L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

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La Terra vista da Anticoli Corrado

 

diario del Prof (scolastico e oltre)

 

maggio 2002 - maggio 2006

 

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venerdì 23 settembre 2005

Lettera del Prof a Eugenio Scalfari, apparsa sul Venerdì di Repubblica del 23 settembre 2005.

(Le parti evidenziate non sono state pubblicate).

 

Egregio dottor Scalfari,

ho appena letto su “Il Venerdì” l’ottima inchiesta “Ma è davvero una scuola da cancellare?” e vorrei ringraziare le redazioni della rivista e del quotidiano per la tenacia e il rigore con cui seguono e documentano lo strazio della scuola italiana.

Tra le ferite che la riforma Moratti ha inflitto alla pubblica istruzione, però, nell’inchiesta non è stata menzionata la più grave e forse fatale, cioè la sottrazione di tempo. Che io, le confesso, anziché sottrazione avrei voglia di chiamare furto.

Essa colpisce molte discipline, in ogni ordine di scuola. Le faccio un esempio, il mio: le undici ore alla settimana di cui disponevo per insegnare l’italiano, la storia, l’educazione civica, la geografia (e tutto ciò che giustamente si chiede che un docente “faccia arrivare” ai cuori e alle menti degli allievi) sono state ridotte a nove.

E perché questa “sottrazione”? Affinché il mio lavoro, costando alla collettività quel che le costava prima, possa coprire due classi invece che una sola. Risparmiando così uno stipendio. Per destinarlo a che cosa? A qualcosa di ancor più importante dell’istruzione delle giovani generazioni? E che cosa sarebbe?

Due ore su undici sono tante: quasi il venti per cento, quasi un quinto del monte-ore complessivo! Si dice: ciò che conta è la qualità, non la quantità... Ma se la sottrazione è così pesante, come si può pensare che la qualità non ne soffra? Anche prima il tempo era poco e costringeva a scelte e approssimazioni dolorose, rendendo assai difficile contemperare il dovere di fornire una preparazione completa e accurata con la sacrosanta esigenza dei ragazzi di essere capiti uno per uno e aiutati a riscoprire il desiderio e il piacere della conoscenza: ci si riusciva solo se la passione era proporzionata alla mole dell’impegno, e ci voleva anche fortuna! Ma ora si rischia di non farcela più. Di dover sacrificare, e per sempre, quel che finora si era potuto talvolta e in parte salvare: la complessità, la profondità, la bellezza e la gioia del sapere all’affannosa e nozionistica rincorsa di una preparazione tanto completa quanto arida; o all’opposto una serie di conoscenze e di capacità importanti al tentativo di interessare e appassionare i discenti esplorando in profondità solo alcune di esse. E per una via o per l’altra di andare incontro al fallimento, perché il tempo non basta più né per l’una né per l’altra!

Ma quel che rende intollerabile questa sottrazione è la consapevolezza che essa viene inflitta ai nostri alunni (cioè ai nostri figli e nipoti) non perché manchino davvero le risorse per offrirgli una scuola degna di questo nome (giacché, se così fosse, nulla vi sarebbe di male nel fatto che il Paese chiedesse anche a loro qualche sacrificio) ma per non colpire l’evasione fiscale e addirittura per incoraggiarla!

Davanti a ciò, questioni anche importanti come quelle del “tutor” o del “portfolio” si rivelano secondarie. Per non parlare della rivendicazione di stipendi non da fame: mi accontenterei ancora per anni del poco che “prendo”, pur di riavere tutte le mie ore!

E a tutto questo si aggiungono i penosissimi dubbi suscitati dall’assordante silenzio della Sinistra: contro la “riforma” Moratti parlano volentieri tutti, ma di restituire ai bambini e ai ragazzi italiani le ore di insegnamento che gli sono state “sottratte” non lo promette nessuno. Perché? È mai possibile che a Sinistra si progetti di continuare come se niente fosse a perpetrarla, questa “sottrazione”?

Quel che con tutto il cuore vorrei chiedere a Romano Prodi (mentre per l’ultima volta in vita mia mi accingo a votare a sinistra nella speranza che le elezioni del 2006 tolgano l’Italia dalle grinfie del peggior governo degli ultimi sessant’anni) è che mai più si “sottragga” ai bambini per ridurre le tasse a chi ha già moltissimo, e che tutto ciò che è stato loro già (mal)tolto gli sia immediatamente restituito. Che le risorse necessarie a risanare il nostro sventurato Paese vengano reperite ovunque, che ci si chieda qualsiasi sacrificio, ma che mai più si debba assistere allo spettacolo di un governo che toglie ai piccoli per dare ai ricchi. Sottoscriverebbe questa mia richiesta, egregio dottor Scalfari? E se invece non la ritiene condivisibile, sarebbe così cortese da spiegarmene il perché con la lucidità e la chiarezza che sempre contraddistinguono le sue analisi?

Ringraziandola per l’attenzione, le porgo i miei migliori saluti ed auguri.

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sabato 5 febbraio 2005

NON ANDATE A SCUOLA, VENITE A SCIARE!!!

NON ANDATE A SCUOLA, VENITE A SCIARE!!!

ovvero: IN TUTTA QUESTA STORIA, CHI HA SBAGLIATO CHE COSA?

(Idee del Prof in forma di auto-intervista)

 

1. Secondo te, prof, che cosa ha sbagliato l’amministrazione comunale?

 

Sono grato all’attuale amministrazione comunale come lo ero alla precedente. Entrambe hanno sempre fatto, per la scuola, più di quanto si fa in altri comuni della Valle dell’Aniene!

Con la “settimana bianca”, però, l’attuale amministrazione ha sbagliato nel 2004 e c’è ricascata nel 2005. Perché, invece di aiutarla, si è sostituita alla scuola. E questo non si può.

Quello che si fa a scuola lo programmano gli insegnanti, nel rispetto della legislazione vigente e cercando (se possibile) di accogliere le richieste delle famiglie. Punto e basta.

Enti esterni (Comuni, Chiesa, Associazioni, ecc.) possono fare delle proposte. Ma nei modi dovuti. Affinché il Collegio Docenti, che è il solo organo che abbia voce in capitolo, possa valutarle alla luce della propria programmazione, approvarle o eventualmente respingerle.

L’anno scorso, l’amministrazione ignorò questa prassi e la scuola glielo fece notare. Per tutta risposta, quest’anno l’amministrazione ci ha fatto pervenire una proposta solo verbale, priva di particolari e a termini già scaduti. Perciò la Commissione che si occupa della programmazione l’ha respinta. E ha fatto bene! Perché la scuola non può presentare alle famiglie un progetto che non ha potuto valutare a fondo. Perché le famiglie devono poter essere sicure che la scuola, prima di proporre loro un’iniziativa, la valuti con estrema attenzione sotto il profilo didattico, educativo, della sicurezza e della convenienza economica. E con tanto di preventivi!

Se la scuola fa altrimenti, non disattende solo la legge, ma anche la fiducia delle famiglie. Che le affidano il bene più prezioso, i propri figli. E se l’amministrazione comunale, sia pure in buona fede, tenta di indurre la scuola a fare altrimenti, smentisce le prove di interessamento per la scuola che finora aveva dato. Col risultato di danneggiare non solo l’immagine della scuola, ma anche la propria!

La scuola è un pubblico servizio. Un pubblico servizio, per legge, non può essere interrotto (e questo lo sanno tutti) ma - attenzione! - non può essere neanche ostacolato.

 

2. Ma in fondo è una bella iniziativa! Non ti pare, prof? Perché opporsi?

 

Ma è davvero bella, un’iniziativa che divide i bambini tra “chi può” e “chi non può”? O tra chi rispetta la scuola e chi non la rispetta? Che stravolge il lavoro di tutti per una settimana? Che umilia gli insegnanti seri e spinge i più fragili a diventare meno seri? Che costringe i genitori contrari ad “abbozzare” per non litigare coi propri figli? Che istiga i bambini rimasti in paese a “marinare” la scuola?

 

E poi le cose belle sono tante. Anche raccogliere le margherite per la mamma è bello, e la scuola non si sognerebbe mai di dire a un bambino di non farlo! Ma non nelle ore di scuola! Perché, in quelle ore, la scuola stessa ha il dovere di svolgere un progetto educativo e didattico organizzato e coerente, attentamente programmato in anticipo e portato avanti giorno per giorno, ora per ora. Ed è ciò che la scuola fa. O almeno, è quello che fanno gli insegnanti degni di questo nome.

 

Ostacolare lo svolgimento di questo progetto è un atto di disprezzo per la scuola, perché vuol dire trattarla come se non fosse un’istituzione altrettanto degna di rispetto delle altre. È disprezzo per gli insegnanti, perché vuol dire considerarli come delle semplici “baby sitter” (a cui si fa sapere da un giorno all’altro se c’è bisogno di loro oppure no) e considerare il loro lavoro come qualcosa di improvvisato, che va avanti “alla giornata”, senza un filo logico, e che perciò può essere interrotto in qualsiasi momento. Ed è disprezzo per i bambini, perché significa dire loro che il lavoro che svolgono a scuola non è molto importante. Lo ripeto: ostacolare e interrompere la scuola è disprezzo, e i bambini (a livello inconscio) lo percepiscono come tale. I più in gamba resistono, gli altri “si regolano”.

 

Invece, a scuola, ogni giorno e ogni ora e ogni minuto sono importanti! Non possono essere sprecati! (E se qualche insegnante li spreca, è una persona indegna!) Perché i minuti, le ore e i giorni di scuola non sono infiniti (e l’orrenda “riforma” Moratti li ha ridotti ancora di più) mentre il da fare è immenso.

 

Perciò (anche se le leggi saranno rispettate, e la scuola e gli insegnanti e i bambini non saranno più disprezzati) comunque non si potranno fare due gite scolastiche all’anno. (E se si farà una gita sola, non potrà essere tutti gli anni una “settimana bianca”. Perché ci sono anche altri luoghi da visitare. E anche quelli sono interessanti. E anche loro hanno il diritto di lavorare con le gite scolastiche...)

 

3. E i genitori? Secondo te, prof, che cosa hanno sbagliato i genitori?

 

Fra le famiglie di Anticoli Corrado e la loro scuola c’è sempre stata (a parte qualche caso isolato) una splendida collaborazione. E di questa intesa, io che lavoro qui da ben 14 anni sono immensamente grato, perché essa influisce in modo positivo anche sulla qualità della mia vita.

Ma questa volta i genitori sono stati indotti a sbagliare. Cioè sono stati spinti a dare ai propri figli un’idea incoerente di quello che si può o non si può fare. E mi spiego.

Se un bambino chiede alla mamma e al papà di stare a casa una settimana, la mamma e il papà dicono di no. Perché no?, dice il bambino. Perché devi andare a scuola!, rispondono.

Ma ecco che, se invece l’amministrazione comunale propone al bambino di andare una settimana sulla neve, i genitori dicono di sì: A scuola, questa volta, puoi anche non andarci!...

Che cosa deve pensare questo bambino? Che un’iniziativa è valida solo se non la propone lui? Che le proposte di un bambino sono automaticamente poco credibili? E se lui, invece, voleva stare a casa una settimana perché aveva dei problemi su cui riflettere un po’ in santa pace?...

D’ora in poi che cosa dovrà pensare, questo bambino, quando il papà e la mamma gli diranno che deve prendere sul serio la scuola? Che neanche loro, in fondo, la prendono tanto sul serio?

E l’insegnante? Dovrà pensare che la sua programmazione ha così poco valore, per le famiglie, che esse accettano che sia alterata a piacimento senza neanche consultarlo? Che le sue lezioni valgono così poco, che una più una meno fa lo stesso?... Dovrà forse dirsi: Ma che mi impegno a fare, se è questo il concetto che hanno del mio lavoro? D’ora in poi, farò lo stretto necessario per portare a casa lo stipendio?

So bene, naturalmente, che i genitori di Anticoli Corrado non pensano e non vogliono tutto questo! Hanno solo agito un po’ senza riflettere (anche perché l’iniziativa veniva loro proposta e recapitata da due enti di cui si fidano, e con appena due giorni di tempo per decidere!...) Ma non riflettere, soprattutto quando si tratta di bambini, è un “lusso” che non ci si può permettere...

 

4. E voi insegnanti? Secondo te, prof, voi insegnanti non avete sbagliato nulla?

 

Abbiamo sbagliato recapitando alle famiglie la richiesta di adesione. Senza riunire i consigli di classe, senza discuterla fra di noi, senza farcela neanche vedere l’un l’altro. Pur sapendo che essa interferiva con la programmazione, e che la programmazione la si decide tutti insieme.

Ci siamo comportati come fattorini, non come insegnanti. (Con tutto il rispetto per i fattorini, che sono ottime persone e svolgono un lavoro utile, ma a cui le famiglie non affidano l’istruzione dei figli!...)

Possiamo dire che l’abbiamo fatto perché vorremmo poter andare d’accordo con tutti e non ostacolare nessuno. Che chiunque può fare uno sbaglio, una volta o l’altra. Che, nonostante ciò, meritiamo ancora la fiducia delle famiglie e degli alunni per il grande impegno con cui cerchiamo di corrispondere alle loro attese... Ma, qualsiasi cosa diciamo, abbiamo sbagliato e non ci piove, perché la professione dell’insegnante, in questo, è identica a quella del genitore: neanche per un attimo possiamo dimenticare che siamo degli educatori! Ogni nostro atto dev’essere educativo! Perché i bambini ci guardano.

 

5. E in futuro? Secondo te, prof, come si dovrà fare in futuro?

 

Ci sono tre possibilità:

1. Il Collegio Docenti, a settembre, anticipa l’inizio delle lezioni di una settimana. Così a gennaio ci si può prendere una vacanza, e ognuno se ne fa ciò che vuole.

2. La “settimana bianca”, dall’anno prossimo, diventa un normale “campo-scuola”. La proposta viene presentata entro novembre, per iscritto e con tutti i particolari che permettano di valutarla. Le commissioni la esaminano, la valutano, la inoltrano al Collegio Docenti. E il Collegio l’approva, ma per tutte le sedi che fanno parte dell’Istituto Comprensivo (perché, se le altre sedi fanno una gita diversa, essa diventa più costosa per le famiglie a causa del minor numero di partecipanti.) In questo caso, però, siccome non è possibile più di un “campo-scuola” all’anno (o “viaggio d’istruzione”, o “gita scolastica” che dir si voglia) la “settimana bianca” non si può fare tutti gli anni, ma al massimo un anno sì e uno no. Gli altri anni, a partire dal prossimo, l’amministrazione comunale potrà, se lo desidera, finanziare il viaggio deciso dalla scuola. Con il medesimo ritorno d’immagine. E facendo gioire anche altri operatori...

3. La “settimana bianca” viene programmata per le vacanze, di Natale o di Pasqua.

 

6. Conclusioni?

 

Come credo di aver dimostrato, tutti possiamo imparare qualcosa da questa esperienza.

Le amministrazioni comunali, a non sciupare le tante buone cose che hanno fatto per la scuola con qualche gesto non ben meditato. I genitori, a non prendere per oro colato tutto quello che viene dalle amministrazioni comunali e dalle scuole (o dagli altri genitori!) e a domandarsi sempre se le iniziative a cui acconsentono favoriscono o danneggiano il duro lavoro dei loro bambini e degli insegnanti per preparare ai bambini stessi un valido futuro. Gli insegnanti, ad essere più consapevoli del fatto che ogni loro atto, in ogni momento, dev’essere coerente con ogni altro... E tutti quanti a fare sempre di più e sempre meglio per questa comunità così speciale che è Anticoli Corrado e per i bambini che ne sono l’avvenire.

 

7. Ma tu, prof, non ti stanchi mai di dar lezioni a destra e a manca?

 

Chiedo scusa! È un tipico caso di deformazione professionale!

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martedì 22 giugno 2004

Un’interessante sentenza sullo svolgimento di attività religiose in orario scolastico.

Uninteressante sentenza sullo svolgimento di attività religiose in orario scolastico

 

17 giugno 1993 - Presidente ed Estensore il giudice Sinagra. Chiesa evangelica metodista di Bologna ed altri (avv. Virgilio) contro il Circolo di Vergato ed altri (avv. St. Zito) e Nicosia ed altri (avv.ti Chirco, Dani, Fanzini, Mazzone, Solazzi, Valgimigli e Virgilio).

 

Pubblica Istruzione - Insegnamento della religione - Svolgimento attività religiose non attinenti alla vita della scuola - In normale orario scolastico - Provvedimento Consiglio di circolo - Illegittimità.

 

È illegittima la delibera del Consiglio di circolo che dispone lo svolgimento di attività religiose, quali la celebrazione di liturgie o riti religiosi o il compimento di atti di culto, non attinenti alla vita della scuola, in orario scolastico e al posto delle normali ore di lezione.

 

DIRITTO - La fattispecie, nella sua apparente complessità poiché per qualche ambito riguardante i rapporti fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica, si risolve tuttavia rapidamente con la lettura e la corretta applicazione dell’art. 6 secondo comma lett. d) ed f) del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416 sulla istituzione di organi collegiali nelle scuole statali.

 

Questa norma della legge delegata affida alla competenza dei consigli di circolo o di istituto di deliberare sulla programmazione e sulla attuazione di attività extrascolastiche, facendo specifico e sostanzialmente escludente riferimento ai corsi di recupero e di sostegno, alle libere attività complementari, alle visite guidate ed ai viaggi di istruzione. Nonché alle attività culturali, sportive e ricreative, riconosciute di particolare interesse educativo.

 

Deve riuscire evidente, se non si vogliano fare forzature al dettato della legge, che in nessuna delle indicate attività potrebbero mai rientrare, concettualmente, la celebrazione di liturgie o riti religiosi o il compimento di atti di culto o comunque le pratiche religiose.

 

Non è necessario alcun altro commento, tanto sono chiari la significazione lessicale delle attività menzionate dalla legge e il concetto di atto di culto o di pratica religiosa.

 

Lo Stato italiano, pur se non indifferente rispetto al fenomeno religioso, riafferma la propria laicità nell’art. 7 della Costituzione laddove lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.

 

I loro rapporti sono regolati dai Patti lateranensi, cioè da accordi internazionali che, come tali, entrano a far parte dell’ordinamento interno italiano solo in virtù di leggi di esecuzione. Leggi quindi ordinarie che come tali non possono porsi in contrasto con i principi ed i precetti della Costituzione dello Stato.

 

La legge ordinaria (che ratifica e dà esecuzione alle modifiche al Concordato lateranense dell’11 febbraio 1929, concordate il 18 febbraio 1984) è la L. 25 marzo 1985 n. 121 che, all’art. 9, riafferma il principio fondamentale della libertà della scuola e l’esigenza del rispetto delle previsioni costituzionali.

 

Assicura poi l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, muovendo dal riconoscimento del valore della cultura religiosa e dalla considerazione che i principi della religione cattolica fanno parte del patrimonio storico del popolo italiano.

 

Questa disposizione di legge giova sicuramente alla comprensione delle relazioni fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica e perciò delle loro reciproche posizioni.

 

Intanto, se certamente l’insegnamento della religione è cultura religiosa (e soltanto esso lo è), altrettanto certamente gli atti di culto, le celebrazioni di riti e le pratiche religiose non sono cultura religiosa, ma essi sono esattamente il colloquio rituale che il credente ha con la propria divinità, un fatto di fede individuale quindi e non un fatto culturale.

 

Ed infatti lo Stato italiano assicura l’insegnamento scolastico della religione cattolica, proprio perché riconosce il valore della cultura religiosa ed insieme che i principi in particolare della regione cattolica sono parte del patrimonio storico del popolo italiano.

 

Al di là, però, dell’insegnamento della religione cattolica, nelle scuole dello Stato non è consentito andare: pertanto, ogni altra attività squisitamente religiosa (atti di culto, celebrazioni) non è prevista e non è consentita nelle aule scolastiche e meno ancora in orario di lezione e in luogo dello insegnamento delle materie di programma.

 

Immaginare che il compimento di atti di culto possa rientrare nella categoria e nel quadro delle attività extrascolastiche, oltre a configurare una evidente violazione della legge, significa voler fare entrare dalla finestra ciò che non si può fare entrare dalla porta.

 

Del resto, la norma concordataria sull’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali, divenuta norma del diritto nazionale in virtù della legge di esecuzione, deve ritenersi norma di carattere eccezionale rispetto al principio della laicità dello Stato italiano enunciato dal primo comma dell’art. 7, della Costituzione. E perciò deve ritenersi norma di stretta interpretazione.

 

Così da non consentire, per una pretesa analogia, di ricomprendervi attività assolutamente ad esso non attinenti, quali il compimento di atti di culto o la celebrazione di riti religiosi.

 

Gli atti di culto e le celebrazioni religiose si compiono unicamente nei luoghi ad essi naturalmente destinati, che sono le chiese e i templi e non nelle sedi scolastiche, in sedi cioè improprie e destinate alle attività didattiche e culturali, finalità appunto della scuola (art. 9 della legge n. 12 1) ed alla attività educativa di essa.

 

Diversamente ragionando, assisteremmo ad una vera interferenza della Chiesa nell’attività dell’istituzione statale, esclusa e non consentita dalla Costituzione.

 

Una interferenza che addirittura elimina l’insegnamento della materia curriculare e la normale ora di lezione, ad essa sostituendo un atto di culto o la celebrazione di un rito religioso o una visita pastorale, che nulla hanno a che fare con la formazione scolastica dello studente e con la didattica scolastica e che nulla hanno a che fare neanche con l’insegnamento della religione.

 

La Chiesa è libera di svolgere queste attività nelle scuole che essa stessa istituisce, non può però svolgerle nelle scuole dello Stato e nell’ambito di esse, e gli organi pubblici che questo consentano commettono senza dubbio una illegittimità.

 

Ma il fatto più notevole e più antigiuridico è che le pratiche religiose e gli atti di culto, a torto ritenuti attività extrascolastiche (ma la erronea qualificazione è chiaramente strumentale) abbiano luogo e svolgimento in orario scolastico, cioè negli orari destinati alle normali lezioni, all’insegnamento cioè delle materie oggetto dei programmi della scuola statale. E vengano perciò previsti in luogo ed in sostituzione delle normali ore di lezione.

 

Questo soprattutto è l’aspetto di illegittimità per violazione e falsa interpretazione ed applicazione della legge (art. 6, secondo comma, lett. d ed f del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416) delle impugnate deliberazioni dei consigli di circolo di Vergato e di Bologna.

 

Il Tribunale così perviene alla decisione di merito, negando validità alle eccezioni pregiudiziali sollevate dalla Avvocatura dello Stato, per riconoscere nei ricorrenti l’interesse all’impugnazione basterà considerare che in una situazione di adesione, anche di un solo studente o anche di un solo docente alla celebrazione dei rito religioso o al compimento dell’atto di culto o alla visita pastorale, durante le normali ore di lezione, avverrebbe che lo studente aderente rinuncerebbe all’insegnamento di una materia curriculare (e non potrebbe neanche farlo) oppure, nel caso di allontanamento dalla classe del docente, si avrebbe lo stesso effetto per tutti gli studenti della classe, i quali verrebbero così privati dell’insegnamento della materia per quell’orario prevista nel calendario scolastico.

 

E quand’anche il docente venga da altro docente non aderente sostituito, ne deriverebbe la lezione di una diversa disciplina e in ogni caso un fatto interruttivo del metodo normale di insegnamento o non in armonia con lo stato di svolgimento del programma quale tenuto dal docente della classe.

 

In ogni caso un turbamento e un disordinamento, un intralcio ed un pregiudizio all’ordinato e normale andamento dell’attività scolastica, formativa ed educativa, con ovvio, evidente danno per la formazione culturale degli studenti, che è la primaria finalità della scuola.

 

E non può certo dubitarsi che i genitori degli studenti abbiano interesse a che i giovani, per questo fine appunto mandati a scuola, ricevano dagli insegnanti, cioè dalle loro fonti istituzionali di istruzione, quella istruzione e quel bagaglio culturale che servirà loro nella vita e nelle realizzazioni future. E non ne siano invece distratti da attività e pratiche in nessun modo attinenti alla vita e alle attività della scuola, anzi ad esse del tutto estranee.

 

Certamente anche il Comitato bolognese Scuola e Costituzione, le cui finalità si colgono immediatamente dalla stessa sua denominazione, ha, come associazione al fine specifico diretta, effettivo ed innegabile interesse alla impugnazione, per motivi sostanzialmente coincidenti con quelli dei genitori degli studenti.

 

Qui non si tratta di garantire agli studenti o ai professori la facoltà di non partecipare al compimento degli atti di culto e alle pratiche religiose (facoltà dalle impugnate delibere assicurata), il problema è a monte ed è un altro: la illegittimità delle deliberazioni dei consigli di circolo sta, esattamente e fondamentalmente, nell’avere consentito l’inserimento, al posto delle normali ore di lezione, di attività del tutto estranee alla scuola ed alle sue finalità istituzionali. Un fatto oggettivo, che resta, ovviamente tale nella sua antigiuridicità, anche se si prevede la facoltà di studenti e docenti dì non partecipazione.

 

L’assicurazione di questa facoltà non elimina, come è evidente, il fatto obiettivo del turbamento e dello sconvolgimento del normale e ordinato andamento della vita e dell’attività scolastica conseguente e consistente nella soppressione, non importa se anche limitata ad una sola unità, dell’ora di ordinario insegnamento e nella previsione, in luogo di essa, della effettuazione di una attività affatto estranea alle finalità e alla vita della scuola statale. Di un atto di fede che si compie nei templi a ciò destinati e nel foro interno della propria coscienza e non certo nelle sedi e negli ambiti scolastici.

 

Un’alterazione ed un sovvertimento del normale e previsto andamento scolastico e del funzionamento della scuola con reale nocumento per lo studio e la formazione deglì studenti, nel che appunto sta la illegittimità delle impugnate deliberazioni.

 

I ricorsi, infine, non andavano notificati alla Chiesa cattolica la quale nella fattispecie processuale non è presente quale istituzione, bensì quale Entità spirituale, come tale priva di una sua soggettività giuridica e di un non riconoscibile controinteresse.

 

Per quanto detto, le deliberazioni dei consigli di circolo impugnate coi ricorsi giurisdizionali, sono illegittime per violazione della legge e vanno per conseguenza annullate.

 

Dall’annullamento va esclusa la impugnata circolare ministeriale la quale, presentandosi come un atto dal contenuto e dalla finalità soltanto interpretativi, non ha attitudine lesiva delle posizioni soggettive dei ricorrenti.

 

I ricorsi giurisdizionali vanno dunque accolti, con l’annullamento delle impugnate deliberazioni dei consigli di circolo di Vergato e di Bologna, siccome affette da illegittimità per violazione e falsa interpretazione ed applicazione della legge, precisamente dell’art. 6 secondo comma lett. d ed f del D.P.R. 31 maggio 1974 n. 416.

 

Stima il Collegio che le spese di giudizio vadano compensate fra le parti.

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martedì 25 maggio 2004

In quale orrore sta cominciando a sprofondare la Scuola degli Italiani?In quale orrore sta cominciando a sprofondare la Scuola degli Italiani?In quale orrore sta cominciando a sprofondare la Scuola degli Italiani?

In quale orrore sta cominciando a sprofondare la Scuola degli Italiani?

 

Lettera del Prof a Corrado Augias

 

Mi sembra, caro dottor Augias, che l’aspetto più deleterio della riforma del duo Berlusconi-Moratti non sia stato ancora ben compreso.

 

Ci si è scagliati soprattutto contro la goffa e insensata manipolazione dei programmi, che invece (pur essendo un agghiacciante indicatore del livello culturale degli estensori della riforma e del duo suddetto) non aveva e non avrà alcuna efficacia finché saranno in vigore gli articoli 21 e 33 della Costituzione, che sanciscono (come ognun sa) il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero nonché la libertà della scienza e dell’arte e del loro insegnamento. Mentre assai più dannoso, e meno contrastabile, è a mio avviso il FURTO DI TEMPO che la sciagurata riforma mette in atto ai danni dei ragazzi.

 

Dice che non è vero, l’ineffabile duo. Dice che si continuerà ad uscire alla solita ora. Promette più tempo e più qualità!... Ma si guarda bene dal far notare che i ragazzi, nella scuola media pubblica, avranno d’ora in poi più ore (pomeridiane) di vario intrattenimento e MENO ORE (mattutine) DI INSEGNAMENTO.

 

Le faccio l’esempio della mia materia, Lettere. Insegnare Lettere, come certo saprà, vuol dire insegnare Italiano (cioè far parlare, far ascoltare, far leggere, far scrivere, e far sì che i ragazzi scoprano la piacevolezza di queste attività), Grammatica e Storia della lingua (con qualche nozione di Latino), Linguaggi non verbali (per esempio, insegnando a interpretare un film o un programma televisivo), Storia (raccontandola, spiegandola e insegnando anche a ragionarci sù), Educazione Civica (discutendo approfonditamente le mille sfaccettature della convivenza civile) e infine Geografia (raccontando e spiegando non solo com’è fatto il Mondo, ma anche il nostro rapporto con l’ambiente e come tale rapporto sia mutato nel corso dei secoli).

 

Il tempo non è mai bastato e non basta mai, a chi si proponga di insegnare come si deve. A chi desideri farlo bene. A chi, inoltre, cerchi di curare e coltivare il rapporto con i ragazzi secondo le necessità ed i ritmi che ad esso sono propri...

 

Ebbene: l’imperdonabile riforma del duo Berlusconi-Moratti, di questo tempo che già non bastava, mi toglie addirittura due ore! Quasi il venti per cento del tempo di cui disponevo! E perché lo fa? Affinché io, con il medesimo stipendio, possa coprire due classi al posto di una! E altre ore le toglie alla Matematica, alle Scienze, all’Inglese, all’Educazione Tecnica!

 

Forse perché le risorse sono insufficienti? Forse perché bisogna risparmiare? Niente affatto! Le risorse ci sarebbero, naturalmente. Ma si vuol continuare a non contrastare l’evasione fiscale! Si vogliono fare altri sconti a chi è già ricco! Si vuol togliere denaro all’istruzione dei piccoli per elargirne a chi già si arricchisce approfittando dell’ignoranza dei grandi!

 

Si può immaginare qualcosa di peggio del togliere ai nostri figli una parte del tempo che spetta loro? Del privarli di una parte della cura, della presenza, dell’interesse che sono loro dovuti da parte di noi adulti? Esiste qualcosa di peggio del rubare ai bambini?

 

Contro questo furto di tempo, egregio dottor Augias, penso che sarebbe necessario e possibile dar vita a un grande movimento di disobbedienza civile. Penso, cioè, che ogni insegnante dovrebbe restituire agli alunni il tempo rubato impegnandosi a impartire loro, al di fuori del nuovo orario scolastico truffaldino, una o due ore di lezione gratuite alla settimana. Non per uno spirito missionario, m’intenda, ma per difendere dall’abbrutimento di questi ritmi di lavoro aziendali la qualità del nostro lavoro, il piacere di insegnare, tutto ciò che rende meravigliosa questa professione! E penso che restituire ai bambini e ai ragazzi, a nostre spese, le ore di cui il governo li ha derubati, sarebbe una forma di lotta che per una volta non colpirebbe gli utenti, avrebbe un forte impatto emotivo sulle famiglie e per di più colpirebbe i nostri stipendi molto meno di una giornata di sciopero.

 

Con tutta la mia stima, egregio dottor Augias, e ringraziandola per tutto ciò che lei e il suo giornale state facendo, e non solo a difesa della Scuola!

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lunedì 24 maggio 2004

Dalle stelle alle stalle: la Moratti con Stan Laurel (cui chiediamo scusa) e con la sua (futura) degna erede, Mariastella Gelmini.Dalle stelle alle stalle: la Moratti con Stan Laurel (cui chiediamo scusa) e con la sua (futura) degna erede, Mariastella Gelmini.

Dalle stelle alle stalle: la Moratti con Stan Laurel (cui chiediamo scusa)

e con i suoi (futuri) degni eredi, Giuseppe “Beppe” Fioroni, Mariastella Gelmini e Francesco Profumo.

 

Contratto con le mamme e i papà di Anticoli Corrado

 

Care mamme e cari papà di Anticoli Corrado,

 

sapete che la “riforma” Berlusconi-Moratti toglie ai vostri figli qualcosa di importante?

 

Ebbene, è così: gli toglie una parte del tempo, della presenza e dell’interesse che gli è dovuto!

 

La strana coppia dice che non è vero.

 

Dice che i bambini continueranno ad uscire da scuola alla solita ora.

 

Promette “più tempo e più qualità”!...

 

Ma si guarda bene dal dirvi che i vostri figli, nella scuola media pubblica, avranno d’ora in poi meno ore di insegnamento.

 

Vi faccio l’esempio della mia “materia”, Lettere.

 

Insegnare Lettere vuol dire insegnare un sacco di cose: Italiano (cioè a parlare, ad ascoltare, a leggere e a scrivere meglio, e con piacere); Grammatica e Storia della lingua (con qualche nozione di Latino); Linguaggi non verbali (per esempio, insegnando a interpretare un film o un programma televisivo); Storia (raccontandola, spiegandola e insegnando anche a ragionarci sù); Educazione Civica (discutendo a fondo le mille sfaccettature della convivenza civile); Geografia (raccontando e spiegando com’è fatto il Mondo e il nostro rapporto con l’ambiente)...

 

Il tempo non basta mai, a chi vuole insegnare come si deve!

 

Ebbene: la “riforma” Berlusconi-Moratti, di questo tempo che già non bastava, toglie ai vostri figli addirittura due ore!

Quasi il venti per cento del tempo di cui la materia disponeva!

 

E perché lo fa? Perché io, con lo stesso stipendio, possa “coprire” due classi invece di una!

 

E altre ore le toglie alla Matematica, alle Scienze, all’Inglese, all’Educazione Tecnica!

 

Forse perché le risorse sono insufficienti? Forse perché bisogna risparmiare?

 

Niente affatto!

 

Le risorse ci sarebbero, naturalmente. Basterebbe combattere l’evasione fiscale!

 

E non ci sarebbe più bisogno di far soldi impoverendo l’istruzione dei nostri bambini!

 

C’è qualcosa di peggio del privare i nostri figli del tempo per costruirsi il futuro?

 

Del privarli della presenza e dell’interesse che sono loro dovuti?

 

Esiste qualcosa di peggio del portar via ai bambini quel che gli spetta?

 

Contro questo furto di tempo, io penso che ogni insegnante dovrebbe restituire ai bambini il tempo sottratto impegnandosi a impartire loro, al di fuori del nuovo orario scolastico impoverito, una o due ore di lezione gratuite alla settimana. Non per fare i “missionari”, ma per difendere dall’abbrutimento di questi ritmi di lavoro “aziendali” la qualità dello stare a scuola, il piacere di insegnare e di imparare! Restituire ai bambini, a nostre “spese”, le ore che il governo gli vuole portare via è una forma di lotta che per una volta non colpisce gli “utenti”, ha un forte impatto emotivo sulle famiglie e per di più impoverisce i nostri stipendi meno di una giornata di sciopero.

 

Per parte mia, è proprio questo che voglio fare!

 

E con questa lettera aperta mi impegno solennemente a restituire agli alunni, nelle classi in cui insegnerò, tutto il tempo che sarà loro sottratto!

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giovedì 16 maggio 2002

Assessori, marescialli, ladri (eventuali) e professori

 

(Nota. La seguente comunicazione non fu mai fatta pervenire alle famiglie degli alunni, ma solo consegnata brevi manu a un assessore (in un periodo in cui si moltiplicavano indisturbate le intrusioni e le ruberie di attrezzature informatiche e multimediali negli istituti scolastici di tutta la Valle dell’Aniene) onde stimolare l’Amministrazione comunale di Anticoli Corrado a prendere qualche provvedimento in difesa delle scuole elementare e media.

In tale circostanza, l’autore informò l’assessore che la missiva era da ritenersi un semplice esercizio letterario e che sarebbe stata diffusa solo se un furto si fosse effettivamente verificato.

L’assessore, nonostante ciò, di propria iniziativa e senza alcuna autorizzazione da parte dell’autore, fece in modo che la comunicazione fosse letta da numerose persone.

Pochi giorni dopo, l’autore della lettera venne convocato per spiegazioni da un maresciallo dei carabinieri nella caserma di Anticoli Corrado. Si ignora se, da chi e quanto tali spiegazioni siano state giudicate soddisfacenti o meno. Al maresciallo, il “convocato” si permise di ricordare che la libertà di espressione è un Diritto fondamentale sancito dalla Costituzione della Repubblica. Il maresciallo non contestò tale comunicazione e l’incontro, di lì a poco, ebbe termine.

Poche settimane dopo, l’Amministrazione comunale provvide a dotare l’edificio scolastico del congegno antifurto che ancora oggi la difende.)

 

Ai Genitori degli Alunni delle Scuole Elementare e Media di Anticoli Corrado.

 

Come sapete, siete stati derubati.

 

I mezzi che la Vostra Scuola possedeva, e con i quali cercava di offrire ai Vostri figli un’istruzione più adeguata ai tempi e meno ripetitiva, le sono stati sottratti.

 

Non è stata una sorpresa, purtroppo. Il furto era stato preannunciato da molte azioni analoghe, compiute tra la fine del 2001 e l’inizio del 2002 ai danni delle Scuole di Arsoli, di Roviano e di numerose altre cittadine dei dintorni.

 

Un semplice insegnante come il sottoscritto non poteva far molto, per evitare che anche Voi e i Vostri figli subiste quest’aggressione. Ma qualcosa ho fatto. Con questa lettera, desidero raccontarVi che cosa.

 

1. Prima di tutto, ho consegnato ai Carabinieri di Anticoli le chiavi della Vostra Scuola. E li ho pregati, se per qualche motivo si fossero trovati a passare di notte da quelle parti, di andare a darle un’occhiatina.

 

2. In secondo luogo, per stabilire con i Carabinieri stessi un rapporto di amicizia, di fiducia e di collaborazione, ho organizzato una visita delle tre classi della Scuola Media alla Caserma di Subiaco, che è avvenuta il 4 maggio 2002.

 

3. In terzo luogo, ho chiesto all’Amministrazione comunale, nella persona del signor Sindaco Vittorio Meddi, di installare nell’edificio scolastico un allarme dotato di sirena. Il Sindaco mi ha risposto che al momento (dicembre 2001) l’Amministrazione non disponeva dei fondi necessari, ma che senz’altro, non appena li avesse reperiti, avrebbe provveduto in merito.

 

4. In quarto luogo, alle persone che si occupano delle pulizie nelle Scuole Elementare e Media, ho chiesto di lasciare ogni sera la luce accesa in una classe, in modo che eventuali malintenzionati, scorgendola, pensassero che un insegnante si fosse trattenuto a correggere dei compiti fino a tarda notte.

 

Sapevo, naturalmente, che dei ladri decisi a tutto non avrebbero certo desistito per paura di una luce accesa! Ma non tutti i ladri sono decisi a tutto, ci sono anche dei ladruncoli “normali”, e questi, probabilmente, non avrebbero osato correre il rischio di entrare e d’incontrare qualcuno.

 

Purtroppo, le cose sono andate diversamente: i Carabinieri, quando i ladri sono arrivati, non si trovavano a passare di là; l’Amministrazione Comunale non aveva ancora reperito i fondi per acquistare un allarme; il personale delle pulizie non aveva voluto lasciare una luce accesa se l’Amministrazione Comunale non l’avesse prima autorizzato per iscritto a lasciarla accesa; e l’Amministrazione Comunale non aveva ritenuto di dover fornire tale autorizzazione al personale delle pulizie.

 

Così, Voi e i Vostri figli siete stati derubati. Ma desidero che sappiate che quel poco che potevo fare per evitarlo, almeno io l’ho fatto. Più di questo, potevo soltanto restare a dormire nella Vostra scuola, a mo’ di guardiano notturno... Ma ci avrei rimesso la salute e sarei finito sui giornali, e una cosa del genere, per difendere dei beni non miei, sarebbe stato davvero troppo!

 

 

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

 

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