ScuolAnticoli

Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

L'immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell'artista danese Viggo Rhode (1900-1976). L'ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

La Terra vista da Anticoli Corrado

nel novembre del 2013

 

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Una boccata d’aria pura

Antonio Gramsci sulla religione e sulla Chiesa cattolica

Una boccata d'aria pura - Scritti di Antonio Gramsci sulla religione e sulla Chiesa cattolica. (Venerdì 18 ottobre - lunedì 18 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Il Vaticano è senza dubbio la più vasta e potente organizzazione privata che sia mai esistita. Ha, per certi aspetti, il carattere di uno Stato, ed è riconosciuto come tale da un certo numero di governi. Benché lo smembramento della monarchia austro-ungherese abbia considerevolmente diminuito la sua influenza, esso rimane tuttora una delle forze politiche più efficienti della storia moderna. La base organizzativa del Vaticano è in Italia: qui risiedono gli organi dirigenti delle organizzazioni cattoliche, la cui complessa rete abbraccia una gran parte del globo. In Italia l’apparato ecclesiastico del Vaticano si comporta di circa 200.000 persone; cifra imponente, soprattutto quando si consideri che essa comprende migliaia e migliaia di persone dotate di intelligenza, cultura, abilità consumata nell’arte dell’intrigo e nella preparazione e condotta metodica e silenziosa dei disegni politici. Molti di questi uomini incarnano le più vecchie tradizioni d’organizzazione delle masse e, di conseguenza, la più grande forza reazionaria esistente in Italia, forza tanto più temibile in quanto insidiosa e inafferrabile. Il fascismo prima di tentare il suo colpo di Stato dovette trovare un accordo con essa. Si dice che il Vaticano, benché molto interessato all’avvento del fascismo al potere, abbia fatto pagare molto caro l’appoggio al fascismo. Il salvataggio del Banco di Roma, dove erano depositati tutti i fondi ecclesiastici, è costato, a quel che si dice, più di un miliardo di lire al popolo italiano.

Poiché si parla spesso del Vaticano e della sua influenza senza conoscerne esattamente la struttura e la reale forza d’organizzazione, non è senza interesse darne un’idea precisa. Il Vaticano è un nemico internazionale del proletariato rivoluzionario.... Clicca qui per continuare a leggere!

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Una boccata d’aria stantìa

Togliatti, Longo e Berlinguer sulla religione e sulla Chiesa

Una boccata d'aria stantia - Scritti di Togliatti, Longo e Berlinguer sulla religione e sulla Chiesa cattolica. (Venerdì 18 ottobre - lunedì 18 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Veniamo da lontano e andiamo... in sacrestia?

 

Gli estratti che seguono, da articoli e discorsi di Togliatti, di Luigi Longo e di Enrico Berlinguer che vanno dal 1920 al 1971, sono più che sufficienti, esaurienti anzi, a rendersi conto di quanto fosse davvero (ma beffardamente) profetico il motto che si leggeva un tempo sulle pareti di tutte le sezioni del Partito comunista italiano: Veniamo da lontano - andiamo lontano... Proprio così: venivano dalla togliattiana esaltazione della Chiesa cattolica, societas perfecta, e passando per l’altrettanto togliattiano inserimento del Concordato nella Costituzione e il berlingueriano Compromesso storico, andavano verso... le “napolitane” larghe intese catto-liberiste benedette dalla tirannia finanziario-religiosa vaticana! Con fior di motivazioni strategiche pensose della pace religiosa e civile italiana e (perfino) mondiale? Certo che sì. Ma del tutto astratte. Ma sempre fallimentari, rispetto agli esiti che si prefiggevano. Sempre autodistruttive, suicide. Poiché del tutto incomprensive dell’impossibilità scientifica, prim’ancora che politica, di fondere, o anche solo di conciliare, la fede in Dio (che è annullamento dell’umano) e la scienza dell’umano che radicalmente le si oppone perché è libertà degli affetti, dell’immaginazione e del pensiero da qualsiasi annullamento. Leggere Togliatti dopo aver letto Gramsci, confrontarne le parole, i toni, permettersi (da uomini e donne liberi!) di sentire irrazionalmente, “dentro” le parole e i toni, l’immensa superiorità umana, culturale, scientifica e politica di Antonio Gramsci su Palmiro Togliatti, è un’esperienza che mette i brividi...

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(Venerdì 18 ottobre - lunedì 18 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Ricomincio da capo!, di Harold Ramis.

41. "Ricomincio da capo", di Harold Ramis (1993), con Bill Murray, Andie MacDowell, Chris Elliott, Stephen Tobolowsky e Brian Doyle-Murray.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Il 2 febbraio, per l’antica usanza di far benedire in chiesa le candele, è una data nota in Italia come la Candelora e nei paesi di lingua inglese come il Candlemas Day, il Giorno delle Candele. Ma Candelora è importante anche per la meteorologia popolare: come dice un antico proverbio scozzese, If Candlemas Day is bright and clear, there’ll be two winters in the year: “Se Candelora è luminosa e chiara, sarà lungo il doppio l’inverno quest’anno”.

 

Vi sono luoghi, però, dove Candelora ha cambiato nome: è diventata il Giorno della Marmotta.

 

Negli Stati Uniti, per esempio, e precisamente nel villaggio di Punxsutawney (a nord di Pittsburgh, in Pennsylvania) ogni 2 febbraio, dal 1887, una gran folla si raccoglie nel Gobbler Knob, un’ampia radura fra i boschi nelle vicinanze della cittadina, e attende la comparsa del più piccolo e peloso meteorologo del mondo: Punxsutawney Phil. E Punxsutawney Phil (conosciuto anche come “il veggente dei veggenti” e “il profeta dei profeti”) è senz’altro la marmotta più famosa del Nord America.

 

Se Phil, quando esce dalla tana, vede la propria ombra (cosa che, se in cielo c’è il Sole, non può evitare di fare) ci saranno ancora sei settimane d’inverno. Ma se Phil, invece, non la vede... be’, allora la primavera è dietro l’angolo.

 

Gli abitanti di Punxsutawney e i veri credenti sostengono che Phil non ha mai sbagliato.

 

Purtroppo per chi non ama l’inverno, però, circa il 90% delle volte Phil vede la propria ombra.

 

Fino al 1966 la cerimonia di Punsxutawney si teneva in segreto: solo il suo esito veniva rivelato al pubblico. Da quell’anno, invece, essa ha fornito l’occasione per una grande festa, e a poco a poco la previsione di Phil è diventata un evento da non mancare per i media di tutta la nazione.

 

Finché, il 2 febbraio 1993, accade qualcosa che nemmeno Phil poteva prevedere: il suo omonimo Phil Connors – meteorologo di un’emittente televisiva che è arrivato nella cittadina della Pennsylvania con la bella producer Rita e con l’operatore Larry per riprendere e commentare il solenne momento dell’uscita della marmotta dalla tana – è costretto a trascorrere la notte a Punxsutawney da un’improvvisa tempesta di neve che ha reso impraticabili le strade. E la mattina dopo, quando Phil si sveglia nella sua stanza d’albergo, non è la mattina dopo: è di nuovo il 2 febbraio, e tutto ricomincia da capo.

 

La stessa cosa avviene la mattina successiva, poi quella dopo, poi quella dopo ancora... finché Phil deve riconoscere che il tempo si è fermato. O, per meglio dire, che si è fermato lui, Phil: non può più uscire dal Giorno della Marmotta, è condannato a viverlo e riviverlo inesorabilmente, forse per l’eternità. E, per di più, in un luogo e con gente che non gli piacciono affatto.

 

[...] Fin dalle prime scene di Ricomincio da capo!, infatti, capiamo che Phil Connors non ha alcun rapporto con gli altri e con quel che accade intorno a lui. La sicurezza di sé che egli ostenta quando recita le previsioni del tempo davanti alle telecamere (quella sicurezza che gli permette di parlare degli spostamenti di gigantesche masse d’aria nell’atmosfera come se fossero un gregge di pecore in un prato) non è una falsa sicurezza: Phil Connors crede davvero che tutte le cose siano semplici, superficiali, maneggevoli e vuote come egli è costretto a raccontarle dalla ristrettezza temporale e materiale del mezzo in cui le riversa. E questa insensata e insensibile sicurezza, cioè la sua anaffettività, è la stessa che egli manifesta nei confronti di Rita, di Larry e di ogni altro essere umano che ha la poco esaltante ventura di entrare in contatto con lui durante la sua permanenza a Punxsutawney.

 

Con la medesima sicurezza, Phil Connors crede che la sua vita abbia uno svolgimento, una storia. Ma non è così: ora dopo ora e giorno dopo giorno, la sua vita non fa che ripetersi e non cambia mai, poiché è sempre circondata dal nulla che egli fantastica intorno a sé; ed è così morbidamente adagiata sulla superficie delle cose, da risultare quasi del tutto priva di sensazioni ed emozioni; e così immersa nel buio (o nel biancore accecante di un’imprevista tempesta di neve) da non permettergli nemmeno di sospettare che la realtà delle cose e degli esseri umani è invece immensa, profonda e complessa.

 

Quindi, per illudersi che la sua vita abbia una storia, Phil Connors è costretto a muoversi senza sosta, a correre di qua e di là, a oberarsi di lavoro, a pensare che il denaro non basti mai, a incontrare gente sempre nuova, a fingere d’innamorarsi di una donna dopo l’altra: il suo movimento ininterrotto gli permette di non coinvolgersi emotivamente con niente e nessuno (cosa che metterebbe in pericolo la sua anaffettività) e al contempo di riversare il mondo intero nelle telecamere (quella reale, con cui lavora per la Tv, e quella che ha nella testa) credendo che da quel carosello d’immagini e cose ed esseri umani, che scorrono velocissimi davanti a lui, scaturisca un autentico vedere e conoscere e sapere... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Sabato 30 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: Pleasantville, di Gary Ross.

40. "Pleasantville", di Gary Ross (1998), con Tobey Maguire, Reese Witherspoon, Joan Allen, William H. Macy, Jeff Daniels, Don Knotts e J. T. Walsh.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Tra fratello e sorella i litigi sono frequenti, si sa, e David e Jennifer Wagner non fanno eccezione. Stasera, per esempio, litigano per il controllo del telecomando: lei vuol vedere un concerto su MTV con il suo ragazzo, che arriverà da un momento all’altro; mentre lui, alla stessa ora, non vuol perdersi la Maratona di Pleasantville, che per ventiquattr’ore, su un’emittente specializzata nella riesumazione di gloriosi serials TV degli anni ’50, riproporrà i più celebri episodi della serie intitolata appunto Pleasantville (dal nome, traducibile come Carinopoli, dell’immaginaria cittadina in cui si svolge) e impegnerà i più affezionati ed esperti telespettatori nella soluzione di alcuni difficili quesiti sulla serie stessa.

 

Quando la lite degenera in zuffa, il telecomando va in mille pezzi. E questa potrebbe essere la fine, per gli opposti progetti di David e Jennifer per la serata, poiché il loro televisore non è dotato di “doppi comandi” sull’apparecchio. Ma ecco che un anziano e ammiccante elettrotecnico, apparso come per magia, li salva dalla disperazione regalandogli un telecomando dall’aspetto avveniristico.

 

Naturalmente, non appena il misterioso vecchietto si allontana, i ragazzi ricominciano a litigare; ma il nuovo telecomando, invece di rompersi, li proietta entrambi a Pleasantville, dentro il televisore. Dove David e Jennifer, con immenso stupore, scoprono di non essere più David e Jennifer Wagner, ma bensì i protagonisti della serie, Bud e Mary Sue Parker, figli di George e Betty Parker. E che i loro corpi, come Pleasantville e tutti i suoi abitanti, non sono più a colori, ma rigorosamente in bianco e nero.

 

La situazione in cui vengono a trovarsi ricorda dunque quella di Truman Burbank, unico abitante “vero” di una città inventata. Ma è anche assai diversa, perché “Bud” e “Mary Sue” sanno fin dal primo momento di essere stati catapultati in un luogo che esiste solo nell’immaginazione di chi lo ha creato. E soprattutto saranno diversi i suoi sviluppi, poiché i due ragazzi, a differenza di Truman, trasformeranno Pleasantville da cima a fondo: tanto che “Mary Sue” deciderà di non tornare nel mondo reale (o, se si preferisce, tanto che Pleasantville finirà di essere un luogo immaginario separato e si salderà così perfettamente al non meno immaginario mondo reale, che “Mary Sue” deciderà di rimanervi e di continuare lì i suoi studi, come se si fosse semplicemente trasferita in un’altra città).

 

Il film, in due ore dense di avvenimenti, descrive appunto la totale e irreversibile trasformazione che i due fratelli innescano in Pleasantville e in sé stessi. Trasformazione che non consiste, semplicisticamente, nel rendere reale ciò che prima era immaginario, ma bensì nel mettere in contatto il mondo fantastico di Pleasantville – estremamente misero, finto, ripetitivo – con l’immensa, lussureggiante ricchezza creativa dell’unico mondo fantastico che esista davvero: il nostro.

 

Il rapporto di “Bud” e “Mary Sue” con Pleasantville e i suoi abitanti è assai diverso da quello di Truman con Seahaven. Non consiste, infatti, nel tentativo di evaderne (tant’è vero che “Mary Sue” decide addirittura di rimanervi) ma piuttosto in una lotta per trasformarla completamente: in modo che anch’essa, come ogni altro regno della fantasia umana, possa fondersi con il mondo reale.

 

Di conseguenza – mentre Seahaven, dopo la fuga di Truman, verrà “spenta”, abbandonata e probabilmente destinata allo smantellamento – Pleasantville raggiunge la completa fioritura proprio alla fine del film, e dopo la partenza di “Bud” si fonde col mondo reale inaugurando un regolare collegamento automobilistico con un altro luogo dell’immaginazione: Springfield, la città dei Simpson.

 

Ma perché sono così diversi, i destini di Pleasantville e di Seahaven?

Be’, non certo perché “Bud” e “Mary Sue” siano più in gamba e più coraggiosi di Truman...

 

Truman aveva ragione: da Seahaven si poteva solo scappare, poiché i suoi “abitanti” erano tutti complici dell’inganno e della violenza perpetrati dal genio malato di Christof ai danni del protagonista e dei telespettatori. Erano, infatti, attori che non si limitavano a recitare, cioè a mettere in scena una finzione, ma che la spacciavano per vera. Non solo: pretendevano che essa fosse per Truman l’unica realtà possibile. E al contempo, inducendo i telespettatori a credere che la vita di Truman fosse più soddisfacente di una vita reale, li ingannavano profondamente sulla condizione umana.

 

Gli abitanti di Pleasantville, invece, non sono attori, ma personaggi... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Sabato 23 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Monumento a Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Berlino. (Venerdì 16 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

Ora mi sia concesso di domandare direttamente a te, lettore benevolo, se nella tua vita non ti sia mai accaduto di attraversare ore, giornate, forse intere settimane, in cui le tue attività consuete ti riempivano di tormentoso scontento; in cui tutto ciò che abitualmente consideravi valido e importante ti sembrava invece insulso e spregevole?... Allora non sapevi più cosa fare né da che parte voltarti e provavi loscura impressione che in qualche posto, in un tempo imprecisato, dovesse avverarsi un tuo desiderio colmo di umana gioia oltre ogni limite, un desiderio che la tua mente, simile a un bimbo severamente sorvegliato, non osava neppure esprimere. E dovunque tu fossi o andassi, quella nostalgia dun qualcosa di ignoto ti avvolgeva, come un vaporoso sogno di immagini trasparenti, pronte a perdere i contorni se appena un po più attentamente osservate... [...] È un regno fatato, pieno di meravigliosi prodigi suscitatori di delizia e di orrore, un regno ove la Dea severa solleva appena appena il suo velo, talché ci illudiamo di intravederne il volto [...]; in questo regno, dunque, che spesso la mente ci dischiude quanto meno in sogno, tenta, beneamato lettore, di riconoscere le figure a te note, tali e quali sono e ti si aggirano intorno nella cosiddetta vita quotidiana: il regno favoloso ti parrà allora assai più vicino di quanto tu non credessi (Ernst Theodor Amadeus Hoffmann - 1776/1822 - Il vaso doro - 1815 - Einaudi, Torino, 1969, pp 184-185). (Venerdì 16 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Letta e Carrozza distruttori della Scuola e dell'Università italiana. Più di Profumo, di Gelmini, di Fioroni e di Moratti? Più e peggio. (Martedì 18 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

(Martedì 18 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: L’invasione degli ultracorpi, di Don Siegel.

39. L'invasione degli ultracorpi, di Don Siegel (1956), con Kevin McCarthy, Dana Wynter e Sam Peckinpah.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Pinocchio, si sa, vuole essere un bambino vero. Ma perché lo diventi non basta che la Fata, con un colpo di bacchetta magica, gli doni un corpo umano. Deve prima diventare bravo, cioè deve cambiare “dentro”: trasformare i suoi affetti, le sue idee (cioè la mente) e il suo comportamento rendendoli uguali a quelli che la Fata, Geppetto e il Grillo Parlante considerano gli unici “giusti”, gli unici veri.

 

Immaginiamo che Pinocchio non ci riesca. Ma che la Fata, impietosita, lo tramuti lo stesso in un bambino. Che bambino sarebbe, in tal caso? Un bambino finto: in carne e ossa come ogni piccolo umano, ma “dentro” ancòra un burattino. E continuerebbe a far birbonate e a cacciarsi nei guai.

 

Naturalmente ― e lo abbiamo detto ― il cambiamento che la Fata pretende da Pinocchio (cioè il “modello” di bambino, il “ritratto” a cui gli chiede di assomigliare) può anche non piacerci. Ma ciò non toglie che la Fata, su una cosa, ha ragione: non basta sembrare umani, per esserlo davvero.

 

Il fatto è che l’aggettivo “vero” non è un sinonimo di “reale”. Per essere reale, una cosa deve soltanto esistere. Per esser vera, invece, deve anche avere precise caratteristiche.

 

Una moneta falsa, per esempio, è reale, ma non è certo vera.

 

Per un essere umano, poi, la cosa è anche più complessa... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Sabato 16 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: The Truman Show, di Peter Weir.

38. "The Truman Show", di Peter Weir (1998), con Jim Carrey, Laura Linney, Noah Emmerich, Natascha McElhone, Holland Taylor, Ed Harris, Brian Delate e Una Damon.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

Apparentemente, il viaggio di Truman Burbank è un ritorno dalla Fantasia alla Realtà: Truman evade da un mondo fantastico, Seahaven, e torna nel mondo vero, il nostro. Ma è davvero così?

 

È una domanda che i filosofi si pongono da secoli: “È reale il mondo in cui viviamo? Esiste? Oppure è una creazione delle nostre menti, una sorta di complicatissimo sogno senza fine?”

 

Se il mondo esiste, è corretto dire che Truman lascia un luogo inventato, che non c’è nella realtà (poiché Seahaven è una città immaginaria, una creazione della mente di Christof) e si trasferisce in un luogo reale, né illusorio né ingannevole, che esiste sul serio. Ma ripeto: è davvero così?

 

Anche le nostre case, benché costruite con materiali reali, sono state disegnate dalla fantasia di qualcuno. Qualcuno, cioè, le ha progettate secondo una propria idea di abitazione, così come Christof ha progettato quella in cui vive Truman. Anche noi, dunque, come Truman, viviamo, dormiamo e sogniamo in edifici e città immaginati da altri. E lo stesso si può dire dei nostri mobili, degli abiti che indossiamo, delle auto che guidiamo, degli spettacoli a cui ci piace assistere. Perfino il nostro modo di cucinare, o le acconciature delle nostre chiome, sono frutto della fantasia di qualcuno. E cosa sono i sistemi politici ed economici entro i quali le nostre vite si svolgono, se non invenzioni di menti umane? Su cosa si basano le leggi che stabiliscono ciò che possiamo o non possiamo fare, se non sulle nostre idee? E l’educazione e l’istruzione che riceviamo da bambini, non sono forse creazioni umane? E i nostri Dei?

 

Perfino i luoghi dove ci rechiamo quando vogliamo sentirci “a contatto con la Natura” sono come li hanno immaginati, voluti e trasformati generazioni e generazioni di nostri avi: sarebbero giungle impenetrabili e pericolosissime, se fossero “al naturale”. Soltanto in mezzo all’oceano, o sulla cima innevata di un’altissima montagna, o ancor meglio sulla Luna o su Marte, potremmo dire di trovarci in luoghi che non hanno alcunché di fantastico. Ma anche lì non sopravvivremmo un minuto, all’esterno delle raffinate realizzazioni di una tecnologia che è anch’essa una creazione della fantasia umana.

 

A ben guardare, dunque, si vede che il mondo reale, anche se indubbiamente è reale, non è meno fantastico di Seahaven. E che l’unica risposta possibile alla domanda che da secoli fa litigare i filosofi, è che la realtà (l’universo di tutto ciò che esiste) e la fantasia (quel che dell’universo abbiamo fatto e facciamo con le nostre menti) sono così intrecciate che è impossibile separarle nettamente l’una dall’altra.

 

Truman, quindi, non fugge da un mondo immaginario per tornare nel mondo reale. Non lascia il regno della Fantasia per quello della Realtà. Esce da un particolare dominio della Fantasia, Seahaven, ed entra in un altro dominio della Fantasia: la Società umana contemporanea.

 

“Ma allora evadere da Seahaven non gli servirà a niente?” ci domandiamo. “Nulla cambierà in meglio, per il povero Truman ingannato da tutti, dopo che avrà raggiunto il mondo ‘reale’?”

 

Cambierà molto, invece. Perché le fantasie non sono tutte uguali...

(Clicca qui per continuare a leggere!). (Domenica 10 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Siamo dunque ridotti a scodinzolare come cagnolini ogni volta che un "boss" del Pd fa cenno - solo il cenno, ridendo di noi - dl lasciar cadere dalla tavola qualche frase "di sinistra" del tutto insincera? Un po' di dignità, insomma! Ricordiamo che fummo COMPAGNI, un tempo, prima di diventare i loro zimbelli. (Lunedì 11 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

(Lunedì 11 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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I bambini non sono sardine. (Giovedì 7 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

(Clicca qui per scaricare il testo in pdf - e qui per scaricarlo in Word)

 

Nelle Scuole elementari può il dirigente scolastico assegnare supplenze, anche brevi, per evitare che le classi siano accorpate (ancor più di quanto già lo sono per colpa dei governi italiani di finta sinistra e di destra) danneggiando lattività didattica e indebolendo la sicurezza fisica dei bambini?

Su questo punto cruciale (mentre lattuale governo sinistro-finto-e-destro mena indegno vanto per i pochi spicci elemosinati ai bambini e ai ragazzi italiani: 200 milioni alle cosiddette “scuole private, contro la Costituzione, 4-500 milioni alla vera Scuola, ma in gran parte buttati in inutili gadget elettronici che saranno obsoleti nel giro di due anni, e nessuna restituzione, neanche minima, neanche simbolica, dei 14 miliardi e soprattutto delle ore d’insegnamento rapinate negli anni scorsi sia dalla destra che dalla finta sinistra) è in corso una difficile, talora aspra, discussione fra molti dirigenti scolastici e amministrativi, contrari (la parte più paurosa dei dirigenti? la più asservita alle forze politiche? qualcuno che, addirittura, ha contratto debiti di “riconoscenza” con la classe politica?) e la stragrande maggioranza delle/dei docenti, per la maggior parte favorevoli, sostenuti dai sindacati.

Perché le famiglie degli alunni non si fanno sentire? Possibile che parlino a nome dei genitori solo gli sfiduciato-disperati che mandano deserte le assemblee elettive dei loro stessi rappresentanti?

Sul tema, quanto mai importante (e che smentisce da solo il trionfalismo propagandistico del ministro Carrozza, ogni giorno meno distinguibile dai suoi infausti predecessori) mi è stato segnalato dal professor Romolo Tozzi il testo che segue, apparso già tre anni fa, il 13 dicembre 2010 (governo Berlusconi-Gelmini!), sul sito del (credo) professor Liborio Butera sotto il titolo Supplenze brevi: è illegittimo dividere le classi e sdoppiare le compresenze!:

 

Fate girare nelle vostre scuole questa nota che chiarisce una volta per tutte la necessità di chiamare i supplenti e l’illegittimità di dividere le classi e di utilizzare le ore di compresenza e/o i colleghi di sostegno per supplire i colleghi assenti: una conferma di quello che sosteniamo, con forza, da tempo.

 

In riferimento alla C.M. n. 9839 dell’8 novembre 2010 ed a persistenti voci pervenute a questo Ufficio circa una non corretta gestione delle supplenze brevi, si ritiene opportuno fornire alcune precisazioni.

Oggetto: supplenze brevi

Premesso che il procedimento in questione è connesso alla garanzia del diritto allo studio degli studenti, costituzionalmente garantito, nonché al rispetto del C.C.N.L. dei docenti, ne discende che la nomina dei supplenti a fronte di assenze del personale docente, ancorché brevi, ne risulta consequenziale.

Tale procedura, nella quasi totalità dei casi, viene eseguita, per cui sembrano infondate le predette voci.

Ad ogni buon conto, proprio in considerazione del diritto degli studenti e nel rispetto del C.C.N.L. dei docenti, così come precisato anche dalla C.M. 9839, non risulta praticabile, laddove dovessero sussistere casi, la soluzione organizzativa di accorpare le classi in caso di assenze brevi del personale docente; ciò non solo non è previsto da alcun regolamento, ma costituisce di fatto, sia pure in via temporanea, una modifica dell’organico non autorizzata, la costituzione di pluriclassi e la violazione di qualsiasi norma di sicurezza.

Sempre in riferimento al predetto diritto allo studio, appare altresì impraticabile la ipotesi di utilizzare personale docente delle scuole primarie impegnato in compresenza, ovvero docenti di “sostegno”, per sostituire il personale assente, così come chiaramente precisato dalla più volte richiamata C.M..

Come è ben noto alle SS.LL., ove esiste la compresenza, la stessa rappresenta un elemento di rinforzo e supporto didattico alla classe di riferimento, per cui un diverso e motivato utilizzo deliberato dal collegio dei docenti, deve essere parte di un progetto educativo alternativo che coinvolga il personale interessato.

Infine, si ricorda, che il docente di sostegno svolge la sua delicata e complessa funzione come supporto alla classe del disabile di riferimento.

Firmato: IL DIRETTORE GENERALE FRANCO INGLESE.

 

Le cose sono ora cambiate? Non è più così? Il direttore Inglese è stato sostituito da un direttore Tedesco? In tal caso, dobbiamo l’ulteriore “coltellata” ai bambini e ai ragazzi italiani ai governi (sedicenti “migliori” del berluscismo) Monti-Profumo e Letta-Alfano-Carrozza, entrambi attivamente sostenuti (con le mani nascoste dietro la schiena), dalla tenebra d’Italia, cioè dal Partito democratico.
(Clicca qui per scaricare il testo in pdf - e qui per scaricarlo in Word).(Giovedì 7 novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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Spiegare un Film a un Bambino: I lautari, di Emil Loteanu.

37. "I lautari", di Emil' Loteanu (1972), con Ol'ga Kympianu, Sergej Lunkevic, Dimitrij Chebeschesku, Dimitrij Mocanu e Svetlana Toma.

(Le schede di Spiegare un film a un bambino sono per bambini e ragazzi di Quinta elementare, Prima, Seconda e Terza media. Sono scritte, perciò, il più semplicemente possibile. Ma non sono affatto semplicistiche. Vuoi servirtene? Fai pure. Ma non spezzettarle, non alterarle e... non dimenticare di citarne l’autore!)

 

La storia di Toma Alistar comincia quando da bambino si ribella al padre che vuole impedirgli di diventare un lautaro come lui. È una vita terribile quella del lautaro, dice il padre che sogna per il figlio una vita normale, e getta nel fuoco il violino che il piccolo Toma si sta fabbricando.

 

Ma un compagno del padre (chiamato Tromba divina per le capacità profetiche, oltre che per le doti di musicista) rivela loro che il bambino, “segnato da un marchio indelebile”, è “predestinato” a essere un lautaro, e che niente potrà impedire che la sua sorte si compia.

 

Non vi è alcun segno sulla fronte di Toma. Ma Tromba divina lo ha scorto in ciò che il piccolo stava facendo e nel modo in cui lo faceva: nel suo essere così intento a fabbricarsi il violino, e così incurante della solitudine, da non accorgersi dell’arrivo del padre. E sarà proprio Tromba divina, per questa capacità di capire e aiutare il bambino in ciò che nel bambino è più prezioso, che gli farà da padre dopo la prematura morte di quel padre biologico che non ha saputo essere un padre umano. Quel padre a cui la vita del lautaro è parsa deforme e ingrata perché, pur mentre suonava e cantava, egli l’ha sempre vissuta (come scopriamo a un certo punto del film) da uomo che uccide i lupi: da uomo, cioè, che non ha con la realtà un rapporto diverso da quello che anche i lupi hanno; da uomo che impugna il violino e lo adopera abilmente, come farebbe con ogni altro strumento, ma la cui bravura è solo l’animalesca destrezza di chi ha disimparato da molto tempo la pretesa dei bambini che sia il mondo a farsi umano, e non il contrario, per effetto dello spietato e interminabile tirocinio che esso impone a ogni nuovo nato... (Clicca qui per continuare a leggere!). (Venerdì 1° novembre 2013. Luigi Scialanca, scuolanticoli@katamail.com).

 

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L’immagine di sfondo di questa pagina, raffigurante piazza delle Ville ad Anticoli Corrado, è un dipinto dell’artista danese Viggo Rhode (1900-1976).

L’ha segnalata a ScuolAnticoli il signor Peter Holck. Rielaborazione grafica di Luigi Scialanca.

 

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