L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

La Terra vista da Anticoli Corrado

 

diario del Prof (scolastico e oltre)

 

settembre 2011

 

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giovedì 22 settembre

 

Mussolini non poté rifugiarsi ad Anticoli Corrado. Andrà meglio a Berlusconi? (Clicca sul fotomontaggio per ingrandirlo!)

Mussolini non poté rifugiarsi ad Anticoli Corrado. Andrà meglio a Berlusconi? (Clicca sul fotomontaggio per ingrandirlo!)

 

Sarà Anticoli la Salò di Berlusconi?

 

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Che bella coincidenza!

 

Il 22 settembre, mentre io scrivevo l’articolo qui di seguito, Sarà Anticoli la Salò di Berlusconi? (o magari, chissà, dopo averlo letto) l’Amministrazione comunale anticolana (o chi per essa) aggiungeva all’ordine del giorno della prossima seduta del Consiglio comunale, che si terrà il 28 settembre, il seguente punto 6 (vedi foto qui sotto, clicca per ingrandirla!): Protesta e proposta sulla manovra finanziaria del governo.

Bene, la notizia non può che farmi piacere: meglio tardi che mai! Anche se la protesta era stata indetta dall’Anci (l’Associazione dei Comuni italiani) per il 15 settembre, e benché l’85% dei Comuni abbia già protestato contro la manovra, è senz’altro positivo che l’Amministrazione comunale anticolana si sia finalmente decisa a seguirne l’esempio. Vedremo, ora, quali decisioni prenderà il Consiglio comunale il 28 settembre. Sarebbe bello, per esempio (e questa volta il tempo ci sarebbe) che decidesse di partecipare all’Assemblea nazionale di protesta dei Comuni italiani indetta dall’Anci per il 5-8 ottobre a Brindisi... In attesa di saperlo, e riaffermando che se l’Amministrazione comunale anticolana si unirà (alla fine) alla protesta (iniziata, per ora, senza di essa), i Cittadini di Anticoli Corrado non potranno che esserne contenti, devo però rammaricarmi del fatto che un anonimo (e perciò vile) individuo (o individua) su Facebook mi abbia insultato definendo il mio articolo un pubblico vaneggiamento. Bene, lo sarà pure: sembrerebbe una diagnosi psichiatrica, e se così fosse mi toccherebbe accettarla. Ma penso che sia sempre meglio vaneggiare in proprio, e firmarsi, che essere incapaci di dir due parole senza venire imbeccati e perciò non sapere (più che non osare) con quale nome firmarle.

 

Una settimana fa i Comuni italiani, nelle persone dei loro sindaci, hanno “scioperato” contro la cosiddetta manovra economica (autori Berlusconi, Tremonti, Sacconi, Brunetta e Bossi su istigazione dell’antiStato finanziario globale) che li obbliga a tassare pesantemente i Cittadini e/o a privarli di una serie di servizi di fondamentale importanza sociale: ben l’85% delle Amministrazioni comunali, secondo i dati forniti dall’Anci (l’Associazione dei Comuni italiani, http://www.anci.it), ha simbolicamente restituito al governo le deleghe sull’anagrafe o comunque ha manifestato dissenso. Secondo i media (i pochi ancora relativamente liberi dal regimetto berluscista), solo i sindaci leghisti del Nord su preciso ordine del duo Bossi-Maroni, unica autorità da essi riconosciuta – si sono astenuti dalla protesta.

 

La domanda è: il sindaco e il vicesindaco di Anticoli Corrado (che leghisti, almeno per ora, supponiamo non siano) intanto dov’erano? O dov’erano quelli che secondo alcuni sarebbero i loro coach politici?

 

Hanno in qualche modo manifestato anch’essi, a difesa dei Cittadini di Anticoli, il disaccordo dell’Amministrazione che loro fa capo da un provvedimento che la tramuta in un agente di macelleria sociale per conto delle tirannie private di mezzo mondo?

 

Se l’hanno fatto, questo scritto termina qui con mille scuse per la mancanza d’informazioni dello scrivente. (Anche se, a parziale giustificazione del medesimo, ci sarebbe però da dire che nessun manifesto è stato affisso, nessun volantino ha circolato anonimo o meno, nessun post ha orgogliosamente rivendicato su Facebook le azioni compiute dal sindaco e dal vicesindaco a tutela degli Anticolani...)

 

Se invece non l’hanno fatto, la domanda è semplice: perché no? O anche: se non ora, quando?

 

Pur brancolando nel buio, proviamo a ipotizzare qualche risposta.

 

1. L’Amministrazione comunale anticolana non ha partecipato alla protesta forse perché non ne sapeva un tubo, era distratta, in altre faccende affaccendata, non c’era o, se c’era, dormiva? Se così fosse, niente potrebbe essere più grave. Distrarsi, assentarsi, nel pericolo non essere al fianco di quanti gli si sono affidati, è il peggior misfatto che chiunque sia investito di una qualche responsabilità possa commettere. Sappiamo che il crimine di abbandono dei governati e amministrati non esiste, ma riteniamo che dovrebbe essere introdotto in tutte le Costituzioni. Altro che obbligo di pareggio del bilancio: obbligo, in primo luogo, di esser sempre dalla parte dei Cittadini. Di tutti i Cittadini.

 

2. L’Amministrazione – presente a sé stessa e a noi, nel pieno possesso delle facoltà mentali e sapendo che l’85% dei sindaci italiani si stavano schierando a difesa dell’85% delle comunità italiane – ha forse ritenuto che la protesta fosse inutile, destinata a non ricevere alcun riscontro, in sostanza una perdita di tempo, ragion per cui ha deciso di ignorarla e continuare piuttosto a dedicarsi ai mille importantissimi impegni civici da cui è quotidianamente oberata fino alla spossatezza?

 

Se così fosse (ma ci auguriamo vivamente per essa e per noi che così non sia) l’Amministrazione anticolana sarebbe fra le più miopi (per non dire le più scriteriate) d’Italia: incapace di capire che se il mondo intero (le migliori forze politiche europee e degli Usa, gli intellettuali più seri e avvertiti di ogni parte del pianeta, i sindacati e le organizzazioni imprenditoriali più rappresentative, i media liberi, insomma: la Terra meno Putin) sta cercando con ogni mezzo di infliggere a Silvio Berlusconi la spallata che salverebbe l’Italia dalla catastrofe (e con l’Italia, per il tragico domino a cui la nostra caduta darebbe inizio, l’Europa e l’Occidente), ciò vuol dire che tutte le energie sono importanti, anche le minime, e che tutte si devono impegnare nello sforzo comune: un nemico inumano invade il Paese, il regimetto si chiude con i suoi servi, sgherri, lenoni e prostitute nel castello del potere, noi con enormi arieti cerchiamo di sfondarne le porte, e il sindaco e la vicesindaco di Anticoli se ne starebbero da una parte a guardare scuotendo la testa? Anche ammesso (ma non è così) che le loro spallucce siano troppo deboli per il peso degli arieti, come non vedrebbero che anche noi, Cittadini di Anticoli, come tutti gli Italiani in questo momento cruciale per le sorti comuni abbiamo il diritto di esser certi, anche solo a livello simbolico, che gli amministratori, ai quali la maggioranza degli Elettori si è (e ci ha) affidato, siano dalla nostra parte?

 

3. Una parte dell’Amministrazione, quella che una volta si definiva “di sinistra” – benché consapevole della realtà e del dovere di mettersi, materialmente e simbolicamente, dalla parte dei Cittadini contro chi li sacrifica ai propri interessi egoistici – forse non può difenderli perché il quieto vivere dell’alleanza chiamata Uniti per Anticoli si basa su un patto segreto, tacito o esplicito, per il quale il governo Berlusconi non può essere attaccato, qualunque cosa faccia, pena il disintegrarsi dell’alleanza stessa?

 

Può sembrare strano, ma questa ipotesi è meno grave delle precedenti. I patti preelettorali, infatti, son del tutto leciti. E anche se noi, da persone per bene quali siamo, siamo portati a pensare che gli Elettori abbiano il diritto di conoscerli prima di andare al voto, resta il fatto che essere persone per bene non è obbligatorio, specie in politica, e che quindi è tanto meno obbligatorio, per una lista civica, esser così per bene da dichiarare pubblicamente cosa si son promesse le parti che la compongono per convincersi l’un l’altra che andranno d’amore e d’accordo finché morte non le separi. Dunque, se l’Amministrazione comunale di Anticoli Corrado si regge su un patto solenne tra gli Uniti che Berlusconi è sacro e inviolabile e lo resterà qualunque cosa faccia ― anche, per dire, se dopo averci lasciato senza lavoro e senza un euro desse l’ordine di sparare ad alzo zero su di noi ― be’, gli Uniti avevano il pieno diritto di stipularlo. Anzi, avevano il pieno diritto, volendo, perfino di stipularlo, per maggior sicurezza, spillandosi qualche goccia di sangue a vicenda dinanzi a una grande scritta luminosa intermittente: Silvio, grazie di esistere...

 

Ma il mondo, quando cambia in peggio, cambia con tale rapidità che le lievi promesse che ieri sembravano astute possono, dall’oggi al domani, rivelarsi pesanti macigni stupidamente caricati sulle spalle di tutti. Anche di chi, di quelle promesse, fu tenuto all’oscuro come se il suo consenso non avesse alcuna importanza. E oggi quindi, se il governo Berlusconi si rivolta contro il Popolo italiano in nome e per conto di oscure tirannie private sovranazionali, noi con questo scritto esprimiamo il fermo convincimento che la promessa “nessun esponente dell’Amministrazione comunale attaccherà Silvio Berlusconi”, se davvero gli Uniti se la fossero scambiata, non può più avere alcun valore e dev’essere pubblicamente sconfessata. Poiché i Cittadini di Anticoli Corrado, noi pensiamo ― non soltanto quelli di sinistra, che berluscisti non sono e han creduto alla promessa dei leader che il Pd anticolano sarebbe rimasto estraneo al berluscismo, ma anche i non pochi di destra intelligenti e coraggiosi ― in un’emergenza nazionale e globale come questa hanno il diritto di sapere se un tale patto sia stato stipulato, se debbano perciò considerarsi abbandonati a sé stessi dinanzi a chi vuol far di loro macelleria sociale, se ― insomma ― i loro amministratori, mentre la Nave minaccia di affondare, stiano cercando di svignarsela su una scialuppa di salvataggio (governativa o, diciamo così, aniense) o se, al contrario, siano civilmente e moralmente capaci di dire in faccia a Berlusconi e a tutto il governo di sua proprietà: “Meglio morire coi nostri Concittadini che salvarci insieme alla vostra corte di servi, di sgherri, di lenoni e di prostitute”.

 

O dobbiamo attenderci che Silvio Berlusconi, una volta cacciato, finalmente, dal governo del Paese che con la sua sola presenza umilia, otterrà asilo dall’Amministrazione comunale di Anticoli Corrado e farà di Anticoli Corrado la sua “Salò” e del territorio comunale la sua repubblichina?

 

P.s.: a proposito di scialuppe di salvataggio aniensi, ad Anticoli circola la voce, non sappiamo quanto fondata, che gli attuali amministratori si sentirebbero in una botte di ferro, dinanzi alla cosiddetta manovra economica governativa, perché per mantenere il pregresso “tenore di vita” amministrativo conterebbero sulla possibilità di servirsi a piene mani da una sorta di munifico “bancomat” privato generosamente messo a loro (e nostra) disposizione. Se così fosse (ma, ripeto, non sappiamo se così sia) ― e pur avendo niente da ridire contro le donazioni ― noi pensiamo che dovremmo essere informati, volta per volta, di cosa viene acquistato o realizzato con soldi pubblici e cosa con soldi privati. Anche per poter, se lo desideriamo, all’occasione rifiutare di servirci di quel ch’è stato provveduto coi secondi.

 

P.p.s.: per essere anche noi d’aiuto all’Amministrazione comunale anticolana, e soprattutto per il dovere che da sempre sentiamo di non nascondere alcunché ai nostri Concittadini, alleghiamo a questo scritto il modulo di adesione alla protesta dei Comuni italiani predisposto dall’Anci e scaricabile dal suo sito.

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sabato 17 settembre

 

Marzano attacks!

Marzano attacks!

 

Attenti, Bambini: Marzano attacks!

 

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Esiste il mestiere perfetto? Probabilmente no. Io, che amo talmente il lavoro dell’insegnante che il berluscìsmo e la Gelmini non sono ancora riusciti a farmelo odiare, tuttavia non lo considero perfetto.

 

Non perché la perfezione non sia di questo mondo (la perfezione è solo di questo mondo, ché solo noi siamo capaci di pensarla e di tendere a essa) ma perché ho idea che chiamar perfetto qualcosa, qualsiasi cosa, significhi affermare che meglio di così non può essere: cioè negare l’immaginazione (che è solo umana) e attentare alla libertà (ch’è solo umana anch’essa).

 

Ma posso, nondimeno, giudicare imperfetto (o squallido, o addirittura disumano) il mestiere di chi, per esempio, si arricchisce rovinando gli altri? Posso (senza che perciò mi si accusi di voler imporre a tutti il mio concetto di perfezione) chiamare bruttissimo il mestiere ― che so io? ― di chi specula sui prezzi delle materie prime e affama i poveri del mondo? Penso proprio di sì.

 

Anzi: ne sono così convinto, che mi permetto di scrivere che Michela Marzano, se su La Repubblica si fosse assunta l’incarico a tempo indeterminato di dare addosso ai Bambini, farebbe un brutto mestiere. Non perché pretenda di prescriverle un’inesistente perfezione giornalistica o filosofica (ognuno, e quindi anche la signora Marzano, è libero di tendere alla perfezione come gli pare e piace), ma perché io e tutti quanti siamo nondimeno liberi di dire che quel che un altro fa non ci piace, ci sembra imperfetto, e possiamo (dobbiamo) dirglielo anche se non possiamo né vogliamo indicargli come potrebbe far meglio: il come è affar suo, della sua immaginazione, della sua vitalità, della sua ricerca, mai e poi mai ci sogneremmo di imporci a chicchessia come modelli! Ma che Michela Marzano intenda la propria collaborazione con La Repubblica come un collaborare con Eugenio Scalfari a dare addosso ai Bambini, be’, questo a me pare brutto, non mi piace, ritengo che potrebbe far di meglio. E ritengo di avere il diritto di dirlo e di scriverlo.

 

Ho iniziato a pensarlo il 7 giugno scorso, quando in un triplo paginone dedicato al bullismo ho letto queste sue righe: “Molti adulti continuano a pensare che l’universo dell’infanzia sia un mondo fatto d’innocenza e di gioco. Che la compassione di fronte alle sofferenze sia un sentimento naturale. (...) Peccato che, come ci spiega Freud nei Tre saggi sulla teoria sessuale, da bambini non si ha ancora la capacità di immedesimarsi negli altri e di compatire le loro sofferenze. Le famose dighe psichiche, le tre barriere essenziali che strutturano ognuno di noi permettendoci di trovare un equilibrio di fronte alla violenza dei nostri istinti, non ci sono ancora. E spetta agli adulti insegnare ai più piccoli il significato del pudore, del disgusto, della compassione. (...) La barbarie, diceva Freud, è un tratto indistruttibile della natura umana, una tentazione sempre presente in ognuno di noi. Compassione ed empatia non sono innate”.

 

Ho già commentato e criticato questi concetti in uno scritto intitolato Si può “dimenticare” un Bambino?: non starò quindi a ripetermi. Né mi sarei più dedicato alle idee di Michela Marzano se sabato 17 settembre non avessi letto, ancora su La Repubblica, un suo articolo sulla sentenza (cosiddetta choc) con cui il tribunale dei minori del Piemonte ha tolto ai genitori una bambina di pochi mesi, nata con l’inseminazione eterologa, motivando il provvedimento, fra l’altro (ma non solo), con la loro età troppo avanzata: 70 anni lui, 57 lei.

 

Michela Marzano disapprova vigorosamente questa sentenza. Io invece ritengo di non avere elementi per giudicarla (quantunque la disapproverei moltissimo anch’io, se mi convincessi che i giudici abbiano preso in considerazione solo l’età dei genitori e/o il modo in cui è avvenuto il concepimento), ma quel che contesto alla signora Marzano non è il suo disaccordo con la sentenza, son discorsi come questo: “Il ruolo dei genitori non è affatto semplice ed esistono mille modi diversi di vivere la propria maternità o la propria paternità. Come si fa a definire un buon padre o una buona madre?”.

 

Certo che non si fa. Nessuno ha il diritto di definire un buon padre o una buona madre. Nessuno può dire come debba essere un genitore perfetto. Ma tutti abbiamo il diritto (e il dovere) di chiamar cattivi una madre o un padre, se li vediamo rendere infelici i propri figli, senza che nessuno ci accusi perciò di voler imporre modelli di perfezione.

 

Continua la signora Marzano: “Peccato che nessuno possa sapere esattamente quale sia l’interesse di un bambino. Peccato che ognuno di noi sia particolare ed unico e che nessuno possa decidere a priori ciò che sia giusto o sbagliato per gli altri”. Peccato, aggiungo io, che la signora Marzano non la pensasse così anche tre mesi fa, quando di ogni bambino credeva invece di sapere benissimo che sia istintualmente (e freudianamente) violento. Ma a parte questo, ciò che mi pare davvero violento è l’astuzia con cui la signora Marzano introduce nel suo dire quella frasetta latina, a priori, per insinuare che i giudici piemontesi abbiano sentenziato sulla base di un pregiudizio e senza aver prima scrupolosamente indagato e analizzato fatti e testimonianze.

 

Come fa a saperlo, signora Marzano? È cosa che le consta in prima persona? Se è così, lei non dovrebbe scrivere, ma andare da un (altro) giudice e denunciare: Io, Michela Marzano, ho le prove che quei suoi colleghi... eccetera eccetera.

 

O la verità, come io penso, è che lei, signora Marzano, accusa i giudici di apriorismo (e di aver voluto imporre a tutti noi una loro idea di genitori perfetti) perché lei vuole imporre a noi la sua idea che il comportamento di un genitore non possa essere criticato?

 

Ma allora chi difenderà i Bambini dai pazzi, signora Marzano? Chi, se non i vicini, potrà farlo? Chi, se non i giudici, potrà indagare e appurare come stanno le cose?

 

Talvolta vicini e giudici potranno anche sbagliare, certo, ma se non correranno (e correremo) questo rischio, le ripeto, chi difenderà i Bambini?

 

Quand’ero bambino, signora Marzano (ma sarà accaduto anche a lei e a molti altri), quante volte desiderai che la porta di casa si spalancasse e che un giudice, col martelletto in pugno, rimproverasse mio padre e mia madre per come si stavano comportando! Cinque minuti e li perdonavo, si sa, e così sarà nella maggior parte dei casi, ma quanti Bambini dovrebbero davvero essere soccorsi e nessuno lo fa?

 

Non intimidiamo coi nostri sproloqui i pochi che ancora osano dir brutto al brutto e disumano al disumano, signora Marzano, o con che faccia li accuseremo poi di non saper più indignarsi?

 

Quando mia figlia aveva tre anni, una bella notte d’estate in cui, all’ora fissata dal medico, lei piangeva e strillava per non prendere un antibiotico, due ragazzi stranieri che avevano affittato l’appartamento al piano di sotto vennero a domandare a me e alla madre cosa le stessimo facendo. Fu molto imbarazzante, non lo nego, ma è la gente così che difende i Bambini, signora Marzano.

 

Lei che poi, caratteristicamente, così conclude: “Il desiderio di avere un figlio è sempre complesso e ambivalente. Si può voler un figlio per colmare un vuoto, per avere un erede, per riparare qualcosa della propria storia familiare, per proiettarsi nel futuro, per lasciare una traccia in questo mondo...”. Non è curioso, signora Marzano, che abbia dimenticato di aggiungere: o semplicemente per volergli bene?

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domenica 11 settembre

 

"Compendio della Dottrina cristiana per le classi inferiori": catechismo e manette. (Clicca sulla miniatura, se vuoi ingrandirla!)

Compendio della Dottrina cristiana per le classi inferiori: catechismo e manette.

(Clicca sulla miniatura, se vuoi ingrandirla!)

 

Ammazzarsi non è Amarsi, vero?

 

Poi, dalla finestra proprio sopra quella, vidi un uomo e una donna che si sputavano l’acqua addosso. Probabilmente era liquore e non acqua, ma cosa diavolo c’era nei bicchieri non potevo vederlo. Ad ogni modo, prima lui prendeva una sorsata e la sputava tutta addosso a lei, poi lei faceva la stessa cosa a lui. (...) Il guaio è che certe porcate si resta lì incantati a guardarle, in un certo senso, anche se uno non vuole. (...) C’è però che l’idea non mi piace. Se provi ad analizzarla, puzza. Io penso che se una ragazza non vi piace veramente, non dovreste affatto spassarvela con lei, e se invece vi piace, allora è presumibile che vi piaccia anche il suo viso, e in questo caso dovreste guardarvi bene dal fargli certe sconcezze come sputarci l’acqua sopra” (J. D. Salinger, The Catcher in the Rye, 1951, trad. italiana di A. Motti, Il giovane Holden, Einaudi, 1961, pp 73 - 74).

 

La figlia di un’insegnante di catechismo dell’Azione cattolica si fa ammazzare da un diplomato presso l’Istituto Pio XII delle Religiose dell’Assunzione. Una coincidenza? Può darsi. Il profilo Facebook dell’amica sopravvissuta è pieno di corde e manette, ma molti dei suoi cosiddetti “amici” (su Facebook) dicono che non avrebbero mai immaginato una cosa del genere. “Semplice” “distrazione”? Qualcosa, per l’ennesima volta, che “può capitare a chiunque”? Ma se coi loro occhi l’avessero veduta appesa per il collo, avrebbero continuato a “distrarsi” fino alla morte? O forse nessuna “distrazione” c’è stata, ma l’assenza dell’affetto e del coraggio per dire a un’amica (se amica davvero fosse): Sei pazza? Curati!?

 

Molto correttamente, ci sembra, la professoressa Anna Oliverio Ferraris, docente di Psicologia dello sviluppo alla Sapienza (per una volta, su queste materie, La Repubblica dell’11 settembre, cronaca di Roma, non ha intervistato uno dei soliti imbecilli) dichiara: Sono persone che hanno bisogno di prescrizioni, di avere un libretto di istruzioni, anche nel sesso. Chiosiamo noi: cioè hanno bisogno di un catechismo? Aggiunge la professoressa: Questa pratica sessuale estrema viene chiamata “gioco erotico”. Un tempo si sarebbe chiamata “perversione”. Per me è ancora perversione. Io voglio chiamarla così. Il cambio di linguaggio è sintomatico. Usando la parola “gioco”, anziché perversione, si dà il via libera, si sdoganano queste pratiche... A qualcuno, per caso, stan fischiando le orecchie? Bene, vuol dire che un pochino funzionano. E ancora: Vorrei sapere, dice la professoressa Oliverio Ferraris, come si fa a chiamarle “scuole” di bondage... Dovrebbero esserci controlli su queste attività. Se le “scuole” insegnano a suicidarsi, bisognerebbe chiuderle.

 

Magari! Forse possiamo cominciare a sperare che la “cultura” del Tutto va bene madama la marchesa (e con essa l’idea assassina che gli amici siano quelli che cliccano Mi piace a tutto) abbia (finalmente) le ore contate. Insieme all’idea (ancor più assassina) che un Essere umano sia una bestia feroce che solo una costrizione continua può tenere a bada.

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giovedì 1° settembre

 

Marco Lodoli

 

Ma Lodoli “ci fa” o “c’è?

 

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Tre anni e due mesi fa, mercoledì 2 luglio 2008, leggemmo su La Repubblica questo “illuminato” parere: La proposta del ministro Gelmini di tornare al grembiule nelle scuole mi sembra una scelta sensata che permette di cancellare vanità e differenze economiche. E di chi erano le auree parolette? Di Marco Lodoli, scrittore, giornalista e, su questioni scolastiche, opinionista fisso del quotidiano romano.

 

Fu quel dì, o Marco Lodoli, che cominciammo a domandarci se tu, come si dice a Roma, “ci facessi o ci fossi. Poiché non occorreva essere un Einstein, già allora, per capire che il grembiulino di Mariastella aveva scopi molto meno “pedagogici” di quello da te accreditato: 1°, aizzare la solita diatriba fra creduli-a-favore e creduli-contro e, in tal modo, distogliere lattenzione degli Italiani dall’attacco micidiale del berluscismo contro la loro Scuola, attacco che è tuttora in corso (e sempre più micidiale) ma che non lancia più esche ai tontoloni (una volta li chiamavano utili idioti, ma ScuolAnticoli cerca di evitare queste cadute di stile) avendo il regimetto ormai superato la fase in cui credeva di dover distrarre dai suoi misfatti un’opinione pubblica che invece, sulla difesa della Scuola e non solo di essa, si è dimostrata fra le meno reattive del pianeta. 2°, dirottare contro i Bambini e i Ragazzi, cioè contro gli ancor più deboli, la frustrazione e la rabbia degli Insegnanti per l’attacco di cui sopra.

 

No, non era difficile capire due cosette così ovvie. Eppure tu, Marco Lodoli, non le capisti. “Ci facevi o c’eri? Ma non finisce qui. Passano due anni e mezzo e, come sempre su La Repubblica, venerdì 25 febbraio 2011 te n’esci con il seguente discorsetto: Ricordo la frase di Freud, esplicita e dolorosa: “L’educazione è una lunga opera di repressione”. Per educare bisogna anche comprimere la bestialità, i desideri scomposti, la prepotenza egoista, l’avidità infantile...

 

Addirittura! E cosa sono questi poveri infanti, o Marco Lodoli, belve feroci?! Quel famoso legno storto con cui, guarda caso, dodici giorni prima Eugenio Scalfari aveva dato il la a te e al resto della truppa? Bestialità, dici proprio così. La solita lagna (i nemici intellettuali dei Bambini son tutti uguali e ripetono tutti le stesse cose) secondo la quale il Piccolo umano... non sarebbe umano (forse perché lo porta la cicogna?) e il solo modo di umanizzarlo sarebbe schiacciare la bestiaccia che è in lui e prepararlo con durezza a trascorrere il resto della vita a farle la guardia, caso mai dovesse rialzare la testa.

 

Davvero la pensi così, Marco Lodoli? Ma allora è per questo che ti piace il grembiulino: perché le divise, come ognuno sa, nascondono e uniformano gli Esseri umani rendendone un po’ meno disgustosa la vista a chi non ne tollera la meravigliosa, irriducibile varietà e la scambia per... bestialità, scompostezza, prepotenza, egoismo e avidità. Ma ci fai o ci “ci sei, Marco Lodoli? Noi, affettuosamente, speriamo che tu ci faccia poiché, se per caso ci fossi, saresti un povero infelice: ci sono ancora tantissimi Bambini in giro, e dev’essere tremendo inorridire ogni volta che se ne vede uno.

 

Ma, di nuovo, non finisce qui. Giacché ieri, mercoledì 31 agosto 2011, hai ottenuto ben due-pagine-due, o Marco Lodoli, del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari e hai potuto sbizzarrirti. Ecco la prima perla: Nella Scuola tutto è cominciato a precipitare nel momento in cui qualcuno ha stabilito che l’emotività è l’unico campo in cui si realizza il giovane.

 

E chi mai lo avrebbe stabilito, Marco Lodoli? Quando? Come? A noi non risulta. Al contrario, a noi risulta che la Scuola (per il combinato disposto tra la pochezza affettiva di una parte di noi Insegnanti, la corrosiva violenza dell’aziendalismo e del fondamentalismo economicista imperversanti da un quarto di secolo, e i tagli di orario che riducono l’insegnamento a una corsa contro il tempo) continua a occuparsi assolutamente troppo poco della realizzazione dei Bambini e dei Ragazzi, e (come se i giovani e giovanissimi Umani fossero davvero le scimmiette da ammaestrare che credete tu e gli amici tuoi) assolutamente troppo delle ultrastandardizzate prestazioni che la Società, sempre più razionale e sempre meno affettiva, pretende da loro per farne dei servi non meno istupiditi che diligenti.

 

Davvero ignori queste cose, o Marco Lodoli? O fingi di non saperle? “Ci fai” o “ci sei”? Ma tu non te ne dai per inteso e imperterrito continui: Sappiamo bene l’importanza delle ragioni del cuore di Pascal, del pensiero emotivo, della forza creativa che vive nei sentimenti e certo non vogliamo che i nostri ragazzi a scuola divengano dei robot (ma intanto ti piacciono di più con i grembiuli, tutti uguali come soldatini, n.d.r.) però ho l’impressione che sia stata una debolezza micidiale la rinuncia alla logica, alla razionalità, all’analisi e alla sintesi, all’intelligenza che sa muovere i pezzi sulla scacchiera e le parole nel discorso e i numeri nei quaderni a quadretti. La cultura è il tentativo di dare una forma e un ordine al caos.

 

Vedi, Marco Lodoli: noi non sappiamo se tu ci faccia o ci sia, però  non possiamo non osservare che dici sempre le stesse cose. Come se certi Esseri umani, a un certo punto di vite travagliate, diventassero (non nascessero: diventassero) pappagalli ammaestrati. E il pappagallo ammaestrato che fa? Ripete per l’ennesima volta che l’Essere umano in principio è caos. Nasce e cos’è? Caos.

 

Questa volta non lo chiami bestia, come la sora Cesira nelle pause del rosario, lo chiami caos (si vede che da febbraio a oggi hai studiato) ma il senso è sempre quello: il Bambino (cioè l’Essere umano quale l’evoluzione l’ha fatto) non sarebbe altro che schifezza, perciò bisognerebbe insegnargli (anzi, non sporchiamo il bel verbo insegnare: costringerlo) a reprimersi, a controllarsi, a trattare sé stesso come il superiore l’inferiore (anche questo diceva, il tuo Freud) e il compito della Cultura (e della Scuola) non sarebbe, dunque (come invece è) esprimere e tramandare la meravigliosa, infinita varietà degli affetti, delle ricerche e delle vicende umane reali e fantastiche, né tanto meno contribuire, creandone di nuova, all’infinita varietà già realizzata, ma quello che da sempre vuole imporre alla Cultura e alla Scuola chi di creare si è reso incapace: mettere in riga le bestiacce che siamo e farci marciare come i pezzi sulla scacchiera, ognuno al suo posto e i pedoni in fila per otto.

 

E insisti, Marco Lodoli, insisti come se ti pagassero a cottimo: La scuola questo deve riprendere a fare, contro la cultura del desiderio che vive di smanie istantanee, puntiformi e distruttive, contro chi agita nei ragazzi solo l’emotività, come se la vita fosse solo sballo, divertimento, notti da inghiottire e giorni da dormire e corri dove ti porta il cuore...

 

Questa, povero Marco Lodoli, è per te l’emotività? Smanie, sballo e finto divertimento insensato? O, come dici più avanti, orda trionfante e barbara di sensazioni spicciole? Ma sei sicuro? Se tale fosse la tua emotività, povero Marco Lodoli, noi sinceramente ti compatiremmo. Ma dovremmo anche ammonirti, per il tuo bene, a non voler perciò credere che sia così anche l’emotività degli altri, e in particolare quella dei Bambini e dei Ragazzi: parla per te, caso mai, o Marco Lodoli.

 

L’Essere umano non è un mostro da umanizzare, o Marco Lodoli; talvolta lo diventa, ma non lo è mai da Piccolo. E la Scuola sta finalmente cominciando a stancarsi, a stancarsi molto, della pretesa di quelli che odiano e disprezzano l’Umanità che tutti debbano tremare di paura davanti a loro e sottomettersi al loro terrorismo intellettuale. Di preti nazisti e di nazisti preti, o Marco Lodoli, non ne possiamo più.

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

 

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