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Quando due bambine anticolane

scapparono via dalle monache

 

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Avete presente piazzale Flaminio a Roma? Sì, vero? Be’, provate a immaginarvelo nel 1951, la notte tra il 14 e il 15 novembre 1951, verso le tre. Fatto? E adesso immaginate il vigile notturno Gi­no Muccia­relli che sbuca in bicicletta da piazza del Popolo e... chi vede? Due “bimbette” di po­chi anni che scappano perché non vogliono più stare dalle monache. Perché, con le monache, stanno troppo male.

 

Erano giorni terribili per l’Italia che ancora non si riaveva dalla catastrofe della Seconda guerra mon­diale e dagli orrori del fascismo: erano i giorni dell’alluvione del Polesine.

 

Racconta Wikipedia che alle ore 19.45 del 14 novembre, l’argine maestro del fiume Po ruppe a Vallone di Paviole, nel Comune di Canaro, in provincia di Rovigo. Alle ore 20.00 si verificò una seconda rotta in località Bosco nel Comu­ne di Occhiobello. La terza falla si produsse poco più tardi, alle ore 20.15 circa, in località Malcantone dello stesso comune. La massa d’acqua che si riversò con furia sconvolgente sulle terre del Polesine fu immane. Si calcola che la portata complessiva delle rotte sia stata dell’ordine dei 7.000 metri cubi al secondo (6.000 m³/s secondo alcune stime, più di 9.500 m³/s secondo altre) a fronte di una portata massima complessiva del fiume stimata in quell’occasione in circa 12.800 m³/s. In prati­ca, circa i due terzi della portata fluente, anziché proseguire la loro corsa verso il mare entro gli argini del fiume, si riversarono sulle campagne e sui paesi. Ebbe quindi inizio una catastrofe enorme, le cui ri­percussioni si riflettono sino ai nostri giorni, segnando per sempre la storia del Polesine. Fu essa infatti, per estensione delle terre allagate e per volumi d’acqua esondati, la più grande alluvione a colpire l’Italia in epoca contemporanea. La superficie allagata fu di oltre 100.000 ettari, pari a circa il 52% del territorio dell’intero Polesine, compreso il Cavarzerano (VE). Le vittime umane furono circa cento, ben ottantanove delle quali nel solo episodio del cosiddetto “Camion della morte” che vide l’automezzo carico di fuggiaschi sorpreso dall’inondazione la notte del 14 novembre a Frassinelle. I profughi costretti a lasciare le proprie abitazioni furono tra i 180.000 e i 190.000. Dal 1951 al 1961 lasciarono in modo definitivo il Polesine 80.183 abitanti, con un calo medio della popolazione del 22%. Al 2001 abbandonarono il Polesine oltre 110.000 persone. In molti comuni il calo superò, dal ‘51 all’81, il 50% della popolazione residente.

 

Ma le due “bimbette” in fuga che cosa ne sapevano? Ben più terribile dell’alluvione del Polesine, per lo­ro, era la “compagnia” delle monache. Ecco il racconto de l’Unità del 16 novembre:

 

Verso le tre di ieri notte un vigile notturno, Gino Mucciarelli, mentre attraversava piazzale Flaminio, scorgeva due bambine sui sette o otto anni le quali, tenendosi a braccetto, discendevano lentamente lungo il viale di Villa Borghese, chiacchierando tranquillamente fra di loro come due buone amiche...

 

(Sentite la tenerezza di quel “tenendosi a braccetto” e di quel “chiacchierando tranquillamente”? Le due povere stelle si credevano ormai in salvo...)

 

L’ora non era certamente la più indicata per una passeggiata, tanto meno per due ragazzine che avreb­bero dovuto trovarsi già da un pezzo fra le lenzuola a dormire placidi sonni, e il bravo vigile, che voleva vederci chiaro, le avvicinava e domandava loro perché girovagassero sole, nel cuore della notte.

 

Le due bimbette, per niente intimidite dall’aspetto severo del Mucciarelli, spiattellavano lì per lì una bella bugia, asserendo di aver smarrito la strada di casa, dopo essersene allontanate per fare una passeg­giata mentre i loro genitori si recavano al cinematografo.

 

Il vigile stava per chiedere l’indirizzo delle loro abitazioni, per poterle ricondurre immediatamente dai genitori, che immaginava in preda a viva ansia, quando da un’automobile sopraggiunta da Villa Bor­ghese a tutta velocità e arrestatasi bruscamente a pochi passi di distanza dal gruppetto, discendevano due suore agitatissime che si rivolgevano alle due bambine, rimproverandole aspramente.

 

Sbigottito, il buon vigile veniva così a sapere che le due bimbe erano fuggite, circa mezz’ora prima, dal­l’Istituto di maternità Maria Immacolata, che ha sede all’Aranciera di Villa Borghese. Le suore non han­no saputo spiegare come le due ragazzine abbiano potuto allontanarsi.

 

Le piccole, vistesi scoperte, finivano col confessare la ragione della loro fuga: volevano tornare dai loro familiari, ad Anticoli Corrado. Ieri le due piccole fuggiasche, P. P., di dieci anni, e M. P., di sette anni, sono state rispedite ai rispettivi genitori.

 

Tutto è bene quel che finisce bene? O i genitori le avranno “rispedite” dalle monache?

 

P. P. (l’Unità riporta il nome e il cognome di entrambe le “bimbette”, ma per ovvi motivi ho preferito ri­durli alle sole iniziali), che aveva dieci anni nel 1951, dovrebbe averne oggi settantatré. M. P., che ne aveva sette, dovrebbe essere sui settanta.

 

Sono ancora in vita? Spero di sì. Ricordano quella loro avventura? Sarebbero disposte a parlarne con ScuolAnticoli? Nel caso, vi farò sapere!

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