essere troppo duro coi Democratici. Ma non passa ora che 
		uomini del Pd dicano la stessa cosa con meno garbo. Qui c’è un 
		problema di fondo: chi si propone di governare l’Italia non può essere 
		paralizzato dalla Fiom e dalla Cgil. Se al contrario il 
		partito si arrocca su questa trincea, regalerà sempre Cisli e Uil 
		alla maggioranza, ed è un regalo che la destra non merita. 
		(La Repubblica, domenica 28 agosto 2011). L’Italia è 
		probabilmente l’unico Paese dove può accadere che uno dei massimi 
		responsabili dell’ascesa al potere di Berlusconi non faccia ridere 
		perfino i polli, se pretende di insegnare agli altri quale sia il modo 
		più efficace per contrastare Berlusconi. 
		È 
		come se facessero istruttori di scuola guida i responsabili dei peggiori 
		incidenti stradali che si ricordino. Cosa, questa, che in un Paese come 
		il nostro potrebbe del resto accadere da un momento all’altro...
		 
		
									
									
		 
		
		
		Per la serie I grandi 
		test d’intelligenza 
		e sensibilità superati con sano disgusto solo da una parte della 
		Sinistra italiana: 
		Matteo Renzi.
		 
(su) 
		Matteo Renzi: Uno dei nostri slogan era: prima 
		il popolo, poi il leader. Mi pare che adesso Matteo si stia 
		occupando più del leader che del popolo... Condivido poche delle 
		cose che Renzi ha detto in quest’ultimo anno: non ho capito la sua 
		freddezza verso l’esito del referendum, né la sua uscita sui cosiddetti 
		Fantozzi della pubblica amministrazione, così come i suoi attacchi al 
		sindacato e il suo stare senza se e senza ma con Marchionne... Si sta 
		ricollocando da dov’era partito, nel campo moderato. 
		(Filippo Civati, pd, consigliere regionale lombardo, La 
		Repubblica, domenica 28 agosto 2011). Ci voleva tanto a capirlo? Ma 
		dove vuoi che vada a parare uno viene da Comunione & liberazione 
		ed è simpatico a Denis Verdini?
		 
		
									
									
									
		 
		


		
		


		
		Per la serie Dimmi con 
		chi vai e ti dirò chi sei: il Chiamparino con Calderoli, Tremonti, 
		Carfagna, Marchionne, Fassino, Maroni, Ratzinger e Moratti.
		 
		(su) 
		Sergio Chiamparino e altri: 
		Sergio Chiamparino 
		appoggia la lettera aperta alla 
		Cgil che circola tra 
		i parlamentari democratici. Il documento s’intitola 
		“Non 
		ora” e critica la scelta dello sciopero generale. “Bisogna trovare forme 
		unitarie di mobilitazione contro la manovra di governo,” dice l’ex 
		sindaco di Torino. 
		“La lettera lancia un sasso in uno stagno ormai tale da parecchi anni”. 
		(La Repubblica, sabato 27 agosto 2011). A 
		firmare il documento sono otto deputati quarantenni del Pd 
		appartenenti un po’ 
		a tutte le anime del partito: dal torinese sì-Tav Stefano 
		Esposito al tesoriere Antonio Misiani, dal lettiano Francesco Boccia al 
		mariniano (nel senso di Ignazio) Sandro Gozi, dalla piacentina Paola De 
		Micheli al barese Dario Ginefra, dall’ex operaio Thyssen Antonio 
		Boccuzzi al responsabile Sicurezza Emanuele Fiano. 
		(L’Unità, 
		sabato 27 agosto 2011). A costo di essere noiosi, vogliamo ancora una 
		volta ricordare chi è questo Chiamparino. Dunque. Il 
		Chiamparino, chissà perché, è stato 
		spesso
 
elogiato non solo dal Brunetta ma 
 
anche dal Calderoli. 
		Forse perché esortò la 
Sinistra 
a essere meno timida 
		 
		contro lo Stato 
sociale e a completare la degradazione dei 
“garantiti” a non 
garantiti? Per averla invitata, 
per  
		non restare indietro rispetto al 
Brunetta, a 
togliere ai Lavoratori statali per dare ai Lavoratori dell’industria? 
		Per aver definito 
		 
		di sinistra il 
Brunetta medesimo? Per aver chiesto che 
		 
lo Stato trovi risorse a spese dei 
		
“garantiti” (cioè 
aggredendo i Diritti umani dei Lavoratori) anziché dei criminali fiscali? 
		Per  
		aver difeso i respingimenti 
in mare dei Migranti? Per aver dichiarato che 
		 
		il vero grasso da tagliare è nelle amministrazioni pubbliche centrali? 
		Per  
		aver 
		in una serie di interviste proclamato 
		
		
		il fallimento del Pidì 
e aver fatto balenare una sua candidatura alla leadership nel 2013? Per aver favorito 
		(accordandosi col Tremonti e col Bossi per la designazione del 
		pidiellìno ed ex ministro Siniscalco alla presidenza di Intesa 
		San Paolo) l’ingresso della 
		Lega nei gangli vitali della 
		finanza del Nord? Per aver proposto di 
		riorganizzare il Pd sull’esempio della Lega Nord ed 
		eventualmente di 
		allearsi con la Lega? Per aver indicato 
		suor Giuliana Galli, detta 
		sorella Banca, 
		come vicepresidente della Compagnia di Sanpaolo? Per essersi sempre 
		schierato dalla parte di Sergio Marchionne (vedi 
		qui,
		qui,
		qui, 
		
		qui, 
		qui 
		e 
		qui) contro la Fiom, contro la Cgil e 
		soprattutto contro i Diritti dei Lavoratori? Per aver 
		chiesto al Tremonti 
		un incontro separato nel bel mezzo della vertenza unitaria dei Comuni 
		dell’Anci sulle questioni aperte dal federalismo? Per aver 
		rimproverato gli 
		organizzatori della Festa del Pd 
		del 2010 che si erano permessi di non invitare il cosiddetto 
		governatore del Piemonte, il portatore di moccichino verde Cota? Per 
		aver ottenuto i pubblici complimenti del Bossi nonché, da Bossi e 
		Tremonti, l’evocativo 
		soprannome di 
		gatto nero? Per essersi schierato a favore 
		della Tav e, già che c’era, anche 
		a favore dello spostamento 
		di alcuni ministeri al Nord? Per aver detto sì 
		a una legge 
		contro il burqa? Per aver 
		plaudito al federalismo 
		fiscale leghista, ma a condizione che si 
		
		porti avanti lo strangolamento dello Stato? Per aver dichiarato, l’11 
		marzo scorso, che 
		il Partito democratico non ha futuro? 
		Per aver espresso 
		dispiacere per la vittoria della Sinistra al 
		referendum contro la privatizzazione dell’acqua? O perché i giornali 
		hanno pubblicato l’intercettazione 
		di una telefonata (della quale poi si è saputo 
		più nulla) in cui due ’ndranghetisti si consigliavano, per dare 
		continuità alla linea di Chiamparino, di votare per Fassino? Sia come 
		sia, siamo più che orgogliosi di essere iscritti dal 1984 a un 
		sindacato, la Cgil, che non si è ancora ridotto a incontrare 
		l’approvazione di un Chiamparino.
		 
		
									
									
									
		 
		
		
		Per la serie La 
		sinistra che non esiste più: 
		Nicola “Nichi” Vendola e Fausto 
		Bertinotti.
		 
		
		(su) Fausto Bertinotti (che il 
		
		25 agosto, a Cortina, nel corso di un 
		dibattito con Chiamparino, 
		ha detto che la sinistra in Italia non esiste più, che è
		come l’Araba Fenice, che c’è chi dice che ci sia ma dove sia nessuno 
		lo sa. E che forse, proprio come 
		l’Araba Fenice, potrebbe risorgere dalle proprie ceneri, ma è necessaria 
		una destrutturazione dei corpi inerti e la resurrezione di una nuova 
		sinistra europea in cui possano stare tutti coloro che non apprezzano 
		questa società. Ma per fare questo ci vuole una pars destruens, 
		bisogna bombardare il quartier generale) e 
		Nicola “Nichi” Vendola: 
		Professor Massimo 
		Fagioli, come si spiega le parole dell'ex 
		presidente della Camera? R. Non è la prima volta che lo dice. D. Ma è 
		vero che la sinistra non esiste più? R. È una domanda da 100 milioni di 
		dollari... D. Però fa sempre un certo effetto sentirlo dire, in 
		particolare da uno come Bertinotti. R. Credo sia impossibile definire il 
		concetto di sinistra: per me è sinonimo di rivolta, rifiuto, non 
		accettare lo status quo, l’idea 
		del destino, quello che dicono la Bibbia e il Vangelo. D. Addirittura? 
		R. Così arriviamo subito al dunque. D. E della sinistra italiana che 
		cosa è rimasto ? R. Protagonista assoluto della sinistra in Italia è 
		stato il Partito comunista. Insieme a Bertinotti abbiamo cercato di 
		rinnovarlo, ma purtroppo è arrivato Vendola... D. Insomma, il leader 
		di Sinistra e libertà proprio non la convince. R. Quello è stato 
		il punto di rottura di un progetto affascinante iniziato nel 2004 
		insieme a Bertinotti. Venne 
		a presentare il partito nella nostra libreria: 
		poteva scegliere altre sedi ma scelse la nostra. Qui a Roma c’era 
		un grande entusiasmo, in alcune zone avevano raggiunto l'11%. D. E poi 
		che cosa è successo? R. Poi ci fu l’Arcobaleno, 
		che fu stroncato completamente nel 2008. D. Bertinotti, però, fu 
		accusato di frequentare i salotti della Roma bene, come quello di Maria 
		Angiolillo, un comportamento un po’ 
		poco di sinistra. R. Si tratta di suoi fatti personali. Rispetto la 
		privacy, ci sono giornalisti che non sono un granché e ne parlano. 
		D. All’epoca, 
		alcuni quotidiani la definivano un santone. R. Questa è una storia 
		stupidissima. D. Invidia per il successo? R. No, c’era 
		una questione culturale di mezzo. Mi accusavano di essere un guru 
		perché non usavo il lettino per il mio lavoro. E poi sono diventato l’anti-Freud 
		per eccellenza perché ho avuto il coraggio di dire che era un cretino. 
		Ma avevo ragione. Gli psicoanalisti ti portano a rassegnarti alla 
		depressione, a convivere con la malattia mentale. Vede, alla gente che 
		viene da me non ho mai chiesto nomi o onorari. Da me non c’è 
		contratto sociale. D. È molto di sinistra. R. Certo. E Bertinotti se n’era 
		accorto. D. Lei critica Nichi Vendola dal punto di vista politico, ma c’è 
		chi sostiene che lei sia contro gli omosessuali. R. Non è vero niente. A 
		me interessa solo se una persona è per bene, è corretta oppure no. Se 
		qualcuno poi viene da me, che faccio il medico, e mi dice di stare male, 
		lo aiuto. D. C’è 
		un rimedio per la sinistra in Italia? R. C’è 
		la ricerca e io continuo a farla. Vedo bene i Radicali. Emma Bonino e 
		Mario Staderini vogliono dimezzare l’8 
		per mille per la Chiesa cattolica. Loro sono di sinistra, secondo me, si 
		rivoltano e rifiutano una tradizione di violenza e di oppressione. D. Il 
		suo rapporto con Bertinotti è cambiato dopo la nomina di Vendola a nuovo 
		segretario? R. Era il luglio del 2008, io gli dissi che non ci stavo, 
		che un fondamentalista cattolico, che gira con il rosario in tasca e va 
		in ginocchio da Padre Pio, non poteva rinnovare il comunismo. Venne 
		fuori che Vendola leggeva di notte Paolo di Tarso, uno che le donne le 
		voleva chiuse in casa senza parlare. D. Non vi sentite più con l’ex 
		presidente della Camera? R. Ci siamo visti a Torino, al Salone del 
		libro. È sempre molto gentile con me. (Dai siti 
		
		Lettera43 e
		Segnalazioni di
		venerdì 26 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		
		
		Per la serie La gatta 
		presciolosa fece i gattini ciechi: Angelino Alfano.
		 
		
		(su) Angelino Alfano e tutto il berluscismo:
		Il 3 agosto è stato varato il codice antimafia fortemente 
		voluto dall’ex ministro della Giustizia, Angelino Alfano, con 
		l’obiettivo di unificare tutta la legislazione vigente in tema di lotta 
		alla criminalità organizzata. In realtà, a parere di quasi tutti gli 
		addetti ai lavori (dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso a 
		don Luigi Ciotti), è stata creata solo una confusa accozzaglia 
		disorganica. Che non serve a molto, e per certi versi rappresenta un 
		pericoloso passo indietro nella lotta alla mafia. Tra le novità 
		introdotte, infatti, spunta una norma che rende più complicata 
		l’aggressione ai patrimoni criminali, l’unico vero strumento per 
		togliere potere alle organizzazioni criminali. A differenza di quanto 
		accadeva fino a pochi giorni fa, d’ora in poi ci sarà un limite massimo 
		di tempo per passare dal sequestro alla confisca dei beni. Se entro 18 
		mesi dalla sentenza di primo grado (prorogabili per sei mesi fino a un 
		massimo di un anno) non si arrivasse all’esproprio di immobili o 
		aziende, decadrebbe anche il provvedimento di sequestro. Un lasso di 
		tempo ragionevole in un Paese normale, una garanzia di impunità in 
		Italia. (...) Secondo il senatore democratico Giuseppe Lumia, il governo 
		ha tradito tutte le aspettative, mettendo inspiegabilmente in 
		discussione 
		“i due pilastri della legislazione antimafia, introdotti nel nostro 
		ordinamento da Pio La Torre a costo della sua stessa vita: il 416 bis, 
		ovvero il reato di associazione mafiosa, e l’aggressione 
		ai patrimoni dei boss”. 
		Inizialmente, a parere degli addetti ai lavori, l’esecutivo 
		aveva presentato un testo che minava le basi stesse della legislazione 
		esistente in tema di lotta alla criminalità organizzata: “Fortunatamente 
		siamo riusciti a impedire il peggio,” spiega Angela Napoli, anche lei 
		componente della Commissione parlamentare antimafia, ex An, oggi 
		in Futuro e Libertà. “Abbiamo ottenuto lo stralcio dei primi 
		dieci articoli del nuovo codice che il governo aveva appena formulato. 
		Di fatto, stava per essere annullata la legge Rognoni - La Torre”. 
		(Rocco Vazzana su 
		left di venerdì 26 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		
		
		Per la serie Le vie 
		della Provvidenza sono in Fiat ite: il Montezemolo tende la mano...
		 
		
		(su) Luca Cordero di Montezemolo: 
		Cesare Romiti, l’ex amministratore delegato della Fiat, che lo 
		conosce bene, ha già chiarito il suo pensiero da elettore 
		“Se si candidasse, non lo 
		voterei”. E perché non voterebbe l’uomo
		Fiat della pubbliche relazioni fino al 1982. Romiti lo ha 
		spiegato a Giovanni Minoli durante la puntata de La Storia siamo noi 
		andata in onda il 7 ottobre 2010 su Raitre. Ecco la trascrizione 
		del passaggio, che quelli del sito di gossip e politica 
		Dagospia, assai poco affascinati da Montezuma, hanno maliziosamente 
		trascritto. Minoli: “Senta, ma è vero che lei con Montezemolo ha avuto 
		uno scontro durissimo, che l’ha cacciato dalla Fiat, l’ha mandato 
		alla Cinzano perché vendeva gli incontri con l’avvocato Agnelli e 
		forse anche con lei?” Romiti: “Sì, è vero questo, ma io non l’ho cacc... 
		non è che l’abbiamo... lo scontro durissimo non c’è stato...” Minoli: 
		“Ah, non c’è stato”. Romiti: “Perché lui ha ammesso quello che avveniva. 
		Eravamo insieme, l’avvocato Gianni Agnelli e io, e lui naturalmente ha 
		lasciato immediatamente l’azienda. L’Avvocato, non io, gli ha procurato 
		poi una posizione nella Cinzano”. La battuta di Romiti che 
		circola da trent’anni è questa: “Abbiamo pescato un paio di persone che 
		prendevano denaro per presentare qualcuno all’Avvocato. Uno dei due 
		l’abbiamo mandato in galera, l’altro alla Cinzano”. Su questa 
		storia Montezemolo non è mai stato indagato, ma in qualità di testimone 
		al giudice istruttore Gian Giacomo Sandrelli dichiarò nel maggio 
		dell’85, come riportano Peter Gomez e Marco Travaglio ne La 
		repubblica delle banane: “Fu nel corso del 1978 che 
		Maiocco...” (Gianfranco Maiocco, che si rivelerà un bancarottiere che 
		dava soldi al Partito socialista, n.d.r.) “mi invitò ad accettare da lui 
		del denaro. Il discorso fu nel senso di una riconoscenza a me per quanto 
		avevo fatto. Io rammento con precisione due versamenti: uno di 50 
		milioni di lire circa e un altro di trenta milioni di lire”. Niente di 
		illegale, ma intanto Luca andò alla Cinzano e nell’87, in 
		un’intervista a La Repubblica, dopo avere ribadito che i suoi 
		affari con Maiocchi erano leciti, dichiarò: “Non mi sono mai perdonato 
		d’aver sbagliato così clamorosamente nella valutazione di una persona. 
		Mi accorsi più tardi che era soprattutto un grande millantatore”. Quindi 
		il punto non è giudiziario ma politico: se un manager commette un 
		così grave errore di valutazione scambiando un affarista per un uomo 
		d’affari, poi questo manager ha le qualità per governare quella 
		roba assai più complicata d’un ufficio di pubbliche relazioni che è un 
		Paese? Evidentemente rispondono di sì quanti gli stanno a fianco 
		nell’avventura di Italia Futura: Andrea Romano, professore di 
		Storia comtemporanea a Tor Vergata e collaboratore de Il Sole 24 ore, 
		che dirige l’associazione; il senatore transfuga dal Pd Nicola 
		Rossi, già consigliere economico di D’Alema; Gianluca Susta, ex sindaco 
		di Biella ed eurodeputato del Pd; l’economista del salotto di 
		Ballarò Irene Tinagli, editorialista del sito. Anche l’imprenditrice 
		e parlamentare del Pd Maria Paola
		
		Merloni sta con l’amico Luca, Letizia Moratti s’è trovata d’accordo 
		su molti punti della controfinanziaria e medita rapporti più stretti con 
		il politico in erba; l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari sta 
		portando il suo nuovo raggruppamento, Verso Nord, a fianco di 
		Italia Futura. Tutta gente che legge i giornali e alla quale non è 
		sfuggita la recente storiella che coinvolge il nuovo uomo della 
		Provvidenza italica: Montezemolo è imputato a Capri per violazioni 
		urbanistiche, falso e deturpamento di bellezze naturali per i presunti 
		abusi edilizi nei lavori di ristrutturazione della sua villa Caprile ad 
		Anacapri. Il processo è incominciato, la sentenza dovrebbe arrivare 
		entro l’anno. Nel frattempo a villa Caprile s’è incominciato a demolire 
		le costruzioni abusive: “Pare che sia il primo caso di autodemolizione 
		sull’isola,” ha commentato il pubblico ministero Aldo De Chiara. 
		(Marcantonio Lucidi su 
		left 
		di venerdì 26 agosto 2011).
		 
		
									
									
									
		 
		


		
		Per la serie Certezze: 
		Giussani, Esposito, Guarnieri.
		 
		Ciellìni 
		al cosiddetto Meeting di Comunione & liberazione: 
		Filippo: “E adesso voi 
		relativisti come la mettete? Fukushima, Oslo, il crolle delle borse... 
		Come fate a cavarvela con il vostro pensiero debole, il vostro 
		scetticismo sistematico? Vi siete costretti a dubitare di tutto, e 
		adesso avete paura di tutto”. 
		Traduzione: Come fate a non aver paura? Io sono 
		terrorizzato. Costantino Esposito: “Mi capite? Mi state 
		seguendo? La vera certezza è appartenere a Qualcuno”.
		Traduzione: Mi capite? Mi state 
		seguendo? La vera certezza è 
		
		esser servi così totalmente che ogni resistenza sia impossibile.
		Ilaria: “Ho capito solo questo, ma per me è abbastanza”.
		Traduzione: Mi hanno fatto credere 
		che, per una come me, desiderare più di questo sia troppo. 
		Luigi Giussani: “E l’esistenza 
		diventa un’immensa certezza”.
		Traduzione: E l’esistenza 
		diventa un’immensa prigione, poiché dalla certezza non si può uscire 
		neanche con la punta di un dito. 
		Ma è meglio così, poiché non poter uscire da una certezza è liberazione 
		dal peso di non riuscire a essere all’altezza 
		della propria 
		umanità.
		L’Osservatore 
		romano: 
		“L’incertezza 
		è una tortura invisibile”.
		Traduzione: Meglio imprigionarsi e 
		torturarsi da sé per tutta la vita che dipendere anche solo per un 
		minuto dalla 
		presenza o dall’assenza degli 
		Altri. Emilia Guarnieri: “Gli uomini con una certezza incidono 
		nella storia, l’incertezza 
		fa soffrire”.
		Traduzione: Gli uomini con una 
		certezza fanno soffrire gli Altri, gli incerti fanno soffrire sé stessi. 
		Perché gli Altri deludono sempre. Miriam: “Faccio la 
		quarta liceo, non so se troverò un lavoro, ma finché sono qui mi sento 
		circondata da persone che hanno qualcosa in più”. 
		Traduzione: Forse un giorno capirò che qui ero circondata da persone che 
		stavano cercando di perdere quell’umano
		qualcosa in più che io invece avevo ancora. 
		Ignazio: “Vado male a scuola ma sono fortunato: nella vita so a chi 
		chiedere consiglio, prima di fare una scelta”.
		Traduzione: Sto male, non mi fido di 
		nessuno e nemmeno di me stesso: aiutatemi! Roberto e Patrizia: 
		“Ti dà certezze far parte di un movimento che non è guidato solo da 
		menti umane”. Traduzione: quando l’ora 
		verrà, piccola o grande che l’ora
		
		sia, fra le quattro mura di casa o da un capo all’altro 
		del Paese, contro i nostri figli o contro i figli degli altri, noi 
		saremo inesorabili con chi è soltanto umano. Adriano e Paola: 
		“Siamo preoccupati per il futuro dei nostri figli, ma chi ha la certezza 
		di una prospettiva di infinito ha meno paura”. 
		Traduzione: Siamo preoccupati per il futuro dei nostri figli, ma 
		abbiamo una certezza: tanto, prima o poi moriranno. (Testimonianze 
		raccolte da Michele Smargiassi per La Repubblica di venerdì 26 
		agosto 2011. Traduzioni, del tutto immaginarie, di Luigi Scialanca per
		ScuolAnticoli dello stesso giorno).
		 
		
									
									
		 
		
		
		Per la serie E adesso 
		tocca alle madri vedove e ai figli disabili: Roberto Calderoli.
		 
		Roberto 
		Calderoli: 
		Bisogna andare a 
		interessarsi delle pensioni di chi non ha mai lavorato, che forse è il 
		caso di andare a rivedere... Per esempio, di chi ha pensioni di 
		reversibilità eccessivamente alte o prende accompagnamenti che oggi 
		vengono dati indistintamente a tutti senza dei limiti legati al proprio 
		reddito. 
		(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		(su) Guido 
		Crosetto (sul quale vedi anche 
		qui 
		e 
		qui):
		Dai “frondisti” 
		del Pidièlle, guidati dal sottosegretario Guido Crosetto, arriva 
		un emendamento che propone di tagliare dalle piante organiche, entro 
		alcuni anni, il 25% dei dipendenti pubblici: uno su quattro. 
		(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011). In base a quale 
		criterio? Appositi “medici” selezioneranno i Lavoratori del Pubblico 
		impiego preventivamente denudati e sorvegliati da guardie armate?
		 
		
									
									
									
		 
		
		
		Per la serie Chissà 
		come andrà a finire?: Walter Veltroni con Istinto di morte e 
		conoscenza, di Massimo Fagioli,
		
		al Salone del Libro di 
		Torino del 2010. (Immagine tratta da 
		Segnalazioni).
		 
		Walter 
		Veltroni: 
		Destra e sinistra non sono 
		due invenzioni, due collocazioni geografiche. Sono un insieme di 
		sensibilità e di aspirazioni, sono coscienza e gerarchia delle 
		ingiustizie e, almeno nella situazione italiana, concezione del potere e 
		cultura delle regole. In fondo la drammatica crisi americana non è 
		servita a ricordarci proprio questo? La cultura democratica e i 
		Tea party non sono 
		due variabili sfumate di un pensiero unico, sono due radicali letture 
		della società e dei suoi valori. Attenzione, radicalmente diverse, ma 
		egualmente legittime. (...) Il riformismo è, ai miei occhi, il bisogno 
		assoluto di questo tempo di caos. Il riformismo che non è moderatismo 
		(...). Che ha il coraggio di dire che ora i più deboli devono avere 
		qualcosa e i più forti debbono cedere qualcosa. 
		(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011). Bello, vero, sentir 
		parlare così uno che ancora nel 2009 si rifiutava di usare la parola 
		sinistra e abbracciava Massimo Calearo annunciando con lui la 
		fine della lotta di classe? Peccato che poi quel riferimento al 
		Tea party ― 
		a destra del quale non c’è 
		che Breivik, il massacratore di Utoya ― 
		riveli che al Veltroni sembri 
		“di 
		sinistra” 
		chiunque sia un po’ 
		meno a destra di Hitler. Peccato che poi, delle numerose (e 
		prolisse) righe che La Repubblica come al solito gli regala, il 
		Veltroni ne dedichi ben venti alla necessità di 
		snellire l’elefantiaca macchina politico-amministrativa 
		(cioè 
		di continuare a 
		smantellare lo Stato) e di valorizzare il patrimonio pubblico 
		(cioè di continuare a privatizzare i beni dei Cittadini italiani) e 
		solo due (due righe due) al contrasto all’evasione 
		(ma, per carità, all’insegna del 
		pagare tutti ma pagare 
		meno, 
		roba che il Tea party gli decreterebbe una standing ovation). 
		E peccato, soprattutto, che il succo di tutta la (ennesima) filippica 
		veltroniana sia ch’è ora di finirla con 
		un mondo di tifosi in 
		cui lo spazio per la razionalizzazione e la costruzione si fa più esile. 
		Ecco, Walter, tu sì che hai capito tutto: c’è proprio bisogno di più 
		razionalità, in questo mondo così inconsultamente emotivo da non 
		pensare che al profitto e consegnare le migliaia di miliardi agitati 
		ogni giorno dalla speculazione finanziaria a migliaia di freddi e 
		razionalissimi computer il cui software di compravendita 
		titoli nessuno può fermare, neanche volendo. Ancora più razionalità, 
		Walter, come vuoi tu, e gli Esseri umani saranno cancellati dalla faccia 
		della Terra.
		 
		
									
									
									
		 
		


		
		Per la serie Enrico, 
		non per noi ma per te stesso, ripudiali entrambi!: Gianni Letta, una 
		foto che sarebbe piaciuta a Guido Letta, Enrico Letta.
		 
		(su) 
		Enrico Letta (piddìno di cotanti zii, sul quale vedi anche 
		
		qui):
		La cerimonia 
		in pompa magna alla fine non c’è stata. A celebrare ad Aielli, comune 
		dell’Aquilano, il busto di Guido Letta, prefetto fascista e zio del 
		sottosegretario Gianni, e l’intitolazione della piazza allo stesso, 
		sabato scorso alle 14 c’era solo qualche impiegato comunale. E il 
		senatore Filippo Piccone, del
		Pidièlle, 
		con gran parte degli esponenti istituzionali della destra abruzzese. 
		Oltre al sindaco di Aielli e promotore dell’iniziativa, Benedetto Di 
		Censo. Non c’erano cittadini. E non poteva essere altrimenti, visto che 
		data e ora erano state scelte appositamente dall’amministrazione 
		comunale per impedire la protesta, già organizzata, dell’Anpi e del 
		comitato di Aiellesi Indignati. Non ci stanno i cittadini del piccolo 
		comune aquilano a vedere ribattezzata piazza del Risorgimento in piazza 
		Guido Letta. Prefetto fascista che si distinse per lo zelo con cui 
		applicò le leggi razziali, tanto che Hitler gli conferì la Croce 
		dell’Ordine dell’Aquila tedesca, onorificenza concessa dal führer 
		agli stranieri simpatizzanti del nazismo e come tali meritevoli di 
		onori. Ma Guido Letta, segretario particolare di Mussolini, alto 
		ufficiale della Camicie nere, secondo gli storici ha avuto un ruolo 
		anche nell’omicidio 
		Matteotti, facendo da intermediario tra il duce e l’assassino, Amerigo 
		Dumini... Il busto era stato commissionato dallo stesso prefetto 
		fascista mentre era ancora in vita. Dimenticato in un sottoscala per 
		sessant’anni senza che nessuno della famiglia lo reclamasse, è stato 
		riportato alla luce dal sindaco che ha deciso poi di invitare anche 
		l’illustre nipote. Impegni istituzionali hanno impedito al 
		sottosegretario di partecipare ad agosto, ma è atteso in Abruzzo il 19 
		settembre, quando gli sarà conferita la cittadinanza onoraria di Aielli. 
		(Luciana Cimino su L’Unità di venerdì 26 agosto 2011). E intanto 
		è a dir poco assordante il silenzio del nipote del nipote, tal 
		Enrico Letta, piddìno, che tra sorrisoni e brodo di giuggiole ha 
		sempre consentito alla stampa e alle tv nazionali di immortalarlo con lo 
		zio Gianni; mentre ora, invece, chissà perché si eclissa. Enrico, se ci 
		sei batti un colpo, fa’ come zio Paperone e zio Paperino quando a 
		Paperopoli lettigano: ripudiali, i tuoi imbarazzanti zii.
		 
		
									
									
									
		 
		


		
		Per la serie Dimmi chi 
		ce l’ha 
		con te e ti dirò chi sei: 
		il professor Michele Trotta tra il Pittoni e il Contento.
		 
		Manlio Contento: 
		(pidiellìno deputato): 
		Un professore di un istituto tecnico critica il ministro Brunetta e il 
		suo caso finisce in Parlamento. Succede a Michele Trotta, docente di 
		Pordenone, che dopo le prove di maturità, e fuori dall’orario di 
		servizio, aveva detto: 
		“Riformare l’esame 
		di Stato? Prima vanno riformati i ministri Gelmini e Brunetta”. 
		Una posizione 
		“di parte” per Manlio 
		Contento, del Pidièlle (al quale si è 
		unito il senatore leghista Mario Pittoni, n.d.r.) che 
		in un’interrogazione 
		parlamentare chiede 
		“quali iniziative si intendano adottare a livello disciplinare”. 
		(Il Venerdì di Repubblica, venerdì 26 agosto 2011). Ribatte il 
		docente: “È 
		stato un giudizio esclusivamente politico. I ministri Gelmini e Brunetta 
		sono inadeguati al ruolo per le scelte politiche che hanno fatto e 
		dovrebbero dimettersi. Gli errori della Gelmini sono lampanti nel taglio 
		alle risorse umane ed economiche della Scuola. Il riferimento a Brunetta 
		era rivolto alla sua battuta sui precari, secondo lui ’la parte peggiore 
		dell’Italia’. Credo, invece, che i precari siano la parte migliore per 
		il lavoro che assicurano alla Scuola pur avendo diritti dimezzati. Ma 
		sono contento. Sono contento e sereno per due ragioni: la prima è che si 
		parla della Scuola pubblica e della sofferenza che sta vivendo. La 
		seconda è per l’attenzione e la vicinanza di tante persone. Sono sereno 
		perché l’Italia ha la Costituzione più bella del mondo: non c’è legge o 
		circolare che potrà mai negare la libertà di parola e di pensiero”. 
		(Dal sito de Il 
		Messaggero Veneto). Siamo in preda alla 
		gelosia: ma come, ScuolAnticoli da anni critica pesantemente non 
		solo il Brunetta e la Gelmini 
		(alla quale addirittura dedica una pagina personale di critiche 
		asperrime) ma tutto ― proprio tutto ― il cucuzzaro governativo 
		(nonché qualche cucuzza di finta “sinistra”) e il duo 
		Contento-Pittoni se la prende soltanto col professor Trotta?! E noi? Non 
		contiamo un fico secco, noi? (P.s.: naturalmente ci siamo sùbito 
		domandati se ScuolAnticoli avesse già avuto occasione di 
		occuparsi del Pittoni e del Contento, e la risposta è sì: del 
		Contento il 27 
		aprile 2010, quando col piddìno 
		Lanfranco Tenaglia ― uno che, come minimo, non è affatto scrupoloso 
		nella scelta dei cofirmatari ― presentò una proposta di 
		legge per istituire un’assemblea 
		costituente per 
		riformare la seconda parte della Costituzione, 
		e scusate se è poco; e del Pittoni pochi mesi fa, 
		
		il 15 aprile 2011, 
		quando avemmo notizia della 
		sua strenua battaglia per 
		impedire ai Decenti precari meridionali di insegnare nelle scuole della 
		cosiddetta Padania... 
		Che dire? Finché con la Gelmini e il Brunetta ci saranno il Contento e 
		il Pittoni, e col professor Trotta le Libertà fondamentali sancite dalla
		
		Costituzione, 
		noi preferiremo sempre uno zero del professor Trotta a un 
		dieci degli altri quattro).
		 
		
									
									
		 
		(su) 
		Filippo 
		Penati:
		Gli episodi 
		di corruzione sono “numerosi e gravissimi”, le tangenti sono state 
		pagate a milioni, ci sono “gravi indizi di colpevolezza” e anche le 
		“esigenze cautelari”. Ma a salvare dal carcere l’ex 
		sindaco di Sesto San Giovanni ed ex presidente 
		Pd della provincia di Milano, Filippo 
		Penati, e il suo capo di gabinetto Giordano Vimercati è la prescrizione, 
		scrive il gip di Monza Anna Magelli, perché le tangenti dell’imprenditore 
		Giuseppe Pasini per gli appalti sulle ex aree Falck e Marelli 
		e dell’altro 
		grande accusatore Piero Di Caterina, sarebbero state pagate fino al 2002. 
		(La Repubblica, venerdì 26 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
	
		
			| 
			 
			  
			
			Il partito
			Fiat: Agnelli, Montezemolo, un antico amore e Marchionne.  | 
			
			 
			  
			
			Il partito 
			Fuit: Agnelli, un antico amore, e gerarchi vari. 
			  | 
		
	
 
		 
		John Elkann e Sergio 
		Marchionne: La 
		Fiat fa automobili: ne fa quattro milioni all’anno insieme alla 
		Chrysler. Il problema è se l’Italia vuole fare automobili, e se vuole 
		farle come intende farle la Fiat... Il Brasile, dove ho vissuto 
		da bambino, era in difficoltà. Ora ha fatto una scelta chiara, ha deciso 
		su quali attività puntare 
		(John). Per capire se 
		l’Italia vuole davvero fare le automobili dobbiamo essere sicuri di 
		governare gli stabilimenti in cui le realizziamo... A Pomigliano 
		l’investimento è partito e si farà. A Mirafiori e Grugliasco è 
		congelato: vogliamo prima capire le motivazioni della sentenza di luglio 
		e i termini del decreto del governo 
		(Sergio).
		(La Repubblica, 
		giovedì 25 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		(di e su) Sergio 
		Marchionne: Sono 
		favorevole alla tassa patrimoniale perché tutti devono essere disposti a 
		fare sacrifici. A patto che quei sacrifici servano davvero a qualcosa... 
		Ma da manager dico che in 
		questi casi la soluzione è sempre quella di ridurre i costi di gestione 
		(Sergio). Marchionne è 
		favorevole alla patrimoniale? Allora sia coerente e trasferisca la sua 
		residenza fiscale dalla Svizzera all’Italia. 
		(Maurizio Zipponi, Idv). (La Repubblica, giovedì 25 agosto 
		2011).
		 
		
									
									
		 
		Ferruccio Fazio 
		(pidiellìno ministro della Sanità): 
		Sulla tubercolosi abbiamo mandato una 
		circolare a tutte le Regioni per ribadire le raccomandazioni da fare 
		alle strutture e agli operatori. Abbiamo spiegato quali sono le linee di 
		addestramento del personale e quelle di sorveglianza della sindrome. 
		(La Repubblica, giovedì 25 agosto 2011). Andiamo bene: è il 
		ministro che deve spiegare ai medici e agli infermieri come 
		comportarsi. Medici e infermieri non dovrebbero saperlo a memoria? Non 
		hanno forse studiato e sostenuto (e superato senza l’aiuto di 
		raccomandazioni) appositi e durissimi esami? Oppure occupano i posti che 
		occupano soltanto perché le loro belle faccette son piaciute a questo o 
		quel vescovo?
		 
		
									
									
									
		 
		

		Per la serie
		I Responsabili: Fioropoti e Sciliponi.
		 
		Giuseppe 
		
		“Beppe” Fioroni:
		La 
		Cgil è irresponsabile. (La Repubblica, 
		giovedì 25 agosto 2011). “Beppe” invece è responsabile. Come Scilipoti. 
		Con chi schierarsi, dunque, con Camusso o con Fioropoti? Solo un 
		irresponsabile (vero) avrebbe dubbi.
		 
		
									
									
		 
		
		Per la serie
		Chi se ne frega di Ruby e di Minetti, l’importante 
		è chi le paga!: 
		Formigoni e Minetti.
		 
		Roberto Formigoni:
		...A patto che, entro 
		Natale, Silvio Berlusconi faccia un discorso che io definisco a reti 
		unificate per annunciare che non intende ricandidarsi alla carica di 
		primo ministro. Penso che, se questo accadrà, il centrodestra potrà 
		continuare a governare in Italia... Credo che se Berlusconi facesse un 
		gesto simile raccoglierebbe l’approvazione di larga parte 
		dell’elettorato del centrodestra, che lo ringrazierebbe per aver 
		consegnato all’Italia un partito come il 
		Pidièlle. Penso al contrario che 
		qualsiasi altra ipotesi, che non preveda il ritiro di Berlusconi e lo 
		svolgimento di una consultazione nel partito per scegliere il prossimo 
		candidato premier, finirebbe per consegnare l’Italia al 
		centrosinistra... Abbiamo buoni rapporti con l’Uddiccì e anche 
		con una parte del Pd, a partire da Rutelli. Forze che sarebbero 
		disposte a entrare in una coalizione moderata. Ma è evidente che oggi la 
		prima domanda che ci fanno è: con quale candidato premier? E la 
		prima condizione che ci pongono è che non ci sia più Berlusconi... Nel 
		nostro elettorato, più ancora della vicenda Ruby ha pesato il caso 
		Minetti. Chi poteva sapere che la candidata alla Regione Lombardia non 
		era solo una protagonista di Colorado Cafè? Gli elettori moderati 
		sono riamsti colpiti per il fatto che Minetti la stiano pagando i 
		contribuenti... Preferirei non chiamarle primarie ma 
		consultazioni popolari. In ogni caso ho fatto dei sondaggi e ho 
		scoperto di essere forte nel Nord e abbastanza forte nel Sud; mentre, 
		forse paradossalmente, la mia debolezza è proprio nell’ex Stato 
		Pontificio. (La 
		Repubblica, giovedì 25 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		
		Per la serie
		Però il ragazzo la scatola cranica più capiente di una di queste ce l’ha: 
		Elkann con Montezemolo, Berlusconi e Marchionne.
		 
		John Elkann al 
		cosiddetto Meeting di Comunione & liberazione: 
		 
		Lo sciopero generale della 
		Cgil? Non credo che ci dobbiamo unire a loro... Mi unisco invece 
		all’entusiasmo che ho trovato in questi giovani, i ragazzi della mia 
		generazione... Per uscire da questa crisi c’è bisogno di unità e di 
		credibilità. L’Italia deve saper dimostrare di rispettare gli impegni 
		presi. Abbiamo problemi di debito, la situazione è difficile. Devono 
		essere prese tutta una serie di misure... L’Italia deve essere 
		credibile... Ci sono molte leve, scegliamo anche guardando a quanto 
		fanno gli altri Paesi europei... La patrimoniale è una delle 
		possibilità. Ma non sta a me decidere quali siano le migliori e da 
		praticare... Qui si incontrano dei giovani che hanno una speranza, che 
		sono fiduciosi nel futuro. E questo è molto importante... Ma non è una 
		questione di giovani o anziani, in questi casi le responsabilità sono 
		divise tra le generazioni: sono i giovani che devono darsi da fare per 
		realizzare i loro progetti... Napolitano è uno che ha il coraggio di 
		dire la verità... Non sono preoccupato. La Borsa esprime preoccupazione 
		e tensione, come è naturale che sia in questi frangenti. Ma passerà. La
		Fiat ha progetti e piani precisi  per il futuro e quella è 
		la nostra forza... Sottovalutati i nostri titoli? Non mi metterò certo a 
		criticare il mercato. A chi gli chiedeva una previsione su come si 
		sarebbe comportato il mercato azionario, il banchiere J. P. Morgan 
		rispose:  
		“Il mercato fluttuerà”. Il mercato fa il suo prezzo e quello è ciò che 
		conta. (La Repubblica, mercoledì 24 
		agosto 2011). To’, 
		John parla. E dice cose profondissime, anche. Noi non saremmo mai 
		arrivati a capire che abbiamo problemi, che la 
		situazione è difficile, che l’Italia deve essere credibile e 
		che non si può che parlar bene di Napolitano. Bravo, John: sei in gamba 
		per la tua età. E soprattutto non ti metti certo a criticare il 
		mercato ― 
		cioè, per quel che ne sai tu, l’Universo ― 
		e in tal modo, per così dire astenendoti dalla tua eredità 
		(quella umana, non quella degli Agnelli) offri ai giovani la 
		speranza e la fiducia che il futuro sarà identico al 
		presente. O piuttosto che sarà peggiore, visto che al presente il 
		mercato è ancora un po’ 
		frenato da qualche irresponsabile critica, poverino. Eh, avercene anche 
		solo una decina, d’intelligenze 
		coraggiose come questa!...
		 
		
									
									
		 
		 
		Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti:  
		 
		A che serve questo sciopero generale, che non è generale perché non vi 
		partecipano tutti, ma di una parzialità che è sempre più parzialità? 
		Un’iniziativa semplicemente stucchevole 
		(Raffaele).  
		Siamo di fronte all’ennesimo sciopero generale proclamato dalla 
		Cgil in solitaria: non produrrà alcun effetto se non di far perdere 
		un po’ di soldi ai lavoratori 
		(Luigi). (L’Unità, mercoledì 24 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		
		Per la serie
		I grandi protagonisti della legislatura: Gero Grassi.
		 
		 
		Gero Grassi:   
		La decisione della Cgil di 
		indire lo sciopero è legittima. Tuttavia è una scelta errata, che divide 
		ancora di più le forze sindacali proprio ora che invece sarebbe 
		necessaria unità e compattezza per salvare tutti insieme il Paese. Il
		Pd deve saper mantenere una sua autonoma linea politica: mi 
		auguro che a nessuno venga in mente di voler salire su uno 
		sciopero che rappresenta una risposta sbagliata ai problemi degli 
		italiani. 
		(L’Unità, mercoledì 24 agosto 2011). Il Grassi crede forse che 
		noi, per scioperare, fossimo in ansiosa attesa che lui lo dichiarasse 
		legittimo? Come se la Costituzione, da sola, senza l’avallo d’un 
		Grassi, fosse un mero flatus vocis? Qualcuno, dinanzi a tanta 
		presunzione di sé medesimo, potrebbe domandarsi: ma chi è questo Grassi, 
		e in quali altre occasioni ha fatto parlare di sé? Ecchequa: il 
		Grassi, noto guarda caso come fioroniano, è quel desso che 
		 
		nel giugno 2009 
		La Repubblica (non sappiamo se a ragione o a torto) dichiarò 
		coinvolto insieme al Frisullo, presidente della giunta regionale 
		pugliese, nelle indagini sul giro di escort che un certo 
		Tarantini movimentava, diciamo così, verso i grandi e piccoli 
		palazzi del Potere; non solo: è anche quel desso che 
		 
		il 22 gennaio scorso 
		lapidariamente dichiarò:  
		Noi non siamo il Pd di Bersani, noi siamo alternativi a questo 
		vertice. 
		Tutto qui?, si dirà. Ma perché, cos’altro si pretende da un povero 
		deputato alle prese con i mille problemi di ogni giorno?
		 
		
									
									
		 
		


		Per la serie
		Alzi la mano chi è stato ad affidare loro il futuro dei nostri Figli: 
		Bossi, Berlusconi e Gelmini.
		 
		 
		Umberto Bossi, Silvio Berlusconi e Mariastella 
		 
		Gelmini:
		  
		Questo è un cambiamento epocale, non è una questione nord - sud, bisogna 
		vedere se l’Italia ci sarà ancora... Il sistema italiano è condannato a 
		morte, il nord produce, dà soldi a Roma che li distribuisce al sud. La 
		soluzione è la Padania, perché è l’Italia che non tiene più. Sarà la 
		grande Padania che ci darà un altro futuro 
		(Umberto).  
		Mi spiace questa volta di non essere d’accordo con il mio amico 
		Umberto Bossi. Sono profondamente convinto che l’Italia c’è e ci sarà 
		sempre. L’Italia ha sempre saputo reagire con grande orgoglio alle 
		difficoltà che la storia gli (sic) 
		ha posto innanzi. Un Paese che è unito, con un nord e un sud che sono 
		partecipi di una comune storia e di un comune destino... Con Cassano 600 
		donne? Io le scriverò nel mio diario, come Mussolini... Se i calciatori 
		dovranno pagare il contributo di solidarietà? Il Parlamento deve ancora 
		decidere, potrebbe anche revocare quella misura; abbiamo fatto questo 
		decreto perché la Banca centrale europea ci ha chiesto di intervenire 
		sùbito per fissare il pareggio di bilancio al 2013, ma ho un rimpianto: 
		non avere avuto il 55% alle elezioni 
		 
		(Silvio).  
		Berlusconi e Bossi sapranno trovare una sintesi, il Pidièlle e 
		la Lega Nord raccoglieranno i contributi e sapranno fare le 
		scelte migliori 
		(Mariastella). (La Repubblica, martedì 23 agosto 2011). 
		Resisteremo alla tentazione di chiamarli pagliacci. I pagliacci 
		sono onesti lavoratori. E fanno male a nessuno, e certamente non mandano 
		in rovina le Nazioni, né fanno i saltimbanchi sulle macerie dei Paesi da 
		loro distrutti.
		 
		
									
									
		 
		


		Per la serie
		Scilipoti 2: la Rimpatriata: Casini, Rutelli e Fini.
		 
		Gianfranco Fini, 
		Francesco Rutelli e Pierferdinando Casini: 
		Fini, Casini e Rutelli sono pronti a 
		sostenere il governo, ma a patto che Berlusconi rompa con Bossi. Casini 
		la spiega così: 
		“Berlusconi non può continuare a fare lo spettatore. Prenda l’iniziativa, 
		rifiuti i veti della Lega Nord, e se troverà il coraggio di 
		chiedere all’Italia i 
		sacrifici necessari con misure serie ed eque, allora troverà pure i voti 
		che gli servono in Parlamento”. 
		(La Repubblica, martedì 23 agosto 2011). Coraggio, berluscìsti: 
		arriva il Soccorso Nero.
		 
		
									
									
		 
		
		 
		Umberto Bossi: 
		Bisogna dare quattro legnate ai 
		giornalisti... Quel gran cornuto del 
		Corriere... e quel comunista di Repubblica... Bisogna che ci 
		impegniamo come un tempo a dargli dei gran passamano, a quei 
		delinquenti: vadano a fare i muratori.
		(La Repubblica, 
		domenica 21 agosto 2011). Si pulisca la bocca, il vecchiaccio malefico, 
		prima di mettere i Muratori coi delinquenti.
		 
		
									
									
		 
		(su) Silvio Berlusconi:
		Il governo taglia i 
		risarcimenti alle vittime di incidenti stradali. Il Dpr votato ad 
		agosto: indennizzi ridotti del 50%. 
		“Questo decreto,” commenta 
		l’avvocato civilista Marco Bona, 
		“è un nuovo attacco alla magistratura, privata del suo potere 
		discrezionale nella decisione delle cause civili. Inoltre c’è 
		il rischio che la tabella ministeriale sia un domani estesa a tutti gli 
		altri ambiti, fra i quali la sanità e gli infortuni sul lavoro”. 
		L’iniziativa governativa scatena 
		anche la reazione delle opposizioni: 
		“È una gravissima cancellazione 
		dei diritti non negoziabili,” 
		protesta il deputato Francesco Boccia, responsabile Economia per il 
		Pd. “La definizione di questi parametri era oggetto di controversie 
		tra vittime e assicurazioni, poi sanate nei tribunali. Aver deciso 
		queste tabelle con un dpr clandestino, perché fatto ad agosto, è 
		l’ennesimo atto del 
		governo contro le persone, mentre non è difficile accorgersi dei 
		benefici per le compagnie assicurative”. 
		(La Repubblica, domenica 21 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		

		Per la serie
		Date a Dio quel ch’è di Cesare: Rosy Bindi e Pierferdinando 
		Casini.
		 
		Pierferdinando Casini e 
		Rosy Bindi: Non si può 
		fare la contabilità con i 
		beni della Chiesa con criteri che non tengono conto del fatto che è 
		di grande aiuto ai bisognosi 
		(Pierferdy). Traduzione: la Chiesa, aiutando i bisognosi al posto dello 
		Stato, ci è di grande aiuto nella nostra battaglia contro lo Stato 
		perché lo fa sembrare, peggio che inutile, irresponsabile: e noi 
		dell’antiStato, perciò, non permetteremo che lo Stato smetta di aiutare 
		la Chiesa a distruggerlo. Non 
		appoggeremo l’emendamento dei Radicali. Credo che la Chiesa sia una 
		grande ricchezza per la società italiana, l’unica veramente impegnata 
		nella lotta alla povertà 
		(Rosy). (La Repubblica, domenica 21 agosto 2011). Eh, Rosy, 
		Rosy... E pensare che una volta ti facevi passare per una cattolica 
		adulta...
		 
		
									
									
									
		 
		

		Per la serie
		Un Paese governato da 
		
		“figli 
		di buona donna” 
		non può che affidarsi a esse: Matteo Salvini prima e dopo le 
		esperienze europee.
		 
		Matteo Salvini 
		(eurodeputato portatore di moccichino verde): 
		Per rimettere a posto i conti dello 
		Stato basterebbe che anche le lucciole pagassero le tasse, come tutti: 
		legalizzazione della prostituzione, creazione di quartieri comunali a 
		luci rosse e gestione pubblica dei proventi. E che la Chiesa non si 
		metta di traverso. (L’Unità, 
		domenica 21 agosto 2011). Salvini, Salvini... chi 
		era costui? Rinfreschiamoci la memoria: il Salvini è quel desso che si 
		fece una fama chiedendo, il 
		
9 luglio 2008, 
		cento agenti che 
riaccompagnassero a casa i fedeli mussulmani dopo la preghiera del venerdì; 
		che l’8 
maggio 2009 propose
		vetture riservate ai Milanesi sulla metro; 
		che l’8 
luglio 2009 cantò: 
“Senti che puzza, scappano anche i cani: sono arrivati i Napoletani. Son 
colerosi, son terremotati: con il sapone non si sono mai lavati. Napoli merda, 
Napoli colera: sei la rovina dell’Italia 
intera”; 
		che 
il  
		22 luglio 2009 invitò a 
		espatriare in Marocco il giudice che aveva ordinato all’Azienda tranviaria 
milanese di assumere un conducente marocchino respinto solo perché straniero; 
		che 
il  
		14 ottobre 2009 si 
scagliò contro l’integrazione 
scolastica dei Bambini stranieri; 
		che il 29 novembre 
		2009 pubblicamente difese un altro 
		portatore di moccichino verde, certo Fugatti, che aveva chiesto la 
		limitazione a sei mesi della cassa integrazione per i Lavoratori 
		extracomunitari; che l’8 
		dicembre 2009 dichiarò che  
		sul 
		palco della Carmen
		aveva visto gli zingari che gli piacciono, non come quelli nei campi 
		abusivi; 
		e che il 15 febbraio 2010 
		se ne uscì con un chiederemo al ministro Maroni di aprire un 
tavolo per gestire la situazione di via Padova a Milano. Questa è un’emergenza 
che va gestita con pugno duro. Occorrono controlli ed espulsioni casa per casa, 
piano per piano, 
		e il giorno successivo con un Nessuno ha mai parlato di rastrellamenti: chiediamo 
solo controlli, se serve casa per casa, sulla regolarità delle residenze e delle 
attività commerciali. Da allora, silenzio. Tanto che 
		cominciavamo a preoccuparci per lui... Grazie, Matteo, ci hai 
		tranquillizzato: ora, almeno, possiamo supporre che tu, a Strasburgo, da 
		eurodeputato, abbia dedicato l’ultimo 
		anno e mezzo allo studio del problema sul quale ora ti sei così 
		ponderosamente espresso.
		 
		
									
									
									
		 
		
		Per la serie 
		Quelli che sono disposti: Enrico Morando.
		 
		 
		Enrico Morando (piddìno scilipotiano): 
		 
		Sono disposto a firmare emendamenti con il 
		Pidièlle per riformare le pensioni. 
		(La Repubblica, domenica 21 agosto 2012). Morando? E da dove 
		salta fuori? Per quel che ne sappiamo, dalle cronache del 
		 
		dicembre 2010, 
		quando chiese un congresso straordinario del Pd in funzione 
		antibersaniana; e del  
		marzo scorso, 
		quando lapidariamente dichiarò: 
		 
		la risposta di Bersani è sbagliata. 
		Possibile che i Contribuenti lo paghino per questo e che per questo gli 
		Elettori lo abbiano fatto deputato?
		 
		
									
									
									
		 
		
		Per la serie
		M’illumino d’immenso: Giorgio Napolitano.
		 
		(su) Giorgio Napolitano:
		Sarà Giorgio Napolitano ad 
		aprire, domani pomeriggio, il 
		Meeting di Comunione e liberazione a Rimini. E sarà la prima 
		volta che un presidente della Repubblica partecipa all’inaugurazione 
		della kermesse, visto che sia Cossiga che Scalfaro furono al 
		Meeting ma nel corso della manifestazione (e lo stesso Napolitano nel 
		2007, quando al governo c’era Prodi, aveva inviato un videomessaggio). 
		Alle 17, il capo dello Stato sarà l’ospite d’onore a un dibattito con il 
		vicepresidente della Camera, Lupi, il vicesegretario del Pd, 
		Letta, e Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la 
		sussidiarietà. 
		(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		

		Per la serie
		Le stelle e le stalle: le stelle (a sinistra) e le stalle (a 
		destra).
		 
		Umberto Bossi (capo dei 
		portatori di moccichino verde): 
		Non è per domani ma per dopodomani che 
		arriva la Padania: l’Italia l’hanno capito tutti che va giù, e dobbiamo 
		prepararci. La crisi è una svolta storica, non una cosa da niente, la 
		gente capisce che l’Italia sta finendo male e bisogna prepararsi al 
		dopo, che per noi è la Padania. 
		(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011). Ma il Ratzinger chi se lo 
		prende, la Padania o l’Italia? Poiché sta qui tutta la differenza fra le 
		stelle e le stalle, tra chi dopo andrà sù e chi invece andrà giù.
		 
		
									
									
									
		 
		
		Per la serie
		
		È
		
		più facile 
		per un cammello passare per la cruna di un ago che per la Chiesa pagare 
		le tasse: ma Bagnasco almeno ci prova.
		 
		Angelo Bagnasco 
		(dipendente di Joseph Ratzinger col grado di presidente della Cei, 
		Conferenza episcopale italiana): 
		La crisi coinvolge tutto il mondo, e 
		anche Paesi che sono stati i primi della classe si trovano in seria 
		difficoltà... Ma le cifre sull’evasione fiscale sono impressionanti. 
		(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		
		Per la serie
		Contro lo Stato, senza se, senza ma e senza Bersani: Walter 
		Veltroni.
		 
		Walter Veltroni: 
		Con una lettera ai capigruppo 
		di Camera e Senato l’ex segretario propone che il dimezzamento dei 
		parlamentari venga posto dal 
		Pd come condizione imprescindibile per votare l’introduzione del 
		pareggio di bilancio in Costituzione. Dario Franceschini e Anna 
		Finocchiaro rispondono che sì, loro sono d’accordo, l’idea è già stata 
		avanzata e portata avanti dal partito. Sullo scambio però non si 
		sbilanciano. Sembra così riaffacciarsi la spaccatura già emersa sulla 
		cancellazione delle province e sulla revisione del porcellum. 
		Veltroni chiede al Pd messaggi più chiari, ma nel partito c’è chi 
		giudica i suoi appelli solo un eccesso di protagonismo. 
		(La Repubblica, sabato 20 agosto 2011). Magari fosse un eccesso 
		di protagonismo. La verità, come spesso accade nei paraggi del Veltroni, 
		è peggiore. La verità è che il Veltroni è a tal punto dalla parte 
		dell’antiStato (l’obbligo costituzionale del pareggio di bilancio è l’interdizione 
		definitiva dello Stato) da esser pronto, pur di ottenerla, a 
		rinunciare a metà dei parlamentari: non solo ai bersaniani, cioè, che il 
		Veltroni sacrificherebbe volentieri tutti, ma anche a metà dei 
		chierichetti e dei liberisti fondamentalisti che lui ha messo in 
		Parlamento.
		 
		
									
									
									
		 
		
Ahimé: il mio 
spirito ha fatto questa fine quando avevo undici anni...
		 
	
		
		Joaquin Navarro Valls (già 
		apparso su queste pagine, 
		direttore della Sala stampa vaticana dal 1984 all’11 luglio 2006, quando 
		Joseph Ratzinger ha nominato suo successore il sacerdote gesuita 
		Federico Lombardi) sulla Giornata mondiale della gioventù: 
		Comprendere giornate intense di 
		preghiera e ascolto, non prive di sacrifici per i partecipanti, 
		significa andare al cuore dell’esperienza religiosa. Richiede di 
		superare in modo drastico quel relativismo imperante che spinge a fare 
		solo ciò che le proprie pulsioni ― 
		anche la noia ― impongono. Davanti 
		a sé e accanto a sé c’è una ragione che è vera, una spiegazione umana 
		che garantisce di trovare la propria identità, oltre il proprio nulla e 
		oltre i miraggi del convenzionalismo insipido con che spesso si presenta 
		la politica. D’altronde, tale spinta forte a afferrare con il pensiero, 
		il cuore e la volontà il senso della vita, è l’essenza della sana 
		ribellione che si chiama 
		“vita interiore”. L’alternativa, 
		non a caso, è il fondamentalismo irrazionale e il relativismo cinico, ma 
		mai, in nessun modo, l’esperienza spirituale. Perciò, in definitiva, ad 
		attirare tanti giovani a radunarsi è unicamente la razionalità del 
		sacro, un desiderio di ascoltare la verità e di far parlare la 
		coscienza, che solo può soddisfare le fresche aspirazioni di un giovane 
		ad oltrepassare i circoscritti confini determinati dello spazio e del 
		tempo. E quelli ancora più determinati della banalità. 
		(La Repubblica, venerdì 19 agosto 2011). Quante castronerie! Per 
		esempio, quella che i giovani aspirano ad oltrepassare i circoscritti 
		confini determinati dello spazio e del tempo: per andare dove, nella 
		quarta dimensione? O quella che 
		il fondamentalismo sarebbe irrazionale: che più che 
		castroneria è menzogna ― e sfacciata ― a poche settimane dalla mostruosa 
		prova di lucidissima razionalità offerta al mondo dal 
		fondamentalista cristiano norvegese Breivik... 
		Troppe per discuterle 
		una per una senza sacrificare un tempo di gran lunga superiore 
		all’interesse che il Navarro Valls suscita in me. Mi soffermo, dunque, 
		solo sulla più grave: l’affermazione che l’esperienza religiosa 
		sia l’essenza della sana ribellione che si chiama 
		
		“vita interiore”, e che senza di essa non vi sia mai, in nessun 
		modo, 
		l’esperienza spirituale. Bene. Che il Navarro Valls sia così poco 
		gentile da dirmi in faccia che io, in quanto ateo, non ho alcuna 
		esperienza spirituale, potrebbe anche non interessarmi: in primo 
		luogo perché, non credendo nello spirito e negli spiriti, 
		non m’importa 
		un tubo che si dica che non ne ho (credo ― 
		anzi: so ― che il mio cervello, frutto dell’evoluzione, 
		produce 
		una mente che è corporea e finirà con me, ma che in fatto di ricchezza 
		interiore e di potenza, finché dura, sa essere molto più brillante di 
		centinaia di 
		“spiriti” 
		messi insieme) e poi perché la scortesia dei Navarro Valls, alla fin 
		fine, è un problema loro e di chi non può esimersi dalla loro compagnia. 
		Ma c’è un ma, un grosso ma: se è vero, com’è vero, che per 
		il Navarro Valls ― 
		per tutti i Navarro Valls ― la possibilità di esperienza 
		spirituale è ciò che distingue l’umano dal non umano, allora il 
		Navarro Valls nelle righe di cui sopra sta dicendo che io, in quanto 
		ateo, e non potendo avere alcuna 
		“esperienza 
		spirituale”,
		sarei più vicino all’animale non umano che all’animale umano, più 
		simile alla bestia che al 
		“cristiano”. E 
		questa non è una “svista”, non è una “castroneria” e non è una 
		“cafonata”: questo è nazismo, poiché dell’animale 
		non umano, quando annoia troppo, quando è ratto o scarafaggio o 
		parassita dannoso, è giustificato lo sterminio. Staremo a vedere 
		dunque, nei prossimi giorni, se su La Repubblica o altrove 
		qualcuno (magari il “laicissimo” Scalfari) replicherà alle affermazioni 
		di questo signore con lo sdegno che meritano.
		 
		
		
									
									
 
 
		 
		

		Per la serie
		Io non c’entro, non l’ho mica inventata io la religione: Joseph 
		Ratzinger.
		 
		(su) certi dipendenti e 
		fedeli di Joseph Ratzinger: 
		Arrestato in Spagna un giovane ultrà 
		cattolico messicano, studente di chimica, che minacciava di colpire i 
		manifestanti anti-papa con il gas Sarin. 
		È 
		scattata la sùbito la  
		“sindrome di Utoya”, dal 
		nome dell’isola norvegese 
		teatro il mese scorso del terrificante massacro perpetrato dal cristiano 
		nazionalista Anders Breivik. E non ha aiutato a distendere l’atmosfera 
		la notizia che il ragazzo faceva parte dei volontari dell’organizzazione 
		spagnola della Giornata mondiale della gioventù... Al giornale 
		Publico il sociologo Martin Sagera ha detto di essere stato colpito 
		da un giovane ultrà cattolico con una coltellata alla mano mentre 
		manifestava a Puerta del Sol con un cartello. 
		(La Repubblica, giovedì 18 agosto 2011). Ultrà cattolici,
		nazionalisti cristiani, nomignoli i più bizzarri come se 
		piovesse: fanatici fondamentalisti cristiani invece no, chissà 
		perché non si dice, andava bene per Bin Laden ma per questi no. Una 
		curiosa indulgenza, chissà se plenaria o meno.
		 
		
									
									
									
		 
		

		Per la serie
		Le foto in cui s’intravede 
		la verità sono rare, ma esistono: Maurizio Sacconi.
		 
		Maurizio Sacconi e Guido 
		Crosetto: La parte 
		della manovra che riguarda il lavoro porterà alla deroga dei contratti e 
		delle leggi, compreso lo Statuto dei Lavoratori. Lo scrivono in una nota 
		alla Finanziaria bis i tecnici dell’Ufficio studi del Senato... Al 
		centro della bufera l’art. 8 del decreto, difeso dal ministro Sacconi:
		“La manovra vuole 
		rafforzare la contrattazione aziendale. Quest’ultima 
		ha una capacità compiuta anche in deroga ai contratti nazionali e alle 
		leggi, anche in materie come le conseguenze dei licenziamenti senza 
		giusta causa, con l’esclusione del licenziamento discriminatorio o in 
		prossimità della maternità” 
		(Maurizio). Considero il fatto di poter licenziare 
		liberamente un obiettivo da raggiungere prima o poi nel Paese: certi 
		tabù, insomma, vanno abbattuti. L’interpretazione 
		dell’Ufficio studi del Senato non è una brutta notizia 
		(Guido). 
		(La Repubblica, giovedì 18 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		

		Per la serie
		Non sono loro che ritornano, è lo sfacelo del Paese che li riporta 
		alla luce: Martino e Pera.
		 
		Antonio Martino e 
		Marcello Pera (pidiellìni antemarcia): 
		 
		Questa manovra serve a nulla, ci vogliono riforme: se non cambia sono 
		pronto a rifare la marcia anti-fisco di Torino di 25 anni fa, ma questa 
		volta a Roma 
		(Antonio).  Voterò 
		contro la manovra perché contraddice i principi liberali del 
		“meno tasse per tutti” 
		e “mai la mani in tasca agli italiani” 
		(Marcello). (La Repubblica, giovedì 18 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		

		Per la serie
		Le due facce della loro medaglia: il Formigoni e la Santanchè.
		 
		Roberto Formigoni:
		 
		Se noi del Pidièlle non 
		vogliamo perdere la nostra identità, dobbiamo assolutamente cambiare 
		impostazione. Abbiamo scelto una strada che è lontanissima dalla ragione 
		politica del nostro partito. Tasse e tagli ai trasferimenti: i nostri 
		elettori potrebbero essere portati a dire che la sinistra avrebbe fatto 
		lo stesso. Abbiamo proposto di agire sulle tasse, abbiamo cioè proposto, 
		noi, che l’abbiamo sempre negato, di mettere le mani nelle tasche degli 
		italiani. E poi abbiamo deciso di tagliare i trasferimenti alle Regioni 
		e ai Comuni, mantenendo la mano leggera sullo Stato, noi, che abbiamo 
		predicato il federalismo e la centralità degli enti locali, ci stiamo 
		comportando come un partito centralista e statalista... Dobbiamo 
		adottare da sùbito dei tagli allo Stato, mi pare che i ministri siano 
		stati molto indulgenti con se stessi e abbiano chiesto molto di più agli 
		altri. Ma soprattutto invoco di essere coerenti: dobbiamo mettere in 
		vendita la Rai, le Poste e parte del patrimonio 
		immobiliare pubblico. Liberarci di asset pubblici, trasformare in 
		realtà la nostra idea di fondo, che è meno Stato e più società, questo 
		vuol dire rispettare l’identità del nostro partito... I capitali 
		esportati all’estero illegalmente? Ma quei capitali sono rientrati 
		perché lo Stato ha fatto un patto con i cittadini. Può lo Stato violare 
		quel patto? (La 
		Repubblica, mercoledì 17 agosto 2011). Grande 
		“rispetto” 
		per lo 
		“Stato” 
		che scende a patti coi criminali, zero rispetto per lo Stato ch’è 
		patrimonio e difesa dei Cittadini: questa la 
		
		“cultura” politica del ciellìno Formigoni e del Tea party 
		alle vongole che ben più del Pidièlle è la sua “identità”. E 
		guarda caso: è la stessa  “cultura” e “identità” della Santanchè (Bisognerà 
		lavorare per dismettere in massa le proprietà immobiliari dello Stato, 
		che possono fruttare fino a 400 miliardi di euro: permetterà di evitare 
		patrimoniale e altri prelievi), a 
		dimostrazione del fatto che il santarellino e la sua opposta son le due 
		facce di una stessa “medaglia” (senza offesa per le medaglie).
		 
		
									
									
									
		 
		


		Per la serie
		Il disprezzo nello sguardo si vede, ma da una generazione all’altra 
		tende un pochino a svaccarsi: Heidegger, Severino e 
		
		Galimberti.
		 
		Emanuele Severino:
		La distinzione tra una 
		volontà buona e una volontà cattiva è infondata 
		(traduzione: non vi è modo di sentir più valide le intenzioni di 
		qualcuno rispetto a quelle di un altro. Al limite,  è assurdo 
		credere di poter sentirsi meglio accanto a uno che cerca una cura a una 
		malattia mortale, e peggio accanto a uno che vuol massacrare milioni di 
		persone). Tutto ciò 
		che si fa, anche il gesto più amoroso, appartiene alla follia essenziale 
		cui l’uomo è legato 
		(traduzione: siamo tutti malati di mente per natura, perciò come vuoi 
		distinguere la volontà di uno da quella di un altro?). 
		Noi veniamo al mondo e ci imbattiamo nel dolore e nella morte 
		(commento: parla per te, c’è chi è stato allattato con immenso amore e 
		tenerezza, e in seguito, più grandicello, si è imbattuto in donne 
		stupende). Morire è essere 
		nella possibilità estrema, nel tramonto del contrasto tra verità e vita. 
		Solo a quel punto finirà ogni dolore e ogni contraddizione. Siamo 
		destinati a una gioia infinitamente più intensa di quella che le 
		religioni e le sapienze di questo mondo promettono: i nostri morti ci 
		aspettano. (La 
		Repubblica, domenica 15 agosto 2011). Dall’assoluto disprezzo per 
		l’Essere umano (è un folle) consegue che la vita, cioè i rapporti 
		interumani, non sono che dolore e morte. Dunque, meglio la morte: 
		la vera gioia è nel morire... L’ultima (e la più tragica, mostruosa) 
		conseguenza di queste proposizioni il Severino si guarda bene dal dirla 
		(e forse dal pensarla) ma il suo maestro, Heidegger, non si faceva tanti 
		scrupoli e l’affidava a Hitler: se l’Essere umano è per natura 
		folle, se alla follia non vi è cura, e se tutto è per la morte, l’Essere 
		umano va sterminato.
		 
		
									
									
									
		 
		
		Per la serie
		Sì, assomiglio a 
		
		Monostatos 
		ne 
		Il flauto magico di Bergman. E allora?: Guido Crosetto.
		 
		Guido Crosetto: 
		Ma questa può essere 
		l’occasione per migliorare il nostro Paese, facendo interventi che 
		rendano più efficiente lo Stato. Che, lo dicono gli studi 
		internazionali, è il meno competitivo sul piano della pubblica 
		amministrazione 
		(traduzione: Ma questa può essere l’occasione per distruggere 
		definitivamente lo Stato democratico, organizzazione al servizio dei 
		Cittadini, e sostituirlo con un agile Stato autoritario, militare e di 
		polizia, che si occupi soltanto di repressione interna, contro i 
		dissenzienti, e di difesa dei confini dai Migranti). 
		È lo 
		Stato che forma la spesa pubblica. Riformarlo significa diminuirne il 
		costo. È il momento di affrontare il tabù. Al posto di colpire in modo 
		indiscriminato i dipendenti pubblici, ha più senso dire che alcuni vanno 
		premiati, altri licenziati. Ci sono uffici con tassi di assenteismo che 
		superano il 40% 
		(traduzione: Licenziamenti di massa, ecco cosa ci vuole. Se non ora, 
		quando ci capiterà un’occasione 
		migliore per la soluzione finale del problema delle centinaia di 
		migliaia di lavoratori pubblici che si ostinano a fornire ai Cittadini 
		servizi migliori di quelli privati e, quel ch’è peggio, a farlo con 
		passione e gratuitamente? La loro è concorrenza sleale dell’umanità e 
		della solidarietà contro l’interesse privato e il profitto. Se potessi 
		metterli nei forni lo farei, ma siccome non è ancora possibile mi tocca 
		trincerarmi dietro percentuali come questa, del 40% di assenteismo, 
		della quale naturalmente mi guardo bene dall’indicare le fonti). 
		Invece della tassa di solidarietà, ha più senso intervenire sull’età 
		pensionabile, con un drastico innalzamento. Per ripartire equamente i 
		sacrifici 
		(traduzione: Lo so benissimo che il contributo di solidarietà, che io 
		chiamo tassa, in realtà colpisce solo quelli che già pagano le 
		tasse e non i milioni di evasori fiscali veri, e quindi potrebbe anche 
		starmi bene. Ma è la parola solidarietà che non sopporto, perché 
		il solo pronunciarla, anche se per finta e per gettar fumo negli occhi, 
		ci fa torniare indietro di anni nella nostra battaglia per 
		l’annichilimento di ogni legame umano fra i Cittadini, e tra i Cittadini 
		e lo Stato). (La Repubblica, lunedì 15 agosto 2011). (Su 
		Crosetto, vedi anche 
		qui. 
		E per i suoi camerati, più o meno consapevoli di esserlo, vedi il
		post qui sotto.
		 
		
									
									
									
		 
		




		Per la serie
		Crociati contro lo Stato: Alemanno, Napoli, Letta, Fioroni e 
		Vendola.
		 
		(sui camerati di) Guido 
		Crosetto: Abolire il 
		contributo di solidarietà sui redditi sopra i 90.000 euro o in 
		alternativa, per evitare il sospetto che resti per sempre, versarlo in 
		due o tre tranche entro il 
		2012 (Osvaldo 
		Napoli, pidiellìno). 
		L’iniziativa di Crosetto va seguita con grande attenzione: la manovra 
		dev’essere blindata nei saldi, non nei contenuti 
		(Gianni Alemanno, pidiellìno ex aennìno ex neofascista). 
		Ai quali non si può non aggiungere Enrico Letta, piddìno chierichetto
		(ci vuole un patto Bersani 
		- Casini - Alfano - Maroni per salvare il Paese, 
		dichiarazione al quotidiano dei preti Avvenire) e Giuseppe 
		
		“Beppe” Fioroni,
		piddìno superchierichetto, che invita l’opposizione 
		a smetterla con la continua 
		filastrocca della richiesta di dimissioni di Berlusconi 
		e a concentrarsi sul 
		miglioramento della manovra. 
		Chi ha capito davvero tutto, invece, come al solito è Nicola 
		
		“Nichi” Vendola: 
		Non vorrei che i più a 
		sinistra di tutti fossero Alemanno e Formigoni. 
		(La Repubblica, lunedì 15 agosto 2011). Dichiarazione che non lo 
		colloca né a sinistra né a destra, né da alcun’altra 
		parte conosciuta o immaginabile, ma, come dire, oltre.
		 
		
									
									
		 
		
		Rinfreschiamoci 
		la memoria: sono passati solo due mesi da quando il grande statista 
		si comportò così davanti al mondo intero.
		Chi può ancora 
		credere che i cosiddetti mercati si fideranno di lui? Forse, 
		neanche i milioni di poveretti che ce lo hanno imposto per vent’anni.
		 
		(su) Silvio Berlusconi, 
		Giulio Tremonti, Roberto Calderoli e Maurizio Sacconi: 
		Di buono nel decreto-schifezza c’è una 
		sola cosa e ci sembra doveroso darne atto: l’abolizione d’una trentina 
		di Province e dei relativi Prefetti e Questori, più i loro cospicui
		“indotti”. E l’accorpamento 
		dei Comuni piccoli e piccolissimi. Era un progetto da tempo allo studio, 
		dall’epoca del governo Prodi del ’96, ma mai approdato in Parlamento.
		È stato 
		tirato fuori dal ministro Calderoli col forcipe dell’emergenza. 
		Si tratta d’una riforma vera e strutturale. Bravo Calderoli. A sentirlo 
		ieri nella conferenza stampa con Tremonti e Sacconi, sembrava uno 
		statista al punto da farci dimenticare il ministro che disse d’aver
		abolito 476.000 leggi 
		semplificando lo Stato. Di quella semplificazione nessuno si è accorto, 
		nessun cittadino, nessun contribuente, nessun utente e nessuna 
		istituzione. Il ministro che ieri parlava da statista ha avuto la 
		dabbenaggine di ricordarcelo. Dia retta: non ne parli mai più, 
		consideriamolo un videogame 
		e cerchiamo di scordarci tutti di quella pagliacciata. Una parola viene 
		qui acconcia a proposito del ministro Sacconi il quale durante la 
		conferenza stampa di ieri ha più volte attaccato il governo Prodi per 
		aver anticipato anziché postergarla l’età dei pensionati. Mancava però 
		il contesto in cui quell’attacco andava collocato. Prodi si era trovato 
		di fronte allo 
		“scalone” di Maroni e l’aveva 
		trasformato in altrettanti scalini per renderlo equamente accettabile. 
		Egregio ministro, lei appartiene a un governo di cui c’è solo da 
		vergognarsi. Ma noi, commentatori cattivi, cerchiamo di collocare nel 
		contesto perfino lei. Pensi dove arriva la nostra pietà cristiana e 
		cerchi, se può, di fare altrettanto. La manovra schifezza per anticipare 
		il pareggio del bilancio ha bisogno di almeno 20 miliardi subito e li ha 
		trovati in questo modo: 8 miliardi e mezzo di tagli ai ministeri nel 
		biennio 2011-12; 10 miliardi e mezzo di tagli a enti locali e Regioni; 1 
		miliardo dalle rendite tassate al 20%, un altro miliardo dal contributo 
		dei redditi oltre i 90.000 e i 150.000 euro. Il totale fa 21 miliardi, 
		dei quali 19 da ministeri ed enti locali. Questi ultimi significano 
		semplicemente altre tasse locali e/o azzeramento dei servizi. Non 
		parliamo della macelleria sociale, per altro notevole; parliamo del 
		fatto che, dopo questi 21 miliardi, ne restano ancora da reperire 27 per 
		arrivare al totale dell’operazione. Dove andarli a cercare? La risposta 
		c’è: nella delega assistenziale, nello sfoltimento delle detrazioni, 
		nelle pensioni di invalidità, di reversibilità, nei costi della Sanità. 
		Tutto spremuto e ridotto all’osso si arriva sì e no a 7-8 miliardi. Ne 
		restano altri 20, sui quali c’è il buio assoluto. Schifezza perché 
		pagano solo i meno abbienti e i soliti noti. Insufficienza perché questa 
		schifezza non basta. E infine non c’è assolutamente niente che finanzi 
		provvedimenti di crescita. (...) La sorpresa di ieri è
		il contropiano 
		di Bersani. Fatti salvi i suoi giudizi politici su un governo 
		irresponsabile, sugli errori macroscopici di previsione, sul mancato 
		ascolto di quanto da molti mesi propongono le opposizioni e le parti 
		sociali, giudizi sui quali coincidono quelli di noi cattivi 
		commentatori, il contropiano si articola così: 1. Un prelievo 
		“una tantum” sui capitali illecitamente esportati e poi rientrati in 
		Italia con uno scudo fiscale ottenuto pagando soltanto il 5% dell’ammontare. 
		Negli altri Paesi europei che fecero analoghe operazioni il prelievo fu 
		mediamente del 30%. Il Pd propone ora una tassa del 20% che 
		frutterebbe all’erario 15 miliardi. 2. Una lotta all’evasione seguendo 
		lo schema che fruttò, quando Visco era ministro delle Finanze, 30 
		miliardi in un anno, basati sulla tracciabilità dei pagamenti e 
		sull’elenco dei fornitori. 3. Una descrizione del patrimonio da 
		effettuare ogni anno come allegato alla dichiarazione dei redditi. 4. 
		Un’imposta ordinaria sui cespiti immobiliari ai valori di mercato, con 
		ampie esenzioni sociali e inglobando le imposte comunali relative agli 
		immobili. 5. Dimezzamento dei parlamentari dalla prossima legislatura. 
		Questi sono solo alcuni dei punti, ai quali si affiancano 
		liberalizzazioni negli ordini professionali, della Rc auto, dei mutui e 
		dei conti correnti bancari, dei servizi pubblici locali (acqua esclusa) 
		nonché la separazione della Rete gas dalla Snam. Il pacchetto poggia 
		interamente sul presupposto che debbano esser messi a contributo i 
		ricchi e gli evasori e non le famiglie, i lavoratori e le imprese che 
		sono già oberati oltre misura. 
		(Eugenio Scalfari, La Repubblica, domenica 14 agosto 2011).
		 
		
									
									
									
		 
		Emma Marcegaglia: 
		Faccio una proposta a 
		maggioranza e opposizione: si riformino le pensioni di anzianità. Così 
		si recuperano in modo strutturale risorse fino a 7 miliardi in due anni 
		e si può ridurre il prelievo di solidarietà sul ceto medio. Si può fare 
		anche di più con un piccolo aumento dell’Iva, anche un solo punto. Può 
		valere fino a 6,5 miliardi. 
		(La Repubblica, domenica 14 agosto 2011).
		 
		
									
									
									
		 
		
		Per la serie
		I nemici dello Stato: Giorgio Stracquadanio.
		 
		Giorgio Stracquadanio:
		Non ci piacciono le tasse, 
		hanno effetto depressivo. Preferiamo le riforme... Ho avuto la 
		sensazione che non fosse rassegnato il grido di dolore del Cavaliere,
		“il mio cuore 
		gronda sangue”. A questo punto i nostri emendamenti gli offriranno una 
		sponda... Quando sento l’Uddiccì 
		dire “troppe 
		tasse”, immagino che anche loro vogliano un po’ 
		più di riforme... Chi ha un reddito lordo di 90.000 euro, circa sei 
		milioni di italiani, non è un ricco, ma un benestante. In un momento in 
		cui la borsa sta sotto, introdurre un disincentivo ad acquistare azioni 
		non è un’ottima idea... Il nostro approccio non è far cadere il governo, 
		ma cogliere l’occasione dell’emergenza per fare le riforme e risolvere 
		alcuni nodi strutturali... Privatizzare le grandi imprese di Stato, 
		accorpare i comuni da mille a cinquemila abitanti. Commissariare le 700 
		municipalizzate e metterle sul mercato. Intervenire con riforme su 
		sanità, pensioni e costi della pubblica amministrazione. Le pensioni di 
		anzianità sono un lusso che non possiamo più permetterci. Portare l’età 
		pensionabile sùbito a 67 anni, come fatto dalla Germania, ci darebbe 80 
		miliardi. (La 
		Repubblica, domenica 14 agosto 2011).
		 
		
									
									
		 
		
		Per la serie
		I Succhiapadania: Umberto Bossi.
		 
		Umberto Bossi: 
		Sostituiremo il Tfr 
		(= trattamento di fine rapporto, detto anche liquidazione, 
		n.d.r.) per raddoppiare 
		gli stipendi, così l’economia rinascerà dal basso... Bankitalia ha 
		telefonato a Brunetta per chiedere il taglio delle pensioni. Ma noi 
		della Lega Nord ci siamo 
		opposti: se le tagliamo ti faccio un manifesto a Venezia, poi vedrai 
		quanti voti in più riceverai... Se toccano la provincia di Bergamo, quei 
		bergamaschi prendono i fucili... E se non vogliamo essere travolti e 
		sprofondare anche noi, l’indipendenza della Padania è la via obbligata: 
		esser padroni a casa nostra... Se la Banca centrale europea non avesse 
		deciso di comprare i titoli di Stato italiani, avremmo rischiato il 
		fallimento... Che il Paese non vada molto bene lo sanno tutti: avete 
		voluto l’Italia, adesso succhiatevela.
		(La Repubblica, 
		domenica 14 agosto 2011).
		 
		
									
									
									
		 
		
		Per la serie
		I Lombardi all’ennesima cavolata: Dario Galli.
		 
		Dario Galli (portatore 
		di moccichino verde, maroniano e presidente della provincia di Varese): 
		È ora di finirla, cos’altro 
		devono pagare i lombardi? 
		(La Repubblica, domenica 14 agosto 2011). I lombardi, non gli 
		Italiani. Gli Italiani, lui, li butterebbe a mare come gli scafisti con 
		i Migranti? Ogni volta che questi individui parlano come se l’Italia non 
		esistesse, un (metaforico) ceffone in bocca gli farebbe bene...
		 
		
									
									
		 
		(su) Silvio Berlusconi e 
		Giulio Tremonti: La 
		destra mi paragonava a un vampiro. Portarono un milione di persone a 
		Roma per contestare la mia riforma fiscale, ma così noi riducemmo le 
		tasse e aumentammo il gettito. La destra invece per vent’anni ha fatto 
		demagogia sfrenata. Hanno drogato la gente, dicendo che le tasse erano 
		cattive e diffondendo demenziali bugie consapevoli. Tremonti è stato un 
		protagonista di questo atteggiamento: irridente, sprezzante... Nel ’97 
		annunciai l’aumento delle entrate del 30% e Tremonti commentò: 
		“L’economia 
		è ferma, se fossi Visco mi suiciderei”. 
		Ma quell’aumento del 
		gettito si ottenne grazie alle misure anti-evasione e anti-elusione. Se 
		uno vuole veramente colpire l’evasione fiscale, lo fa. L’evasione in 
		Italia è di massa: se ci fosse una vera volontà politica, la si potrebbe 
		ridurre a livello europeo in cinque anni... Non so se ce la faremo. 
		Tremonti mi sembra completamente nel pallone. Pensava di cavarsela con 
		la manovra di luglio, ma sbagliava per due ragioni: posticipava quasi 
		metà degli interventi agli anni successivi ed era di un’assurdità 
		distributiva evidente. Pagavano solo i lavoratori del settore pubblico, 
		i pensionati, i malati senza assicurazione integrativa. Né i 
		capitalisti, né i lavoratori dei settori privati, né gli autonomi e le 
		imprese venivano toccati. 
		(Vincenzo Visco, ministro delle Finanze nei governi Prodi, La 
		Repubblica, sabato 13 agosto 2011).
		 
		
									
									
									
		 
		Giulio Tremonti e le altre 
		italiche marionette del 
		Nazismo 
		finanziario mondiale:
		È difficile 
		dirci “Siete fermi, non fate niente...” È esattamente l’opposto. 
		La scelta di anticipare di un anno la manovra, che è tantissimo, è di 
		venerdì sera... Non abbiamo chiesto aiuto, ma solo di scambiare le idee. 
		Se poi l’aiuto c’è, è meglio, ma nessuna richiesta... 
		È ben difficile, prima 
		di andare da Napolitano e a mercati aperti, essere più precisi di come 
		sono stato io... Il caso Italia non è un caso nel caso, ma un caso nel 
		caos... C’è un modo 
		tipicamente europeo per aumentare la produttività: accorpare le 
		festività sulle domeniche, tranne quelle religiose che sono oggetto di 
		trattato... C’è la spinta a una contrattazione a livello aziendale e al 
		superamento di un sistema centrale rigido. E poi formule, come dire, 
		piuttosto critiche, come licenziamento e dismissione del personale, 
		compensato con meccanismi di assicurazione e di migliore o più felice 
		collocamento sul mercato del lavoro. Non è detto che tutto questo sia 
		parte della condivisa attività del governo 
		(Giulio). 
		Il discorso di Tremonti? Troppo fumoso. Di che cosa abbiamo parlato 
		con Berlusconi? Di rotture di coglioni 
		(Umberto Bossi). Tremonti? È scemo da ricoverare. Ho capito 
		più dalla lettura dei giornali che da quello che ha detto oggi 
		(Pierferdinando Casini). Sono allibito 
		(Gianfranco Fini). (La 
		Repubblica, venerdì 12 agosto 2011). E la cosa più atroce è che un 
		individuo come il Tremonti, se non ci inganniamo, dinanzi al governo (e 
		alla borghesia più ignorante d’Europa, 
		i Meno male che Silvio c’è)
		è il solo argine contro la definitiva degenerazione del berluscìsmo 
		in uno sgangherato Tea party alle vongole, 
		tifoso dell’antiStato 
		e pronto ad allearsi con la criminalità organizzata.
		 
		
									
									
		 
		




		Per la serie
		Siamo tutti sulla stessa barca, ognuno di questi sei furbastri ha 
		escluso in media un milione e mezzo di iscritti alla Cgil e loro 
		familiari.
		 
		(su) Giulio Tremonti, 
		Maurizio Sacconi e Renato Brunetta: 
		Il vertice fra il governo e le parti 
		sociali è stato preceduto da due pre-vertici. Uno ufficiale, l’altro 
		segreto. Al primo, convocato in mattinata negli uffici della 
		Confindustria in via Veneto, hanno partecipato tutte le associazioni 
		che ai primi di agosto hanno inviato il documento comune a 
		Palazzo Chigi. Si è parlato più che altro di questioni di metodo, una
		
		“regia” sul cosa 
		dire e come fare all’incontro 
		con il governo. Al secondo, tenutosi in mattinata sull’Aurelia (si dice 
		alla Domus Mariae) c’erano invece una parte del governo e un ristretto 
		gruppo di associazioni di categoria. Da una parte del tavolo sedevano 
		Tremonti, Brunetta e Sacconi, dall’altra Emma Marcegaglia, Raffaele 
		Bonanni e Luigi Angeletti, leader rispettivamente della 
		Confindustria, della Cisl e della Uil. Il tempo per 
		bere un caffè, fare il punto sullo stato delle cose e discutere delle 
		tante misure di cui in questi giorni si patla... Dal vertice segreto 
		sono state escluse sia Reteimprese, che riunisce le sigle del 
		commercio e dell’artigianato 
		e quindi è il 
		“cuore” delle piccole imprese, sia la Cgil. (La 
		Repubblica, giovedì 11 agosto 2011). Disonesti e ripugnanti fino all’ultimo 
		e fin nel minimo particolare. Tenderebbero la mano a chi annega? Sì, ma 
		nascondendo dietro la schiena l’accetta per tagliargliela di netto.
		 
		
									
									
		 
		

		Per la serie
		Che ne direbbe Lombroso?: a sinistra, lo sguardo aperto di 
		Massimo Zedda; a destra (e dove, se no?) quello di Fabio Fecci.
		 
		A sinistra, il sindaco 
		di Cagliari, Massimo Zedda, che ha tolto il crocifisso dal suo ufficio e 
		istituito il registro dei matrimoni gay; a destra, l’assessore 
		alla Toponomastica del comune di Parma, il pidiellìno Fabio 
		Fecci, che ha ribattezzato
		“Sandra e 
		Raimondo” (Vianello) il parco “Falcone e Borsellino”. 
		I due eroici giudici assassinati dalla mafia e da settori mafiosi dello 
		Stato riavranno il loro parco non appena l’attuale 
		amministrazione finirà nella pattumiera della Storia. Ma chi pagherà la 
		disinfestazione del parco per il periodo in cui sarà rimasto dedicato ad
		
		“attori” 
		che per decenni, sulle tv berlusciste, hanno fatto scempio della 
		mente di chi ne aveva già troppo poca per evitare i loro 
		
		“spettacoli”? Tutti i contribuenti? 
		O, come sarebbe più 
		giusto, solo gli elettori di destra?
		 
		
									
									
		 
		
		Per la serie
		Quelli che credono ancora a Babbo Natale: Barack Obama.
		 
		Barack Obama: 
		Democratici e repubblicani devono 
		mettere al primo posto le necessità del Paese, e non i propri interessi 
		o quelli del partito o di un’ideologia. 
		(La Repubblica, martedì 9 agosto 2011). Alla quasi veneranda età 
		di cinquant’anni, o Barack, non hai ancora notato che tutti sono 
		convinti di conoscere le vere necessità del Paese, e che 
		nessuno si meraviglia del fatto che (per puro caso, naturalmente!) 
		le vere necessità del Paese sono identiche alle proprie o a 
		quelle del proprio partito o a un’ideologia? Sveglia, Barack! O per caso 
		solo tu e proprio tu, presidente degli Stati Uniti, sei l’unico a non 
		conoscerle, le vere necessità del tuo Paese?
		 
		
									
									
									
		 
		
		
		
		Clicca 
		sull’albero zio-logico della famiglia Letta per ingrandirlo! 
		Manca solo il massacratore di Ebrei.
		 
		(su) Guido, Gianni ed 
		Enrico Letta: Per lo 
		zio dello zio di Enrico Letta (il 
		piddìno) e zio di Gianni Letta (il
		pidiellìno), Guido, prefetto fascista, nel piccolo comune 
		terremotato di Aielli sono pronti un busto e una piazza da intitolare 
		alla sua memoria: 
		“Pur a distanza di ormai 
		settant’anni, non si può non 
		ricordare che il prefetto Letta, nel 1939, fu tra i più esigenti e 
		rigorosi attuatori delle famigerate leggi razziali emanate dal fascismo 
		e causa di deportazione e morte per migliaia di ebrei italiani”, 
		scrive il comitato abruzzese dell’Anpi. 
		(La Repubblica, martedì 9 agosto 2011). Guido zio di Gianni, 
		Gianni zio di Enrico, ed Enrico zio di chi? Di Qui, Quo Qua? Niente 
		mamme e papà in questa famiglia? Come i Paperopolesi, i Letta si 
		riproducono esclusivamente di zio in zio?
		 
		
									
									
		 
		Mario Monti: 
		Mario Monti sul 
		Corriere della sera ha descritto quello di Berlusconi come un governo 
		svuotato della sua sovranità, dove di fatto 
		“le decisioni 
		principali sono state prese da un governo tecnico sovranazionale” 
		insediato tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York. 
		(La Repubblica, lunedì 8 agosto 2011). E perché i cosiddetti 
		mercati dovrebbero fidarsi dei titoli di Stato di un Paese 
		commissariato più di quelli dei Paesi commissariatori? Soltanto perché l’interesse 
		che offrono è più alto? Se è per questo, l’interesse 
		offerto 
		dai titoli greci o portoghesi è ancora più alto, eppure solo un pazzo 
		investirebbe i propri soldi su di essi. Dunque, ripetiamo la domanda: 
		poiché è di fiducia che si sta parlando, di fiducia e non altro, 
		perché un investitore dovrebbe fidarsi di un Paese, l’Italia, 
		che non solo è così poco affidabile che gli Stati Uniti, la Germania, la 
		Francia e la Gran Bretagna lo hanno interdetto, ma addirittura riconosce 
		e accetta lui stesso di dover essere commissariato?
		 
									
									
		 
		
		Per la serie
		Gli approfittatori: Maurizio Sacconi.
		 
		(su) Maurizio Sacconi:
		Il ministro Sacconi cerca 
		di approfittare della situazione per limitare i diritti del lavoro e 
		intervenire su accordi già firmati. E ciò nonostante le parti sociali 
		gli abbiano detto che su quei temi fanno da sole.
		(Susanna Camusso, La 
		Repubblica, lunedì 8 agosto 2011).
		 
									
									
									
		 
		
		La 
		Marcegaglia quando lei e quelli come lei credevano che al Berlusconi non 
		servissero spinte
		per agire 
		contro i Diritti umani dei Lavoratori con la massima violenza.
		 
		
		Abi (= banche), Confindustria, Alleanza cooperative italiane, Ania (= 
		assicurazioni), Cia, Claai, Coldiretti, Confagricoltura, Confapi, 
		Reteimprese Italia: 
		
		Apprezziamo l’impegno... Con le decisioni annunciate il governo ha preso 
		atto della serietà della situazione... Siamo pronti a confrontarci sulle 
		misure proposte... Buono l’inserimento nella Costituzione dell’obbligo 
		del pareggio di bilancio 
		(= interdizione dello Stato da ogni decisione economica e da tutte le 
		spese = distruzione definitiva dello Stato come istituzione in grado di 
		influire sull’economia, n.d.r)... 
		Ma riteniamo che non vi sia alcun motivo di attendere una modifica dell’articolo 
		41 della Costituzione, in sé positiva 
		
		(in sé positiva, dicono, perché eliminerebbe il divieto, per le imprese, 
		di
		svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare 
		danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. Cioè 
		vogliono e pretendono di poter agire in contrasto con l’utilità 
		sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla 
		dignità umana, n.d.r.), 
		per procedere alle liberalizzazioni e a quelle semplificazioni della 
		pubblica amministrazione che possono ridurre gli oneri su imprese e 
		cittadini e dare più spazio alla libera attività imprenditoriale e al 
		mercato... E in materia di lavoro deve essere riconosciuto il ruolo 
		degli attori sociali. 
		
		Carlo Sangalli, leader della Confcommercio:
		Bene l’anticipo del pareggio di bilancio al 2013, ma a condizione che 
		venga conseguito attraverso interventi strutturali sulla spesa pubblica, 
		partendo dalla delega per il riordino della spesa assistenziale ed 
		evitando aggravi di pressione fiscale, che sarebbero esiziali per le 
		prospettive di crescita del Paese. 
		
		(La Repubblica, domenica 7 agosto 2011). Mentre noi cerchiamo di 
		resistere a una crisi sempre più violenta, chi l’ha provocata 
		cerca di approfittarne per derubare, distruggere e arricchirsi 
		sempre di più.
		 
									
									
									 
									



									
									Per la serie Odio a te, D’Alia!: 
									indovina quale di queste facce non è 
									quella dell’uddiccìno D’Alia...
									 
									
									(su) Gianpiero D’Alia 
									(uddiccìno liberticida): 
									
									Il Senato ha approvato il cosiddetto 
									pacchetto sicurezza (D.d..L. 733), tra gli 
									altri con un emendamento del senatore 
									Gianpiero D’Alia identificato dall’articolo 
									50-bis: 
									
									“Repressione 
									di attività di apologia o istigazione a 
									delinquere compiuta a mezzo internet”; 
									la prossima settimana il testo approderà 
									alla Camera come articolo nr. 60. Questo 
									senatore non fa neanche parte della 
									maggioranza al Governo, il che la dice lunga 
									sulle alleanze trasversali del disegno 
									liberticida della Casta. In pratica, in base 
									a questo emendamento, se un qualunque 
									cittadino dovesse invitare attraverso un 
									
									blog 
									(o un profilo su 
									
									Fb, 
									o altro sulla rete) a disobbedire o a 
									istigare (cioè... criticare?!) contro una 
									legge che ritiene ingiusta, i 
									
									provider 
									dovranno bloccarne il 
									
									blog 
									o il sito. Questo provvedimento può far 
									oscurare la visibilità di un sito in Italia 
									ovunque si trovi, anche se è all’estero; 
									basta che il ministro degli Interni disponga 
									con proprio decreto l’interruzione 
									dell’attività del 
									
									blogger, 
									ordinandone il blocco ai fornitori di 
									connettività alla rete internet. L’attività 
									di filtraggio imposta dovrebbe avvenire 
									entro 24 ore; pena, per i 
									
									provider, 
									sanzioni da 50.000 a 250.000 euro. Per i 
									
									blogger 
									è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni 
									oltre a una pena ulteriore da 6 mesi a 5 
									anni per l’istigazione alla disobbedienza 
									alle leggi di ordine pubblico o all’odio (!) 
									fra le classi sociali. Morale: questa legge 
									può 
									
									“ripulire” 
									immediatamente tutti i motori diricerca da 
									tutti i 
									
									link 
									scomodi per la Casta. In pratica sarà 
									possibile bloccare in Italia (come in Iran, 
									in Birmania e in Cina) 
									
									Facebook, 
									
									Youtube 
									e la rete da tutti i 
									
									blog 
									che al momento rappresentano in Italia 
									l’unica informazione non condizionata e/o 
									censurata. Italia: l’unico Paese al mondo in 
									cui una 
									
									media company 
									(Mediaset)ha 
									citato 
									
									YouTube 
									per danni chiedendo 500 milioni di euro di 
									risarcimento. Con questa legge non sarà più 
									necessario, nulla sarà più di ostacolo anche 
									in termini preventivi. Dopo la proposta di 
									legge Cassinelli e l’istituzione di una 
									commissione contro la pirateria digitale e 
									multimediale, che tra meno di 60 giorni 
									dovrà presenterà al Parlamento un testo di 
									legge su questa materia, questo emendamento 
									al 
									
									“pacchetto 
									sicurezza” 
									di fatto rende esplicito il progetto del 
									Governo di 
									
									“normalizzare” 
									con leggi di repressione Internet e tutto il 
									sistema di relazioni e informazioni che 
									finora non riusciva a dominare. Mentre negli 
									Usa Obama ha vinto le elezioni grazie a 
									Internet, l’Italia prende a modello la Cina, 
									la Birmania e l’Iran. Oggi gli unici 
									
									media 
									che hanno fatto rimbalzare questa notizia 
									sono stati la rivista specializzata 
									
									Punto Informatico 
									e il 
									
									blog 
									di Grillo. Fatela girare il più possibile 
									per cercare di svegliare le coscienze 
									addormentate degli Italiani, perché dove non 
									c’è libera informazione e diritto di 
									critica, la 
									
									“democrazia” 
									è un concetto vuoto. Questa documentazione è 
									stata diffusa da Coordinamento degli Enti 
									Locali per la Pace e i Diritti Umani. 
									(Dal sito 
									NoCensura, 
									sabato 6 agosto 2011). 
									Non resta, finché ancora possiamo, che 
									istigare all’odio 
									contro il D’Alia: odio a te, D’Alia, odio a 
									te!
									 
									
									
		 
		

		Per la serie
		Totò e Peppino divisi a Berlino: Giulio Tremonti e Silvio 
		Berlusconi.
		 
		
		Silvio 
		Berlusconi e Giulio Tremonti: 
		C’è 
		un’attenzione particolarissima della speculazione internazionale su di 
		noi. Va arginata. La situazione è molto difficile e investe tutti i 
		Paesi. Servono interventi concordati (Silvio).
		Inserire il pareggio di bilancio nella Costituzione è fondamentale 
		per qualificare storicamente questo passaggio. Saremo già al lavoro la 
		prossima settimana. Non dobbiamo cambiare l’impianto della manovra: 
		anticipare il pareggio di un anno non significa cambiarla. L’anticipo 
		del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013 avverrà non modificando la 
		struttura della manovra, ma anticipando la tempistica della normativa a 
		partire dalla delega assistenziale. (Giulio).
		Lavoreremo da sùbito in Parlamento per introdurre nella Costituzione 
		il principio di libertà, in base al quale tutto è consentito per il 
		soggetto economico e per le imprese, a eccezione di ciò che è vietato 
		dalla legge (clicca 
		qui per l’articolo 41 della Costituzione, 
		n.d.r.) (Silvio). Per la riforma del mercato del lavoro
		(= per eliminare anche gli ultimi diritti dei 
		Lavoratori, n.d.r.) c’è un testo importante già elaborato, che 
		sarà presentato alle parti sociali per essere presentato al Senato. Il 
		mercato del lavoro è fondamentale per lo sviluppo e gli investimenti e 
		l’attrazione degli investimenti (Giulio).
		Sempre disponibili a discutere un miglioramento delle nostre proposte 
		con chi porta idee (Silvio). (La Repubblica, 
		sabato 6 agosto 2011).
		 
									
									
									
		 
		
		Il 
		Berlusconi firma il cosiddetto Contratto con gli Italiani. Quelli 
		che se la bevono.
		 
		(su) Silvio 
		Berlusconi e Giulio Tremonti: 
		“La Banca Centrale Europea 
		commissaria l’Italia, Trichet governa a Roma su mandato della Germania e 
		della Francia”. 
		Sono le 13 a Wall Street, manca un’ora e mezza alla conferenza stampa di 
		Silvio Berlusconi in Italia, e i mercati sanno già tutto. Un gabinetto 
		di crisi sovranazionale ha dato mandato alla Bce per scrivere l’agenda 
		del governo italiano. Anticipo dei tagli al Welfare 
		(= Salute, Pensioni, Servizi pubblici, n.d.r.); 
		pareggio di bilancio nella Costituzione (= 
		interdizione economica dello Stato, n.d.r.); liberalizzazioni 
		dei mercati (= Mano libera ai padroni contro i 
		Lavoratori, n.d.r.): in tre diktat, è l’anticipazione 
		che la Borsa americana apprende molto prima dei Cittadini italiani. La 
		fonte che firma lo scoop è l’agenzia Dow Jones, le gole profonde 
		stanno al Tesoro di Washington e alla Federal Reserve ― il segretario al 
		Tesoro Tim Geithner era al lavoro dietro le quinte fin da giovedì sera ― 
		e sùbito gli indici di Borsa recuperano. Barack Obama a tarda sera di 
		venerdì si mette al telefono con Angela Merkel e Nicolas Sarkozy che 
		“ringrazia per la loro leadership”. All’una di notte italiana non 
		c’erano invece conferme di telefonate con Berlusconi, a cui Obama non ha 
		riservato lo stesso trattamento. Tim Geithner è costretto a un 
		intervento eccezionale sui governi europei dopo il tracollo di 513 punti 
		del New York Stock Exchange, e mentre incombe un downgrading sul 
		debito Usa. I suoi interlocutori privilegiati sono il leader 
		francese che è anche presidente di turno del G7 e G20; la cancelliera 
		tedesca; il presidente della Bce. L’obiettivo è far passare uno schema 
		familiare a Geithner, che si fece le ossa al Fondo monetario 
		internazionale (Fmi) e nella diplomazia Usa quando i focolai di crisi 
		erano Thailandia, Argentina, Brasile. Per spegnerli, arrivavano gli 
		esperti del Fmi con i diktat del “Washington consensus” nelle 
		loro valigette. Commissariamento dei governi inaffidabili, in cambio di 
		aiuti (a questo proposito vedi, su 
		ScuolAnticoli, la pagina 
		dedicata a Shock economy, di Naomi 
		Klein, n.d.r.). 
		È la ricetta che ieri 
		Geithner ha caldeggiato nel corso della giornata, nelle sue ripetute 
		triangolazioni con Berlino, Parigi, Francoforte. A Berlusconi le 
		condizioni sono state anticipate dal presidente dell’Unione europea, Van 
		Rompuy, e dal commissario all’Economia, Olli Rehn: 
		“L’Italia 
		deve accelerare il suo risanamento,” 
		prendere o lasciare. Sarkozy e Geithner hanno confermato, costringendo 
		il premier italiano alla conferenza stampa. 
		(Federico Rampini, La Repubblica di sabato 6 agosto 2011). Il 
		nostro commento è ne 
		Il nazismo 
		finanziario mondiale e il berluscismo suo alleato.
		 
									
									
		 
		
		Il Veltroni 
		secondo ElleKappa su La Repubblica del 30 aprile 2011.
		 
		
		Walter Veltroni: 
		Io credo che sarebbe un 
		segnale forte e importante se il Parlamento entro agosto approvasse in 
		prima lettura, modificando la Costituzione, l’introduzione del vincolo 
		di bilancio strutturale nella Carta. (...)
		No al voto sùbito, invece, perché la Spagna anticipa di soli otto 
		mesi le sue elezioni e non si può tornare a votare con l’orrenda legge 
		elettorale in vigore. (...) Siamo in 
		guerra. (...) Un’emergenza di 
		eccezionale portata: è sotto attacco l’Euro, e con esso l’Europa. Sono 
		momenti della storia, non della cronaca. (...)
		C’è la necessità per il Paese di girare pagina e di avere una guida 
		che possa essere riconosciuta in Europa come una guida autorevole e che 
		possa godere del più ampio sostegno delle forze parlamentari. Guidato da 
		un tecnico? Dovrebbe essere una personalità, com’è stato in altri 
		momenti drammatici della nostra storia. (La 
		Repubblica, sabato 6 agosto 2011).
		
		Il nostro commento è ne 
		Il nazismo 
		finanziario mondiale e il berluscismo suo alleato.
		 
									
									
									
		 
		


		Per la serie
		C’è 
		un posticino anche per noi, nella scialuppa di salvataggio?: 
		Italo Bocchino, Pierferdinando Casini e Francesco Rutelli.
		 
		
		(su) 
		Francesco Rutelli, Italo Bocchino e Pierferdinando Casini: 
		
		Dal
		Terzo polo arriva invece un’altra cauta apertura. Francesco 
		Rutelli incassa la voglia di mettere mano all’articolo 41 della 
		Costituzione: era una nostra proposta, dice. 
		Italo Bocchino, invece, dice che la conferenza stampa di Berlusconi 
		
		
		“finalmente rappresenta oggettivamente un segnale di discontinuità da 
		cui emerge maggior senso di responsabilità del governo”. Pierferdinando 
		Casini, invece, prima dell’intervento 
		del premier, aveva detto: 
		“Dobbiamo fare uno sforzo. Maggioranza e opposizione devono trovare il 
		modo di dialogare, perché l’Italia 
		va a fondo”. (La Repubblica, sabato 6 
		agosto 2011).
		 
									
									
		 
		
		

		Per la serie
		Arrivederci e grazie. E tanti saluti a casa: Silvio Berlusconi 
		firma il contratto con gli Italiani. (Cliccalo, se vuoi ingrandirlo!)
		 
		
		Silvio Berlusconi: E che c’entra? 
		Io non parlavo alle borse, parlavo agli italiani... Se avessi risparmi 
		importanti da parte, li investirei prepotentemente nelle mie aziende, 
		che continuano a dare
		
		i risultati economici che davano negli anni passati e non hanno 
		subìto nessuna reazione negativa dai mercati e dalla situazione 
		economica... Le borse sono un orologio rotto. Lo diceva mio padre, danno 
		l’ora esatta solo due volte al giorno, ma per il resto non è mai quella 
		vera... Tanto la crisi non si aggraverà... Non è possibile che uno come 
		me, partito da zero e arrivato ad avere 56.000 collaboratori, si sia 
		improvvisamente rincoglionito... Se certe cose non riesco a farle, la 
		responsabilità è del sistema Paese... Vi chiederete perché siamo qui, 
		perché quegli altri sono peggio di noi... L’affidabilità internazionale 
		di cui gode l’Italia è data dal fatto che a capo del governo c’è un 
		tycoon... Ho lavorato per dare fiducia al Paese, bisogna sostenere la 
		voglia di consumare e per le imprese di rischiare... Non fatevi 
		spaventare... Solo i giornali hanno messo in relazione il mio discorso 
		con l’andamento delle borse. Io sono figlio di un padre esperto di 
		borse, ho aziende quotate e queste cose le so... Il mio discorso alle 
		Camere non era rivolto alle borse, ma agli italiani. Diceva, se avete 
		investito nei titoli azionari, teneteli nei cassetti, non abbiate paura, 
		conservateli... Per il mio passato sono molto sensibile alla 
		comunicazione: siccome la pubblicità mantiene e le tv private registrano 
		una flessione di appena l’1,2%, ciò vuol dire che va tutto bene... Non 
		credo che la crisi si aggraverà e non dobbiamo essere spaventati dal 
		fatto che lo spread rimanga ai livelli attuali, perché comunque 
		sarebbero riferiti a particelle del debito pubblico... Siamo in stallo 
		perché il governo non ha poteri: i padri costituenti temevano colpi di 
		Stato dopo il fascismo. Come premier posso solo fare gli ordini 
		del giorno del Consiglio dei ministri... Non parlo della giustizia 
		civile per amor di patria. Di quella penale men che meno... Ogni volta 
		che produciamo un cavallo purosangue, il Parlamento lo trasforma in un 
		ippopotamo... Il blocco del Paese è dato dai veti di Magistratura 
		democratica e della Consulta a maggioranza di sinistra, grazie alle 
		nomine fatte da capi dello Stato di sinistra... Serve la riforma della 
		magistratura e dell’architettura costituzionale... Bloccheremo le 
		intercettazioni... Dobbiamo fare cose ovvie, diminuire la burocrazia e 
		abbassare la pressione fiscale... Non ho mai ritenuto che potessero 
		esserci degli interventi da parte dei governi. Ne abbiamo discusso con 
		tutti i colleghi in Europa. Nessuno ha avuto idee per uno stimolo 
		immediato all’economia. (La Repubblica, 
		venerdì 5 agosto 2011).
		 
									
									
		 
		
		Per la serie
		I più grandi esperti di pudore: Micaela Biancofiore e Silvio 
		Berlusconi.
		 
		
		Micaela Biancofiore: I mercati 
		hanno dimostrato di avere una fiducia di ferro nel governo Berlusconi, 
		abbiate almeno il pudore di chiedere scusa. (La 
		Repubblica, venerdì 5 agosto 2011).
		 
									
									
		 
		
		Per la serie
		Arrivederci e grazie. E tanti saluti a casa: Silvio Berlusconi.
		 
		
		Silvio Berlusconi: I mercati non 
		valutano correttamente i nostri punti di forza. Per questo si allarga 
		tanto il divario dei tassi tra Btp e Bund... Abbiamo fatto molto, ma 
		tanto c’è ancora da fare. Contro la speculazione l’arma vincente è la 
		stabilità politica... Il governo non resterà sordo alle proposte 
		dell’opposizione, se saranno animate da spirito di patria... Raccolgo 
		con convinzione l’appello alla coesione di Napolitano, un monito saggio 
		che faccio mio... State parlando con un imprenditore che ha tre aziende 
		quotate in borsa e che si trova in una trincea finanziaria. 
		(La Repubblica, giovedì 4 agosto 2011).
		 
									
									
									
		 
		
		
		Per la serie C’è chi ha compiuto anche 
		scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri Paesi non vorrebbero le 
		sue mani addosso.
		
		Invece da noi non succede nulla: 
		Sergio Marchionne e Silvio Berlusconi.
		 
		
		Sergio Marchionne: 
		
		Il mondo non capisce la nostra confusione, non capisce cosa accade in 
		Italia, e tutto ciò ci danneggia moltissimo. C’è chi ha compiuto anche 
		scorrettezze nella sua vita quotidiana. In altri Paesi sarebbe stato 
		costretto a dimettersi immediatamente. Invece da noi non succede 
		nulla... Io non so con chi parlare. Abbiamo un grande problema di 
		credibilità del Paese. Serve una 
		
		leadership in grado di recuperare la coesione. Sono d’accordo con il 
		capo dello Stato. Serve una leadership impegnata nel fare, nel 
		risolvere i problemi in modo credibile... Ovviamente non tocca a me fare 
		nomi, non è il mio mestiere... Sto con Giorgio Napolitano: è arrivato il 
		momento della coesione. Non ci possiamo più permettere questa 
		confusione: è necessario avere una leadership più forte che ridia 
		credibilità al Paese... Bob King, il presidente dell’Uav, il 
		sindacato metalmeccanico Usa, anche oggi ha spiegato esattamente qual è 
		la sua visione del sindacato. Ha detto che in un mercato globalizzato, 
		il loro obiettivo è lavorare insieme all’azienda per migliorare la 
		qualità del prodotto, aumentare le vendite. Ha spiegato le ragioni che 
		lo hanno spinto ad abbandonare la via giudiziaria, le querele e le 
		denunce... In Italia invece ci sono sette sindacati e nessuno di loro è 
		realmente rappresentativo. Se vogliamo un futuro, dobbiamo lavorare 
		assieme per il successo comune... Aspetto solo la decisione del 
		Tribunale di Torino per tornare alla carica. La Fiat ha bisogno 
		della certezza del diritto, non possiamo vivere nell’incertezza. Poi la 
		gente non è fessa, farà la sua parte e la seguirà. 
		(La Repubblica, giovedì 4 agosto 2011). Per incredibile che possa 
		sembrare, al mondo c’è 
		gente che è più a destra di Berlusconi. E non sto parlando di 
		Hitler.
		 
									
									
		 
		
		
		Maurizio Sacconi ed Eugenia Roccella (sulla sentenza di un giudice di 
		Treviso che ha dato ragione a una donna di 48 anni, affetta da una 
		malattia degenerativa, che rifiuta le cure): Attraverso 
		il giudice si vuole introdurre il suicidio assistito e programmato
		(Maurizio). Non c’era alcun bisogno del 
		giudice: con la legge di oggi come con quella Calabrò sulle 
		dichiarazioni anticipate, una persona lucida, in grado di intendere e di 
		volere, è assolutamente libera di decidere responsabilmente di sé, ha 
		diritto a rinunciare alle cure. Il problema riguarda un futuro nel quale 
		la persona non sia più vigile (Eugenia). (La 
		Repubblica, giovedì 4 agosto 2011).
		 
									
									
									
		 
		






		
		Per la serie
		Compagni di meditazioni: Cicchitto, Lupi, Binetti, Schifani, 
		Alfano, Alemanno e Fisichella (sopra) e Livia Turco sotto.
		 
		(su) Livia Turco e altri 170 deputati e senatori:
		Sono contriti, allargano le braccia. Sì, i lavori in aula 
		alla Camera potrebbero riprendere il 5 settembre, dopo un mese di ferie 
		(che già non è poco, di questi tempi) ma 
		“vi ricordo che c’è 
		il pellegrinaggio in Terra Santa,” 
		dice ai colleghi Fabrizio Cicchitto: appuntamento, ormai fisso per i 
		primi di settembre, che vede radunare, con la regia del ciellino 
		Maurizio Lupi, oltre cento parlamentari di entrambi gli schieramenti... 
		Non sarà certo qualche giorno in più di meditazione e riflessione al 
		Santuario della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci a compromettere la 
		ripartenza di Montecitorio! Dunque la capigruppo, blindata dalla 
		maggioranza, decide solennemente: i lavori di aula riprenderanno solo 
		lunedì 12 settembre. Anche la Lega Nord, dura, pura e 
		stakanovista, vota per il pacchetto vacanze/pellegrinaggio... Tra i 
		pellegrini in Terra Santa, la Binetti, Schifani, Angelino Alfano, 
		Alemanno e Livia Turco. Dice monsignor Rino Fisichella: “Visitare 
		i luoghi sacri al nostro Credo invita a riflettere sull’essenziale 
		della vita, così da affrontare i problemi del Paese con intensità ed 
		efficacia”. 
		(Alessandra Longo, La Repubblica, mercoledì 3 agosto 2011). 
		Fisichella... Chi era costui? 
		Quello 
		che andò a Lourdes con Dorina Bianchi? 
		Quello 
		che consigliò il Tremonti (peccato che Dio non ci sia, o potremmo 
		chiedergli di scamparci e liberarci di entrambi) sull’economia? 
		Quello 
		che redarguì pubblicamente gli ecclesiastici che si permisero di 
		criticare le leggi berlusciste e leghiste contro i Migranti? E brava 
		Livia...
		 
									
									
		 
		
		Per la serie
		Amiche che ti si rigirano per mostrare il tuo naso ai fotografi: 
		Daniela Santanchè e Mariastella Gelmini.
		 
		(su e di) Mariastella 
		Gelmini: 
		Illegittimi i tagli del Governo agli organici della Scuola 
		(Consiglio di Stato). Le dichiarazioni secondo cui dovrebbero essere 
		rivisti gli organici delle scuole sono prive di fondamento. Il Consiglio 
		di Stato ha accolto tutti i decreti presentati dal Miur. Soltanto su 
		uno, ha ritenuto mancasse il parere della Conferenza Stato - Regioni, 
		appunto su quello riguardante la definizione degli organici. Ma la 
		questione sarà semplicemente superata appena sarà stato acquisito, come 
		è in programma, il parere della Conferenza Stato - Regioni. 
		(L’Unità, martedì 2 agosto 2011).
		 
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