L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

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diario del Prof (scolastico e oltre)

 

novembre 2008

 

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martedì 11 novembre 2008

 

Luigi Scialanca, "Togliersi la sete", piazza Navona, Roma, primavera 1979

Luigi Scialanca, Togliersi la sete, piazza Navona, Roma, primavera 1979

 

 

Perché solo la Scuola? Privatizziamo anche l’acqua, no?

 

 “I servizi pubblici sono un peso per il Paese. La produttività non cresce ma va indietro”. Un titolo del Giornale, del Foglio, del Secolo d’Italia? No, è il titolo che La Repubblica, supplemento Affari & Finanza di lunedì 10 novembre 2008, ha dato a una (cosiddetta) “analisi” di Andrea Boitani che invita (chi? Berlusconi e Soci, supponiamo, dal momento che al governo ci sono loro) a privatizzare al più presto e sul serio “la distribuzione dell’energia elettrica e del gas, i servizi idrici, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, i trasporti locali...” E la Scuola? No, la Scuola no. E perché? Ovvio: perché La Repubblica e tutta la finta “sinistra” stanno tentando di cavalcare la tigre della protesta contro i forsennati e sciagurati tagli del quartetto Berlusconi-Tremonti-Brunetta-Gelmini alla Scuola pubblica, all’Università e alla Ricerca. E cavalcandola sperano di riacquistare consensi e tornare prima o poi al governo. Per fare che cosa? Ovvio: privatizzare tutti i servizi pubblici a partire dall’acqua (come del resto avrebbe già fatto l’ultimo governo Prodi se i tanto “famigerati” ministri della Sinistra Vera non gliel’avessero impedito).

 

Poiché perde il pelo e non il vizio non solo il lupo, ma anche la finta “sinistra” che abbiamo la disgrazia di ritrovarci come se già non ci bastasse la peggior Destra di tutto l’Occidente. Una “sinistra” così succube ai macabri deliri dell’ultimo trentennio di fondamentalismo liberista, che ancora persiste, nonostante lo spaventoso tsunami che sta travolgendo l’economia mondiale, a chiedere (alla Destra!) che lo Stato e tutto ciò che è pubblico siano ulteriormente e definitivamente smantellati a favore dei privati che (figuriamoci) “facendo i propri interessi farebbero il bene comune” e del mercato che (figuriamoci) “autoregolandosi realizzerebbe il paradiso in terra”. Stupidità? No, disperazione. Quella di chi da anni non sa più immaginare né pensare, ma disperatamente finge di esserne ancora capace convincendosi che sia immaginazione e pensiero il sottomettersi alle (peggiori) idee della Destra e gabellando per “creativa” e “trasformativa” la propria involuzione.

 

Dice: ma almeno hanno capito che si debbono difendere la Scuola e l’Università pubbliche, almeno su questo anche il Pidì (dopo i vari De Mauro, Berlinguer, Fioroni e via cadendo in basso) è ora con noi contro la Gelmini. Sarebbe bello, eh? Ma, ahimé, forse non è vero.

 

Come facciamo a dirlo? Basta leggere, sullo stesso numero de La Repubblica (coincidenza che può anche non essere casuale) “la verità sulla riforma” (due balle in due parole: chiama verità quella che è solo la sua verità, e riforma la razzia del duo Tremonti-Gelmini) secondo Mario Pirani. Che comincia citando il cosiddetto “appello” di Giorgio Napolitano, pronunciato (guarda caso) all’apertura dell’anno scolastico, affinché l’Italia, nel suo stesso vitale interesse, riduca a zero nei prossimi anni il deficit pubblico, e nessuna parte sociale e politica sfugga a questo imperativo, che comporta anche ― inutile negarlo ― un contenimento della spesa per la scuola (minuscolo nel testo, n.d.r.). E conclude (sempre il Pirani) con un innocente post scriptum che in realtà è un invito a persistere senza incertezze, da “sinistra” né più né meno che da Destra, nelle razzie contro la Scuola: E se invece di compiacersi del gran casino (al Pirani, adepto della volgarità berlusconiana, la mobilitazione popolare a difesa della Scuola Pubblica sembra solo un gran casino) l’opposizione riformista volesse avanzare delle controproposte in materia di tagli, perché non affrontare la possibilità di abolire, come in tutti i paesi europei, il quinto anno delle superiori e permettere ai giovani italiani di ottenere il diploma a 17 anni, come francesi, tedeschi e inglesi, invece di restare nei banchi fino a 18 e avviarsi al lavoro o alle università a 19? (Tutte le minuscole sono naturalmente del Pirani, n.d.r.).

 

Interessante, no? La controproposta ai tagli della Destra sarebbe quella... di tagliare da un’altra parte! Da che parte? Da “sinistra”, naturalmente: un anno di scuola in meno, un anno di insegnamento in meno, un anno di formazione in meno, e voilà, è fatta: i soldi (per detassare i ricchi un altro po’) saltano fuori.

 

E che dire del solito inciso come in tutti i Paesi europei”? I finti “sinistri”, seguendo pedissequamente i veri Destri per illudersi di aver ancora qualche ideuzza nella zucca, finiscono naturalmente col parlare come loro e col servirsi dei medesimi trucchetti retorici. Ma possono arrampicarsi sugli specchi finché vogliono: non c’è e non esiste un Paese europeo in cui la Scuola, l’Università e la Ricerca siano neglette come da noi. Dove, come da noi, sui Bambini e sui Ragazzi e sui Giovani ci si scervelli solo per trovare nuovi espedienti per derubarli, nuove calunnie con cui additarli al disprezzo e all’odio dei fanatici (insieme agli Immigrati e agli Impiegati pubblici) e nuove finte “riforme” sotto le quali nascondere le ruberie. Né c’è un Paese europeo (tranne la Gran Bretagna degli accoliti di Blair e Brown) dove, come da noi, non esista ormai quasi più una vera Sinistra che difenda i nostri Figli. E dove, se la mobilitazione dei Ragazzi, dei Giovani, della Famiglie e degli Insegnanti fa il “miracolo” che per la prima volta da anni perfino i Veltroni e i D’Alema si vergognino un po’ e sia pure per opportunismo si accodino alla protesta, ecco subito i mastini del fondamentalismo liberista di “sinistra” avventarsi ad azzannarli... per che cosa? Non, come la Destra, per affinità e omertà col proprio elettorato, no: solo per disperazione, per il terrore che il crollo mondiale del feticismo del dio mercato e della madonna crescita del Pil li costringa a scoprire (come quando crollò il comunismo di stampo sovietico, ma questa volta senza più gonnelle sotto cui ripararsi) di non avere né saper escogitare un’idea che sia una da opporre creativamente alla distruttività regressiva della Destra.

 

Ma questi signori sedicenti di “sinistra” (dal Napolitano giù giù fino al Boitani e al Pirani, come se la sola differenza accettabile tra la Destra e la “sinistra” nel nostro Paese sia ormai che l’una finisca in oni e l’altra in ano e ani) si sono accorti o no che l’Italia che nel suo stesso vitale interesse deve ridurre a zero nei prossimi anni il deficit pubblico ha trovato tuttavia i miliardi per “liberare” i ricchi dall’Ici e le centinaia di miliardi per soccorrere le banche e le imprese nella crisi economica che esse stesse hanno provocato con l’aiuto (mica gratuito) di tutti i governi di Destra e di “sinistra” che si sono susseguiti in questo e in altri infelici Paesi? Certo che se ne sono accorti. Ma continuano a far gli gnorri perché credono che non ce ne siamo accorti noi.

 

Ricordiamocelo, al momento del voto. Ricordiamocelo già tra pochi mesi, alle elezioni europee: una Sinistra che sia degna dell’iniziale maiuscola non deruba i servizi pubblici né li fa a pezzi e li svende ad avventurieri e avvoltoi come quelli che da anni in Italia svolazzano e defecano su ciò che noi abbiamo voluto e chiamato pubblico non perché ne facciano la loro pubblica puttana ma perché appartenga a tutti i cittadini: dalla Scuola alla Sanità, dalla distribuzione dell’energia elettrica e del gas ai servizi idrici, dalla raccolta e smaltimento dei rifiuti ai trasporti locali, una Sinistra è Vera solo se difende, accresce, migliora e valorizza l’immenso patrimonio collettivo, costato due secoli d’immaginazione e di lotte e di sangue, che vogliamo lasciare intatto ai nostri Figli e ai Figli dei nostri Figli. Ricordiamocelo. E pretendiamo, prima di dare un’altra volta il voto a questa gente, che facciano tacere le cornacchie di cui sopra e s’impegnino solennemente a difendere quel che ci appartiene da ogni aggressione da qualsiasi parte provenga.

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domenica 2 novembre 2008

 

Vi sembro forse una persona?

 

I neonati non sono umani?

 

Dice Gianfranco Vazzoler, primario e membro della Consulta di bioetica di Pordenone, che il neonato non è una persona, perché persona è chi ha autocoscienza, senso morale e razionalità (La Repubblica, sabato 1° novembre 2008). Dunque, secondo questo “illustre” “scienziato”, lui stesso cessa di essere una persona ogni volta che si addormenta nel suo letto. Lo potremmo vivisezionare come una cavia, mentre è tra le braccia di Morfeo, e il Vazzoler ― nel sonno non essendo coscientemoralerazionale ― potrebbe al massimo squittire, ma non invocare a sua difesa i diritti dell’uomo. E poi dicono che non è vero che l’Università italiana è messa male...

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sabato 1° novembre 2008

 

Francesco Cossiga

Cossiga

Pennywise

Pennywise

 

Il Pennywise della politica italiana

 

 Intervistato su che cosa dovrebbe fare il governo nei riguardi degli studenti in lotta contro la distruzione della Scuola e dell’Università, il Cossiga ha risposto: Maroni dovrebbe fare quello che feci io quand’ero ministro degli Interni... Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città. Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri... Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano. Soprattutto i docenti. (La Repubblica, martedì 28 ottobre 2008).

 

ScuolAnticoli non prenderà le difese degli studenti contro il Cossiga. Io non ho paura, hanno già risposto, dimostrando di sapersi difendere benissimo dalla gente come lui. Ci limiteremo a dire, a proposito del Cossiga, che Stephen King è un genio.

 

Che c’entra? Semplice: Stephen King, nel romanzo It, già nel 1981 aveva intuito l’esistenza, accanto ai clown buoni, che fanno ridere i bambini, di clown malvagi, feroci, che ai bambini (e ai loro fratelli maggiori, e ai papà e alle mamme, e ai loro insegnanti) tentano invece di far paura. Orribili clown malvagi che però, in quanto clown, per loro scorno non riescono mai a liberarsi del tutto dei tratti buffoneschi che caratterizzano la categoria. Ragion per cui fanno ridere (anche se, dinanzi a figure come queste, tutto si vorrebbe fare tranne che ridere) perfino quando ringhiano e minacciano.

 

Pennywise, si chiama l’immortale clown di Stephen King. Ecco: il Cossiga, secondo noi, si candida con ottime speranze di successo al titolo di Pennywise della politica italiana. Si candida? Si è candidato da un pezzo. Almeno da quando faceva (in questo Paese di cotte e di crude) il presidente della Repubblica. Non ci fa paura. Ma anche se ci terrorizzasse, come faremmo a dargli la soddisfazione di mostrarglielo, se intanto, contro la sua stessa volontà, ci fa sganasciare così?

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