L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

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La Terra vista da Anticoli Corrado

 

diario del Prof (scolastico e oltre)

 

11 novembre 2006

 

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Che ci fanno gli insegnanti coi soldi dei tuoi figli?

 

Quest’anno, la somma a disposizione dei vari plessi dell’Istituto Comprensivo (Arsoli, Anticoli, Riofreddo, Roviano e Camerata) per offrire ai tuoi figli un’istruzione più completa e migliore ammontava a:

 

20.165 euro e 2 centesimi.

 

Questo denaro (in base a calcoli precisi, sui quali non ci dilunghiamo) doveva essere suddiviso come segue:

 

euro 2.561, 15 alle Scuole dell’Infanzia (o Materne),

euro 6.613, 20 alle Scuole Primarie (o Elementari),

euro 10.990, 67 alle Scuole Secondarie di primo grado (o Medie).

 

Per farci che cosa?” ti starai domandando.

 

Queste somme ― devi sapere ― pagheranno le ore di lavoro extra (le ore, cioè, eccedenti il normale orario d’insegnamento, già retribuito dallo stipendio) con le quali noi insegnanti realizzeremo i cosiddetti progetti: le “materie” in più, insomma ― come i corsi d’informatica, il teatro, ecc. ― con cui la Scuola arricchisce l’offerta formativa dando (ai tuoi figli) maggiori e migliori opportunità di apprendimento.

 

Quanto sono pagate queste ore di lavoro extra?” vorrai forse sapere.

 

Queste ore sono pagate euro 28, 41 (lordi, il che significa che l’importo effettivamente corrisposto, detratte le tasse ― che gli insegnanti non possono evadere perché, come a tutti i lavoratori dipendenti, gli vengono tolte in anticipo ― è di circa un terzo in meno) se si tratta di ore extra anche per gli alunni: se anche gli alunni, cioè, restano a scuola oltre il loro orario normale. Sono pagate, invece, euro 15, 91 (lordi) se le ore sono extra solo per gli insegnanti, ma non per gli alunni.

 

Facciamo un esempio, così si capisce meglio!

Il Prof, quest’anno, terrà ad Anticoli un corso d’informatica in Quarta e Quinta. Questo corso si svolgerà il martedì dalle 14 alle 16. Il Prof, il martedì, dovrebbe andare a casa alle 12:20. Per lui, quindi, le due ore dalle 14 alle 16 sono di straordinario”. Ma per i bambini di quarta e di quinta sono normali ore scolastiche. Perciò il Prof sarà pagato 15, 91 euro (lordi) l’ora. Se invece fossero state ore di “straordinario” anche per i bambini (mettiamo, dalle 16 alle 18) il Prof avrebbe ricevuto 28, 41 euro (lordi) l’ora.

 

È facile comprendere, dunque, che:

1. Se le ore extra sono tali sia per gli insegnanti che per gli alunni (per esempio, dopo le 14 per le medie e dopo le 16 per le elementari) le ore costano 28, 41 euro e la Scuola ne può offrire agli alunni solo un certo numero.

2. Se le ore sono extra solo per gli insegnanti, la Scuola ne può offrire agli alunni quasi il doppio.

 

Esempio.

Per l’anno in corso le Elementari dispongono, abbiamo detto, di euro 6.613, 20. Ebbene: con ore da 15, 91 l’una la Scuola può offrire ai bambini 415 ore d’insegnamento aggiuntivo. Con ore da 28,41, invece, potrebbe offrirgliene solo 232.

 

Ma allora perché in molte scuole le ore extra vengono collocate dopo il termine delle normali lezioni? Non è assurdo, programmare le attività in un orario più costoso e quindi poter farne di meno?

 

Non è affatto assurdo, e per quattro importanti motivi:

 

1. Quando le attività aggiuntive si svolgono dopo il termine delle lezioni, esse non sottraggono tempo alle materie cosiddette curriculari: all’Inglese, all’Italiano, alla Matematica, ecc.

2. Quando le attività aggiuntive si svolgono dopo il termine delle lezioni “normali, è più che probabile che gli insegnanti che scelgono di impegnarvisi (e quindi di restare a scuola fino a tardi) siano i più motivati e preparati, e i loro progetti i più seri.

3. Analogamente, anche gli alunni che scelgono di restare a scuola oltre l’orario sono più motivati. Mentre gli svogliati, che con il loro comportamento renderebbero ogni attività meno produttiva, è più che probabile che vadano a casa (o a zonzo).

4. Last but not least, le attività né serie né significative (che in orario normale” non possono ovviamente essere rifiutate né dagli alunni né dalle famiglie) in orario extra tenderanno invece spontaneamente ad estinguersi” perché i ragazzi le diserteranno con l’approvazione delle famiglie.

 

Ma allora perché non programmate davvero tutte le attività aggiuntive in orario extra-scolastico?

 

In altre scuole non solo lo si fa, ma si giudicherebbe scandaloso fare altrimenti! Nella nostra no. Poiché da noi, ormai da anni, un gruppo di insegnanti (assolutamente trasversali quanto al resto delle loro opinioni) lottano con le unghie e coi denti per far trionfare l’idea che i fondi per l’arricchimento dell’offerta formativa debbano essere suddivisi in parti uguali fra tutti i docenti (come se fossero un aumento di stipendio). E di conseguenza, e con la stessa energia, fanno di tutto per impedire che tali fondi siano invece destinati (com’è nello spirito della norma che li ha istituiti) a incentivare i progetti più validi e gli insegnanti più seri e competenti.

E un buon modo per impedirlo è proprio quello di evitare che le attività aggiuntive siano collocate in un orario in cui solo i più motivati sarebbero disposti a impegnarsi.

 

Il Prof può fare i nomi di tali esimi suoi colleghi. E li farà, naturalmente, a chiunque glieli chiederà in privato. Qui basti dire che essi costituiscono un partito davvero italianissimo, in cui i più totali nullafacenti (gli assenti anche quando son presenti, quelli che in classe si fanno gli affari loro mentre i bambini lavorano, i chiacchieratori sulla soglia per metà dell’ora, i chimmelofafare d’impegnarmi per quel che mi pagano) se ne vanno simpaticamente a braccetto con i cosiddetti “rivoluzionari” duri e puri che ancora delirano che basti chiamare un asino ragliante lavoratore per renderlo tale come per magia. Non sono tanti, intendiamoci ― poiché sono molti, invece, gli insegnanti come si deve ― ma se a quei pochi sommiamo i timidi, gli appena arrivati, i disinformati, i sonnacchiosi e i disperati che si chiudono in classe e si disinteressano di tutto il resto, ecco che cambiare le cose in meglio diventa molto, molto difficile! Soprattutto quando i dirigenti non aiutano.

 

Tutto ciò ti pare impossibile? Ti sembra troppo pessimista e sospettoso? Un attimo! Prima di pronunciarti, aspetta di sapere che cosa è stato deciso quest’anno!

 

Con la preside dell’anno scorso, la professoressa Paola Uncinotti, il Prof non aveva in comune quasi niente e si è spesso scontrato. Ma un paio di meriti (anche se vanificati dal finale lancio della spugna) le vanno però riconosciuti: quello di aver tentato di ridurre alle giuste (e modeste) proporzioni chi “pensa” che nella Scuola la contabilità sia più importante dell’insegnamento, quando invece ha il solo compito di servirlo; e soprattutto quello di aver tentato (per quanto è possibile a un dirigente il cui potere è quasi solo di indirizzo) d’incentivare la competenza e l’impegno.

 

Facciamo due esempi: l’Informatica e il problema delle cosiddette pluriclassi.

 

La Valle dell’Aniene, per quel che concerne l’alfabetizzazione informatica, è in grave ritardo. Anche tecnologico, visto che perfino collegarsi a Internet è in molti dei nostri paesi ancora difficoltoso e lento. Al punto che non sarebbe molto lontano dal vero chi affermi che buona parte dei residenti nella Valle, riguardo all’informatica, sono ancora parzialmente al di là del digital divide che separa le nazioni più sviluppate dal terzo e dal quarto mondo. E ciò può nuocere ai tuoi figli, che rischiano di restare indietro, rispetto a coetanei più fortunati, in capacità e competenze che sono ormai di fondamentale (anche se non esclusiva) importanza nelle professioni più gratificanti e meglio remunerate.

 

La nostra scuola, in questo campo, potrebbe far molto e far bene, poiché ― grazie alla lungimiranza e all’iniziativa di un solo insegnante, il professor Paolo Romiti ― si è dotata di sale computer che ancora per alcuni anni (finché non saranno del tutto obsolete) potrebbero e dovrebbero essere utilizzate a vantaggio degli alunni, anziché lasciate ad ammuffire e a ricoprirsi di ragnatele.

 

E che cosa fa, invece, il nostro ineffabile Istituto?

RIDUCE LE ORE D’INSEGNAMENTO DELL’INFORMATICA!

Che sono state, l’anno scorso, 327 (24 per gli insegnanti e 303 per gli alunni: 42 ad Arsoli, 180 ad Anticoli, 81 a Roviano e ZERO a Riofreddo) e sono scese, quest’anno, a 110: 20 ad Arsoli, 40 a Roviano, 50 ad Anticoli e ancora ZERO a Riofreddo! Una decurtazione del 75 per cento!

 

E perché?” vorrai sapere tu. “Come è potuto accadere?

 

Perché quest’anno, al già distruttivo fenomeno di cui sopra (bolscevichi irriducibili in combutta con i furboni che non vogliono incentivi all’impegno e alla competenza, ma solo aumenti a pioggia) si sono aggiunte l’invidia e i mormorii contro i colleghi che lavorando duramente (potrei citarvi un insegnante delle Medie che nel 2005-2006 era a scuola per il 25 per cento del tempo in più e per quattro pomeriggi a settimana) hanno guadagnato un po’ più degli altri proprio insegnando l’informatica.

 

All’invidia si è poi sommata la paura. Quale? È presto detto! La paura (da parte di chi di computer, a un quarto di secolo dall’inizio della sua diffusione, ancora non ne sa un tubo) che l’offerta di corsi d’informatica generi un tale aumento della domanda da parte delle famiglie (che giustamente cominciano a pensare: perché ad Anticoli sì e a Riofreddo no? Perché in classe di Tizio sì e in quella di mio figlio no?) da mettere in difficoltà i cosiddetti “docenti” che finora son sempre riusciti a nascondere benino che non leggono un libro neanche se pagati e non si aggiornano neanche se minacciati, ma che non potrebbero fare altrettanto con la propria assoluta inettitudine nei confronti del mouse e della tastiera.

 

Con il risultato che quest’anno, contro i pochissimi (le dita di una mano sono anche troppe) in grado di tenere dei corsi d’informatica è stato escogitato e fatto passare l’assurdo principio che nessun insegnante può impegnarsi in attività aggiuntive a favore degli alunni per più di trenta ore all’anno!

 

Vuoi fare e puoi dare di più? Arrangiati!

I tuoi alunni e le loro famiglie pretendono di più e di meglio? Sono fatti loro!

L’importante non è migliorare l’offerta formativa, ci mancherebbe!

L’importante è che nessuno faccia più di 30 ore d’insegnamento extra! Che nessuno guadagni più di un altro! Che nessuno si porti a casa più di (30 x 15, 91) 477 euro e 30 centesimi (lordi) all’anno!

 

Ma almeno, in questo modo, si saranno realizzati dei risparmi!” esclami tu, che sei una persona generosa e ami tentar di pensare sempre il meglio del tuo prossimo.

 

Certo! Come no!

Vuoi sapere, infatti, quanto denaro è stato risparmiato, limitando a forza i progetti, dei 10.990, 67 euro a disposizione della Scuola Media per l’arricchimento dell’offerta formativa? Sono avanzati ben 4.808 euro e 52 centesimi!

La Scuola Elementare, invece, ha speso tutto il budget che le era stato assegnato. Ma ha destinato solo 40 ore (e per di più a carico del Comune di Anticoli, che deve ancora pagare i docenti della Scuola Media per la loro analoga attività dell’anno scorso) allo sdoppiamento delle pluriclassi. Delle quali torneremo a parlare per esteso fra poco...

 

Ma potranno almeno essere spesi per qualcosa di utile, questi risparmi?” chiedi tu con l’aria di chi non ci spera moltissimo.

 

Assolutamente no! Questi soldi vanno nelle economie, come dice il preside. Cioè potranno essere spesi per l’arricchimento dell’offerta formativa della Scuola Media l’anno prossimo! Quando, però ― se di nuovo sarà imposto il livido e rabbioso limite delle trenta ore a insegnante ― gli euro risparmiati raddoppieranno addirittura! E i tuoi figli avranno comunque perduto, rispetto ai coetanei più fortunati, un anno di maggiori opportunità di apprendimento che nessuno gli potrà mai più restituire.

 

Ma non è finita qui. C’è qualcos’altro che devi sapere. Un’altra perla. E riguarda il problema delle cosiddette pluriclassi.

 

Facciamo l’esempio della Scuola Primaria di Anticoli.

Le Elementari, una volta, erano cinque: la Prima, la Seconda, la Terza, la Quarta e la Quinta. Ora non più. Ora che lo Stato, come sai, deve risparmiare per non deludere i Ladri che frodano il fisco e tutti noi, le Elementari possono essere molto meno.

Ad Anticoli, per esempio, quest’anno le classi della Scuola Elementare sono solo tre: la Primaterza, la Seconda e la Quartaquinta.

Passi per la Quartaquinta, benché in realtà anche lì non ci sia proprio nulla da far passare... Ma come si fa a tenere insieme una Prima e una Terza?! Una Prima che alla Scuola inizia appena ad affacciarsi, che deve imparare ancora tutto, e una Terza che invece deve poter cominciare a dedicarsi ad attività assai più da grandi?!

 

Tu, a questo punto ― avendo a cuore gli studi dei tuoi figli molto più di certi addetti ai lavori ― starai già pensando che si potrebbero spendere un po’ dei soldi risparmiati (ma in realtà, come abbiamo visto, artatamente negati agli alunni) della Scuola Media per alleviare la drammatica situazione delle classi come la povera Primaterza? Che un professore delle Medie potrebbe, che so?, insegnare informatica ai bambini di Terza mentre quelli di Prima fanno matematica con il maestro? E viceversa?

Neanche per idea!

Dal momento che il preside (dulcis in fundo, poiché siamo stanchi di sprecare le nostre energie creative per commentare roba come questa, e l’abbiamo fatto solo perché riteniamo che i genitori che ci affidano il loro tesoro più prezioso abbiano il diritto di sapere...) ha dichiarato che “la legge” non permette a un docente delle Medie d’insegnare alle Elementari se non è presente anche un maestro!

Sindacalisti da noi interpellati ci hanno informalmente dichiarato che le cose non stanno così. Ma ammettiamo che si sbaglino. Ammettiamo che la legge ci sia e che dica proprio questo... Anche in tal caso, però, che cosa ci deve premere di più? Che i nostri figli abbiano dalla Scuola il meglio, che la passione e la professionalità degli insegnanti che ne hanno siano validamente impiegate, che coloro che nella Scuola spendono una parte importante delle loro vite (i piccoli come i grandi) non sentano di star dolorosamente sprecando un tempo che andrà per sempre perduto, o che ogni minuscola circolare ministeriale, destinata a trasformarsi fra un anno o meno in carta straccia, diventi un idolo dinanzi al quale ottusamente genuflettersi?

 

Il quadro della situazione è questo. Potrebbe, come vedi, essere migliore, se non si dovesse combattere su più fronti contro una pessima collezione di deprecabili fattori umani. Ma puoi esser certo che i molti insegnanti che s’impegnano a fondo nel lavoro (in primo luogo perché rispettano sé stessi, e poi per il grande, anche se immateriale, compenso con cui questo lavoro remunera chi lo ama) continueranno a fare nonostante tutto del proprio meglio. Con o senza l’aiuto e il sostegno di chi, come collega o come dirigente o come istituzione, dovrebbe fare del suo per offrirglielo.

 

(11 novembre 2006)

Pochi, maledetti e subito!

Pochi, maledetti e subito!

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