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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

Più Niente da Ridere

 

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo, invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò. Le immagini divennero quelle de "Il settimo sigillo" (1957), di Ingmar Bergman, e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò lItalia con sé nel mese di maggio del 2010

 

“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza.

Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi,

lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).

 

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo,

invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò.

Le immagini divennero quelle de Il settimo sigillo (1957), di Ingmar Bergman,

e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Giulio Tremonti: Ministro Tremonti, dirà lei: non ne posso più di sentirvi, voi insegnanti. Molti lo stanno già dicendo insieme a lei. Eppure, non demordo. Ci sono due tipi di alunni svogliati: quelli che a furia di rimproveri continuano imperterriti a rifiutare qualunque invito alla responsabilità e quelli invece che, sentendosi ripetere sempre la stessa cosa, alla fine rinsaviscono per sfinimento. Voglio essere ottimista, annoverare lei tra i secondi e prenderla per sfinimento. Fosse anche una minima parte dello sfinimento che ho io, alla fine di quest’annus terribilis per la scuola italiana. Stanca, amareggiata, sconsolata, eppure lei non ci riesce a prendermi per sfinimento, continuo a protestare, come i soldati alle Termopili. Magari lei non ascolterà, ma qualche italiano di “buona volontà” , come si diceva una volta, sì. Lei mi obbliga a violare la legge. Mi piacerebbe incontrarla per dirglielo guardandola negli occhi. Lei sta obbligando la maggioranza dei docenti italiani a violare la legge. È esattamente quello che accade in moltissime scuole italiane. Cosa significa infatti ammassare più alunni di quanti un’aula può contenerne, se non violare la legge? Sono ben tre le norme violate: la normativa antincendio, quella per la sicurezza negli edifici scolastici e quella igienico sanitaria. Molti sanno che lei ha tolto ben 8 miliardi all’istruzione pubblica. “C’erano tanti sprechi e siamo in tempi di crisi, bisogna razionalizzare”, saggia e incontrovertibile affermazione. Così ha giustificato la cosa. Di contro, però, le spese militari ricevono 25 miliardi di euro e leggo in questi giorni di un bonus di 19 mila euro a classe per le scuole private e leggo anche di un aumento di circa 200 euro mensili per i colleghi di religione, buon per loro, non sia mai, ma allora non bloccassero i nostri per i prossimi secoli. Mettiamoci d’accordo. C’è la crisi o no? Un giorno c’è, un giorno non c’è, un giorno è un “anatema psicologico delle sinistre” e l’altro giorno “dobbiamo fare sacrifici”. Ma non tutti, attenzione: gli statali. Io mi sono arrovellata nel tentativo di capire dove fossero quegli sprechi quando, nell’agosto 2008, ho saputo degli 8 miliardi da togliere alla scuola pubblica. Ma lei ha fugato i miei dubbi: lo spreco era studiare l’italiano, e quindi via due ore. Lo spreco era studiare la tecnologia moderna e quindi via un’ora. Questo alle medie. Escano prima, i ragazzi: così hanno tempo per riflettere. Lo ha detto il ministro Gelmini. Lo spreco era recuperare i bambini con difficoltà (cosa frequentissima nei contesti dove vivo e ho scelto di insegnare io, e cioè nelle periferie), e quindi via le compresenze in talune ore di due maestri nelle elementari: a questo servivano, caro ministro. Il tutto eseguito con la furia di un boscaiolo cieco che ha distrutto chiome sane, piante rigogliose e qualche ramo secco, ma troppo pochi, in cambio della distruzione della nostra foresta amazzonica: il polmone del nostro futuro. Quelle due ore d’italiano e le compresenze servivano anche a coprire le assenze dei colleghi senza ricorrere a supplenze esterne. Inoltre: aumentiamo i ragazzi per classe: fino a 30, 33, ma sì. Realizziamo un bel parcheggio per ragazzi, non una scuola certamente. Del resto sono altre le fonti vere della formazione: la vita, la strada, la televisione, il computer. Per chi vuole studiare veramente ci sono le scuole private. Studiare cosa e come poi è da vedere. C’è un piccolo particolare: tutto ciò è anticostituzionale. La Costituzione riconosce alla scuola pubblica, statale, italiana il compito di formare e istruire gli Italiani. Le private? Una scelta possibile, non obbligata. Non era un paradiso la scuola pubblica, prima di Tremonti, ma i problemi erano altri, non certo questi, ed era una bella scuola. Chi non deve parte della sua personalità a quel docente che non dimenticherà mai? Torniamo alle sue motivazioni: la gestione dei singoli istituti, troppi soldi, troppi. E quindi tagli anche a quella: tagli alle ore e tagli ai finanziamenti per la gestione. “Facessero una colletta i genitori, e che sarà mai qualche decina di euro”. Nulla. Ma non c’era la crisi? Nella mia regione, in Sicilia, qualche decina di euro aiuta ad andare avanti. E così avete tagliato. Nella scuola dove insegno io, una normale scuola media della periferia palermitana, ma potremmo generalizzare a tutte le scuole medie d’Italia, siamo quasi alla paralisi. Avete compiuto il miracolo: unire di colpo Nord e Sud nella omologazione verso il peggio. Dico quasi, perché poi, incredibilmente, docenti e dirigenti sono diventati bravi a fare i salti mortali e le capriole all’indietro. Questo lo sapevate, vero? Qual è l’unica classe di lavoratori in Italia che, nonostante tutto, continua a lavorare senza grossi drammi? La nostra. Nel senso che lei aveva ragione e che quindi, nonostante i tagli, e visto che riusciamo ad andare avanti, la scuola non ha tutti ‘sti problemi? No, aveva ragione perché per noi quelli che non devono subire le ricadute gravissime della sua scelta scellerata, ripeto, scellerata, non devono essere i ragazzi: e dunque si alza la saracinesca comunque e si fa l’appello tutte le mattine. Però sa cosa c’è? C’è che abbiamo anche sopportato e stiamo sopportando molto, ma l’illegalità di stato dentro una scuola no. Io non la sopporto e la denuncio. Tagliare completamente i fondi di gestione delle scuole ha comportato l’impossibilità di chiamare supplenti per coprire le assenze giornaliere, adesso che non ci sono più quelle due ore che servivano a coprirle. E dunque le classi si dividono in altre classi. Giornalmente. I ragazzini si prendono la loro sedia e vagano nei corridoi in cerca di spazio. Perdendo ore di lezione. E allora: posso sopportare di lavorare meno, posso sopportare di farlo in una scuola ammuffita, con l’acqua che filtra, senza vetri (lei mi dirà: si rivolga all’amministrazione comunale), posso sopportare di non avere carta igienica per i ragazzi, sapone nei bagni, riscaldamenti a singhiozzo. In una mia classe di prima media ho 23 bambini, 4 di loro con gravissimi disagi sociali e disturbi comportamentali (sono figli di carcerati), due con problemi di apprendimento e uno disabile grave. Io insegno arte: nelle mie ore non ho insegnante di sostegno, perché sono state tagliate le ore del sostegno, come tanti sanno. A volte me ne arrivano altri 3 o 4 da altre classi. E allora mi dica lei qual è il diritto all’istruzione negata del mio alunno disabile? Qual è il diritto all’attenzione precipua negata ai 4 bimbi con problemi sociali? E ai due che non riescono a leggere senza distrarsi? È una scuola di periferia, se non li aiuto io chi li aiuta? E il resto dei compagni? Non hanno diritto alla “normalità”? E poi viene la ministra Gelmini a parlar male dei docenti del Sud, di come i nostri alunni sono in fondo alle classifiche delle prove di merito: ma in queste condizioni cosa vi aspettate? È già un miracolo se abbiamo le sedie, nella mia scuola. L’inverno lo abbiamo trascorso con muffa e infissi rotti, che puntualmente aggiustiamo stornando somme da altri fini. “Si rivolga al Comune” dirà lei. Il suo sindaco di centrodestra ha tagliato anche lui tutti i finanziamenti alle scuole: sia per il funzionamento ordinario, sia per le manutenzioni. Non ci resta che Santa Rosalia. Macchè, manco la chiesa ci appoggia, noi sciagurati delle periferie, intenta com’è a salvaguardare le scuole private.
Lei lo chiama razionamento e si riempie la bocca di frasi assurde sul come l’Italia stia reggendo la crisi. Mi scusi: ma che cavolo sta dicendo? Lo deve dire lei, una statistica o io? Ho 253 alunni, 253 famiglie cioè: un bel campione di famiglie di periferia, come ce ne sono a migliaia nella corona delle città italiane. Forse ne so parlare meglio di lei degli effetti della crisi, sig. Ministro: niente fumo negli occhi, ahimè, a noi che le vediamo e viviamo la verità delle cose. Perché nemmeno il contributo di 15 euro annui riescono più a pagare. Un disastro che chiamo illegalità. Io non posso adeguarmi. Non per me stessa, che alla fine noi docenti ci abituiamo a tutto, ma per loro. Non posso più tollerare che quei ragazzi siano il bersaglio vero delle nostre scelte.
È questa l’illegalità, non solo la ’ndrangheta, la camorra e la mafia, è questo l’esempio in cui crescono i miei ragazzi sfortunati. Ma l’illegalità e il non rispetto della legge no. A Palermo no. Non in quel quartiere: la scuola non può tollerarlo perché è l’unico baluardo dello Stato. Porti solo la sua firma questo scempio: io non voglio rendermene complice. E non mi dica che sto facendo politica, che parlo male della Scuola e che un insegnante non può farlo. Io non parlo male della Scuola, come potrei? È la mia vita. Io dico male della distruzione che ne state facendo, parlo male di voi, ecco perché non me lo permettete. Non di fare politica, bensì di esercitare un dissenso sacrosanto. Si difenda contraddicendomi con fatti. Parlo male... Faccio politica... dice? E sia pure! Io ne ho più diritto di lei, che sia chiaro: sono io a formare i cittadini di domani, mica lei. Lei passerà, per fortuna, ma i docenti italiani ci saranno sempre a insegnare cosa voglia dire rispettare le regole, rispettare la legge, cosa significhino parole come “comunità”, come “solidarietà”, come “eguaglianza”, come “fraternità”. Questa è politica, caro Tremonti, ed è il senso del mio mestiere. Glielo insegno di più io, non di certo Lei che gli toglie maestri, risorse e ruolo sociale: perché se si permette di uccidere il mio ruolo, insieme al mio, annulla quello di studente. Non ci aveva pensato? Lasciate i fanciulli senza guida, ne farete dei tiranni, questo diceva Platone. Quante mamme non possono riconoscersi in quella frase ripercorrendo le lotte giornaliere con i loro piccoli tiranni? Da qualche mese mi rifiuto di accogliere ragazzi provenienti da classi divise oltre il numero consentito. E lo farò anche a fronte di ordini di servizio scritti. Venga qualcuno a obbligarmi. Venga pure. Io mi rifiuto. Il mio Dirigente mi dirà: dove li metto allora? Io la rivolgo a Lei questa domanda: dove li mettiamo? La rivolgo ai suoi elettori, che sono anche genitori: dove volete che li mettiamo i vostri figli? E allora le faccio una proposta indecente davvero: di quei 25 miliardi alle spese militari destini nuovamente alla scuola pubblica gli 8 miliardi tolti. Oppure assegni i proventi del lotto per un anno alla messa in sicurezza degli edifici scolastici: sono questi i monumenti culturali dell’Italia che amo. La smetta di giocare con la vita e con l’istruzione dei nostri figli. Anzi, le dico di più, se posso: se ne vergogni. (Mila Spicola su MicroMega di lunedì 31 maggio 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: La speculazione aveva deciso di attaccare la stabilità e la solvibilità dei nostri Bot. Un fatto mai successo in passato. C’era il rischio che venissero colpiti i salari, le pensioni, i ricavi delle imprese. Rischiava di farci male. Un attacco improvviso. Da parte del governo non c’è stato neanche un attimo di esitazione: abbiamo rimesso la barca sulla giusta rotta e senza mettere le mani in tasca agli italiani. Sono stato tra i primi premier a intuire la gravità della crisi e a reagire. Una manovra inevitabile, che non ha fatto macelleria sociale, e con la quale continueremo a restare tra i Paesi virtuosi in Europa, anche perché negli ultimi due anni siamo stati i più bravi a tenere sotto controllo i conti pubblici. (La Repubblica, sabato 29 maggio 2010).

Silvio Berlusconi: Non dobbiamo più aver paura della crisi. (La Repubblica, lunedì 28 settembre 2009).

 

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Sul Berlusconi e il Mussolini: Il commento storicamente fondato della citazione mussoliniana del presidente del Consiglio sarebbe dovuto essere questo: Mussolini non ha lasciato diari e in nessuna occasione ha mai scritto o manifestato un pensiero come quello che gli è stato attribuito da Berlusconi. In venti anni ha sempre avuto, con le conseguenze che sappiamo, il pieno e assoluto controllo del potere. Lo testimoniò, tra gli altri, al momento del crollo dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il suo principale nemico Winston Churchill. Parlando alla radio il 30 novembre 1942, dopo El-Alamein, il premier inglese pronunciò la famosa frase: Un uomo, un uomo soltanto ha portato l’Italia a questo punto. (Lucio Villari, lettera a La Repubblica di sabato 29 maggio 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

È lo scenario ipotizzato dal procuratore Grasso: gli attentati del ’92 servirono forse a preparare il terreno alla nascita di una nuova “entità politica” che doveva irrompere sulla scena tra le macerie di Mani Pulite. Un “aggregato imprenditoriale e politico” che doveva conservare la situazione esistente. Quell’entità, quell’aggregato, secondo questo scenario, potrebbe essere Forza Italia. Nel momento in cui quel partito si prepara a nascere, e siamo al ’94, Cosa Nostra interrompe la strategia stragista. È uno scenario credibile? Ciampi non si avventura in supposizioni: “Non sta a me parlare di tutto questo. Parlano gli avvenimenti di quel periodo. Parlano i fatti di allora, che sono quelli richiamati da Grasso. Il procuratore antimafia dice la verità, e io condivido pienamente le sue parole”. (Massimo Giannini, Quei giorni terribili del ’92 a un passo dal colpo di Stato. Ciampi: è il momento di sapere chi ordinò quelle stragi, su La Repubblica di sabato 29 maggio 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: La Gelmini distrugge la scuola pubblica, smantella il tempo pieno e taglia su tutto. Il progetto del governo è uno Stato per i poveri e un privato per i ricchi La cultura vi fa paura, è questa la vostra dittatura. Davanti al ministero di viale Trastevere, insegnanti, genitori e bambini manifestano e urlano: La scuola è pubblica e non si tocca, la difenderemo con la lotta. In effetti la scuola sta finendo, per quest’anno e per sempre. Sulla base dei decreti del ministero, gli uffici scolastici provinciali in questi giorni hanno comunicato agli istituti le relative dotazioni organiche e per la primaria hanno iniziato a ridurre l’autorizzazione delle classi a tempo pieno. Per esempio, con la circolare 25 del 20 aprile scorso l’ufficio scolastico della provincia di Roma ha comunicato ai circoli didattici e agli istituti comprensivi di aver autorizzato, per il prossimo anno 2010-2011, le istituzioni con “elevata presenza” di classi a tempo pieno a eliminarne una rispetto a quelle previste nel 2009-2010. Domanda scontata: se la presenza era “elevata” in quelle scuole, perché tagliare? Per assurdo il ministro dell’Istruzione Gelmini taglia, penalizza maggiormente quegli istituti dove c’è più necessità di tempo pieno. Il risultato per le scuole primarie è che non solo non ci sarà più “tempo pieno per tutti” ma non si riconferma neanche il tempo pieno già funzionante. Sedia sediola, Gelmini della scuola non ci capisce niente, fa danni solamente, diceva uno slogan in rima. A oggi ancora non è chiaro se i tagli ai posti di lavoro dei docenti nell’anno 2010-2011 saranno 25.600 o 27.307 o addirittura 31.390 (art. 64 del decreto legge n. 112). Nei fatti, gli studenti iscritti alle scuole di ogni ordine e grado sono 7.805.947, con un aumento di 37mila unità rispetto all’anno precedente, mentre gli organici si sono ridotti di oltre 42mila unità per gli insegnanti e di oltre 15mila unità per il personale Ata (ausiliari, tecnici, amministrativi). Questa è la prima tranche della riduzione di oltre 132mila unità che il governo ha promesso per il triennio 2009-2011. Sempre nel Lazio, i docenti in meno sono 1.830, i non docenti 1.300. A genitori e insegnanti a questo punto non rimane che protestare, associarsi, fare rete e tentare di opporsi. Numerose in questi giorni le manifestazioni davanti al ministero di viale Trastevere per chiedere alla Gelmini di ripensare i tagli, il cui primo effetto sarà di far sparire il tempo pieno, il secondo di sottoporre i bambini delle primarie al famoso “spezzatino”: classi più affollate con 22 ore assicurate da una sola insegnante e le altre 18 (per arrivare alle famose 40 dell’ex tempo pieno) a “spezzatino” appunto. Una professoressa scandisce contro le finestre della ministra: Se venti alunni / vi sembran pochi / provate voi / così vedrete / la differenza / tra comandare / e insegnare. E il vecchio tempo pieno con un organico di due maestre più due ore di compresenza per laboratori e attività di recupero? Levatevelo dalla testa, non esiste più, ha detto ai genitori delle future prime elementari Lidia Cangemi, dirigente scolastico della Regina Margherita. In pratica che cambia? Finirà la pari dignità delle materie, spiega Antonella Manganaro, insegnante delle primarie. Nel momento in cui sarò chiamata a fare le 22 ore, dovrò tornare alla tradizionale didattica curriculare che non mi permetterà né di avere il tempo per il recupero scolastico né di mettere in atto laboratori. Nel tempo pieno si era in due e con le famose compresenze recuperavamo i bambini in difficoltà attraverso attività alternative come la musica, l’educazione motoria e all’immagine. Abbiamo avuto la grande soddisfazione di vedere bambini fare teatro mentre in classe non aprivano bocca. Li abbiamo visti costruire un copione, una scenografia, entrare dentro la storia, salire sul palcoscenico e tirare fuori le loro emozioni. I genitori non si rendono ancora conto dei cambiamenti perché noi insegnanti quotidianamente tappiamo i buchi e ci prendiamo il carico dei disagi, accettiamo 40 ragazzini in classe perché mancano le supplenti, manca la carta, manca tutto. Mancano persino i soldi per pulire le aule. Lavoriamo in laboratori sporchi dopo aver insegnato ai bambini che l’igiene è la cosa più importante di tutte. Queste sono le condizioni: prendiamo la scopa e spazziamo l’aula, prendiamo la spugna e puliamo i banchi. La Manganaro è amareggiata ma anche arrabbiata: In questo modo si favorisce la scuola privata. Il tempo pieno è nato con l’idea di recuperare i ragazzi dalle strade, ora si taglia l’offerta a gente già povera in partenza, si punta e ci sia avvia pericolosamente a uno Stato per i poveri e a un privato per i ricchi, a un popolo servo ed ignorante. Urlano ancora i manifestanti: La scuola che ci piace è la scuola di tutti/ la scuola dei belli/ la scuola dei brutti/ la scuola dei bravi/ la scuola dei ciucci. E l’opposizione che fa? Paolo Masini, consigliere capitolino del Pd a Roma e vice presidente commissione Scuola racconta di un’interrogazione comunale perché Alemanno non può continuare a stare in finestra a guardare, il suo è un silenzio assordante. Maria Coscia, deputata democratica, spiega che da due anni fanno opposizione: Appena dieci giorni fa abbiamo presentato un’interpellanza urgente per riproporre con forza i problemi legati ai tagli della scuola pubblica. Il governo deve ripensarci. E continua: Il tempo scuola, spacciato per pieno da questo ministero, altro non è che un dopo scuola. Noi abbiamo usato e usiamo qualsiasi strumento per opporci - interpellanze, interrogazioni - ma il governo tacita le famiglie raccontando che il numero delle ore non cambia. Neanche questo è vero, non aumenta neppure il tempo scuola. Io stessa ho presentato un’interrogazione ancora più specifica sul tempo pieno e ancora non mi hanno risposto. La loro linea è quella della demolizione. La Coscia osserva che c’è un tema drammatico: si stanno dilatando le differenze sociali. Ci vuole una forte interlocuzione tra opposizione e società per svelare le bugie del governo. La scuola pubblica è uno dei pilastri fondamentali del Paese come è fondamentale la formazione e l’educazione. Si deve determinare la saldatura tra la battaglia nelle istituzioni e quella nella società. Su uno striscione c’è scritto: Pochi pochi soldi, tanta fantasia, la scuola pubblica la meglio che ci sia. I feriti a morte restano i precari, colpiti dai tagli e terrorizzati dalla paventata “regionalizzazione” della scuola. Infatti uno dei progetti scellerati del ministero di viale Trastevere è la chiamata regionale del docente. Le graduatorie nazionali, causa di lacrime e sangue per tutti i giovani docenti, saranno sostituite da albi regionali e le chiamate saranno a discrezione dei dirigenti scolastici: Un vero disastro in un Paese come il nostro, clientelare da secoli,” osserva un’insegnante precaria lasciata a casa. Ma la Gelmini la vogliamo? No! Dalli a Brunetta i grembiulini, noi la Gelmini la vogliamo, no! Giulio Tremonti lo vogliamo? No! Perché è con noi che farà i conti, Giulio Tremonti lo vogliamo, no! La scuola è nostra e la vogliamo? Sì! Perché è l’inizio della riscossa, la scuola è nostra e la vogliamo, sì!, cantano in coro, sperando di poter fare lezione ai loro allievi l’anno prossimo. Anche se le lezioni, a questo punto, bisognerebbe darle al governo.

(Ilaria Bonaccorsi su left di venerdì 28 maggio 2010).
 

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Solo in un caso certe suore dubitano dell’infinita saggezza di Dio: quando si rammaricano di aver soltanto due mani.

Solo in un caso certe suore dubitano dell’infinita saggezza di Dio:

quando si rammaricano di aver soltanto due mani.

 

sui gesuiti tedeschi: Centinaia di bambini e ragazzi sono stati violentati o brutalmente percossi per decenni nelle istituzioni scolastiche dei gesuiti in Germania, e per decenni l’ordine ha sistematicamente coperto e insabbiato le denunce. Lo hanno denunciato ieri la dottoressa Ursula Raue, la studiosa incaricata dalla Chiesa stessa di indagare sullo scandalo degli abusi sessuali nelle scuole dei gesuiti, e padre Stefan Dartmann, il provinciale della Compagnia nella Repubblica federale. (La Repubblica, venerdì 28 maggio 2010).

 

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(su) Franco Frattini e non solo: Italia ai confini della legalità, Italia violenta, razzista e omofoba. Italia sott’accusa, nel rapporto annuale di Amnesty International. L’associazione per la difesa dei diritti umani, nelle pagine dedicate al nostro Paese, parla senza mezzi termini di abusi della polizia con pestaggi e morti sospette, e di norme discriminatorie nei confronti di Rom e Migranti. Le autorità italiane, secondo Amnesty, “hanno messo a repentaglio i diritti degli Immigrati continuando ad espellere persone verso luoghi in cui erano a rischio di violazioni di diritti umani e hanno lasciato i Migranti per giorni senza acqua e cibo mettendo a rischio le loro vite”. Una situazione grave, sottolinea l’associazione umanitaria, in un Paese dove ancora non c’è stato il riconoscimento della tortura come reato nel codice penale: “Di conseguenza, gli atti di tortura e maltrattamenti commessi da pubblici ufficiali nell’esercizio delle proprie funzioni vengono percepiti come reati minori”. Secondo il ministro degeli Esteri Franco Frattini, il rapporto “è indegno e da respingere al mittente, perché l’Italia è certamente il Paese europeo che ha salvato più persone in mare. Indegno per il lavoro dei nostri uomini e delle nostre donne delle forza di polizia, che ogni giorno salvano le persone.

(La Repubblica, venerdì 28 maggio 2010).

 

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(su) Ignazio La Russa: Il giorno successivo all’uccisione dei due militari italiani lo scorso 17 maggio in Afghanistan ci sarebbe stata una ritorsione condotta da alpini paracadutisti, accompagnati da marines americani e commandos afghani, contro un accampamento Taliban. Lo scrive L’Espresso, secondo cui “l’autorizzazione sarebbe venuta direttamente dal ministro della Difesa. (La Repubblica, venerdì 28 maggio 2010).

 

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Giuseppe “Beppe” Fioroni: Noi abbiamo le nostre proposte. Lo sciopero generale, ora, rischia solo di esasperare gli animi. (La Repubblica, venerdì 28 maggio 2010).

 

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Silvio Berlusconi (presentando con Tremonti la manovra da 24 miliardi in due anni che fa pagare la crisi finanziaria ed economica, improvvisamente “scoperta” dai berluscìsti, soprattutto ai magistrati e agli insegnanti): Siamo tutti nella stessa barca... L’Italia sta vivendo al di sopra delle proprie risorse. E adesso il Paese deve cambiare... Ma è una manovra che non aumenta le tasse, e il nostro obiettivo resta sempre quello di ridurle: è la prima cosa che faremo ove i conti dello Stato lo consentano... La colpa è dei governi della prima repubblica e della sinistra, che ha attribuito alle Regioni un potere di spesa nella Sanità... Saranno invece delusi, questi signori della sinistra, perché non c’è aumento delle tasse... L’unico sacrificio è per i dipendenti pubblici, la categoria che è stata finora premiata più dei privati: hanno avuto aumenti doppi rispetto al lavoro privato, ora stanno fermi un giro... Le regioni avranno 4,5 miliardi in meno da spendere, ma ci sono tanti sprechi da tagliare, tante consulenze... L’Italia è in mani sicure... Scusate il ritardo, ma ho finalmente scoperto cos’è una escort: è una mignotta che parla inglese.

(La Repubblica, giovedì 27 maggio 2010).

 

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(su) Giulio Tremonti: Passiamo dalla demagogia all’azione concreta,” ha detto Tremonti... Nascono i Consigli tributari comunali per segnalare al Fisco gli evasori (devono essere costituiti entro agosto).

(La Repubblica, giovedì 27 maggio 2010).

 

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(su) Giulio Tremonti e la finta “sinistra”: Tremonti, invece, è sostenuto dalla Lega Nord, da alcune banche del nord, da una parte della Finanza cattolica (che nel mondo tremontiano ha le sembianze di Ettore Gotti Tedeschi, presidente del potentissimo Ior) e da settori del centrosinistra. (Claudio Tito su La Repubblica di giovedì 27 maggio 2010).

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(su) Raffaele Bonanni: Dal canto suo il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si è detto fiero delle “interlocuzioni” con Berlusconi sul testo della manovra e ha definito “inefficace” lo sciopero. (La Repubblica, giovedì 27 maggio 2010).

 

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Gianni Letta: È necessaria una serie di sacrifici molto pesanti, molto duri, per salvare il nostro Paese dal rischio Grecia. Capiamolo così e ci capiamo tutti. È una manovra straordinaria che ci è imposta dall’Europa, così come agli altri Paesi, dalla Spagna al Portogallo, dalla Francia alla Gran Bretagna, alla Germania, che stanno prendendo provvedimenti nel disperato, ma spero vittorioso, tentativo di scongiurare una crisi epocale e di salvare l’euro. (La Repubblica, martedì 25 maggio 2010). Solo gli idioti non avevano capito già nel 1994 che i berluscìsti ci avrebbero portati alla rovina. (E notare quel ci capiamo e quel disperato: un verbo e un aggettivo che descrivono i berluscìsti e il loro capo meglio di un’enciclopedia).

 

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Maria Stella Gelmini: Le proteste sono manifestazioni politiche. Andrebbe messo piuttosto in evidenza l’impegno del governo non solo sul fronte della riforma delle scuole superiori, ma anche per favorire un ritorno al rigore, alla serietà e alla centralità della scuola. (La Repubblica, martedì 25 maggio 2010).

 

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Michele Meta (deputato piddìno): Un centesimo per ogni euro di carburante. In arriva una “ecotassa” che finanzierà il rinnovo del parco treni pendolari di Ferrovie. Sia in commissione Trasporti sia in aula tutti i partiti, come ricorda Michele Meta, “hanno mostrato una convergenza che rappresenta un patrimonio da non disperdere”. (La Repubblica, martedì 25 maggio 2010). Una convergenza su una tassazione indiretta (cioè che colpisce “equamente” sia il lavoratore sia il suo sfruttatore) nel Paese che è il paradiso dei delinquenti fiscali. E sarebbe pure da non disperdere.

 

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Giorgio Rosario Costa (senatore pidiellìno): L’attuale inizio anticipato dell’anno scolastico, rispetto a quanto accadeva negli anni ’60, provoca l’anticipata chiusura della stagione estiva anche rispetto al ciclo meteorologico. Ciò determina per le regioni a vocazione balneare un conseguente accorciamento della stagione turistica, con cadute occupazionali e reddituali. (La Repubblica, lunedì 24 maggio 2010). Mariastella Gelmini: Io sono molto aperta su questo. Se ne può discutere. Il nostro Paese vive di turismo e a settembre si possono avere migliori opportunità economiche per le vacanze. (La Repubblica, martedì 25 maggio 2010). Davanti alla Scuola che ha colpito a morte, la Gelmini trema come Macbeth davanti al fantasma di Banco perché vede in essa Insegnanti ancora capaci di opporsi al Regime con intelligenza e generosità; e tremando cerca di allontanare da loro i Bambini e i Ragazzi italiani.

 

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Il manifesto de "Il fantasma della libertà", di Luis Bunuel, messo in palio da ScuolAnticoli tra il Fioroni e la Gelmini, è stato vinto a mani basse da "Beppe".

Il manifesto de Il fantasma della libertà, di Luis Buñuel, messo in palio da ScuolAnticoli

tra il Fioroni e la Gelmini, è stato vinto a mani basse da “Beppe”.

 

Giuseppe “Beppe” Fioroni: Con la Gelmini ho avuto scontri durissimi. (La Repubblica, lunedì 24 maggio 2010). Il Fioroni ha avuto con la Gelmini un solo scontro: a chi ha la faccia più di bronzo durissimo. E con queste parole l’ha stravinto, impresa che non era affatto facile. L’uomo che dichiarò non umani i Bambini e i Ragazzi italiani, il grande erogatore di regalie alla “scuola” privata a spese della Scuola degli Italiani, il ministro della Pubblica Istruzione accusato dal Tar del Lazio di aver emesso ordinanze contro la Costituzione per favorire gli insegnanti di religione, il padre che si vantò davanti a una platea di ciellini di non aver mai letto i temi dei figli, il “grande oppositore” della Gelmini che la accusò di essere meno brava di lui a ridurre il numero degli Insegnanti, ha dimostrato una volta di più, con queste incredibili parole, quanto stima l’intelligenza degli Elettori del Partito democratico.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Lo sguardo della Gelmini.

Lo sguardo della Gelmini.

 

(su) Mariastella Gelmini: Gli insegnanti sono gli eroi moderni. Combattono il disagio sociale, lottano contro la dispersione nelle grandi città, vanno a riprendere i ragazzini per i capelli. Mentre la Gelmini gli rompe i coglioni. (Pier Luigi Bersani all’Assemblea nazionale del Pidì, citato da La Repubblica di domenica 23 maggio 2010). I commenti dei colleghi sono entusiastici. Sto ricevendo tanti sms di solidarietà piena. Le parole di Pier Luigi rallegrano molte persone perbene (Giovanni Bachelet, professore e figlio di un professore assassinato dalle Brigate Rosse).

 

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Casini, Follini e Franceschini a un comizio di Mariano Rumor: facce e atteggiamenti che dicono tutto.

Casini, Follini e Franceschini a un comizio di Mariano Rumor: facce e atteggiamenti che dicono tutto.

 

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Giuseppe “Beppe” Fioroni: Dal Pidì noi non ce ne andiamo, ma ora si razzoli bene.

(La Repubblica, domenica 23 maggio 2010).

 

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(su) Gianni Alemanno: Alemanno non faccia lo stupido, se tiro fuori le cose che so di lui, come sindaco dura solo mezzora. Cose che ancora non si sanno di lui: un intero dossier sul suo passato. (Maurizio Boccacci, capo di Militia, su La Repubblica di domenica 23 maggio 2010).

 

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sulla legge bavaglio contro le intercettazioni e la loro pubblicazione: È in atto un cambiamento di regime, assistiamo all’erosione dei diritti, all’attacco frontale alle libertà. Quando si attacca la possibilità di informare i cittadini, si tocca uno dei cardini della democrazia. Vi dico che non possiamo andare in vacanza (Stefano Rodotà). Mi rende stupefatto che si debba notificare l’esistenza di un’intercettazione in corso al Parlamento o al Vaticano se durante gli ascolti si incrocia un parlamentare o un sacerdote. Qual è la ratio di questa norma? Chi protegge? Sicuramente non la segretezza e l’efficacia dell’indagine. Certamente, invece, afferma l’idea di una legge penale divisa per classi (Richard A. Martin, pubblico ministero americano e commendatore al merito della Repubblica italiana per il suo contributo alla lotta contro la mafia).  (La Repubblica, sabato 22 maggio 2010).

 

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(su) Maurizio Sacconi, Renato Brunetta, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti: Cambiare lo Statuto dei Lavoratori. Esattamente quarant’anni dopo l’entrata in vigore, il ministro Sacconi ha confermato che il governo intende metter mano a quelle norme. E che lo farà in tempi rapidi: nei prossimi giorni arriverà il Piano triennale per il lavoro, al quale seguirà un disegno di legge delega sul nuovo “Statuto dei lavori”. Un vecchio progetto di Sacconi articolato su due livelli: il riconoscimento dei diritti di tutti i lavoratori indipendentemente dalle dimensioni aziendali e dal tipo di contratto (lo Statuto attualmente si applica a poco meno della metà dei lavoratori) e un sistema di tutele variabili a seconda del settore di appartenenza, del territorio e della stessa impresa. “Non dobbiamo preoccuparci di questo,” ha detto Angeletti al convegno della Uil sui quarant’anni dello Statuto, “ma di estendere le tutele ai tanti lavoratori che ne sono privi. Alcuni militanti della Uil hanno contestato Renato Brunetta che ha sostenuto che “C’è qualcuno che ha considerato lo Statuto come strumento per difendere i fannulloni. E si vede che c’è qualche fannullone anche in sala. Ma io non mi faccio intimidire. Io sono un privilegiato, perché da riformista sono qui a parlare. Altri non l’hanno potuto fare”. Angeletti ha difeso Brunetta. (La Repubblica, venerdì 21 maggio 2010).

 

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(su) Pietro Ichino e Walter Veltroni: Nelle caselle dei mille delegati eletti dalle primarie del Pidì c’è una proposta complessa che ha già suscitato la contrarietà del giuslavorista Pietro Ichino: “Il decalogo proposto è un passo indietro,” sostiene Ichino, la cui posizione è condivisa da Veltroni. Elaborato da Stefano Fassina, il piano punta a rendere più costoso per le aziende il lavoro precario e prevede il salario unico e incentivi per il lavoro femminile.

(La Repubblica, venerdì 21 maggio 2010). Ignazio Marino ritiene che sia un caso da manuale: bisogna fare un referendum tra gli iscritti democratici per scegliere la linea del partito tra la strategia di Fassina e quella di Ichino. (La Repubblica, sabato 22 maggio 2010).

 

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Tre deputati del Partito democratico ― Maria Luisa Gnecchi, Oriano Giovannelli e Lucia Condurelli ― hanno presentato una proposta di legge per riconoscere un vitalizio ai politici esclusi dai Consigli comunali e che non sono riusciti a entrare in Parlamento. Cioè a coloro che gli Elettori non hanno voluto mandare alle Camere e che sono stati trombati anche alle municipali. Non si tratta di uno scherzo: la proposta ha pure un numero (2875/09).

(Marcantonio Lucidi su left di venerdì 21 maggio 2010).

 

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Dario Franceschini e Antonio Di Pietro (motivando l’astensione del Pidì e il voto favorevole dell’Iddivvù al federalismo fiscale): Se la Lega Nord che predica la secessione e discrimina gli immigrati va contrastata con durezza, la Lega del federalismo invece mi interessa (Dario). L’Iddivvù non si astiene mai, perché non è politica quella politica che non decide (Antonio). Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega Nord nella commissione bicamerale: Voglio ringraziare l’onorevole Franceschini e il Pidì per l’importante voto di astensione.

(La Repubblica, giovedì 20 maggio 2010).

 

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Provvedimento bipartisan per concedere la pensione anticipata ai genitori di figli disabili al 100%. Potranno accedere al prepensionamento nel settore privato gli uomini a 60 anni e le donne a 55, che abbiano maturato almeno vent’anni di contributi. Il provvedimento passa ora al Senato, dove dovrà essere trovata una soluzione alla contestata esclusione dai benefici del personale della scuola e degli enti locali. (La Repubblica, giovedì 20 maggio 2010).

 

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Carlo De Benedetti: In una società libera, si devono soprattutto allargare le capacità di ciascuno, per rendere gli individui abbastanza forti da difendersi sul mercato con i propri talenti. (La Repubblica, mercoledì 19 maggio 2010). Vasto programma, gli direbbe Scalfari (se osasse) copiando De Gaulle. E durante le tre o quattro generazioni (ottimisticamente) necessarie a realizzarlo, i deboli che fanno? Li ospita De Benedetti?

 

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Umberto Bossi e Antonio Di Pietro: Col federalismo si va avanti piano, ma la sinistra ci darà una mano. Non è questione di soldi, quelli ci sono, e con il federalismo si risparmia. Credo ci sia la possibilità di un voto bipartisan sul primo dei decreti attuativi. Per adesso vedo il sole (Umberto). Abbiamo votato a favore del federalismo perché lo consideriamo uno strumento utile, se usato bene. Stiamo intervenendo sui decreti attuativi per migliorarli: non siamo contrari in sé, ma vogliamo vedere come vengono fatti (Antonio).

 

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Il nuovo regolamento di igiene urbana del Comune di Trieste (Lega Nord) stabilisce che chi viene sorpreso a rovistare in un cassonetto paghi una multa dai 25 ai 150 euro. (La Repubblica, martedì 18 maggio 2010).

 

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Massimo D’Alema risponde a Carlo De Benedetti. L’ingegnere aveva parlato dell’ex premier in un libro intervista accusandolo di molti errori, di aver fatto solo politica nella sua vita e di “ammazzare il Pidì” con la sua strategia. D’Alema non cita mai espressamente l’editore de La Repubblica, ma a lui si riferisce quando parla di un populismo diffuso anche a sinistra: “In nessun Paese si potrebbe dire che un politico non ha combinato nulla perché ha fatto solo politica. Nessuno lo direbbe a Sarkozy. Nel nostro campo tanti imprenditori vogliono fare i Berlusconi di sinistra. Ma sono dei Berlusconi di serie B, dei berluschini. Lui almeno fa le cose in grande”. (La Repubblica, martedì 18 maggio 2010). In nessun Paese, per altro, l’elettorato di Sinistra è nelle mani di padroni che tifano per un D’Alema contro padroni che tifano per un Veltroni. Ma come meravigliarsi? Un Paese che ha la peggior Destra d’Occidente, può forse non avere anche la peggior finta “sinistra”?

 

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Daniela Santanché mentre dà prova di ignorare che chi fa quel gesto annuncia di aver fatto o voler fare del medio un uso innominabile.Un amico di Daniela Santanché mentre dà prova di ignorare che chi fa quel gesto annuncia di aver fatto o voler fare del medio un uso innominabile?

Daniela Santanché mentre dà prova di ignorare che chi fa quel gesto

annuncia di aver fatto o voler fare del medio un uso innominabile.

 

Daniela Santanché: Registrare i colloqui tra i boss e i loro familiari significa violarne la privacy.

(La Repubblica, martedì 18 maggio 2010).

 

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Dario Franceschini: Se succedesse che il governo arrivasse ad una crisi, o che Berlusconi decidesse che la crisi è troppo complicata, che ha troppe lacerazioni nel Pidièlle, che le vicende giudiziarie che stanno girando intorno alle persone a lui vicine sono troppo complicate. Se decidesse insomma di fare un colpo di mano provocando le elezioni anticipate pur avendo la maggioranza, è chiaro che di fronte all’emergenza, di fronte al tentativo di Berlusconi di elezioni per portare a una svolta autoritaria, liberarsi degli ultimi ingombri, di Fini e di quelli che gli danno fastidio e avere mandato totale, di fronte all’emergenza si dà risposta di emergenza. Per un governo che superi Berlusconi e vada oltre Berlusconi, sono pronto a fare qualsiasi cosa. (La Repubblica, lunedì 17 maggio 2010).

Tranne un governo di sinistra, sia chiaro.

 

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(sullo) Ior (Istituto per le Opere di Religione, noto anche come “la banca del Vaticano”): “A mia memoria il Vaticano non ha mai permesso di accedere alla sua banca, lo Ior. Dunque non abbiamo tante speranze, ma la rogatoria la faremo lo stesso,” dice un inquirente impegnato da mesi nell’inchiesta sul G8 e i Grandi eventi. Da alcune settimane l’attenzione dei carabinieri e della guardia di finanza si è concentrata sulla banca del Vaticano. Durante le indagini sono stati seguiti molti passaggi di denaro partiti da alcuni degli arrestati (dai funzionari pubblici Angelo Balducci, Mauro Della Giovanpaola, Fabio De Santis al costruttore Diego Anemone). Ebbene, le tracce toccavano non solo la Banca delle Marche di via Romagna a Roma, custode dei conti di alcuni indagati, ma portavano fino all’Unicredit Luxembourg finendo talvolta perfino allo Ior. (La Repubblica, lunedì 17 maggio 2010).

 

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Maria Teresa Verda (moglie di Claudio Scajola, ex ministro per lo Sviluppo economico): La posizione di mio marito è quella di un granello. Un granello rispetto a una tempesta di sabbia. Se non parla ancora, è per non creare problemi a persone molto più coinvolte di lui in questa vicenda. Ma attenzione: perché mio marito è uno capace, uno tosto. Che non molla mai. Lo vedrete anche questa volta. Claudio era a capo di un ministero importante, che trattava temi molto delicati. (La Repubblica, lunedì 17 maggio 2010).

 

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Il Berlusconi immeritatamente migliorato di Sabina Guzzanti e il Bertolaso del Ratzinger.Il Berlusconi immeritatamente migliorato di Sabina Guzzanti e il Bertolaso del Ratzinger.

Il Berlusconi immeritatamente migliorato di Sabina Guzzanti e il Bertolaso del Ratzinger.

 

(su) la Protezione civile nell’Era della Shock economy: Tutti associano l’inondazione di New Orleans con il punto più basso dell’amministrazione Bush: l’indifferenza, l’incompetenza, la disorganizzazione. Uno spettacolo da Terzo mondo nel cuore dell’America. Il ritardo inspiegabile degli aiuti, le vittime abbandonate. Ma in mezzo a quella débacle, si scopre, ci fu anche uno sprazzo di paranoica efficienza. L’agenzia della Protezione civile dopo l’11 settembre 2001 era finita dentro la Homeland Security, un superministero degli Interni. E dai vertici della Homeland Security durante l’agonia di New Orleans arriva un avvertimento che sembra tragicomico, se non avesse conseguenze tanto sinistre. L’uragano può essere “sfruttato” da gruppi di terroristi. In vari modi: “Sequestro di ostaggi, attacchi a rifugi di sfollati, attacchi elettronici o sostituzioni di persone atte a impersonare responsabili dell’ordine”. Così, mentre centinaia di cittadini americani muoiono annegati in telecronaca diretta, ripresi sugli schermi della Cnn, mentre nello stadio Superdome gli sfollati impazziscono di fame sete e caldo, a due passi da lì inizia la costruzione di un carcere. Nella stazione abbandonata degli autobus di linea Greyhound, l’esercito deporta centinaia di detenuti dal penitenziario Angola per dei lavori forzati molto speciali. Bisogna tirar sù in fretta una prigione. La Guantanamo segreta dell’uragano Katrina. Zeitoun ci starà quasi un mese. “Un talibano, uno di al Qaeda,” dice un soldato dopo aver visto la sua faccia da arabo. Un mese senza poter parlare con la moglie, che non sa più nulla di lui. Senza avvocati. Accusato di aver saccheggiato una casa: la sua. Come lui altri 1.200 detenuti, a maggioranza neri. (...) L’uragano Katrina ha sospeso i diritti civili e la Costituzione. (...) Cinque anni dopo Katrina il 41% dei bambini di New Orleans continua a soffrire di anemia: il doppio rispetto ai senzatetto del resto degli Stati Uniti. “Nel linguaggio umano,” disse nel 2005 lo scrittore di New Orleans Richard Ford, “manca una parola per dire la morte di una città”.

(Federico Rampini su La Repubblica di domenica 16 maggio 2010).

 

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(su) Franco Gabrielli: È un fatto che domani alla Protezione civile arrivi Franco Gabrielli, ex poliziotto, già capo del Sisde, dal 6 aprile 2009 prefetto all’Aquila per affiancare Bertolaso nella fase del post terremoto. È un duro, Gabrielli. Ha attaccato il popolo delle carriole che denunciava la mancata ricostruzione dell’Aquila: “Sono quattro cialtroni”. Le loro manifestazioni vanno fermate “con tutti i mezzi a disposizione”. Anche sequestrando tre carriole. Gabrielli ha denunciato diversi giornalisti che rivelavano i rischi di infiltrazione mafiosa nei lavori in Abruzzo, le incongruenze dello stesso prefetto sui certificati antimafia. Come Bertolaso, ama definirsi “un servitore dello Stato”. Da 24 anni. E nel curriculum può vantare l’arresto dei brigatisti che uccisero Massimo D’Antona in via Salaria.

(La Repubblica, domenica 16 maggio 2010).

 

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(su) la legge bavaglio contro le intercettazioni e la loro pubblicazione: L’effetto escalation della corruzione ― e la prova che la storia delle mele marce è una favola per gli stupidi ― è molto ben descritto da queste parole usate da due studiosi (Shleifer e Vishny) a proposito del Paese governato da Vladimir Putin: “Per investire in una compagnia russa, uno straniero deve corrompere ogni agenzia coinvolta nella transazione, inclusi il ministero degli Esteri, quello dell’Industria e dello Sviluppo economico, quello delle Finanze, il governo locale dell’area dove avverrà l’investimento, la banca centrale, l’ufficio centrale delle opere pubbliche e così via. L’ovvio risultato è che gli stranieri non investono in Russia”. E qui siamo nella perfetta condizione di impoverimento generale a causa dell’arricchimento di pochi o pochissimi per vie illecite. Gli impoveriti non fanno notizia. Ne farebbero, o farebbero un gran rumore, se la democrazia funzionasse. E qui veniamo al punto: la democrazia ha le regole adatte per disincentivare la corruzione mandando a casa i politici corrotti. C’è da pensare, proprio perché questo teorema è noto a chiunque, che chi vive di corruzione non ami la democrazia e voglia fare di tutto per imbavagliarne la voce libera e pubblica. Questa è una storia di casa nostra. (Nadia Urbinati su La Repubblica di domenica 16 maggio 2010).

 

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Giuseppe “Beppe” Fioroni: La maggioranza non ce la fa, il novello Nerone Di Pietro dice “al voto al voto” e noi pensiamo all’alternativa. Ma nel pieno della crisi e della speculazione l’instabilità è un rischio serio. Dobbiamo pensare a un’altra strada. Con tutti i partiti. O con nessun partito, che forse è meglio. Su questo terreno si misurerà il Partito democratico. Capiremo se è riformatore oppure no. Oggi sono di nuovo crollate le Borse e la speculazione sta minacciando tutti i Paesi europei. Se non siamo responsabili, finiremo peggio della Grecia. Berlusconi ci spiega che la crisi è alle spalle, Di Pietro tira per la giacca il nostro partito e lo invita a seguire la via del voto anticipato. Non possiamo restare in mezzo e fare gli struzzi: cerchiamo una nostra soluzione, la partita dobbiamo giocarla adesso. (La Repubblica, sabato 15 maggio 2010). Una straordinaria scoperta: il compito di un partito di opposizione è quello di andare al governo ad aiutare la maggioranza. O, ancora meglio, quello di far sparire i partiti dalla scena politica.

 

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(su) Ignazio Marino: Il 28 si riunisce l’assemblea regionale del Pidì del Lazio e un’asse tra Veltroni e Ignazio Marino si prepara a sfidare l’attuale leader Mazzoli per sostituirlo con Enrico Gasbarra, che ha lasciato Bersani e ha applaudito le parole di Veltroni a Cortona definendole “straordinarie”. (La Repubblica, sabato 15 maggio 2010).

 

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La chiamano “Crociata dei pellegrini per la libertà”, è partita ieri da Piacenza e per la Lega Nord ha due obiettivi dichiarati. Rafforzare la presenza del Carroccio nelle quattro regioni tradizionalmente amministrate dalla sinistra, dopo l’exploit elettorale di due mesi fa, con il movimento schizzato al 13,6% in Emilia e risultati ragguardevoli anche in Toscana (6,5), Marche (6,3) e perfino Umbria (4,3). Ma è il secondo obiettivo quello più a portata di mano, e dunque più importante: la conquista della poltronissima di sindaco di Bologna, ora rivendicata senza giri di parole dalla Lega Nord: “Noi siamo pronti, la campagna elettorale l’abbiamo già cominciata e io ho in testa almeno una decina di nomi da proporre agli alleati del Pidièlle,” sorride sornione Angelo Alessandri, deputato, numero uno della Lega Nord in Emilia nonché presidente federale del partito di Bossi. (La Repubblica, sabato 15 maggio 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: Vi ricordate quando la Gelmini a reti unificate annunciava che la sua “riforma” avrebbe dato più tempo pieno per tutti? E che quegli uccellacci del malaugurio, facinorosi di sinistra, ex sessantottini, fannulloni scansafatiche dicevano solo menzogne quando affermavano che 87.000 insegnanti sarebbero rimasti a casa e molti dei nostri figli non avrebbero più avuto il tempo pieno? Ve lo ricordate? (...) Ebbene, una cosa era sfuggita a molti, una cosa che da settembre 2010 sarà, purtroppo, ben chiara ai genitori di quei bambini che si affacceranno alle primarie: il tempo pieno non esiste più. “Levatevelo dalla testa,” ha detto oggi la dirigente di una delle più grandi scuole del centro di Roma ai genitori disorientati. “Il tempo pieno? Eliminato. Esiste il tempo scuola”. E cosa vuol dire in soldoni? Qual è la differenza fra tempo pieno e tempo scuola? Il primo prevedeva, per esempio alle primarie, 40 ore di scuola con un organico di due maestre per classe, più due ore di compresenza. Il tempo scuola prevede, quando va bene, sempre 40 ore ma con un organico di una maestra che copre 22 ore di lezione (la famosa prevalente) e poi sulle restanti ore si innesca la macchina mortale di quello che è stato definito “lo spezzatino”, cioè un turn over di insegnanti che andranno a coprire le ore di buco. Dalle maestre uniche (due) del tempo pieno si passa alla maestra prevalente più tre, quattro, cinque maestre “tappabuchi” addette allo spezzatino. L’inganno, va detto, è stato costruito ad arte, perché dovete ammettere che celare dietro alle parole tempo “scuola” al posto di tempo “pieno” la sottrazione di insegnanti per i nostri figli e lo smantellamento di un sistema scolastico che ci faceva onore, richiede un certo ingegno. L’ingegno dei demolitori. (Ilaria Bonaccorsi su left di venerdì 14 maggio 2010).

 

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(su) Luis Zapatero: Il primo ministro ha deciso di tagliare in media del 5% per quest’anno gli stipendi dei dipendenti pubblici e di congelare gli aumenti per il 2011. Poi ha bloccato le pensioni, tranne quelle minime. Alla fine saranno soprattutto undici milioni di Sspagnoli (tra pensionati e statali) a pagare la cura anticrisi da 15 miliardi a difesa dell’euro. Misure draconiane per fare cassa. La ricetta più pesante tra tutte quelle adottate nei Paesi della vecchia Europa malata. Ma Zapatero aveva poche alternative dopo che nel congresso del Partito socialista (Psoe) di qualche anno fa aveva detto che “abbassare le tasse è di sinistra”. (La Repubblica, venerdì 14 maggio 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: Onorevole Garavaglia, dalla settima Commissione permanente del Senato (Istruzione, Ricerca, Università, Cultura, Sport) come appare l’attività del Ministro Gelmini? Appare molto meno frenetica di quanto siano le dichiarazioni che ne hanno accompagnato la nomina. Il Ministro s’è distinto per i tanti annunci: il grembiulino, il voto in condotta. Di fatto la riforma ha cancellato nel triennio 85.000 insegnanti e 44.000 amministrativi, ha tagliato 8 miliardi di finanziamento alla scuola e un miliardo e mezzo all’università. Ricordo una sua intervista in un avvilente Porta a porta: “Ministro, è vero che lei licenzia 25.000 insegnanti?” Risposta: “No, noi non licenziamo nessuno”. I cittadini devono sapere che quest’anno ci sono 25.000 docenti in meno nelle nostre scuole. Sia cortese ci commenti due proposte come le “scuole col bollino” o l’albo regionale degli insegnanti. La scuola col bollino è l’ennesimo spot pubblicitario di questo governo perché i bollini può prenderli l’Italia intera se è capace di confrontarsi coi Paesi di pari qualità e civismo, in Europa e fuori. Se noi preparassimo meglio i docenti non solo con la laurea ma con tirocini mirati ai metodi didattici eviteremmo di far salire in cattedra chi non sa insegnare e non dovremmo distribuire bollini di qualità. Per gli albi regionali nulla osta se non ci fosse dietro una scelta che se è ideologica bisogna avere il coraggio di dichiararlo. Comunque se il problema è garantire una continuità didattica siamo d’accordo, non è concepibile che un insegnante pensi di poter fare questo mestiere solo dietro casa. Come accade per altri statali l’incarico si ricopre per almeno cinque anni nella sede di destinazione. Fra i soggetti della scuola molti studenti, docenti e dirigenti non considerano strategiche tali trasformazioni, lamentano invece una mancanza di risorse per i tagli economici operati che incidono a fondo sulla didattica. Il Ministro insiste nel dire che i fondi non creano qualità e che si può fare una riforma che migliora la qualità, un’affermazione finora non suffragata da prove. Prendiamo la questione della lingua straniera alle primarie. Se essa viene proposta dal maestro unico che ha fatto un corso di 150 ore invece che da una professoressa di lingue mi chiedo se abbiamo fatto il possibile per insegnare nel miglior modo le lingue. Altro esempio: alle superiori viene abolita l’ora di geografia mentre il mondo diventa sempre più luogo geopolitico. Come si può tralasciare l’informazione su Stati sempre più presenti nelle vicende internazionali, su nazioni e capitali che cambiano nome e la cui economia è legata alla nostra? Più scandagliamo la riforma, più ci accorgiamo che non è solo un problema di tagli, scopriamo il preciso disegno di declassare la scuola pubblica a scuola residuale. i genitori devono pagare per avere la carta igienica, i sussidi didattici, gli strumenti minimi che finora lo Stato garantiva. Un vero attacco ideologico, altro che bollino. L’ultima Finanziaria ha dirottato 130 milioni di euro sulle scuole private mentre i 300 milioni di euro destinati agli istituti statali verranno utilizzati esclusivamente per la messa in sicurezza degli edifici. Di questo passo la scuola pubblica rischia l’affossamento? Dopo il terremoto aquilano il Ministro aveva colto l’allarme e ciò aveva fatto aggiungere alla Finanziaria una quota mirata alla messa in sicurezza degli edifici scolastici. Secondo dati forniti dal sottosegretario Bertolaso la cifra necessaria ammontava a 7 miliardi di euro, sono stati stanziati non più di 300 milioni, facendo una facile divisione capiamo quanti euro andranno a ogni istituto. La scuola pubblica è sotto schiaffo della Finanziaria Tremonti-Gelmini, la definisco così perché solitamente il responsabile di ogni dicastero lotta col Ministro dell’Economia per strappare qualcosa in più invece la Gelmini l’ha accettata a occhi chiusi. La Finanziaria ha solo tolto alla scuola italiana, gli stessi 130 milioni che lei cita per gli istituti privati sono stati annunciati e non elargiti. Il Ministro invita. a premiare la meritocrazia dei professori, una garanzia verso la qualità dell’istruzione che da troppo tempo manca. Lei che ne pensa? Su questo punto come opposizione abbiamo espresso un parere del tutto favorevole. Il Ministero avrebbe anche dovuto cominciare a stabilire la meritocrazia dando da quest’anno qualche soldo in busta paga in più. Con quali criteri? Attraverso classifiche valutative. Però l’Invalsi, l’agenzia preposta, non è stata messa in condizione di funzionare. Il Ministero ha distribuito il 7% di finanziamento ordinario alle università cosiddette virtuose usando il criterio del Civr di tre anni fa, ma in questi ultimi tre anni gli atenei beneficiati potrebbero non essere più così virtuosi. Quando l’Invalsi per la scuola e l’Anvur per università e ricerca elaboreranno le graduatorie,allora si potrà giudicare il governo dai fatti, di cui sempre si vanta, piuttosto che dalle sue parole. La riforma universitaria di cui s’occuperà il Parlamento punta a un riassetto facendo i conti in tasca ai rettori e magari accorpando le sedi, un utile moto di razionalizzazione o no? Ci sono troppi corsi di laurea fatti per offrire cattedre e troppe sedi distaccate create a misura di territorio che fanno solo lievitare le spese, razionalizzare il tutto ci trova d’accordo. Se però guardiamo la riforma basata su 171 norme e una decina di deleghe troviamo spesso la fastidiosa ripetizione del concetto “senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica”. Non solo il Ministro preposto ma quello dell’Economia mettono mano a una serie di criteri che influenzano la cosiddetta governance. Un’università libera non risponde a scopi mercantili e territoriali come il modello proposto. La riforma mostra un volto centralista che non garantisce quell’autonomia sancita dalla Costituzione. Ma valutazioni e verifiche sull’effettivo impegno nella docenza dovrebbero essere segnali di serietà, come pure l’attribuzione delle cattedre in base a procedure pubbliche di selezione. Lo sosteniamo anche noi: il controllo sull’assegnazione delle cattedre deve risultare limpido e andare a un’agenzia terza. Come opposizione riteniamo che il reclutamento dev’ essere basato su un’abilitazione nazionale, occorre creare un elenco di docenti e in base a quello ciascuna università chiama chi vuole. Bisogna anche uscire dalla logica che vede i professori ancorati a un unico ateneo da dove iniziano la carriera fino al conseguimento della cattedra, è auspicabile la circolazione degli insegnanti e una quota di docenze potrebbe essere messa in relazione ai risultati conseguiti, allora sì ché l’università diverrebbe dinamica controllandosi da sé. Lamenti vengono, dal settore della ricerca dove c’è chi teme il previsto “tempo determinato” di tre anni più tre che, sempre per questione di fondi, mette a rischio la continuità dell’incarico. Ai ricercatori viene offerto precariato cronico. Dopo sei anni di contratto potranno accedere a un concorso per la cattedra, ma se non ce ne saranno a’ disposizione rimarranno precari. Chiediamo che il governo realizzi una norma transitoria e una stabilizzazione dei ricercatori che vogliono restare nell’università previa abilitazione. Dalle elementari all’università l’Italia punta davvero sull’istruzione e reggerà il confronto con la prevista migrazione dei cervelli che vengono da Oriente? Il problema non è solo nostro, è quanto meno europeo. Eppure dove le condizioni ci sono i nostri cervelli sanno competere benissimo con indiani, pakistani e quant’altro. Come pposizione crediamo che con queste riforme, coi tagli alla ricerca l’Italia non stia rispondendo più nemmeno a quanto previsto dal Trattato di Lisbona: costruire la società della conoscenza più competitiva al mondo.

(Intervista di Enrico Campofreda a Mariapia Garavaglia, senatore Pidì. Terra, giovedì 13 maggio 2010).

 

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Niccolò Ammaniti: Credo che naturalmente esista un egoismo quasi genetico. Anche i bambini rispondono in qualche modo alla legge della giungla. Tendono a sopraffarsi. Poi l’educazione mitiga le cose. Ma l’istinto naturale a sopravvivere va contro quello di condividere le cose. (La Repubblica, giovedì 13 maggio 2010). Così ignorante, da non sapere neppure che esistono specie naturalmente sociali e cooperative.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: Un impulso fondamentale allo sblocco dei serrati negoziati l’ha dato il presidente Berlusconi quando, poco prima dell’una di notte, ha chiamato al telefono il cancelliere merkel. Fino a quel momento le trattative a Bruxelles si stavano arenando. A complicare ulteriormente lo scenario stava contribuendo purtroppo l’improvvisa indisposizione del ministro delle Finanze tedesco. La lotta contro il tempo per arrivare ad un risultato utile prima dell’apertura dei mercati asiatici si faceva quindi sempre più serrata. A questo punto è arrivata la telefonata del presidente del Consiglio al cancelliere Merkel e successivamente si è materializzata sul tavolo del negoziato una nuova bozza di compromesso, poi tradotta nell’accordo finale, che ricalcava i concetti e le linee proposti dall’Italia prima del vertice dell’Eurogruppo di venerdì scorso e successivamente condivisi con i principali partner europei. Il presidente Berlusconi ha giocato un ruolo determinante. (Comunicato stampa della Presidenza del Consiglio, La Repubblica, martedì 11 maggio 2010). Di materializzare qualcosa son capaci solo i maghi e gli dei. Di fingere di farlo, invece, tutti gli imbroglioni. Ma Silvio Berlusconi sarà di sicuro un mago. O un dio.

 

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Giorgio Stracquadanio (pidiellìno deputato): La P2 era solo un club, un modo di creare relazioni. È la vita.

(La Repubblica, martedì 11 maggio 2010).

 

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Letizia Moratti: È del tutto evidente che un clandestino, se è un clandestino, normalmente delinque, dato che non ha un lavoro regolare. (La Repubblica, martedì 11 maggio 2010). Come se fare il sindaco fosse un lavoro regolare.

 

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Emilio Fede e Ombretta Colli: Non è lui che ha scoperto la camorra, non è lui il solo che l’ha denunciata, ci sono registi autorevoli, ci sono magistrati che l’hanno combattuta e sono morti, lui è superprotetto e giustamente dev’essere sempre protetto, però, come dire, non se ne può più di sentire che lui è l’eroe, qualcuno gli ha offerto pure la cittadinanza onoraria, di che cosa non si capisce. Ha scritto libri sulla camorra e l’ha fatto tanta altra gente, senza fare tanto clamore. Senza rompere. Senza disturbare. Un Paese come il nostro è contro la mafia, non c’è bisogno che ci sia Roberto Saviano (Emilio). Non c’è bisogno che sia vivo Saviano? Noi, invece, diciamo che non c’è bisogno che ci sia Fede. Saviano fomenta una sorta di autocelebrazione (Ombretta). (La Repubblica, martedì 11 maggio 2010). Giorgio Gaber era davvero un genio: in qualche modo intuì, o non l’avrebbe lasciata, che la moglie era tipo da far coppia con un Emilio Fede.

 

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Roberto Calderoli: Se, con la scusa della crisi, qualcuno cerca di farci ripiombare nella prima repubblica, allora verrà schiacciato come il serpente. (La Repubblica, lunedì 10 maggio 2010).

 

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(su) Sergio Chiamparino: Indicata da Sergio Chiamparino, sindaco di sinistra, per il consiglio d’amministrazione della Compagnia di Sanpaolo, suor Giuliana Galli, detta “Sorella banca”, assiste dal suo eremo alle battaglie nell’istituto. (La Repubblica, supplemento Affari & finanza, lunedì 10 maggio 2010).

 

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Silvio Berlusconi: Forza Italia prima, e oggi il Pidièlle: un soggetto politico non ideologico, ma con un programma concreto e costruito sulla base del consenso dei cittadini; un movimento capace di suscitare dal basso la volontà di un popolo di esprimersi direttamente nel governo. Dunque una democrazia basata finalmente sul consenso popolare, e non più sui veti ideologici e sulle esclusioni. (La Repubblica, domenica 9 maggio 2010).

 

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Walter Veltroni: Il Partito democratico siamo noi, l’abbiamo fatto nascere. Il problema di una spaccatura non esiste. Il problema è un altro: o è un partito a vocazione maggioritaria o non è. Non può essere il recinto chiuso degli ex Dièsse e ex Margherita. I 4 milioni e mezzo di voti che abbiamo perso sono quelli di chi veniva da altre esperienze. Evitiamo l’errore che fa la Chiesa: di fronte al marasma che la travolge si arrocca... Erano due i punti chiave della mozione Bersani. Il primo: l’alleanza con l’Uddiccì, e su questo ha già detto tutto il professor D’Alimonte. Il secondo: il partito pesante. Un’idea profondamente sbagliata: in una società frantumata abbiamo invece bisogno di una forza politica aperta... Cosa avrei fatto se fossi andato a Palazzo Chigi? Un tavolo per il lavoro e uno per la giustizia con tutte le parti in causa. Un mese di tempo per trovare una sintesi, altrimenti decide il governo. (La Repubblica, domenica 9 maggio 2010). Non sarebbe onesto sostenere che ogni frase dica il contrario della precedente e della successiva: ce n’è anche qualcuna completamente insensata. Il massimo della confusione mentale? L’idea che per non arroccarsi si debba ritrovare la vocazione maggioritaria: cioè che, per non rimanere soli, si debba andare da soli.

 

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Giuseppe “Beppe” Fioroni: Io e gli altri cattolici ex popolari non possiamo solo resistere. Dobbiamo pensare un giorno alla possibilità di governare il Paese. E se la parola d’ordine del Pidì è la socialdemocrazia, a Palazzo Chigi non ci andrò mai. Se il Pidì è davvero plurale, come quando è nato, bene. Se invece è il partito della maggioranza di Bersani, allora cambia lo schema di gioco. A che serve il Pidì se non è il partito di tutti? A niente. Se il Pidì è un partito di sinistra, non è la forza politica che avevamo costruito, ecco il punto. (La Repubblica, domenica 9 maggio 2010).

 

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(su) Paolo Gentiloni: Ancora più esplicito di Franceschini è l’ex ministro Paolo Gentiloni: l’accusa a chi dirige attualmente il partito è di volerlo trasformare in una forza di sinistra. Da qui l’invito di Gentiloni a Bersani di non rivolgersi con il tradizionale compagni quando parla a una platea del Pidì. (Terra, domenica 9 maggio 2010).

 

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(su) Sandro Bondi: Dicembre 2009: e i Nuovi Uffizi furono affidati a un manager di parrucchieri con il placet di Bondi. Tale Riccardo Micciché, ingegnere agrigentino non solo in odore di mafia, ma soprattutto ricco di una competenza maturata nel ramo del management di aziende specializzate nella “preprazione dei terreni per erbe e piante officinali” e nella “attività di parrucchiere per donna, uomo, bambino, di manicure e pedicure”. Epperò già collega di cantiere, alla Maddalena, di Francesco Piermarini, il cognato di Guido Bertolaso. (La Repubblica, domenica 9 maggio 2010). Firenze, biglietteria degli Uffizi. I ragazzi della scuola media Calderai di Vicenza, accompagnati dai professori, stanno per entrare nel museo. Un addetto controlla la lista dei nomi. Ok, ingresso gratuito per tutti, tranne che per tre studenti. Sono serbi, in Italia da anni.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Se la legge sulle intercettazioni verrà approvata nel testo in discussione al Senato, sarà fatto un passo pericoloso verso un mutamento di regime. (...) Non si può tollerare che i cittadini dispongano di informazioni che consentano loro di non essere soltanto spettatori delle vicende politiche, ma di divenire opinione pubblica consapevole e reattiva. (...) Questo regime creerebbe all’interno della società un grumo che la corromperebbe ancor più nel profondo. Le notizie impubblicabili, infatti, non sarebbero custodite in forzieri inaccessibili. Sarebbero nelle mani di molti, di tutte le parti, dei loro avvocati e consulenti che ricevono le trascrizioni delle intercettazioni, gli atti d’indagine, gli avvisi di garanzia, i provvedimenti di custodia cautelare. Questo materiale scottante alimenterebbe i sentito dire, la circolazione di mezze notizie, le allusioni, la semina del sospetto. Renderebbe possibili pressioni sotterranee, o veri e propri ricatti. (Stefano Rodotà, La legge che ordina il silenzio stampa, su La Repubblica di sabato 8 maggio 2010).

 

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(su) Raffaele Bonanni (segretario della Cisl): Ma a destare maggiore preoccupazione è un’intervista pubblicata da Libero al segretario Cisl Bonanni. Titolo inequivocabile: “Ora possiamo cambiare lo statuto dei lavoratori”.

(Terra, sabato 8 maggio 2010).

 

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Michela Vittoria Brambilla

Michela Vittoria Brambilla

 

Silvio Berlusconi e Michela Vittoria Brambilla: Avete visto Anno zero? È veramente incredibile come un servizio pubblico possa continuare in queste aggressioni. E Parla con me? Come al solito, una trasmissione pagata con i soldi pubblici si diletta nell’avere come unico bersaglio il governo e si diverte ad aggredirlo (Silvio). Mi riservo di dare mandato all’Avvocatura dello Stato per i danni che le immagini di Draquila, di Sabina Guzzanti, potrebbero arrecare al nostro Paese. Queste immagini mi indignano e mi offendono ancor prima come cittadino che come ministro. È ora di finirla di gettare discredito sul nostro Paese. La sinistra da mesi critica e cerca di buttare fango sulla nostra Italia (Michela Vittoria). (La Repubblica, sabato 8 maggio 2010).

 

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Enrico Letta (vicesegretario del Pidì) e Alessandro Maran (vicepresidente dei deputati del Pidì): Il nodo centrale di una riforma della giustizia è rappresentato dalla parola tempo. I tempi della giustizia civile, diventando spesso in finiti, stravolgono anche il merito della questione. Allo stesso modo, in certi casi, non si può non rimanere sbigottiti di fronte ai tempi della carcerazione preventiva, come nella vicenda che attualmente riguarda il fondatore di Fastweb Silvio Scaglia (Enrico). Una detenzione ingiustificata e scandalosa. Solo la magistratura iraniana ha simili prerogative. La proposta della Lega Nord di eleggere i pubblici ministeri è una domanda giusta (Alessandro, in un’intervista al Foglio). (La Repubblica, sabato 8 maggio 2010).

 

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Un rapporto del Comitato europeo per la prevenzione della tortura boccia i respingimenti in mare e denuncia momenti di violenza. Il governo: “Tutto secondo le regole”. Il Cir: “La risposta di Roma conferma le violazioni”. Migranti, Italia fuori legge. (Titolo di Left di venerdì 7 maggio 2010).

 

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La famiglia Marcegaglia.

La famiglia Marcegaglia.

 

Per la prima volta i magistrati accusano i clienti dei trafficanti di rifiuti. Compresi grandi gruppi industriali e multinazionali. “Perché,” spiegano gli inquirenti, “non potevano non sapere dove finissero le proprie scorie, quando proponevano di trattarli a 30 euro a tonnellata rispetto al normale prezzo di mercato che per la sterssa quantità è di 500 euro”. Così le procure di Grosseto e di Lanciano (Chieti) qualche mese fa hanno arrestato ventitré persone e ne hanno indagate altre sessantuno. Gli atti di queste operazioni, dopo il coinvolgimento di ditte della provincia di caserta, sono stati trasmessi alla Direzione investigativa antimafia per capire se tra questi presunti broker dei rifiuti tossici ci siano prestanome dei Casalesi. Per i danni ambientali provocati, Legambiente si costituirà parte civile nel processo. Tra gli arrestati figurano tre tecnici di laboratorio, quattro manager delle acciaierie Marcegaglia, tre dirigenti delle ferriere Lucchini, i vertici della Agrideco, una società autorizzata a trattare rifiuti normali che però avrebbe smaltito quelli speciali. Tra gli indagati c’è anche Steno Marcegaglia, padre dell’attuale presidente di Confindustria Emma. L’indagine sui Marcegaglia riguarda 100.000 tonnellate di terreno inquinato certificato dal Made hse, il laboratorio di analisi dell’azienda, come “pulito e adatto alluso edilizio”. (Left, venerdì 7 maggio 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: Un mesetto e mezzo fa, Ugo Gregoretti, uno dei più spiritosi, scanzonati e intelligenti intellettuali italiani, giornalista, cineasta, drammaturgo, attore, artista di palcoscenico e televisione nonché membro del comitato dei garanti per le celebrazioni dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, riceve un fax dalla segreteria dell’ex presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che quel comitato presiedeva fino alle sue dimissioni del 20 aprile scorso. Dopo un anno di totale silenzio da parte del governo, il fax annunciava che il comitato doveva riunirsi alla presenza del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi. “Ci riuniamo,” ricorda Gregoretti, “dopodiché Bondi tira fuori un foglietto con le proposte del governo. Proposte che a dire il vero ci sono parse, anche se noi simulavamo molta attenzione e considerazione, piuttosto fesse: cose tipo restaurare le facciate delle case dove aveva dormito Garibaldi o girare qualche noiosissimo filmato. Bondi non fece mistero che ispiratrice dei temi era il ministro dell’Istruzione, la Gelmini”... Ugo Gregoretti se ne torna a casa, prende carta e calamaio e scrive a Ciampi un biglietto “nel quale proponevo un titolo acconcio alle proposte governative per questo centocinquantesimo anniversario:

Centocinquanta, la Gelmini canta. (Left, venerdì 7 maggio 2010).

 

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Silvio Berlusconi: È chiaro che è una congiura contro di me. Attaccheranno altri personaggi a me vicini ed altri esponenti del governo. Lo hanno fatto e lo faranno ancora. È una congiura di un sistema esterno al governo che ha in mano delle carte. Un gruppo quasi organizzato. Ogni mattina aprendo i giornali mi aspetto un nuovo capitolo. Altri attacchi dal tipo di sistema che ha prodotto le dimissioni di Scajola. (La Repubblica, giovedì 6 maggio 2010).

 

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Maurizio Sacconi (ministro del Lavoro e delle Politiche sociali): Chiedere quattrocentomila nuovi posti di lavoro nel settore pubblico nei prossimi tre anni, come fa la Cgil, è pazzesco perché comporta uno sforzo economico che non siamo in grado di sostenere; significa che nel 2013 rischiamo di fare la fine della Grecia. (Terra, giovedì 6 maggio 2010). È la via greca al socialismo. Ed è una strana Cgil, che osanna un vecchio democristiano come Scalfaro e fischia i segretari di Cisl e Uil... Mi minacciano di fare la fine che ha fatto Biagi? Non ne sono particolarmente stupito. Ero convinto allora e, purtroppo, rimango convinto ora che le ricorrenti letture allarmistiche e ideologizzate circa una presunta volontà di distruggere i diritti del lavoro da parte del governo come della Cisl e della Uil possono condurre menti deboli a queste conclusioni. (La Repubblica, giovedì 6 maggio 2010). (E Raffaele Bonanni, a Guglielmo Epifani: Questi fischi sono un tuo problema. Un autogol per una linea di opposizione politica e non sindacale. D’altra parte l’ovazione a Vendola sta lì a dimostrarlo.)

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Procede a marce forzate la Grande Festa dello smantellamento dello Stato in favore del profitto privato. Qualche esempio. Da anni è in corso la vendita del patrimonio immobiliare pubblico, anche se le due società a cui Tremonti nel 2002 prevedeva di cederlo in blocco (“Patrimonio dello Stato s.p.a” e “Infrastrutture s.p.a”) hanno prodotto un gettito minimo rispetto alle previsioni. Di fronte a quel decreto, la Frankfurter Allgemeine affibbiò al nostro governo l’etichetta di “talebani di Roma”. Ma mentre la svendita del patrimonio statale va più lentamente del previsto, Comuni, Province e Regioni si danno da fare, anche perché secondo la L. 133 del 2008 (art. 58) devono allegare al bilancio di previsione il “piano delle alienazioni immobiliari”. E infatti Treviso vende la chiesa di San Teonisto (sec. XIV) che al Comune fu donata nel 1811 dal viceré d’Italia; Prato getta sul mercato il monastero di San Clemente (fondato nel 1515), già desrinato ad archivio comunale; la provincia di Salerno mette in vendita Palazzo d’Avossa (sei-settecentesco), sede della locale Soprintendenza. Esemplare il caso di Verona: il Comune, con l’avallo del direttore regionale ai Beni culturali Soragni, vende Palazzo Forti, donato alla città nel 1937 per destinarlo alla Galleria d’Arte moderna, che ancora vi ha sede. Il Comune ne ha mutato la destinazione d’uso (da culturale a commerciale) e utilizzerà l’incasso (33 milioni) per l’acquisto di un’area che, secondo un piano dello stesso Comune, potrà essere cementificata (280.000 metri cubi). Intanto, sulla base del “federalismo demaniale” promosso da Calderoli, il Comune chiede la proprietà degli immobili del demanio dello Stato siti in Verona (mura, forti, bastioni, porte antiche e altri beni vincolati): visti i precedenti, è facile immaginare quel che ne farà. (Salvatore Settis, Il Bel Paese in svendita, su La Repubblica di giovedì 6 maggio 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: In fatto di libertà di stampa ci siamo visti mettere in situazioni di grande distanza dai primi, ma se c’è una cosa in Italia su cui c’è la sicurezza di tutti è che ce n’è fin troppa di libertà di stampa. Questo non è discutibile. (La Repubblica, mercoledì 5 maggio 2010).

 

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(su) Cosimo Gallo (senatore pidiellìno): Passa al Senato la norma che esenta gli autisti dei politici dal taglio dei punti delle patente. Dice il suo proponente, Cosimo Gallo: “Se il politico chiede di accelerare perché sta perdendo l’aereo, non è giusto che ci vada di mezzo l’autista”. Nessuna perdita di punti, però, neanche per il politico.

(La Repubblica, mercoledì 5 maggio 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Joseph Ratzinger?

 

(su) Joaquìn Navarro - Valls e Joseph Ratzinger: Joaquìn Navarro - Valls ha pubblicamente confessato il programma di “teocrazia debole” che la Chiesa gerarchica di Karol Wojtyla prima, e quella di Joseph Ratzinger oggi, stanno tenacemente perseguendo. Con esiti fin qui fallimentari nel mondo, ma di peculiare successo nella “eccezione” Italia. Non meraviglia perciò che l’articolo dell’ex portavoce di Giovanni Paolo II, ancora oggi autorevolissimo nell’esprimere umori e “desiderata” della Chiesa vaticana, prenda le mosse proprio dall’apologia del “caso italiano”, osannato perché “è veramente considerevole il ruolo assunto dalla religione” nel dibattito (e soprattutto nella realtà del potere, ma Navarro - Valls su questo sorvola), per cui “l’enorme complessità e originalità di questo Paese (cioè le macerie morali e materiali a cui l’ha ridotto il berlusconismo) “costituisce una ricchezza stimolante che altrove manca del tutto”. All’ex portavoce di Wojtyla l’Italia appare dunque il luogo provvidenziale in cui sperimentare l’obiettivo che il cattolicesimo gerarchico ha scelto come stella polare: “Una democrazia deve riconoscere il valore di verità, naturale e generale, della religiosità umana, considerandolo un diritto comune, indispensabile cioè per il bene di tutti”. Papale papale. (...) Tanto perché non ci siano equivoci, Navarro - Valls aggiunge: “Non è possibile, in effetti, escludere il valore politico e solidale della religione senza estromettere, al contempo, anche la giustizia dalle leggi dello Stato”. (...) In perfetta sintonia papale la conclusione di Navarro - Valls: “La consapevolezza democratica di base” deve riconoscere che “la religione è un valore umano fondamentale e inevitabile, il quale deve essere valorizzato e garantito legalmente nella sua rilevanza pubblica”. Con l’aggiunta finale di un criptico ma inquietante “a prescindere dal resto”. (...) La volontà di Dio (magari agghindata da legge naturale”). Che è poi la volontà di chi pretende di conoscere la volontà di Dio e parlare in suo nome. In psichiatria si chiama delirio di onnipotenza.

(Paolo Flores D’Arcais su La Repubblica di martedì 4 maggio 2010).

 

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(su) Massimo Giordano (sindaco leghìno-nordìno di Novara): Con il burqua alle poste, multa di 500 euro. Novara: applicata a una tunisina l’ordinanza anti-velo integrale. Il sindaco: garantisco la sicurezza.

(Titolo de La Repubblica di martedì 4 maggio 2010).

 

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Joseph Ratzinger: Questo è il potere della Sindone: dal volto di questo “Uomo dei dolori” ― che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo ― promana una solenne maestà... Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata un Sabato Santo... e la Sindone il simbolo di un’umanità oscurata dalle guerre... Dove il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo.

(La Repubblica, lunedì 3 maggio 2010).

 

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Ignazio La Russa: Sui temi della sicurezza, del contrasto all’immigrazione clandestina, non siamo noi la fotocopia della Lega Nord. E la Lega Nord è diventata l’originale, perché quell’originale, che era Alleanza nazionale, è stato in qualche modo nascosto nel cassetto. Ora dobbiamo tirare fuori quel documento autentico, che è in nostro possesso, e mandarlo in giro sul territorio, tra la gente. (La Repubblica, lunedì 3 maggio 2010).

 

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Andrea Orlando (responsabile giustizia del Pidì): Un partito riformista è tale se realizza delle riforme e, quando è impossibilitato dai rapporti di forza a farlo, le propone... Vogliamo inserire l’ossatura per discutere dei procedimenti disciplinari sui magistrati, dei criteri per l’obbligatorietà dell’azione penale, per la riforma della legge elettorale del Consiglio superiore della magistratura... Ma bisogna partire dalle vere urgenze, dai provvedimenti su cui facilmente si può trovare un’intesa... Vogliamo essere elastici. Con un obiettivo ideale: coinvolgere anche il centrodestra, anche se penso sia possibile solo nel mondo dei sogni. (La Repubblica, lunedì 3 maggio 2010).

 

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Enrico Letta e Sergio Chiamparino: Il sindaco di Torino non se la prenda con il partito per motivare pasticci di cui è responsabile insieme al presidente della Compagnia di San Paolo. Invece di una doverosa assunzione di responsabilità rispetto agli errori fatti, che già hanno danneggiato la sua città e la più grande banca italiana, il rilancio di Chiamparino tenta di scaricare le responsabilità sul Pidì. I Democratici ritengono sbagliato che la politica tenti di mettere le mani sulle nomine bancarie: in un momento in cui la Lega Nord annuncia di volerlo fare, bisogna evitare manovre di potere politico come quelle tentate e abortite. Se si arriva a invocare i “poteri forti”, significa aver esaurito ogni altro possibile argomento difensivo (Enrico). Forse a Letta non piace il termine “poteri forti”, ma si possono chiamare in diversi modi. Ad esempio “gruppi”. Ma esistono. E basta con le ipocrisie sulla “politica che non interferisce”. C’è chi lo fa nelle segrete stanze romane e chi invece, con trasparenza, nelle corrette sedi istituzionali. Il Pidì si dimostra subalterno culturalmente e politicamente ai gruppi di potere che rispondono sempre e solo a sé stessi. Sarà per questo che il partito è schiacciato, che non riesce più ad avere un rapporto con la gente, a iniziare ad esempio dalle piccole e medie imprese? (Sergio). (La Repubblica, lunedì 3 maggio 2010).

 

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