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Ricordi Immaginari - Spiegare un Film a un Bambino

 

Ricomincio da capo!

 

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Titolo: Ricomincio da capo!.

Titolo originale: Groundhog day.

Regista: Harold Ramis.

Paese di produzione: U.S.A..

Anno di produzione: 1993

Attori principali: Andie MacDowell (Rita), Bill Murray (Phil Connors), Chris Elliott (Larry), Harold Ramis (il neurologo).

Durata: 1h 41’.

 

Il regista

 

Harold Ramis

 

Il film

 

Il 2 febbraio, per l’antica usanza di far benedire in chiesa le candele, è una data nota in Italia come la Candelora e nei paesi di lingua inglese come il Candlemas Day, il Giorno delle Candele. Ma Candelora è importante anche per la meteorologia popolare: come dice un antico proverbio scozzese, If Candlemas Day is bright and clear, there’ll be two winters in the year: “Se Candelora è luminosa e chiara, sarà lungo il doppio l’inverno quest’anno”.

 

Vi sono luoghi, però, dove Candelora ha cambiato nome: è diventata il Giorno della Marmotta.

 

Negli Stati Uniti, per esempio, e precisamente nel villaggio di Punxsutawney (a nord di Pittsburgh, in Pennsylvania) ogni 2 febbraio, dal 1887, una gran folla si raccoglie nel Gobbler Knob, un’ampia radura fra i boschi nelle vicinanze della cittadina, e attende la comparsa del più piccolo e peloso meteorologo del mondo: Punxsutawney Phil. E Punxsutawney Phil (conosciuto anche come “il veggente dei veggenti” e “il profeta dei profeti”) è senz’altro la marmotta più famosa del Nord America.

 

Se Phil, quando esce dalla tana, vede la propria ombra (cosa che, se in cielo c’è il Sole, non può evitare di fare) ci saranno ancora sei settimane d’inverno. Ma se Phil, invece, non la vede... be’, allora la primavera è dietro l’angolo.

 

Gli abitanti di Punxsutawney e i veri credenti sostengono che Phil non ha mai sbagliato.

 

Purtroppo per chi non ama l’inverno, però, circa il 90% delle volte Phil vede la propria ombra.

 

Fino al 1966 la cerimonia di Punsxutawney si teneva in segreto: solo il suo esito veniva rivelato al pubblico. Da quell’anno, invece, essa ha fornito l’occasione per una grande festa, e a poco a poco la previsione di Phil è diventata un evento da non mancare per i media di tutta la nazione.

 

Finché, il 2 febbraio 1993, accade qualcosa che nemmeno Phil poteva prevedere: il suo omonimo Phil Connors – meteorologo di un’emittente televisiva che è arrivato nella cittadina della Pennsylvania con la bella producer Rita e con l’operatore Larry per riprendere e commentare il solenne momento dell’uscita della marmotta dalla tana – è costretto a trascorrere la notte a Punxsutawney da un’improvvisa tempesta di neve che ha reso impraticabili le strade. E la mattina dopo, quando Phil si sveglia nella sua stanza d’albergo, non è la mattina dopo: è di nuovo il 2 febbraio, e tutto ricomincia da capo.

 

La stessa cosa avviene la mattina successiva, poi quella dopo, poi quella dopo ancora... finché Phil deve riconoscere che il tempo si è fermato. O, per meglio dire, che si è fermato lui, Phil: non può più uscire dal Giorno della Marmotta, è condannato a viverlo e riviverlo inesorabilmente, forse per l’eternità. E, per di più, in un luogo e con gente che non gli piacciono affatto.

Il commento di Luigi Scialanca

 

La meteorologia è una scienza difficile: si occupa dei fenomeni atmosferici, così complicati che di alcuni di essi (come i fulmini o i cicloni) ancora non si è capito tutto. Inoltre, come tutte le scienze, anche la meteorologia vorrebbe poter effettuare previsioni valide, riguardo ai fenomeni che studia: “Se l’astronomo prevede le eclissi con un milione di anni di anticipo,” pensa tristemente il meteorologo, “perché io non riesco a pronosticare con certezza un temporale nemmeno per la settimana prossima?”

 

Il fatto è che i fenomeni atmosferici non sono provocati dai moti di tre corpi celesti intorno ai loro centri di gravità, ma dagli spostamenti di così tante molecole d’aria e d’acqua, che per scriverne tutti gli zeri non basterebbe questa pagina. E ogni movimento di ogni molecola influisce su quelle che le sono vicine, ed esse, a loro volta, muovendosi causano altri spostamenti intorno a sé... E così via, all’infinito.

 

Neanche i computer più potenti sono in grado di effettuare in tempo utile il numero mostruoso di operazioni necessario per prevedere con certezza come evolveranno e si muoveranno, rispetto alle condizioni iniziali, le enormi masse d’aria che causano i fenomeni atmosferici. Perciò l’antica saggezza popolare (o i reumatismi del nonno, o ciò che vede Phil la marmotta il 2 di febbraio) possono dirci che tempo farà la settimana prossima non meno bene (e talora perfino meglio) del Servizio meteorologico.

 

Ma Phil Connors, meteorologo televisivo, ignora tutto questo o non se ne cura. Per lui, come per quasi tutti quelli che “fanno” la Tv, la complessità non esiste, o comunque non è compatibile con il mezzo televisivo. Non credono, i tipi come Connors, che il battito delle ali di una farfalla a New York possa provocare un uragano in Cina; oppure, anche se ci credono, lo considerano un fenomeno troppo complesso perché lo si possa esporre in poche parole “a effetto” e farlo entrare nei tempi ridottissimi di cui la Tv dispone per evitare che gran parte del pubblico cambi canale.

 

La Tv, perciò, non solo ci presenta le cose in modo che appaiano semplicissime, ma ci spinge a credere che lo siano davvero. E quelli che la fanno, come Phil Connors, quasi sempre devono essere talmente insensibili da ignorarla, la complessità delle cose del mondo e degli esseri umani: così non corrono il rischio che essa traspaia dai loro modi o dalle loro parole, e che l’audience cali.

 

Fin dalle prime scene di Ricomincio da capo!, infatti, capiamo che Phil Connors non ha alcun rapporto con gli altri e con quel che accade intorno a lui. La sicurezza di sé che egli ostenta quando recita le previsioni del tempo davanti alle telecamere (quella sicurezza che gli permette di parlare degli spostamenti di gigantesche masse d’aria nell’atmosfera come se fossero un gregge di pecore in un prato) non è una falsa sicurezza: Phil Connors crede davvero che tutte le cose siano semplici, superficiali, maneggevoli e vuote come egli è costretto a raccontarle dalla ristrettezza temporale e materiale del mezzo in cui le riversa. E questa insensata e insensibile sicurezza, cioè la sua anaffettività, è la stessa che egli manifesta nei confronti di Rita, di Larry e di ogni altro essere umano che ha la poco esaltante ventura di entrare in contatto con lui durante la sua permanenza a Punxsutawney.

 

Con la medesima sicurezza, Phil Connors crede che la sua vita abbia uno svolgimento, una storia. Ma non è così: ora dopo ora e giorno dopo giorno, la sua vita non fa che ripetersi e non cambia mai, poiché è sempre circondata dal nulla che egli fantastica intorno a sé; ed è così morbidamente adagiata sulla superficie delle cose, da risultare quasi del tutto priva di sensazioni ed emozioni; e così immersa nel buio (o nel biancore accecante di un’imprevista tempesta di neve) da non permettergli nemmeno di sospettare che la realtà delle cose e degli esseri umani è invece immensa, profonda e complessa.

 

Quindi, per illudersi che la sua vita abbia una storia, Phil Connors è costretto a muoversi senza sosta, a correre di qua e di là, a oberarsi di lavoro, a pensare che il denaro non basti mai, a incontrare gente sempre nuova, a fingere d’innamorarsi di una donna dopo l’altra: il suo movimento ininterrotto gli permette di non coinvolgersi emotivamente con niente e nessuno (cosa che metterebbe in pericolo la sua anaffettività) e al contempo di riversare il mondo intero nelle telecamere (quella reale, con cui lavora per la Tv, e quella che ha nella testa) credendo che da quel carosello d’immagini e cose ed esseri umani, che scorrono velocissimi davanti a lui, scaturisca un autentico vedere e conoscere e sapere.

 

Così, come un criceto in gabbia che corre nella ruota, Phil Connors pensa di avere una vita movimentata, avventurosa, e non vede che invece è prigioniero di sé stesso ben più di una bestia in cattività.

 

Ma quando una tempesta di neve lo blocca a Punxsutawney e un misterioso incantesimo lo costringe a rivivere migliaia di volte il 2 febbraio 1993, quando non può più lasciare una giornata per un’altra con un’alzata di spalle e una bella dormita, illudendosi che il semplice scorrere del tempo segni un mutamento e costruisca una storia, quando di giorni non ne ha più che uno ed è obbligato a farselo bastare e a vivere solo di quello, allora Phil Connors si rende conto che dai suoi giorni non ha mai saputo ricavare niente, peggio che se fossero rape ed egli dovesse cavarne del sangue.

 

Non è finito in un deserto o su Marte: gli esseri umani sono sempre lì. Ma è costretto ad accorgersi che non è più capace di raggiungerli (probabilmente da tantissimo tempo). E che non può più, come faceva prima, voltar loro le spalle e andar in cerca d’altri, illudendosi che la loro sparizione dietro di lui (e dentro la telecamera) corrisponda ad averli davvero incontrati, conosciuti, sentiti.

 

Lì per lì, la disperazione lo fa impazzire: ne combina di tutti i colori, si dà al crimine, si suicida... Ma poi Phil Connors trova la via giusta: fare, di quell’unica giornata che gli rimane, ciò che non è riuscito a fare della vita: un’occasione per star davvero con qualcuno e per fare davvero qualcosa.

 

Allora, a poco a poco, gli appare quel che mai aveva voluto vedere: l’immensa complessità delle cose e l’infinita complessità degli umani e dell’Universo. E Phil Connors capisce, così, che ogni giorno accadono più cose di quante possiamo contarne, e che ognuno di quegli eventi apparentemente trascurabili (proprio come le colossali masse d’aria che spostandosi causano i fenomeni atmosferici) è invece così gigantesco e complicato, che cambiare in meglio il più piccolo di essi è già un’impresa straordinaria, di cui un uomo o una donna (al momento di andare a dormire) possono essere fieri e sentirsi felici.

 

Phil Connors ce la fa, dopo migliaia di tentativi sempre più riusciti, a trascorrere quel suo unico giorno senza sprecare neanche una delle occasioni che esso gli offre. E il segno più evidente del suo successo è il ritrovamento della capacità di amare (che porta con sé l’amore di Rita e la stima e l’amicizia di Larry e di tutti i cittadini di Punxsutawney). Ma anche il film che racconta la storia di Phil Connors consegue uno straordinario successo, poiché riesce nell’impresa di cui non erano stati capaci né il creatore di Seahaven né quello di Pleasantville: riesce cioè a diventare vero, trasformando un regno della fantasia (la Punxsutawney di Phil la Marmotta e di Phil Connors) in un luogo che esiste sul serio.

 

Quasi ogni opera d’arte, infatti, “mette tra parentesi” la complessità del mondo, la relega sullo sfondo, e concentra la propria (e nostra) attenzione sui personaggi “in primo piano” e sulle loro vicende. Tutte... meno Ricomincio da capo!, che fa il contrario: è il protagonista che deve collocarsi sullo sfondo (capendo che un essere umano, da solo, non esiste) ed è il cosiddetto “sfondo” che a poco a poco viene in primo piano al suo posto e mostra a lui e a noi la propria incommensurabile e fantasmagorica complessità.

 

Allora, quando capiamo che anche l’ultimo abitante di Punxsutawney (quello che passa in lontananza, in fondo allo schermo, in una scena che dura un secondo) è grande in realtà come l’intero Universo... be’, quando capiamo questo, Punxsutawney diventa vera e noi ci siamo (felicemente) dentro.

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(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media.

Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto... semplicistiche.

Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e non dimenticare di citarne l’autore!)

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