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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

Riconosci i falsi Insegnanti

 

E una!

E due!

E tre!

E quattro!

E cinque!

E sei!

E sette!

E ottooooooooooooooooooooooo!

I testi contenuti in queste pagine sono di fantasia: ogni apparente riferimento a persone reali o realmente esistite è del tutto casuale!

 

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1. La Strega

 

La "striga magistra vulgaris" (Anjelica Huston nel film "The Witches", di Nicholas Roeg (1990), tratto dall'omonimo romanzo di Roald Dahl)

 

L’Insegnante che fa finta di esserlo e invece è una Strega (maestra o professoressa che sia) puoi riconoscerla in primo luogo dal colore.

 

La Strega insegnante, infatti (striga magistra vulgaris) di regola è gialla. Non il bel giallo dei pompelmi e dei girasoli, ma il giallo rancido, stantio, chiazzato di marroncino, dell’epidermide umana andata a male.

 

Guardala e osservala, girala e rigirala: mai riuscirai a capire, neanche all’incirca, quanti anni abbia! Dentro marcisce, ma fuori è sempre uguale, come un limone dimenticato in frigo e avvizzito dalla disidratazione. Non cambia più, ormai è così! E così si è fatta da sé, essiccandosi a poco a poco come le testoline rinsecchite dei nemici uccisi che certi indigeni dell’Amazzonia portavano una volta appese alla cintola. Ma lei, la Strega, l’ha fatto a sé stessa ― fu lei la sua prima nemica, ai tempi ormai remoti in cui aveva ancora qualcosa di umano ― e non solo alla testa, ma a tutto il proprio corpo: si è prosciugata, inaridita, strizzata, bruciacchiata ― non col fumo dei falò, ma con le vampate d’odio e d’invidia di cui riempie i polmoni ogni volta che inala ed espira la sua stessa aria come se vivesse in uno scafandro, perché quella degli altri le fa schifo respirarla ― e pian piano si è mutata nella marionetta che è oggi: dura ma flessibile, esile ma forte, sgraziata ma agile, brutta ma vivace, odiosa ma pimpante, come se sotto la pelle non avesse altri organi che una grossa matassa ben sagomata di fil di ferro e, a tirarle gli arti, dei lunghi fili resistentissimi e invisibili che partono dalla mente e coi quali si costringe a muoversi, a correre e a saltellare come se ancora le suscitasse desideri la vita che le fiorisce intorno, ma che invece non sente più.

 

Poiché la Strega voleva esserlo già da ragazzina, e per diventarlo capì che non le sarebbe bastato farsi cattiva dentro: doveva rovinarsi anche nella carne. Così iniziò a maltrattarsi in tutti i modi, e a furia di mostruosi esercizi ginnici e mentali, che non oso descrivere né immaginare, si fece questo corpo incredibile che non sembra umano e tuttavia lo è, che non pare di donna eppure è femminile, che fa ribrezzo senza aver niente fuori posto, che non si muove mai, non ha forma, non esprime mai niente e nondimeno va a zonzo, gesticola, parla e perfino si nutre.

 

Ma perché infesta le scuole la striga magistra? Perché si è fatta maestra o professoressa?

 

È semplice: per far del male ai bambini e ai ragazzi, che non sopporta e odia con tutte le forze elettriche che circolano spinose nei suoi muscoletti di fil di ferro!

 

Odia i bambini perché nascono dall’amore, il cui solo pensiero in lei ha sempre stimolato il disgusto. Perciò non ha mai avuto un uomo ― o, se per farlo soffrire talvolta l’ha avuto, quasi subito l’ha perso o addirittura l’è morto ― e perciò fra i bambini e i ragazzi ce l’ha soprattutto coi maschi, che quando era giovane ogni tanto le si avvicinavano (di solito perché un po’ miopi, poverini) e prima di scappare a gambe levate facevano in tempo, senza volerlo, a farle intuire che a lei ripugnavano, che il solo pensiero di una loro carezza o di un bacio le provocava conati di vomito: scoperta che non gli ha mai perdonato ― anche se col tempo ha imparato a far finta di non crederci, a illudersi di non aver trovato l’uomo giusto ― e che ancor oggi la fa vibrare come metallo in sofferenza, di un odio ancor più livido e tenebroso del solito, quando dietro un banco vede un maschietto che finalmente non può sfuggirle.

 

Non che le bambine e le ragazzine con lei siano in salvo, purtroppo! La Strega insegnante odia anche loro, anche se un po’ meno, e tanto più le odia quanto più sono simpatiche e dolci: quanto più comprende, cioè, che ha ben poche speranze di fargli venir voglia di farsi streghe e di odiare i maschi anche loro.

 

Ma il suo odio è così intenso che a volte non riesce del tutto a nasconderlo, e allora è proprio dai suoi sintomi che puoi riconoscerla come Strega, oltre che dal colore! Per esempio dal fatto che il profumo dei bambini ― come intuì e scrisse Roald Dahl nel suo meraviglioso libro contro le Streghe ― per lei è invece una puzza insopportabile, un fetore nauseabondo, un tanfo vomitevole! E appena entra in classe non può fare a meno di sentirlo, di lamentarsene, di spalancare le finestre: tanto il freddo lei non lo soffre, ché odio e invidia da dentro la bruciano giorno e notte!

 

Osserva come ce l’ha, fra i suoi alunni, soprattutto coi maschi, e fra i maschi soprattutto con quelli che le resistono, che non si mettono subito paura, non si avviliscono, non se la filano, e tra loro specialmente con chi ingenuamente le sorride. Questi li prende di mira uno per uno, decisa a massacrarli. Ma non apertamente, non con la violenza, solo con l’astuzia e l’intrigo: a poco a poco, con misurate e furbissime parole, cerca di farli passare per sciocchi e per matti dinanzi ai compagni, agli altri insegnanti, perfino ai genitori: insinuando che quei poveretti siano in segreto dei violenti, di nascosto pericolosi, oppure che abbiano degli handicap oscuri e senza nome, dei difetti, delle tare di origine genetica o diabolica che a poco a poco verranno fuori e li rovineranno per sempre. Dipingendoli come in realtà è lei, insomma, e così sperando di guastargli la vita fino a farli impazzire davvero.

 

E intanto ― mentre questi poveri maschietti se li lavora uno per uno ― al tempo stesso e all’ingrosso se la prende con intere classi paragonandole alle altre solo per svalutarle, facendole sentire meno capaci, meno intelligenti, tentando di avvilirle, marchiandole come i nazisti e i fascisti fecero con gli Ebrei, ma nel suo caso senza imporgli alcun segno visibile, senza violenza, solo con le parole e coi gesti. O addirittura soltanto con quell’ossessionante implicita accusa di maleodorare che fa sentire i bambini come dei piccoli mostri, come degli alieni disgustosi separati e diversi dal resto del genere umano: l’ossessione che gli esseri umani puzzino, questo sì che è un segno incontrovertibile che chi ce l’ha è una strega invidiosa!

 

Se le riesce, con l’andar del tempo insinua in intere classi un disagio inspiegabile ― di cui è molto raro che alunni e colleghi le diano la colpa, perché lei è sempre “brava” e attenta ad apparire irreprensibile, cordiale, disponibile, servizievole, amica di tutti così com’è amico il ragno di tutto ciò ch’è piccolo e che vola intorno alla tela ― un oscuro disagio che inesorabilmente abbassa a poco a poco il livello d’impegno e di rendimento degli alunni fino a renderli, se non trovano la forza o non sono aiutati a resisterle, davvero svogliati senza riuscire a spiegarsi perché.

 

Ma insegna qualcosa, la striga magistra vulgaris?, ti starai chiedendo. La si può riconoscere dalla disciplina che ha scelto e da come la spiega?

 

Purtroppo no, perché non ha una sua materia preferita e non l’ha mai avuta, poiché di nulla in vita sua le è mai davvero importato se non di tessere e far sempre più ampia e micidiale la sua invisibile stregonesca rete di astute cattiverie. Ma puoi smascherarla proprio da questo! Dal fatto che niente davvero le piace, che niente l’appassiona tranne i suoi intrighi, e che perciò ― qualunque cosa tenti d’insegnare e spiegare ― la insegna e la spiega malissimo! E tu vai avanti ad ascoltarla per mesi e per anni, a stare attentissimo, a impegnarti come un matto, a far tutti i compiti con la massima cura, a ottenere perfino da lei dei buoni voti e giudizi... e tuttavia, chissà perché, non impari e non sai mai nulla, come se nulla avessi fatto, come se in aula non ci fossi mai entrato, come se te ne fossi andato tutti i giorni ai giardinetti e di studiare l’avessi solo sognato! Poiché la Strega è così, la sua farina va tutta in crusca ― come si diceva quando si credeva nel Diavolo ― non potrà mai dar niente a nessuno, neanche se per assurdo lo volesse, perché niente ha da dare. E di lei, perciò, anche dopo anni e anni di frequentazione, se ti va bene non ti rimane che un gran vuoto nero, dove ti capita nei momenti brutti di rivedere nel ricordo la sua faccetta raggrinzita sospesa come un ragno alla tela in una tenebra insensata.

 

Ma la cosa peggiore lo sai qual è? È che non le basta di far del male ai bambini e ai ragazzi nelle sue ore, vuol farglielo sempre! E per questo le serve il potere, un immenso potere su tutti gli insegnanti e sui presidi ― e sull’Italia intera, ogni volta che una striga magistra riesce a diventar ministra dell’Istruzione per tramare le sue malvagie “riforme” ― e per ottenerlo tesse attraverso tutta la scuola la sua tela di finta amabilità e d’intrighi maligni. A quale scopo? Per poi poter parlar male ai colleghi e ai presidi, certa di essere ascoltata e creduta, dei bambini e dei ragazzi che ha preso di mira e di intere classi. E i colleghi ci cascano, eh? Sapessi, come ci cascano! Specie certe donne che donne non sono del tutto, che poco o tanto sono un po’ streghe anche loro, sapessi come l’ascoltano, come le credono, come subiscono il suo orribile “fascino”, come le ubbidiscono senza nemmeno accorgersene! Dovresti assistere a certe riunioni! Dovresti sentire come le idee più ovvie e sensate improvvisamente cambiano, dopo che la Strega ha detto la sua! Come le maggioranze si capovolgono, dopo che lei ha anche solo sbuffato o arricciato quel suo naso che sembra impossibile che possa farlo e invece ci riesce!

 

Uno spettacolo impressionante, che fa capire ― con indicibile orrore ― che cosa sia il Potere. Non il potere che deriva dalla forza fisica, dalle minacce, dalla violenza, ma il Potere con la p maiuscola procurato e garantito dalla malignità ben dissimulata delle idee e delle ossessioni, delle invidie e delle manie, della stupidità e della follia.

 

E quanto odio, e quanto mostruoso ― un milione di volte più violento e orribile del solito ― si gonfia nel petto di freddo metallo della Strega insegnante, in quel povero seno sacrificato da decenni di respirazione trattenuta dallo schifo per l’aria altrui, quando si accorge che un collega non si fa infinocchiare! Che un collega, quand’era bambino e poi ragazzino, ha resistito a quelle come lei ed è sopravvissuto sano di mente! E che ora perciò non cade nei suoi intrighi, non crede alle sue furbe paroline, non s’immobilizza, come ipnotizzato, mentre lei gli tesse intorno la sua tela di fasulla amabilità! Se potesse lo rimpicciolirebbe, lo rinsecchirebbe, quel poverino, ne farebbe una mostruosa Barbie, da stringere nei suoi artigli di vecchia bambina mal cresciuta e male invecchiata, per conficcargli in corpo gli spilloni che invece deve solo accontentarsi di lanciargli con gli occhi mentre lui passa senza preoccuparsene e magari perfino le sorride, il malnato, come il peggiore di tutti i maschietti!

 

Anche tu, bambino o ragazzo che leggi queste righe e ti ha colpito la disgrazia di avere per maestra o professoressa una Strega, anche tu ― bada! ― resisti! Fatti forte più che puoi! Sii ben certo che tu e i tuoi compagni non puzzate, non siete brutti né tanto meno disgustosi, non siete cattivi né bulli e non gli darete la soddisfazione di diventarlo affinché possano dire che loro l’avevano detto! Non credere alle parolette, ai silenzi, alle smorfiette di disgusto, alla vocina chioccia che vien fuori a fatica dalle nascoste matassine di fil di ferro spinato!

 

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"Il Settimo Sigillo", di Ingmar Bergman (1957): coi falsi insegnanti è meglio non danzare!

Coi falsi insegnanti è meglio non danzare!

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