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Ricordi Immaginari - Spiegare un Film a un Bambino

 

Romuald & Juliette

 

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Titolo: Romuald e Juliette.

Titolo originale: Romuald et Juliette.

Regista: Coline Serreau.

Paese di produzione: Francia.

Anno di produzione: 1989.

Attori principali: Daniel Auteuil (Romuald Blindet), Firmine Richard (Juliette Bonaventure).

Durata: 2h 05’.

 

La regista

 

Coline Serreau

 

Il film

 

Romuald Blindet (direttore generale della Blanlait, un’azienda che produce yogurt) nomina vicedirettore (senza sapere che è l’amante di sua moglie) il fedele e preparato Paulin. Ma la scelta provoca l’invidia e il rancore di un altro dipendente, il disonesto e infido Cloquet. Per vendicarsi, Cloquet induce con l’inganno Paulin ad abolire i controlli sanitari sugli yogurt. La prima conseguenza di questo crimine è che molti consumatori rimangono intossicati, per fortuna non gravemente; la seconda è che Romuald, in quanto protettore e diretto superiore di Paulin, è ritenuto responsabile del disastro e perde il posto; ma la terza (e la più importante per Romuald) è che il suo modo superficiale di vivere i rapporti con gli altri, che lui credeva il migliore possibile, entra finalmente in crisi, ed egli, per la prima volta, si rende conto della propria solitudine: sia sul lavoro, dove nessuno vuole o può soccorrerlo, sia in famiglia, dove la moglie e i figli sembrano più disprezzarlo, per i suoi guai, che aver voglia di sostenerlo e aiutarlo.

 

Ma ecco che Romuald, con immensa sorpresa, scopre di poter contare sulla solidarietà di Juliette, la donna delle pulizie della Blanlait, della quale, per l’umiltà della sua posizione nella ditta e per il colore della sua pelle, non si era mai curato: è la disprezzata Juliette, infatti, che lo aiuta a sfuggire alla polizia accogliendolo in casa sua; è Juliette che investiga negli uffici della Blanlait, scopre la verità e lo scagiona; è Juliette che rivoluziona la sua vita rimodellandola sulla propria, molto più sincera e libera; ed è Juliette, infine, che lo induce a desiderare di essere un uomo diverso e che, quando egli riesce a diventarlo, accetta il suo amore e lo ricambia con tutta la passione del suo cuore generoso.

 

Romuald e Juliette, come tutte le opere di Coline Serreau, è un film un po’ “didattico”, che ha l’ambizione di comunicare in un paio d’ore una gran quantità di idee importanti e “definitive” sulla vita, l’amore, i rapporti fra i sessi, le razze, le generazioni e le classi sociali. Il rischio, quando si parte con intenzioni simili, è quello di realizzare più una predica che un’opera d’arte. Ma Coline Serreau riesce sempre a imprimere ai suoi film un ritmo così vorticoso, e insieme a ispirare agli attori una convinzione così appassionata, che lo spettatore, pur accorgendosi con una punta di irritazione che la regista mira assai più ad “ammaestrarlo” che a renderlo partecipe di una sua visione fantastica, non può fare a meno di scacciare questa consapevolezza per goderseli in pace.

Il commento di Luigi Scialanca

 

Il percorso che Romuald deve compiere per arrivare a Juliette è brevissimo, materialmente: all’inizio, i pochi metri che separano il suo ufficio dal corridoio che quella grossa donna di colore sta pulendo; più tardi, i pochi chilometri fra la sua villa nei quartieri alti e il palazzone di periferia dove ella vive. Ma immensa, quasi incolmabile, è invece la distanza interiore di Romuald da Juliette, poiché è la somma della sua distanza psichica dagli altri (dalla moglie, dai figli, dai dipendenti e da tutti gli esseri umani), più la distanza sociale ed economica che separa la ricca borghesia, a cui egli appartiene, dai lavoratori manuali come Juliette, più la distanza culturale e psicologica che divide tutti gli “occidentali”, indipendentemente dalla classe sociale, dai popoli del resto del mondo. Una distanza enorme, i cui addendi hanno però tutti, a ben guardare, la stessa natura e la stessa origine: l’anaffettività di Romuald, dalla quale scaturiscono tutto il suo non vedere, il suo non sapere, il suo non capire.

 

 

È per questo che il viaggio di Romuald è in realtà un viaggio dentro di sé, un’avventura nella mente: è “lì” che Romuald deve “andare” a scoprire l’ anaffettività che lo sta rendendo disumano e stupido; è “lì” che poi, una volta che l’abbia scoperta, deve odiarla ed eliminarla; e questo “viaggio”, restituendo misura umana alla distanza che lo separa da Juliette, da sua moglie, dai figli, dai colleghi e dipendenti e dal mondo intero, inevitabilmente trasforma tutti i suoi rapporti, cioè la sua vita.

 

 

Ciò che mette in crisi Romuald, all’inizio, è la scoperta di non avere la minima idea (come se per anni fosse stato del tutto cieco e sordo) del perché il mondo umano intorno a lui, all’improvviso, abbia cominciato a crollare. Poi, grazie a Juliette, si rende conto di non aver mai visto né sentito né capito niente di sua moglie, dei suoi figli e dei suoi colleghi. E queste due terribili rivelazioni gli fanno intuire la sua anaffettività (e l’insensata pervicacia con cui l’ha costruita dentro di sé per tutta la vita) e vi aprono una prima breccia, attraverso la quale, dando finalmente una sbirciatina al mondo circostante, Romuald si accorge di quale splendida donna sia Juliette e se ne innamora.

 

 

A partire da questo momento è l’amore per Juliette che lo “costringe”, per far sì che anche lei s’innamori di lui, a continuare e completare il viaggio intrapreso. E Romuald ne torna assai diverso da quello che era prima, e molto simile, invece, all’uomo che Juliette, forse, desiderava che egli fosse.

 

 

Così Romuald e Juliette, liberi in una Società che tenta faticosamente di progredire, fanno ciò che non poterono fare Giulietta e Romeo, prigionieri di una Verona dominata dall’odio: compiono, varcando la distanza apparentemente infinita che li separa, il viaggio dell’uno verso l’altra.

 

 

È una sconfitta? Cambiare, non esser più come prima, diventare la realizzazione del sogno di un altro essere umano, significa perdere sé stessi? La risposta (del film e nostra) naturalmente è no, ma a una condizione: che Juliette, quando domanda a Romuald di non esser più Romuald, di rinnegare suo padre e rifiutarne il nome, non sappia già come egli si chiamerà; che Romuald, perciò, possa e debba creare da sé, per lei, l’uomo nuovo che sarà d’ora in poi; e che soltanto allora, se egli sarà stato bravo, Juliette scopra, guardandolo e innamorandosi di lui, com’è fatto l’uomo che ella desiderava.

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(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media.

Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto... semplicistiche.

Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e non dimenticare di citarne l’autore!)

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