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Libera Scuola di Umanità diretta da Luigi Scialanca

 

Più Niente da Ridere

 

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo, invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò. Le immagini divennero quelle de "Il settimo sigillo" (1957), di Ingmar Bergman, e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

la Pagina di Chi andò dietro alla Morte e portò lItalia con sé nel mese di giugno del 2010

 

“Libertà, giustizia sociale, amor di patria. Noi siamo decisi a difendere la Resistenza.

Lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei morti e per l’avvenire dei vivi,

lo compiremo fino in fondo. Costi quel che costi.” (Sandro Pertini, Genova, 28 giugno 1960).

 

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

In questa pagina raccoglievamo le parole di chi vuol farci piangere e cercavamo,

invece, di riderne. Ma presto ci fu più niente da ridere, e la pagina cambiò.

Le immagini divennero quelle de Il settimo sigillo (1957), di Ingmar Bergman,

e sullo sfondo apparve l’attore Bengt Ekerot nei panni della Morte...

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Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: La crisi è alle spalle. L’Italia ne sta uscendo meglio degli altri in Europa.

(La Repubblica, mercoledì 30 giugno 2010)

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Marcello Dell'Utri in compagnia di una buona amica del giardiniere di Arcore.

Marcello Dell’Utri in compagnia di una buona amica del giardiniere di Arcore.

 

(su) Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi: Dunque, si legge nel capo di imputazione: Marcello Dell’Utri ha “concorso nelle attività dell’associazione di tipo mafioso denominata Cosa Nostra, nonché nel perseguimento degli scopi della stessa. Mette a disposizione dell’associazione l’influenza e il potere della sua posizione di esponente  del mondo finanziario e imprenditoriale, nonché le relazioni intessute nel corso della sua attività. Partecipa in questo modo al mantenimento, al rafforzamento e all’espansione dell’associazione. Così, ad esempio, partecipa personalmente a incontri con esponenti anche di vertice di Cosa Nostra, nel corso dei quali vengono discusse condotte funzionali agli interessi dell’organizzazione. Intrattiene rapporti continuativi con l’associazione per delinquere tramite numerosi esponenti di rilievo del sodalizio criminale, tra i quali Stefano Bontate, Girolamo Teresi, Ignazio Pullarà, Giovanbattista Pullarà, Vittorio Mangano, Gaetano Cinà, Giuseppe Di Napoli, Pietro Di Napoli, Raffaele Ganci, Salvatore Riina. Provvede a ricoverare latitanti appartenenti alla detta organizzazione. Pone a disposizione dei suddetti esponenti di Cosa Nostra le conoscenze axquisite presso il sistema economico italiano e siciliano. Rafforza la potenzialità criminale dell’organizzazione in quanto, tra l’altro, determina nei capi di Cosa Nostra la consapevolezza della responsabilità di Dell’Utri a porre in essere (in varie forme e modi, anche mediati) condotte volte a influenzare a vantaggio dell’associazione individui operanti nel mondo istituzionale, imprenditoriale e finanziario. Reato commesso in Palermo (luogo di costituzione e ce4ntro operativo di Cosa Nostra), Milano e altre località, da epoca imprecisata sino al 28.9.1982... Il puzzle è questo. Il Cesare di Arcore ha corrotto un testimone (Mills) che lo salva da una condanna, anzi da due (prescritto). Ha comprato un giudice (Metta) e la sentenza che gli hanno portato in dote la Mondadori (prescritto). Ha finanziato illecitamente il Psi di Bettino Craxi che gli ha scritto i decreti leggi televisivi ad personam (prescritto). Ha manipolato i bilanci sui diritti-tv tra il 1988 e il 1992 (prescritto) Già potrebbe bastare e invece, alla sua sinistra, agisce (ancora oggi) un avvocato (Previti) condannato per la corruzione dei giudici e, alla sua destra (ancora oggi) c’è un uomo (Dell’Utri) a disposizione degli interessi mafiosi. (Giuseppe D’Avanzo, L’anello di congiunzione tra i boss e il Cavaliere, La Repubblica, mercoledì 30 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Marcello Dell’Utri: So che il sostituto procuratore generale Nino Gatto si è detto stupito dalla sentenza. Lui diceva ai giudici di entrare nella storia, ma il capitolo storico almeno con me è definitivamente chiuso. Farò le mie condoglianze al procuratore generale... Mi stavo sbarbando, cercando di stare tranquillo, poi ho pensato a Palermo e mi sono tagliato un po’. C’era questo tagliettino, forse si vede ancora... e allora ho capito che sarei stato condannato... Ieri alla procura palermitana è stato dato un contentino... una sentenza pilatesca... ma anche una grande soddisfazione perché finalmente la smettiamo con questo discorso della mafia, delle stragi, della politica. Andassero a cercare se veramente ci sono, e probabilmente ci sono, i responsabili di quel periodo tremendo della storia del nostro Paese che ancora stiamo vivendo. Aver dato una spazzata a quella macchinazione è importante... No, non passo alla storia. Accostare le bombe alla stagione politica era assurdo e demenziale... Lo ribadisco: Mangano è il mio eroe. Lo è per me. Se prendete I fratelli Karamazov, un personaggio viene presentato così: “È un furfante, ma è il mio eroe”. Non voglio scomodare Dostoevskij, ma vedete, Mangano era malato e detenuto, e siccome era stato ad Arcore, con noi, avrebbe potuto inventare qualsiasi cosa. E uscire di cella. Ma s’è rifiutato di accusare ingiustamente delle persone corrette e perbene. Che gli eroi siano Borsellino, Falcone, Pietro Micca e non so chi altro, non c’è dubbio, c’è bisogno che lo diciamo? Io lo so, ma per me lo è anche Mangano, e forse al suo posto non avrei resistito. (La Repubblica, mercoledì 30 giugno 2010). Perfino quel ripugnante mascalzone di Fiodor Karamazov si sarebbe vergognato di deridere Falcone e Borsellino accostando loro Pietro Micca. Solo Smerdiakov, forse, ne sarebbe stato capace.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Uno scenario fanta-carcerario.

Uno scenario fanta-carcerario.

 

(su) Joseph Ratzinger: La Corte Suprema degli Stati Uniti non ha accolto il ricorso con cui la Santa Sede ha cercato di ribaltare la tesi di un tribunale dell’Oregon, secondo cui il Vaticano potrebbe essere chiamato a rispondere degli abusi sessuali dei sacerdoti. E da questo momento in poi si apre uno scenario che fino a ieri sembrava fanta-giuridico: la deposizione in tribunale del capo supremo della Chiesa, il papa, e la possibilità che gli indennizzi siano pagati direttamente dal Tesoro di San Pietro. (La Repubblica, martedì 29 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

“Le sfide dell’epoca attuale sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali”. (Joseph Ratzinger, La Repubblica, martedì 29 giugno 2010). Ecco perché se ne deve occupare solo lui. Che è mille volte più capace di noi, poveri Umani. È superumano. È divino...

 

(su) e (di) Joseph Ratzinger: Ieri Benedetto XVI, per la seconda volta in poche settimane, ma ora ricevendolo in udienza, ha rimproverato il cardinale Christoph Schönborn per aver accusato, due mesi fa, l’ex segretario di Stato vaticano Angelo Sodano di aver offeso le vittime dei preti pedofili quando definì la vicenda “un chiacchiericcio”, e di aver insabbiato l’inchiesta sugli abusi compiuti dall’allora capo della diocesi viennese, Hans Hermann Groer...  Ieri sera, poi, il papa ha detto che “le sfide dell’epoca attuale sono certamente al di sopra delle capacità umane: lo sono le sfide storiche e sociali, e a maggior ragione quelle spirituali. (La Repubblica, martedì 29 giugno 2010). Ecco perché se ne deve occupare solo lui. Che è mille volte più capace di noi, poveri Umani. È superumano. È divino.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) i simpatici dipendenti di Joseph Raztinger: “Aspettano i soldi, ma se non c’è il seme...” Il seme. Un’idea, un piano di rinascita, un progetto di ricostruzione. La classe politica aquilana non ce l’avrebbe, la Chiesa sì. Idee chiare, cioè un master plan, e strumenti innovativi per un vescovo: una società privata, una srl, con il compito di costruire e vendere, chiedere finanziamenti e concederne. Lottizzare, espropriare, partecipare ad affari con altre società, ricevere naturalmente contributi statali, anche utilizzando l’istituto della concessione, e insomma erogare servizi di “global service”. Nata tre giorni prima di Natale dell’anno scorso “Aquilakalo’s srl” ha un capitale sociale di diecimila euro, la sede presso la Curia arcivescovile e un presidente del consiglio di amministrazione che è il vescovo ausiliare della città: Giovanni D’Ercole. Giovane, a suo agio con la tv (ha condotto per anni in Rai un programma religioso) e le pubbliche relazioni. (La Repubblica, martedì 29 giugno 2010).

 

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Silvio Berlusconi: Bisognerebbe fare uno sciopero degli Italiani per insegnare ai giornali a non prendere in giro i loro lettori... Al G20 è andato tutto benissimo, salvo per quello che hanno riportato i giornali: ho letto dei rendiconti esattamente contrari al reale risultato del G20... Veramente c’è disinformazione e va avanti da molti giorni, da molti mesi a questa parte... Provo uno struggente senso di invidia per chi va in pensione... Certi giudici sono una metastasi del sistema... Sto perdendo la memoria. Questa mattina volevo fare una ciulatina con una cameriera dell’albergo. E lei mi ha risposto: “Ma presidente, l’abbiamo fatto un’ora fa”... A Lula mi sento assolutamente vicino perché, pur essendo la mia provenienza assolutamente diversa, siamo fatti allo stesso modo. E poi qui sono molto conosciuto come presidente del Milan. (La Repubblica, martedì 29 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Valerio Carrara (senatore pidiellìno): Il principio è che chiunque ostacoli o disturbi in qualunque modo ogni tipo di caccia sarà punibile con una sanzione pecuniaria. I cacciatori hanno riconosciuto per legge il diritto a cacciare, pagano il patentino, pagano le tasse e quindi devono poter cacciare. (Terra, martedì 29 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Tarcisio Bertone (dipendente ― o forse capo ― di Joseph Ratzinger come segretario di Stato: La Conferenza episcopale belga prende le distanze dagli anatemi di Bertone. Il portavoce dell’arcivescovado di Mechelen-Bruxelles, Eric De Beukelaer, ha detto che i vescovi sono stati “trattati bene”. Le dichiarazioni del segretario di Stato, secondo De Beukelaer, “sono un commento personale fatto sull’onda dell’emozione. (La Repubblica, lunedì 28 giugno 2010). Chi avrà mentito, il Bertone o i vescovi belgi? E il (o i) mentitori si confesseranno? Ma su una cosa il povero Bertone va difeso: quali commenti può esprimere, il segretario di uno Stato personale, se non commenti personali?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(sui) tagli di Giulio Tremonti: Ho fatto una telefonata al pronto soccorso - medicina d’urgenza. Mi è stato detto: “L’organico stabilito sarebbe di 50 medici, nel 2009 eravamo in effetti 32 e oggi siamo 27. Analogo il calo degli infermieri. Ma non basta: la mancanza di posti letto nei reparti ordinari fa sì che i pazienti che dovremmo dimettere dal pronto soccorso non sappiamo dove mandarli e questo intasa e ritarda l’affluenza di quelli che dovremmo accogliere subito”. Faccio un’altra chiamata a uno dei centri d’eccellenza del San Camillo Forlanini, la Gastroenterologia, centro regionale di riferimento specialistico per le malattie infiammatorie croniche intestinali: “Se la Regione non concede il rinnovo dei contratti a termine in scadenza degli infermieri, il nostro centro verrà accorpato ad altri reparti, con la chiusura del 70% dei posti letto che sono viceversa ad altissima richiesta, con casi gravi e complessi che necessitano di un alto grado di specializzazione in chi li assiste”.

(Mario Pirani su La Repubblica di lunedì 28 giugno 2010).

 

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(su) Aldo Brancher (ministro del Non-si-sa-che-cosa del governo del Si-sa-benissimo-chi-e-per-che-cosa): È l’ultima mutazione genetica del berlusconismo: il Bertoldo di Stato, lo stralunato compare, il finto tonto perfetto, il furbissimo sciocco che si nasconde dietro una disperante inadeguatezza e una imbranataggine comica, insomma il falso scemo che ci prende per scemi veri. Ieri, per esempio, proprio quando era stato smascherato come simulatore dal capo dello Stato, si è meravigliato perché i cronisti insistevano a ficcare il naso nelle sue vicende, e ha detto al Tg3 che non è educato disturbare un brav’uomo la domenica, che forse è il giorno riservato alla contabilità delle mazzette e non certo alle domande dei giornalisti. (Francesco Merlo su La Repubblica di lunedì 28 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Aldo Brancher (ministro del Non-si-sa-che-cosa del governo del Si-sa-benissimo-chi-e-per-che-cosa): È una cosa indecente. Non ho mai visto l’Italia dopo che ha perso i mondiali, no, che se la prenda con me. Ma scusi, eh...

(La Repubblica di lunedì 28 giugno 2010 citando il Tg3 delle 19 del 27).

 

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Ignazio La Russa e Mariastella Gelmini: Onore al merito a Brancher. (La Repubblica, lunedì 28 giugno 2010).

Dora in poi, un militare o insegnante che ricevessero riconoscimenti di merito da parte dei rispettivi ministri non potrebbero che denunciarli per ingiurie.

 

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Tarcisio Bertone (dipendente ― o forse capo ― di Joseph Ratzinger col grado di segretario di Stato: Per il sequestro dei vescovi durante la perquisizione della polizia nella sede della Conferenza episcopale belga non ci sono precedenti. Nemmeno nei regimi comunisti di antica esperienza. Questo è un fatto inaudito e grave. Al di là della condanna della pedofilia, l’irruzione e il sequestro dei vescovi per nove ore, senza bere né mangiare... Non sono mica bambini! (La Repubblica, domenica 27 giugno 2010). Il Bertone pensa forse che, se invece fossero stati bambini, li si sarebbe potuti sequestrare? Ah, voce dal sen fuggita...

 

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(su) Mariastella Gelmini: Il Tar del Lazio “congela” la circolare sulle iscrizioni alle scuole superiori e il prossimo anno scolastico rischia di iniziare nel caos. I giudici amministrativi della Capitale (accogliendo il ricorso presentato da 755 fra docenti, genitori, alunni, amministrativi, tecnici e ausiliari, e sostenuto dal Comitato nazionale per la Scuola della Repubblica, dal Comitato bolognese Scuola e Costituzione e dal Crides di Roma) hanno sospeso l’efficacia del provvedimento ministeriale fino al prossimo 19 luglio, quando si svolgerà la prossima udienza. Nel frattempo, il ministero dell’Istruzione dovrà produrre una “documentata relazione”. (La Repubblica, domenica 27 giugno 2010).

 

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(su) Sandro Bondi: La società di diritto privato Arcus, posseduta dal Tesoro italiano e controllata dai Beni Culturali, ha finanziato per 500.000 euro la Fondazione Pianura Bresciana per un risolutivo convegno sulle cinque razze autoctone di maiali. Cinque le razze suine? Forse sono anche di più. Ma accontentiamoci e rendiamo grazie al generoso ministero dei Beni Culturali... Così come sacrosanti sono i milioni distribuiti al Santuario della Madonna di Pompei, alle monache Clarisse di Santa Rosa, alla Fondazione Aquileia. O all’Università di Padova, dove opera, superba scienziata, la dottoressa Ghedini. Ghedini? Ghedini chi? Ma sì, è proprio lei, la sorella dell’avvocato onorevole del premier Niccolò Ghedini... E intanto il direttore generale del ministero, Mario Resca, intimo di Berlusconi, ex amministratore delegato di McDonald’s Italia santificato dal Foglio di Giuliano Ferrara in un ditirambo come un superbo benefattore dell’Umanità, si è fissato che vuole produrre energia alternativa dalle bietole negli ex zuccherifici italiani. Ma non con i soldi suoi, cosa di cui gli sarebbero tutti grati, ma con quelli pubblici dei bieticoltori (centinaia di milioni, in gran parte fondi europei). I quali, alquanto incavolati, tramite la Coldiretti, spogliata surrettiziamente dei fondi Finbieticola, hanno appena fatto ricorso alla Corte dei Conti. I ricorrenti sperano di vedere presto il deus ex machina della cultura condannato, perché, al di là degli scopi istituzionali, sta distraendo nel progetto di agroenergia tanti soldi loro, in combutta con Giuseppe Grossi, re delle bonifiche ambientali, finito in carcere con l’accusa di aver triplicato i costi della bonifica milanese di Santa Giulia, e Giancarlo Abelli, re della sanità lombarda. In tandem con Resca nelle multiformi attività viene dato anche Salvo Nastasi, giovane capo di gabinetto della Banda Bondi al Collegio Romano e pluricommissario in deroga a teatri e musei. Piccoli potenti crescono. (Alberto Statera su La Repubblica di domenica 27 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Omaggi floreali

Omaggi floreali

 

(sui) dipendenti belgi di Joseph Ratzinger e Tarcisio Bertone: La polizia ha fatto irruzione nella cattedrale di Mechelen-Bruxelles, bloccato per nove ore nel palazzo arcivescovile tutti i vescovi riuniti per la conferenza episcopale, li ha interrogati, ha sequestrato temporaneamente i loro telefonini, e ha violato e ispezionato le tombe di due arcivescovi, i cardinali Jozef-Ernest Van Roey e Léon-Joseph Suenens, alla ricerca di documenti relativi agli abusi su minori compiuti da sacerdoti. Gli agenti, sempre su ordine della magistratura, hanno perquisito oltre una ventina di edifici in tutto il Belgio, compresa la casa dell’ex primate, il cardinale Godfried Danneels, dove hanno sequestrato il suo computer. Inoltre hanno requisito a Lovanio 475 dossier nella sede della commissione indipendente che la Conferenza episcopale ha istituito per indagare sulle denunce di pedofilia a carico del personale ecclesiastico. (La Repubblica, sabato 26 giugno 2010). Chiamandosi i due defunti Joseph, è possibile che la colta polizia belga abbia ispezionato le loro tombe per verificare se per caso, risvegliandosi alla vita eterna dopo vite terrene agitate, si siano trasformati entrambi in enormi insetti immondi...

 

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Omaggi territoriali

Omaggi territoriali

 

(su) Guido Bertolaso, Francesco Rutelli e altri dipendenti a tempo determinato o indeterminato di Karol Wojtyla e Joseph Ratzinger: Le radici del “sistema Bertolaso” affondano nella terra del Giubileo, l’Anno Santo aperto nel 1994 e celebrato a Roma nel 2000, il padre dei Grandi eventi della modernità italiana. E il parcheggio della collina di Santo Spirito al Gianicolo, con le sue devastazioni archeologiche, le elusioni dei pareri degli uffici scomodi, la mancanza di un controllo su appalto e cantiere e (pure) un probabile falso storico, diventa l’opera che segna la nascita della turbo Protezione civile applicata all’ordinario. Il battesimo, appunto, del metodo Bertolaso”. L’ex soprintendente ai Beni archeologici Adriano La Regina, nel 2000 granitico oppositore “della coppia Rutelli - Bertolaso” (il sindaco di Roma e il vicecommissario straordinario di governo per il Giubileo), estrae da un dossierone nove pagine intestate ai Beni culturali: è la relazione, inedita, con la quale il 22 novembre 1999 dichiarava un falso tutta la costruzione amministrativa che aveva definito l’area del futuro parcheggio del Gianicolo “nello Stato Vaticano”, “sito in territorio vaticano”, “in territorio vaticano”. La copia che allunga, in particolare, è quella inviata all’attenzione del dottor Guido Bertolaso: “Ma lui è andato avanti senza colpo ferire, come un caterpillar. (La Repubblica, sabato 26 giugno 2010). Mancava solo questo: scoprire che il governo e il sindaco di finta “sinistra” di quegli anni arrivarono a permettere a uno Stato straniero (e a quale Stato) di appropriarsi di una parte del territorio della Repubblica Italiana. Se le cose stanno così, individui come il Rutelli (nonché il D’Alema e il Veltroni, che all’epoca, se non andiamo errati, ricoprivano importanti cariche di governo) dovrebbero essere incriminati per alto tradimento.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Roberto Cota: Il governatore ha voluto sottoporre all’attenzione del presidente della Repubblica la situazione del Piemonte, sul quale pende la spada di Damocle di un eventuale ritorno alle urne nel caso in cui il Tar dovesse accogliere i ricorsi presentati dal centrosinistra. La sentenza è attesa per giovedì prossimo. Le conseguenze, ha detto Cota a Napolitano, potrebbero comportare anche un rischio per l’ordine pubblico: “Se venissi spodestato dalla sentenza del Tar,” sono le parole del presidente attuale, “sarebbe un colpo di Stato”. (La Repubblica, sabato 26 giugno 2010). I portatori di moccichini verdi minacciano di ricorrere alla violenza, e rivolgendosi a Napolitano portano la minaccia al cuore dello Stato. Solo parole in libertà? Speriamo. Ma speriamo anche che i minacciati (cioè tutte le persone per bene di questo Paese) si tengano pronti a ogni evenienza.

 

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Roberto Formigoni: In una famiglia, quando c’è una difficoltà da affrontare, si distribuiscono i pesi in maniera proporzionale tra tutti. Quella di Tremonti invece è una manovra che carica tutto su un figlio solo, le Regioni. (La Repubblica, sabato 26 giugno 2010). In fondo fa piacere apprendere che per il Formigoni esiste un figlio solo, cioè lui, mentre gli Statali ― in particolare gli Insegnanti e i Magistrati ― (sui quali pesa quasi metà della rapina di Stato berluscìsta-tremontiana) nella migliore delle ipotesi sono invece figliastri e nella peggiore non esistono affatto. Sì, fa piacere. Sapersi considerati fratelli da individui come il Formigoni sarebbe stato molto triste.

 

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(su) Aldo Brancher: Il mondo in questi giorni ha imparato due cose sull’Italia: che la Slovacchia ci ha buttato fuori dai Mondiali e che nel nostro Paese si fanno ministri per scansare la giustizia. La più vergognosa credo che sia la seconda (Pier Luigi Bersani). A Brancher non serve nessun legittimo impedimento, non ha alcun ministero da organizzare, in quanto senza portafoglio (Giorgio Napolitano). (La Repubblica, sabato 26 giugno 2010).

 

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La mappa dei nemici di Berlusconi che (secondo left del 25 giugno 2010) erano illecitamente spiati dal servizio segreto di Nicolò Pollari negli anni 2001 - 2006. Li abbiamo linkati tutti: cliccali e visita i loro siti, il Pollari e i suoi capi e amici te ne saranno grati! (Ci scusiamo per eventuali link errati).

La mappa dei nemici di Berlusconi che (secondo left del 25 giugno 2010) erano illecitamente spiati

dal servizio segreto di Nicolò Pollari negli anni 2001 - 2006. Li abbiamo linkati tutti: cliccali e visita i loro siti,

il Pollari e i suoi capi e amici te ne saranno grati! (Ci scusiamo per eventuali link errati).

 

(su) Silvio Berlusconi e Nicolò Pollari: “La maggior parte degli Italiani è stanca di non poter usare il telefono per paura di essere spiata”, ha affermato nei giorni scorsi Silvio Berlusconi. Peccato che proprio sotto l’esecutivo berlusconiano, dal 2001 al 2005, l’allora Sismi guidato a partire dal 15 ottobre 2001 da Nicolò Pollari, “redigeva analisi sulle presunte opinioni politiche, sui contatti e sulle iniziative di magistrati, funzionari dello Stato, associazioni di magistrati anche europei ― di cui monitoravano la corrispondenza informatica ― giornalisti, parlamentari, movimenti sindacali”. Al fine di “commettere o far commettere a terzi diffamazioni, calunnie e abusi di ufficio in danno dei soggetti di parte politica avversa”. Tutto questo lo scrive il giudice per le indagini preliminari al processo che si è aperto il 7 giugno al Tribunale di Perugia. Nicolò Pollari e Pio Pompa sono accusati di peculato continuato e aggravato “relativo all’appropriazione e all’indebito utilizzo di somme di denaro, materiali e risorse umane del servizio, utilizzandoli per scopi palesemente diversi da quelli istituzionali”. (...) Dice per esempio Libero Mancuso, ex presidente della Corte d’Assise di Bologna, per quarant’anni in magistratura: “Il nostro servizio segreto aveva il compito di contrastare il terrorismo internazionale, ma ritengo gli sia stato affidato il compito di neutralizzare i magistrati ritenuti scomodi dal nostro presidente del Consiglio. Per quanto riguarda i procedimenti disciplinari, io dovevo cambiare funzioni perché avevo esaurito i dieci anni consentiti a presiedere la Corte d’Assise di Bologna. Ma le mie domande di trasferimento venivano puntualmente respinte. Con il ministro Roberto Castelli messo di traverso e le indagini disciplinari, ero diventato scomodo... Ritengo che l’allora ministro della Giustizia coltivava azioni disciplinari proprio per intimidirmi e scoraggiarmi. (Alessandro De Pascale su left di venerdì 25 giugno 2010).

 

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sul “bel” Paese dell“era” berluscista:

Avrebbero diritto al pietoso aiuto di noi Lavoratori, quasi tutti questi miserabili pezzenti...

(La Repubblica, venerdì 25 giugno 2010)

Avrebbero diritto al pietoso aiuto di noi Lavoratori, quasi tutti questi miserabili pezzenti...

 

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26 gennaio 1978: Silvio Berlusconi si iscrive alla P2.

26 gennaio 1978: Silvio Berlusconi si iscrive alla P2.

 

Nel 2006 il III° Governo Berlusconi (XIV Legislatura, Ministro della Giustizia Castelli, Presidente della Repubblica Ciampi) ha modificato (depenalizzando o addirittura abrogando) oltre 14 articoli del Codice Penale. Fra i quali quelli dai titoli Attentati contro l’integrità e l’unità dello Stato”, Associazioni eversive o sovversive”, Attentato contro la Costituzione dello Stato, e addirittura Propaganda e attività sovversiva”, quello che fece processare (per modo di dire) la Loggia Propaganda 2 di Licio Gelli, alla quale era iscritto anche il Berlusconi. Fino ad allora l’articolo 283 (Attentato contro la Costituzione dello Stato) recitava: Chiunque commette un fatto diretto a mutare la Costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall'ordinamento costituzionale dello Stato, è punito con la reclusione non inferiore a dodici anni. Ma dal 2006 è diventato: Chiunque, con atti violenti, commette un fatto diretto e idoneo a mutare la Costituzione dello Stato o la forma di Governo, è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni. Chi ci sa spiegare bene bene il perché fu fatto questo cambiamento? (Ma non si vince nulla...). Perché sono stati modificati proprio questi articoli e non altri? Stanno preparando il terreno per un colpo di Stato e una dittatura militare? (dal sito www.disinformazione.it).

 

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(su) Giulio Tremonti e Mariastella Gelmini: Qualche apertura sul fronte della scuola: l’ha fatta Tremonti ieri partecipando a un dibattito di Cisl, Uil, Confsal e Gilda. La retromarcia dovrebbe riguardare il nodo “spinoso” degli scatti di anzianità (uno ogni sei anni) per il triennio della manovra, duramente contestato dai sindacati (perché introduce una vergognosa disparità tra “anziani scattanti” nel triennio e “anziani scattanti” fuori del triennio, n.d.r.). I fondi per alleggerire il blocco, o per eliminarlo del tutto, dovrebbero venire da quelli recuperati nel 2008 con un taglio del 30% al settore scuola. (La Repubblica, venerdì 25 giugno 2010). Ancora una volta i velenosi suggerimenti dell’ex ministro Giuseppe BeppeFioroni incontrano il gradimento del duo di distruttori Tremonti-Gelmini. E noi ripetiamo, ancora una volta, che nessun Insegnante per bene toccherebbe quei soldi sporchi di sangue, ricavati dal licenziamento di decine di migliaia di Precari della Scuola. L’altra cattiva notizia è che aumentano i finti “sindacati”, smaniosi di isolare una parte dei Lavoratori italiani, che accorrono scodinzolando a sedersi a qualsiasi “tavolo” da cui venga esclusa la Cgil: adesso cè anche la Gilda, che nacque (ci vien da ridere anche se non vorremmo) contestando “da sinistra” proprio la Cgil. La buona notizia? Che più nessuno finga di attribuire una qualche importanza alla povera Mariastella: ormai vanno tutti direttamente dal Tremonti.

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (11): Un capolavoro. Impari chi ha ciarlato. L’Italia di domani sarà un’Italia positiva se ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Chi dice se o ma aiuta soltanto l’Italia deteriore. (Raffaele Bonanni, La Repubblica, giovedì 24 giugno 2010).

 

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Roberto Maroni: La Lega Nord è l’unico partito che si ispira a Lenin, che di partiti se ne intendeva. Sapeva cos’era un partito: migliaia di persone da motivare, uno che comanda e gli altri che eseguono un progetto.

(La Repubblica, giovedì 24 giugno 2010).

 

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(su) il Pidì siciliano” di Giuseppe Lumia e Salvatore Cardinale (amici di Lombardo, di Miccicchè e del Pidièlle Sicilia, proprio come Cintola): Un partito autonomo, fortemente radicato nel territorio, “federato con Roma ma libero dal correntismo romano”. Eccolo il manifesto del Pidì Sicilia lanciato dal senatore Giuseppe Lumia e benedetto dall’ex ministro Salvatore Cardinale. I due stanno spingendo sull’acceleratore per affrancarsi da Roma e trattare liberamente con il presidente della regione, Raffaele Lombardo, la composizione della prossima giunta. (La Repubblica, giovedì 24 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Non v’illudete, fascisti e nazisti del 2010: la Resistenza continua...

Non villudete, fascisti e nazisti del 2010: la Resistenza continua...

 

Mariastella Gelmini: “La cosa che mi dà più soddisfazione è vedere in platea cinquecento giovani e non le solite nostre facce...”. Mariastella Gelmini è a Moniga del Garda per il convegno inaugurale di Liberamente, fondazione del centrodestra che si riconosce nel pensiero e nell’azione del fondatore di Forza Italia e del Pidièlle. Ma guai a chi definisce “corrente” la creatura che ha fondato insieme ai ministri Sandro Bondi e Franco Frattini: “È ridicolo parlare di correnti”. La domanda resta d’obbligo: è la corrente di Silvio Berlusconi? “Per noi il Pidièlle è Berlusconi e tutti noi siamo qui a dare una mano. Insieme a Magna Charta, Rel, Rete Italia, vogliamo creare un’associazione per affiancare l’azione riformista di Berlusconi. Liberamente non è una corrente ma un laboratorio di idee, uno spazio di libertà in cui coinvolgere i giovani, che qui sono cinquecento. A noi il concetto di corrente richiama la liturgia della prima Repubblica di cui non abbiamo nostalgia. La corrente si colloca dentro un partito ed emerge nel congresso. Liberamente è un progetto culturale che non vuole entrare nelle dinamiche del Pdl...”. E allora qual è l’obiettivo? “Proporre il berlusconismo, una conquista del Paese che vogliamo difendere non solo all’interno del Pidièlle ma anche in un ambito culturale in cui vige l’egemonia della sinistra, che pensa che il centrodestra sia privo di identità culturale. Invece il berlusconismo ha cambiato la politica e il Paese, richiamandosi alla rappresentanza popolare, alla chiarezza dei programmi e del linguaggio, al legame con gli elettori. Non è qualcosa da mettere tra parentesi, come vorrebbe la sinistra che propaga la sua retorica del pessimismo. Ma proprio perché è un momento di crisi e di difficoltà non si può diffondere sfiducia ma è necessario puntare sull’ottimismo della volontà”. In realtà qualche divergenza di vedute esiste anche nel Pidièlle. La vostra è una risposta agli attacchi di FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini? “Questa fondazione liberamente si confronterà con tutte le fondazioni affini ma da posizioni diverse. Non ci spaventa il confronto con la fondazione di Fini o con altre, incluse quelle che fanno riferimento al Pd. Non abbiamo paura di dire la nostra. Finora una carenza del centrodestra è stata non entrare nella cultura, è una lacuna storica fin dal 1994. Invece è fondamentale contribuire a formare l’opinione pubblica e gli spazi di dibattito aiutano il partito a crescere. Diversamente dalla sinistra, che cavalca le paure dei giovani, enfatizza il problema del precariato, che pure esiste, noi non vogliamo cavalcare le paure ma trovare soluzioni”. Vuol dire che la vostra fondazione punta a intercettare ambienti tradizionalmente di sinistra? “Con Bondi e Frattini abbiamo voluto agire nelle roccheforti della sinistra: la scuola, l’università. Ma per fortuna anche tra gli uomini di cultura molte persone sono stanche della sinistra, si riconoscono in una cultura del merito e della responsabilità. Hanno solo bisogno di un contenitore per uscire allo scoperto ed è ciò che vogliamo offrire loro. In passato è prevalso un timore reverenziale, adesso noi vogliamo affermare una cultura di centrodestra anche nella scuola e nell’università”. Questi giovani iscritti a Liberamente sono un vivaio di futuri consiglieri, assessori, parlamentari del Pdl? “Certamente sì, possono essere la classe dirigente di domani. Vogliamo promuovere un ricambio generazionale, lo stesso su cui Berlusconi ha investito dal 1994 e che può rafforzarsi con l’innesto di giovani che non sono pronti a iscriversi a un partito ma sono interessati a lavorare a una fondazione. La fondazione si rivolge anche agli amministratori locali che non partecipano ancora alla vita del partito, magari perché sono stati eletti nelle liste civiche”. Il ministro Bondi ha parlato di un partito del futuro, che vada oltre le tessere. Concorda? “In America il confronto avviene proprio in questo modo, non più sulle tessere ma con i think tank, le associazioni, e non è niente di eversivo. Questa operazione non c’entra con le tessere né con i congressi. Vogliamo confrontarci sul piano delle proposte”. Lei ha proposto test a scelte multiple per la maturità e lezioni in inglese alle superiori. La scuola, come la politica, ha bisogno di svecchiamento? “La Fondazione è partita occupandosi di scuola sia perché in Senato è in atto la riforma universitaria, sia perché vogliamo coinvolgere studenti e insegnanti nell’associazione e promuovere il confronto con i sistemi di formazione degli altri Paesi per uscire dal provincialismo. Dobbiamo capire che se il mondo va in una direzione, non possiamo stare fermi e rifiutare qualsiasi cambiamento. I test che misurano l’apprendimento sono un processo inarrestabile”. (Il Giornale, mercoledì 23 giugno 2010). Parole da confrontare con le tracce proposte oggi ai candidati all’Esame di stato 2010: Tipologia B ― Redazione di un saggio breve. Ambito storico-politico. Il ruolo dei giovani nella storia e nella politica. Parlano i leader: “Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, dichiaro qui, al cospetto di questa Assemblea e al cospetto di tutto il popolo italiano, che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. (Vivissimi e reiterati applausi ― Molte voci: Tutti con voi! Tutti con voi!). Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda; se il fascismo non è stato che olio di ricino e manganello, e non invece una passione superba della migliore gioventù italiana, a me la colpa! (Applausi). Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere! (Vivissimi e prolungati applausi ― Molte voci: Tutti con voi!)” (Benito Mussolini, discorso del 3 gennaio 1925). (...) Tipologia C ― tema di argomento storico. Ai sensi della legge 30 marzo 2004, n. 92, “La Repubblica riconosce il 10 febbraio quale Giorno del ricordo al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Il candidato delinei la “complessa vicenda del confine orientale”, dal Patto (o Trattato) di Londra (1915) al Trattato di Osimo (1975), soffermandosi, in particolare, sugli eventi degli anni compresi fra il 1943 e il 1954. Su queste tracce, ecco il commento dello storico Giovanni Prosperi su La Repubblica di mercoledì 23 giugno 2010: Mussolini? Un leader, con gli altri, tra gli altri. Così appare in mezzo a un’insalata mista di statisti italiani e di papi nella traccia più politica fra tutte quelle proposte agli esami di maturità. La traccia ha il tema conduttore del “ruolo dei giovani nella storia e nella politica”. E introduce brani di discorsi sotto il titolo “Parlano i leader”. Che cosa è un leader, il vocabolario Zingarelli che ho sott’occhio lo spiega così: “Capo di un partito o di un movimento politico di indiscusso prestigio”. Indiscusso il prestigio di Mussolini? La traccia è completata da una frase fra tutte celebre, più di tutte esecrabile nella storia di un regime nato da un delitto: è quella tratta dal discorso pronunciato da Mussolini il 3 gennaio 1925 alla Camera. Questo è il discorso del leader proposto alla riflessione e all’ammirazione dei giovani. È proprio quello della pagina più cupa e più truce della storia italiana: la rivendicazione della responsabilità personale di Mussolini nell’assassinio di Matteotti. Fu il discorso di un capobanda, di colui che si dichiarò capo di un’organizzazione a delinquere. Questo e non altro dicono le frasi selezionate dagli esperti del ministero. Ora, se questo è un leader di indiscusso prestigio, è inevitabile che dalla memoria del paese e dalle menti dei suoi giovani scompaia l’ombra nobilissima di Matteotti. Il suo nome evocava finora una delle presenze più sacre della storia e della politica italiana del ’900. Quel nome riassumeva da solo le virtù politiche del leader degno di essere ammirato e ricordato in un paese dove le regole democratiche sono state reintrodotte solo al termine di un conflitto mondiale, al prezzo di infiniti sacrifici e dolori, riemergendo a fatica dall´abisso della vergogna e della corruzione di ogni ordine civile. Se ha senso l’esistenza di una Scuola pubblica come palestra di trasmissione di valori e formazione di una maturità civile e politica, il nome di Matteotti è quello che emerge dal bilancio storico del ’900 italiano come il più degno in assoluto di essere ricordato: ci sono frasi del suo discorso parlamentare che sono scolpite nei luoghi di memoria del paese e che gli garantiscono l’indiscusso ruolo di vero leader nella nostra storia politica. Su testi come quelli i giovani possono imparare a esercitare i loro diritti e doveri di cittadini nella repubblica democratica e costituzionale dove credevamo di vivere. In tempi in cui la corruzione degli ordinamenti pubblici e dei comportamenti privati deprime ogni voglia di partecipazione onesta alla cosa pubblica, si dovrebbe riproporre alla conoscenza delle giovani generazioni non l’assassino ma l’assassinato. La pagina scritta da questa proposta rappresenta un salto di qualità nella storia della Scuola pubblica italiana di cui sarebbe sbagliato non registrare l’importanza. Abbiamo lamentato finora che alla Scuola sia stato imposto un regime di tagli tali da avvilire in tutte le forme la figura dell’insegnante e da far sbiadire l’offerta della Scuola pubblica come luogo germinale della coscienza civile. Ma oggi per la prima volta è stata data una sterzata netta immettendo tra i modelli di testi su cui da oggi in poi si eserciteranno preventivamente i candidati all’esame di maturità il più ignobile tra tutti i documenti della nostra storia. Nelle tracce di storia si accosta un brano di Primo Levi a una domanda di riflessione storica sulla vicenda delle foibe. Si tratta di una proposta che si presenta sotto il segno di una complicata bilancia politica: su di un piatto la violenza dei lager nazisti, sull’altro la violenza dei partigiani comunisti. Che poi si possa fare un ottimo lavoro seguendo sul serio la traccia delle foibe è un altro discorso: sappiamo infatti quanto lavoro sia stato fatto dagli esperti su questo tema, seguendo sui tempi lunghi il filo conduttore della tragica storia dei nazionalismi scatenati al confine orientale d’Italia con la fine dell’Austria imperiale. La letteratura sull’argomento è ricchissima: ma i nomi di studiosi come Enzo Collotti, Gianni Oliva, Joze Pirjevec (a sua cura il recentissimo Foibe, Einaudi 2009) sono rimasti al di fuori del mondo della scuola per la povertà delle biblioteche scolastiche e per la cancellazione di ogni forma di aggiornamento dei docenti: e forse sono ignorati dagli esperti anche perché sospetti di essere di sinistra. Di fatto la ricerca di un velo bi-partigiano e ambidestro qual è quello che copre le due tracce non è certo un “rappresentare tutta l’Italia”. Misera Italia quella a cui si dà in pasto alla sinistra una pagina purchessia col nome del grandissimo, asciutto e severo testimone della Shoah; e si dà alla destra un colpo di grancassa sul tema che da tempo è il cavallo della propaganda contro gli eterni “comunisti” della maniacale ossessione berlusconiana.
 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

La Bresso al Cota: "Se ti lascio gli Elettori, tu che mi dai?"La Bresso al Cota: "Se ti lascio gli Elettori, tu che mi dai?"

La Bresso al Cota: Se ti lascio gli Elettori, tu che mi dai?

 

Roberto Cota: Se il Tar annullerà le elezioni, i piemontesi, per usare un eufemismo, non la prenderebbero bene. I golpe li fanno in Sudamerica, se accadesse qui sarebbe una rivolta. Non è facile rubare le elezioni. Mercedes Bresso (che ha ritirato la firma dai ricorsi in seguito a una trattativa con lo stesso Cota che l’ha portata alla presidenza del Comitato delle regioni della Ue): Cota aspetti la sentenza senza minacciare nessuno. (La Repubblica, mercoledì 23 giugno 2010). Chissà se dopo questo schifo di mercato la Bresso dà un po’ di ragione al Berlusconi, la mattina, quando si guarda allo specchio e vede sé stessa.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Umberto Bossi: Ci sono grosso modo dieci milioni di persone pronte a battersi: la Padania esiste.

(La Repubblica, mercoledì 23 giugno 2010).

 

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Giulio Tremonti: Nei prossimi giorni, avendo lavorato in silenzio, presenteremo in Parlamento, oltre ai costi standard per la spesa sanitaria delle Regioni, e oltre agli studi di settore da applicare su tutti i livelli di governo (e così il redditometro dell’Alemanno è sistemato; del resto, era forse destinato proprio a minacciare più il governo che gli evasori, n.d.r.), la bozza del decreto-base del federalismo fiscale. Con il ritorno ai Comuni del potere fiscale nel loro comparto naturale di competenza: immobiliare e territoriale. (La Repubblica, mercoledì 23 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Sergio Chiamparino: “Sorella banca” al vertice della Compagnia San Paolo. Suor Giuliana Galli vicepresidente dopo i contrasti con Benessia: “Spero di essere all’altezza”. E il sindaco Sergio Chiamparino, che per primo indicò la suora due anni fa come una delle rappresentanti del Comune di Torino nel consiglio, apprezza la scelta: “Non potrà che fare bene”. (La Repubblica, martedì 22 giugno 2010).

 

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Individui tipici del “bel” Paese dell“era” berluscista: Nel presepe che oggi tiene insieme il cardinale Crescenzio Sepe e Angelo Balducci, Diego Anemone e l’ex ministro Pietro Lunardi, il patrimonio immobiliare di Propaganda Fide e il Sistema delle Grandi Opere, c’è un altro personaggio che, in queste ore, l’indagine di Perugia ha recuperato dal fascicolo “madre” dell’inchiesta fiorentina e dalle 400.000 intercettazioni che ne sono lo scheletro. Si chiama Marco Simeon. Ha trentadue anni e da ottobre scorso è responsabile delle relazioni istituzionali e internazionali della Rai. È un “ragazzo” dalla storia e l’ascesa che profumano di prodigio e di incenso. Figlio di un benzinaio di Sanremo, cresce all’ombra della Curia genovese, siede ancora giovanissimo nella fondazione Carige, guadagna benevolenza nel collegio elettorale di Claudio Scajola (con cui si dice abbia un rapporto “alterno”), passa per la scuola di Cesare Geronzi (che lo vuole ambasciatore Oltretevere prima per Capitalia, quindi per Mediobanca), ha la fiducia e la benedizione di Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei). Ma, soprattutto, è nel cuore del segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, che per primo lo scopre nel 2002, ai tempi della sua guida della diocesi di Genova. (Carlo Bonini su La Repubblica di martedì 22 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

"Gente che si chiama compagno, con il pugnetto alzato, e dà retta al piagnonismo diffuso al Sud" (Renato Brunetta).

Gente che si chiama compagno, con il pugnetto alzato, e dà retta al piagnonismo diffuso al Sud (Renato Brunetta).

 

(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (10), e sui finti “sinistri” nel Pidì: Se la Fiat rinuncerà a investire a Pomigliano, la Fiom si sarà assunta una straordinaria responsabilità. La Fiom non è un sindacato, ma una vera e propria organizzazione politica (Maurizio Sacconi). La Fiom è il sindacato che difende quelli che scioperano per poter guardare la partita. Gente che si chiama compagno, con il pugnetto alzato, e dà retta al piagnonismo diffuso al Sud (Renato Brunetta). (La Repubblica, lunedì 21 giugno 2010). Ma anche nel Pidì ci sono individui che non sopportano che ci si chiami compagne e compagni. Eccone alcuni: Luca Candiano, Veronica Chirra, Matteo Cinalli, Sante Calefati, Marino Ceci (le parole compagni e feste dell’Unità sono concetti che rispettiamo per la tradizione che hanno avuto, ma che non rientrano nel nostro pensare politico e che facciamo fatica ad accettare: questo trapassato non ha noi come destinatari), Stefano veltroniano Ceccanti (il leader dei cristianosociali Gorrieri, agli stati generali del 1998 in cui nacquero i Dièsse, suscitò proteste chiedendo che la si smettesse di chiamarsi compagni, così che ciascuno si sentisse a casa propria. Noi qui torniamo al Pidièsse e al Pci. Se l’avesse fatto un operaio nostalgico... Ma lo dice Gifuni, è l’estremismo dei ricchi e uno specchio delle difficoltà del Pidì, destinato a essere minoranza) e naturalmente il mitico Giuseppe “Beppe” Fioroni, che non poteva certo perdere l’occasione di uscirsene con l’ennesima fioronata: Non voglio essere definito il capo del Piddippì, il partito del pretesto. Ma la parola compagni è roba da nostalgici, non un pretesto: non riusiamo simboli del passato. Tutto ’sto teatrino su Gifuni e sul chiamarsi compagni ha un unico obiettivo: distrarre l’attenzione delle donne e degli uomini di Sinistra sul vero evento della manifestazione di venerdì 19 a Roma: lo straordinario, appassionato discorso di Mila Spicola in difesa della Scuola: discorso che deve aver dato un immenso fastidio a tutti ’sti chierichetti.

 

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Mariastella Gelmini: Quello che il governo sta facendo non sono i tagli, ma è un progetto di qualità per avere una buona scuola e un’eccellente università... E la nostra fondazione, Liberamente, è un’associazione che si riconosce nell’operato e nel pensiero di Silvio Berlusconi. Vogliamo contrastare l’egemonia del pensiero unico della sinistra nella cultura e nell’istruzione. E per questo ci rivolgiamo in modo particolare ai giovani, contro la cultura del pessimismo. (La Repubblica, domenica 20 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Due poveri cristi? Crescenzio Sepe, Sergio Marchionne e i rispettivi feticci.

Due poveri cristi? Crescenzio Sepe, Sergio Marchionne e i rispettivi feticci.

Due poveri cristi? Crescenzio Sepe, Sergio Marchionne e i rispettivi feticci.

 

Sergio Marchionne  (dipendente di John Elkann come amministratore delegato della Fiat) e Crescenzio Sepe (dipendente di Joseph Ratzinger come cardinale arcivescovo di Napoli): Io vivo nell’epoca dopo Cristo; tutto ciò che è avvenuto prima di Cristo non mi riguarda e non mi interessa (Sergio). Anche ai tempi di Gesù giravano tante voci. Di tanti tipi. Ma lui si fermava a ciò che sentivano nei cuori, guardava negli occhi i discepoli. E offriva l’orizzonte della sua vita, divideva con loro il mistero del calvario. Non mi faccio influenzare dalle voci, altrimenti un padre come guida i suoi figli? Ogni croce va portata. Ogni passaggio di vita ha la sua sofferenza. Anche questa la porteremo facendo la volontà di Dio. Certo, è una bella croce (Crescenzio). (La Repubblica, domenica e lunedì 20 e 21 giugno 2010). Si sentono tutti Gesù Cristo, quelli che campano sulle fatiche, la disperazione e l’ignoranza dei poveri cristi.

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (9): Nell’80 i sindacati commisero l’errore di caricare le richieste della Fiat di un significato politico generale trasformando una battaglia sindacale in una battaglia ideologica. Si diceva: “Romiti vuole piegare i sindacati” e con questa lettura politica non si vedeva l’obiettiva necessità della ristrutturazione. È lo stesso errore che, a mio parere, sta commettendo oggi la Fiom. Perché le proposte dell’azienda nascono dalla necessità di far fronte alla concorrenza e su quel metro vanno misurate. Mi ha colpito invece che Landini, il segretario della Fiom, dice: “Marchionne vuol dare una mano a Sacconi”. Ancora una volta, un’interpretazione solo politica... Certamente la Fiat fa il suo mestiere e alcune sue proposte possono essere in conflitto con i diritti fondamentali dei lavoratori... Ma io mi auguro che vincano i sì. Perché questo garantirebbe occupazione e prospettiva in un’area del Paese dove la carenza di lavoro è endemica. E perché senza il piano di ristrutturazione il destino dello stabilimento sembra irrimediabilmente segnato. (Piero Fassino intervistato da La Repubblica di domenica 20 giugno 2010).

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per Pomigliano (8): Le affermazioni più sono misurate e meglio è. Io non do consigli ai sindacati, ma invito a riflettere sul fatto che da parte di un’azienda c’è un investimento di 20 miliardi in cinque anni per raddoppiare la produzione in Italia e riportarla da un altro Paese. Mi auguro che dopo il referendum si possano ricreare condizioni di reciproca affidabilità tra azienda, lavoratori e sindacati, se non non si riuscirà a gestire la sfida della globalizzazione. (Sergio Chiamparino, La Repubblica, domenica 20 giugno 2010).

 

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Gianni Alemanno e Roberto di Giovan Paolo

Gianni Alemanno e Roberto di Giovan Paolo

Gianni Alemanno e Roberto di Giovan Paolo

 

Gianni Alemanno (sindaco di Roma) e Roberto di Giovan Paolo (senatore piddìno): Per i furbi è finita. Come Comune di Roma stiamo predisponendo un nuovo redditometro per far emergere elusione ed evasione: tutti i cittadini dovranno indicare con chiarezza il proprio tenore di vita e noi, grazie alla mobilitazione della polizia municipale e della Finanza, controlleremo se è vero. Questo varrà sia per le tariffe legate ai servizi sociali, nidi e mense scolastiche, sia per l’addizionale Irpef (Gianni). Ma il Pidì non è d’accordo: “A Roma il Pidièlle è il partito delle tasse: crescono le rette per gli asili nido, per i rifiuti, per l’occupazione di suolo pubblico e le corse dei taxi. Sarà un autunno caldo per i Romani (Roberto). (La Repubblica, domenica 20 giugno 2010). Una nuova, grande battaglia del Pidì romano: la difesa degli evasori fiscali. Ma non si preoccupino per i loro protetti, il Roberto, il Giovan e il Paolo: l’Alemanno non fa sul serio, ci tiene anche lui ai suoi evasorucci.

 

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Renata Polverini: Nel Lazio già si pagano le tasse più alte d’Italia. L’eventuale aumento sarebbe di molto poco.

(La Repubblica, domenica 20 giugno 2010).

 

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Chi sono i piddìni solidali con l’ex capo della Polizia De Gennaro condannato in appello per i fatti del G8 di Genova del 2001? Eccoli qua: l’ex capogruppo Antonello Soro, i senatori ed ex prefetti Serra e De Sena, il responsabile sicurezza Emanuele Fiano e un certo Ettore Rosato. (La Repubblica, sabato 19 giugno 2010).

 

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La Corte dei Conti boccia la gestione finanziaria del Campidoglio tra il 2004 e il 2007. I magistrati contabili, in una dura relazione di 364 pagine, sottolineano che in quei quattro anni sarebbe stata “compromessa la stabilità dei conti” del Campidoglio. E il dossier evidenzia che il valore di mercato delle operazioni stipulate dal Comune con i contratti derivati, aggiornato a settembre 2009, “ammonta a meno 73,8 milioni di euro”. Insomma: per la Corte dei Conti ci sarebbe stata, da parte del Campidoglio dell’era Veltroni, una scorretta valutazione del giusto prezzo del derivato a fronte del fatto che “non era difficile prevedere che certe operazioni avrebbero dato origine a flussi finanziari netti a sfavore del Comune”.

 

(su) Walter Veltroni: La Corte dei Conti boccia la gestione finanziaria del Campidoglio tra il 2004 e il 2007. I magistrati contabili, in una dura relazione di 364 pagine, sottolineano che in quei quattro anni sarebbe stata “compromessa la stabilità dei conti” del Campidoglio. E il dossier evidenzia che il valore di mercato delle operazioni stipulate dal Comune con i contratti derivati, aggiornato a settembre 2009, “ammonta a meno 73,8 milioni di euro”. Insomma: per la Corte dei Conti ci sarebbe stata, da parte del Campidoglio dell’era Veltroni, una scorretta valutazione del giusto prezzo del derivato a fronte del fatto che “non era difficile prevedere che certe operazioni avrebbero dato origine a flussi finanziari netti a sfavore del Comune”. (La Repubblica, sabato 19 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

La copertina di left n°25 di venerdì 25 giugno 2010, e la risposta degli Operai agli insulti del Marchionne.La copertina di left n°25 di venerdì 25 giugno 2010, e la risposta degli Operai agli insulti del Marchionne.

La copertina di left n°25 di venerdì 25 giugno 2010, e la risposta degli Operai agli insulti del Marchionne.

 

Sergio Marchionne: Mi dispiace che ci siano tutte queste polemiche su un accordo che doveva essere fondamentalmente ed estremamente sempliceVogliamo ammazzare l’industria italiana? Ditemelo, lo facciamo. Sono disposto a fare quello che vogliono gli altri. L’Italia non avrà un futuro manifatturiero, l’industria non esisterà più... Smettiamola di prenderci per i fondelli: lunedì a Termini Imerese si è scioperato solo perché giocava la Nazionale. E così si fa a Pomigliano e in tutti gli stabilimenti italiani... Le posizioni sono state prese e sono piuttosto chiare. Non mi riconosco, come industriale, nei discorsi che vengono fatti dalla Fiom; questa non è la Fiat che gestiamo noi, non è la Fiat che esiste, parliamo di mondi diversi: è proprio un discorso completamente sballato... Se vuole, le faccio l’elenco di tutti i Paesi europei e di quelli al di fuori che si sono messi in fila per fare la Panda... Nelle trattative su Pomigliano D’Arco, Fiat ha bisogno di un solo interlocutore con cui parlare, come in America, e non di dodici (alla faccia della libertà di associazione, altro diritto umano fondamentale sancito dalla Costituzione, n.d.r.)... Che i nostri operai si siano divisi in gruppetti, è una cosa che dà fastidio e non è la più efficiente... Non si può andare avanti così, se per portare una macchina in Italia bisogna parlare con dieci persone: è una cosa incredibile, mai vista. (La Repubblica, sabato 19 giugno 2010). Esattamente lo stesso piagnisteo del Berlusconi sul fatto che avrebbe le mani legate perché il suo potere sarebbe troppo limitato. Non per niente son padroni tutti e due.

 

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La lista delle leggi vergogna dei governi Berlusconi (da left di venerdì 18 giugno 2010).

La lista delle leggi vergogna dei governi Berlusconi (da left di venerdì 18 giugno 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: Questa settimana left si occupa di democrazia, o meglio della sua pessima salute. Almeno in Italia. Che la democrazia stia male lo si vede anche “in basso”. Nelle piccole realtà quotidiane. Un esempio? Per due settimane in una scuola romana un piccolo gruppo di genitori si è sentito un po’ come quell’imprenditore di Adro che non molto tempo fa decise di pagare la mensa per i 40 bambini lasciati a pane e acqua. Nell’istituto capitolino 23 bambini in seguito ai tagli della Gelmini sono rimasti fuori dal tempo pieno. Vuol dire che 23 famiglie sono in ginocchio perché i loro figli usciranno ogni santo giorno da scuola alle 12:30. Allora un gruppetto di genitori, vincitori della lotteria tempo pieno, dopo aver indagato se fosse possibile recuperare i fondi per le 13 ore mancanti, hanno pensato di regalare 4 delle loro ore settimanali ai bambini più sfortunati: Partiamo democraticamente, tutti uguali. Facciamo 36 ore per tutti. Un gesto simbolico? Neanche tanto, in soldoni un rientro settimanale per tutti e la consapevolezza (forse la felicità) di regalare a tutti i bambini le stesse possibilità, le stesse risorse, la stessa scuola. Il gruppetto ha scritto una lettera per chiedere a tutti i 75 genitori di condividere la scelta. Il risultato? Tanti sì. E pochi no. Ma i contenuti di quei no ci hanno disarmato. A me della democrazia non me ne frega un c..., ha scritto un genitore. Un altro (poi scopertosi professore) ha risposto: Basta con questa falsa solidarietà. Chissà cosa gli ha fatto intuire che era falsa e cosa gli ha fatto pensare che si trattasse di solidarietà. E ancora: Fate solo politica, fino all’accusa: Così andate dietro alla Gelmini e non difendete il tempo pieno. Quale? Quello dei 52 fortunati? E quello dei 23 sfortunati chi lo difende? Che idea malsana pensare che i bambini siano dei cittadini e che dei genitori possano rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”, come recita l’articolo 3 della nostra Costituzione.

(Una pillola di antidemocrazia, di Ilaria Bonaccorsi, su left di venerdì 18 giugno 2010).

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (7): Due questioni mi hanno particolarmente colpito. La prima è la violazione, concordata fra le parti, di un diritto sancito dalla Costituzione, cioè il diritto di sciopero. La seconda, forse meno visibile per chi non ha dimestichezza con queste materie, è la volontà di mettere in crisi i fondamenti della rappresentanza e della contrattazione collettiva. È l’avvio di una progressiva destrutturazione del sistema e il suicidio dei sindacati firmatari... Ed è gravissimo che la sinistra non parli quando si attaccano i diritti costituzionali delle persone che lavorano: è incredibile come sia giustamente reattiva sulla giustizia, sull’informazione, mentre quando il centrodestra va all’attacco dei diritti di chi lavora non ci sia la stessa reazione... C’è un uso strumentale del referendum: un gruppo piccolo di persone si pronuncerà su un’alterazione della Costituzione in una condizione di stato di necessità. E, addirittura, sarà l’azienda a decidere il livello di consenso necessario per rispettare l’intesa sottoscritta. (Sergio Cofferati, La Repubblica, venerdì 18 giugno 2010). Non sapevamo che Cofferati avesse un gemello buono. Che peccato che non si sia fatto sentire anche quando il fratello cattivo, da sindaco di Bologna, attaccava i diritti dei Migranti e dei Rom.

 

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sul “bel” Paese dell“era” berluscista: La Guardia di Finanza di Ancona ha scoperto una maxi evasione fiscale organizzata su scala nazionale con il sistema delle cosiddette “frodi carosello”. Sono state denunciate 106 persone per evasione ed elusione fiscale e disposti tre arresti per associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale. La truffa veniva realizzata in molti settori, ma soprattutto in quello dell’elettronica, dove sono state scoperte oltre 550 società “cartiere”, dislocate su tutto il territorio nazionale, con picchi di presenze in Lombardia, Campania, lazio e nella Repubblica di San Marino, con una movimentazione di merci per oltre 1,5 miliardi di euro. I prodotti elettronici venivano venduti da operatori nazionali prima a società fantasma di San Marino e, da questi, alle varie società italiane “cartiere”, che poi sparivano senza versare l’Iva. Ciò consentiva di abbattere il prezzo di vendita delle merci, che arrivavano sugli scaffali dei negozi e della grande distribuzione con uno sconto fino al 40%, il famoso “sottocosto”. Nella sola regione Marche l’evasione fiscale è stata di 560 milioni. (La Repubblica, venerdì 18 giugno 2010).

 

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Il Berlusconi e il Gelmini avvinti come l’edera.

Il Berlusconi e il Gelmini avvinti come l’edera.

 

Don Pierino Gelmini, molto amico in passato di figure di spicco del Governo, sostenitore acceso della legge Fini - Giovannardi sulle droghe leggere (e, qualcuno mormora, anche zio all’attuale ministro della pubblica istruzione Mariastella) è stato rinviato oggi a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare di Terni con l’imputazione di aver abusato sessualmente di dodici ragazzi nella propria “comunità” di Amelia. Don Gelmini non era presente in aula. Nel passato ebbe a dichiarare di essere vittima di un complotto ebraico. (SkyTg24 delle ore 13:30 di venerdì 18 giugno 2010). Nel 2007 l’attore Bruno Zanin (Amarcord, L’Agnese va a morire, Il caso Moro), pubblicò il volume Nessuno dovrà saperlo, dove racconta di aver subito abusi sessuali da Don Gelmini all’età di tredici anni. Il capitolo che parla dell'abuso è disponibile gratuitamente in rete per volontà dell’autore sul sito www.bispensiero.it e può essere scaricato cliccando qui.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Nichi Vendola: Ieri Nichi Vendola era davanti ai cancelli di Pomigliano per solidarizzare con gli operai della Fiom, ma non ha perso occasione per “carezzare” il Pidì: “In Italia i Letta sono due, ma quello più di sinistra si chiama Gianni, non Enrico, e sta a palazzo Chigi”. Oggi Nichi ha in programma due incontri, entrambi a Roma: incrocerà le lame con Emma Bonino sul nucleare, poi dialogherà con il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti. Dopo Vendola-Veltroni e Vendola-Chiamparino, è già pronto un nuovo ticket Domani è in programma un faccia a faccia Vendola-Cota, governatore del Piemonte. Per fortuna (di Vendola) è a Bari, ma segue di poco l’incontro che Nichi ha tenuto in quel di Vicenza con il governatore del Veneto, Zaia. E l’altro ieri sera, Vendola ha di nuovo visto un ricco panel di industriali e banchieri, replica della serata organizzata qualche tempo fa a Conversano. Insomma: Nichi scalda i motori. Gero Grassi, deputato del Pidì, che lo conosce bene ha avvertito i suoi: “Vendola punta alle primarie e soprattutto a spaccare il Pidì. Bisogna attrezzarsi prima che sia tardi”. (Il Riformista, giovedì 17 giugno 2010). Noi di ScuolAnticoli, invece siamo già attrezzati dal 1985, quando il Vendola parlò in difesa dei pedofili.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: Siamo tutti spiati in Italia. Questa non è vera democrazia, non è tutelata la libertà di parola, è una cosa che non tolleriamo più... A volte uno pensa: chi me lo fa fare? Torno a fare quello che facevo prima o me ne vado in pensione... Ci sono in Italia circa 150.000 telefoni sotto controllo. Considerando 50 persone per ogni telefono, vengono fuori così 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate. (La Repubblica, giovedì 17 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Fu Berlusconi a invitare l’avvocato Carlo Taormina, allora difensore di Anna Maria Franzoni, a fare il nome del “vero assassino” di Cogne. L’ha detto ieri la donna, condannata per l’uccisione del figlio Samuele. “Mi dissero che gli aveva mandato un fax” ha spiegato al processo in cui è imputata per calunnia nei confronti di un vicino di casa, Ulisse Guichardaz, da lei indicato nel 2004 come il più plausibile dei potenziali assassini. (La Repubblica, giovedì 17 giugno 2010). Sai che rivelazione. Chiunque avesse un minimo di rapporto con la realtà limmaginava già poche settimane dopo l’assassinio. E chi aveva un geniale rapporto con la realtà avrebbe potuto prevederla già negli anni ’80 dopo aver guardato certe televisioni per un paio di giorni.

 

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(su) Giorgia Meloni: Una selva di mani tese nel saluto fascista. Roma, 16 giugno 2010, piazza Vescovio. Davanti alla sede di Forza Nuova, un centinaio di seguaci di Roberto Fiore rendono omaggio a Stefano Cecchin, militante del Fronte della Gioventù, morto nel quartiere il 16 giugno del ’79, pestato a sangue da ignoti e scaraventato oltre un parapetto. Le braccia scattano insieme verso l’alto davanti a Giorgia Meloni, ministro della Repubblica, nonché leader di Giovane Italia Pidièlle, destra cosiddetta moderata. Vigila sulla veglia uno schieramento imponente di carabinieri e polizia municipale che blocca il traffico. Lei, la Meloni, è in “borghese”, maglietta e jeans. L’omaggio a Cecchin non c’entra: è l’immagine di un ministro in mezzo ai saluti nazifascisti che fa un certo effetto, legge Mancino a parte. O no? (Alessandra Longo su La Repubblica di giovedì 17 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Salvatore Cintola

Salvatore Cintola

 

(su) Salvatore Cintola: Ha schivato due indagini per mafia e ne ha in corso una per corruzione, ma è per una storia di cocaina, acquistata dalla sua segretaria mentre lui era impegnato in aula, che Salvatore Cintola, deputato regionale, già assessore regionale al Bilancio, finisce fuori dallUddiccì. E polemizza con il segretario, Lorenzo Cesa: “Dovrebbe essere espulso lui, mi cacciano perché non la penso come loro. La politica per me è missione, mi accorgo che è un letamaio”. Cintola è stato indagato quale uomo di fiducia di Giovanni Brusca, addetto, fra l’altro, alla formazione del movimento politico Sicilia Libera, messo in piedi dopo le stragi del 1992 per dare rappresentanza parlamentare a Cosa nostra. Da tempo è dato in transito per il Pidièlle Sicilia, il partito dei berluscisti ribelli che sostengono il governo di Raffaele Lombardo. (La Repubblica, giovedì 17 giugno 2010).

 

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Luca Zaia: Chi fa le previsioni del tempo in televisione e mette il dito sul Veneto, pensi dieci volte prima di dire che piove. I meteorologi che pensano non ci sia differenza fra Trieste, Chioggia, Verona e Trento, fanno dei danni incalcolabili al turismo. Milioni di visitatori possono essere scoraggiati da una indicazione meteo errata.

(La Repubblica, giovedì 17 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Cambieremmo qualcosa a favore di “Beppe” in questa vignetta, dopo due anni di Gelmini? Be’, forse sì: metteremmo lei a far la Volpe e lui il Gatto.

Cambieremmo qualcosa a favore di “Beppe” in questa vignetta, dopo due anni di Gelmini?

Be’, forse sì: metteremmo lei a far la Volpe e lui il Gatto.

 

Giuseppe “Beppe” Fioroni: Il governo deve annullare il blocco degli scatti di anzianità del personale della Scuola: è un vero e proprio furto di tre anni di vita perpetrato nei confronti di chi educa i nostri figli. La copertura economica va presa da quel 30% sul taglio già fatto di 8 miliardi e 300 milioni di euro, soldi che il governo aveva promesso di reinvestire sulla scuola per migliorare le progressioni di carriera e incentivare il merito e che, invece, oggi dirotta sul pagamento dei debiti. Quei soldi sono degli insegnanti, e a loro devono tornare. (La Repubblica, mercoledì 16 giugno 2010). Sembra quasi che per una volta “Beppe” sia riuscito a dire qualcosa di valido, vero? E invece no, non c’è verso: finge di dimenticare che già nel 2008 quei soldacci immondi erano inaccettabili dagli Insegnanti e da ogni persona per bene, buoni solo per gli stomaci pelosi degli evasori fiscali berluscìsti, perché miserabilmente lucrati sul licenziamento di decine di migliaia di precari. Finge, naturalmente, perché quel volpone di “Beppe” queste cose le sa benissimo. Cerca solo di farci dimenticare le centinaia e centinaia di milioni che lui e nessun altro che lui, “Beppe”, ha tolto alla Scuola dei nostri Figli per regalarli alle “scuole” private che sui nostri Figli ci campano.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (6): Si è applicato il nuovo modello contrattuale e dopo la firma altri investitori potranno venire in Italia (Raffaele Bonanni).

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (5): Per Pomigliano non c’erano alternative. Ma fermiamoci qui: non deve diventare un modello (Tiziano Treu). Non ci sono violazioni dei diritti: né sul diritto di sciopero né sull’assenteismo (Pietro Ichino). Hanno fatto bene i sindacati che hanno firmato: continuando a inseguire il sol dell’avvenire si rischia di rimanere al buio e al freddo (“Beppe” Fioroni).

 

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Anna Finocchiaro: Trovo criticabile che nel corso di un pubblico dibattimento il pm d’udienza abbia dato lettura di intercettazioni telefoniche riguardanti fatti estranei ai capi di imputazione e dunque alle accuse formalizzate nei confronti dell’ex presidente della regione Abruzzo Ottaviano Del Turco. La necessità addotta dal pm di illustrare la personalità dell’imputato non può comportare l’utilizzazione di conversazioni attinenti alla vita privata dello stesso, chiunque esso sia, con una mortificazione della sua dignità non funzionale a raggiungere la prova della colpevolezza rispetto ai fatti contestati. (La Repubblica, mercoledì 16 giugno 2010). Belle parole, Anna. Peccato solo che quelle telefonate, cosiddette hard, gliele pagassero gli Abruzzesi al Del Turco.

 

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Maurizio Gasparri: L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha detto che l’Italia deve abbandonare o modificare il progetto di legge sulle intercettazioni? L’Osce si presenti alle elezioni: quando avranno dei seggi, chiederanno delle modifiche. (La Repubblica, mercoledì 16 giugno 2010).

 

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Gianluca Buonanno

Gianluca Buonanno

 

Gianluca Buonanno (portatore di moccichino verde): Ai condannati di Cosa Nostra bisogna togliere la previdenza. L’unica pensione che meritano questi animali di mafiosi e stare in galera a mangiare pane e acqua in mutande... Antonio Gaetano Di Marco, ex 41-bis che lunedì sera si è tolto la vita nel carcere di Catania? Certo che se altri pedofili e mafiosi facessero la stessa cosa, non sarebbe affatto male. Anzi... E son sicuro che molti cittadini la pensano come me. (La Repubblica, mercoledì 16 giugno 2010).

 

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sul “bel” Paese dell“era” berluscista: Il Cnr “annusa” le città: ovunque cocaina nell’aria. A Roma e al Nord, in particolare a Milano, più che nel resto del Paese. (Titolo de La Repubblica di mercoledì 16 giugno 2010).

 

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Nichi Vendola

 

(su) Nichi Vendola: Nichi Vendola è l’uomo da tenere d’occhio nella sinistra in Italia”, perché sta combinando con successo mercato e competizione con i valori sociali della sinistra. Parola di Bill Emmott, ex direttore dellEconomist, che ieri sul Times ha raccontato quel che succede “nel tacco d’Italia: una rinfrescante combinazione di vecchi valori e capitalismo”. Per Emmott, il governatore della Puglia è un esempio per la sinistra europea in crisi. Vendola “è un mobilizzatore in stile Obama, con l’oratoria e il carisma per creare sogni, e sta costruendo un movimento nazionale. Come governatore, ha almeno in parte accettato che il problema del Meridione è troppo Stato e troppo poco mercato e ha spostato il proprio interventismo verso le infrastrutture locali, verso la concessione di borse di studio a 10.000 studenti, per consentire loro di studiare fuori dalla regione, e verso l’ambientalismo. (La Repubblica, martedì 15 giugno 2010). E ieri, a Vicenza, cordialissimo dibattito tra Vendola e il suo collega del Veneto, Luca Zaia. Scenario: l’assemblea provinciale della Confindustria, presente anche Emma Marcegaglia. Insomma, il più “comunista” dei governatori non solo dialoga con il portatore di moccichino verde finito sui giornali per la “cancellazione” dell’inno di Mameli, ma dice anche di trovarlo “simpatico”. Nel confronto, molti “caro Luca” e “caro Nichi”. L’avvio è nel segno dell’incidente sull’inno. Il moderatore a Zaia: “Ci scusi, qua non abbiamo la canzone del Piave...”. E il leghìno-nordìno: “Io sono un esperto”. Vendola sdrammatizza: “Io non ricordo neanche l’Internazionale... Stamattina tanti mi hanno telefonato per dirmi: ma dove vai... E io: mi ispiro a Francesco d’Assisi, che andava a trovare il feroce Saladino”. E ancora: “Zaia è simpatico, lo conosco da quando faceva il ministro. E la Lega Nord ha interpretato un mutamento d’epoca, e stata bravissima a costruire la mitologia della Padania. Combatto i leghisti, ma non vanno demonizzati, bensì rispettati. Nuovi meriti si aggiungono al ricco medagliere del catto-comunista per eccellenza, e nuove tappe alla sua resistibile ascesa. Ma a noi di ScuolAnticoli non occorrono altre conferme: bastarono e avanzarono, venticinque anni fa, le sue parole in difesa della pedofilia. (Per leggere le quali, clicca qui).

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (3): La risposta doveva essere diversa da quella della Fiom: accettiamo la sfida e chiediamo semmai condizioni migliorative del lavoro e delle retribuzioni aprendo una fase nuova della negoziazione. Se non si capisce questo, vuol dire che non abbiamo capito la nuova fase in cui è inserito il sistema industriale del nostro Paese. (Sergio Chiamparino, La Repubblica, martedì 15 giugno 2010).

 

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(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (4):

Intervista di Luciano Gallino al quotidiano ecologista Terra di martedì 15 giugno 2010.

Intervista di Luciano Gallino al quotidiano ecologista Terra di martedì 15 giugno 2010.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Salvatore Torrisi

Salvatore Torrisi

 

Un solo articolo per condizionare la libertà di espressione. E opporle il paletto del “diritto alla riservatezza”. La proposta di legge costituzionale è stata depositata alla Camera dal Pidièlle senza alcuna pubblicità. E fa il paio con la legge-bavaglio sulle intercettazioni già approvata al Senato e ora di ritorno a Montecitorio. L’artefice del ddl 3.317 sulla “Modifica dellarticolo 21 della Costituzione in materia di divieto di pubblicazioni lesive della dignità della persona e del diritto alla riservatezza” è il deputato catanese Salvatore Torrisi. Obiettivo: intervenire su uno degli articoli più delicati della Carta facendo leva sul suo ultimo comma: Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni. L’articolo unico di Torrisi propone di estendere tale divieto anche agli atti “lesivi della dignità della persona o del diritto alla riservatezza”. (La Repubblica, martedì 15 giugno 2010).

 

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(su) Silvio Berlusconi, Guido Bertolaso e tutto il cucuzzaro: “La città sta morendo, aiutateci...”. È un appello disperato, quello che arriva dal sindaco dell’Aquila Massimo Cialente quattordici mesi dopo la tragedia che ha colpito l’Abruzzo. Quasi un urlo, attraverso una lettera aperta indirizzata ai direttori delle testate giornalistiche italiane: “La situazione è drammatica dal momento che, seppure siamo riusciti in parte a costruire una città temporanea (alloggi provvisori, scuole provvisorie, aule universitarie provvisorie), l’economia è allo stremo e, soprattutto, non riesce a partire la vera ricostruzione. Abbiamo lo spettro di dover ricominciare a pagare tributi, tasse, mutui e, contemporaneamente, restituire tutti gli arretrati. Per migliaia di famiglie aquilane, e soprattutto per i lavoratori autonomi, equivarrà a spalancare le porte dell’inferno della disperazione. La ricostruzione è ferma perché non abbiamo risorse.” La stampa, chiede Cialente, non spenga i riflettori “proprio ora che abbiamo bisogno d’aiuto. Vi chiedo di venire all’Aquila e di raccontare ciò che vedrete. Io non dirò nulla, mi limiterò ad accompagnarvi nella visita. Affinché non rimanga solo l’immagine di Obama, della consegna degli alloggi del progetto Case o delle manifestazioni di protesta. Vi prego di raccontare a tutte le Italiane e a tutti gli Italiani una città che, in questo momento, non c’è più. Il dramma dell’Aquila, la nostra disperazione, la ricostruzione del cratere è innanzitutto un problema del Paese.” E ieri si è dimesso un componente della giunta Cialente, Giustino Masciocco, assessore comunale alle Politiche sociali. Si è dimesso per protesta contro il governo nazionale: “Fumose e lacunose norme di emergenza limitano l’attività dell’amministrazione locale, lo strapotere del governo su un territorio ‘ferito’ che cerca di rimettersi in cammino. La nostra città è stata chiusa in un recinto blindato, all’interno del quale tutti noi cittadini, amministratori, politici, ci massacriamo sulla strategia da adottare per contrastare lo strapotere del governo sul nostro territorio. Siamo ostaggio di un governo che non ha il coraggio di affrontare con sincerità e senza faziosità la nostra situazione prendendosi, sì, i giusti meriti per quello che è stato fatto, ma con l’obbligo di riconoscere le difficoltà che ci sono sulla via della ricostruzione e sull’emergenza abitativa... Le giuste rivendicazioni dei nostri concittadini ci fanno capire che permane una fascia di popolazione che dovrebbe essere assistita con altri mezzi, risorse finanziarie e ulteriori alloggi mai realizzati”. (Giuseppe Caporale, La Repubblica, martedì 15 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Pietro Lunardi, Guido Bertolaso, Claudio Scajola e tutto il cucuzzaro: Alla luce degli ultimi atti e delle ultime parole spese attorno al sistema Anemone si capisce soprattutto questo: ciò che per i cittadini normali è una tribolata corsa a ostacoli (i permessi, le code, la ricerca di una casa, e poi intronarsi di lavoro e di fatica per pagare ogni cosa, per saldare ogni debito, per dovere ma anche per dignità), per alcuni o parecchi degli uomini di governo e dei loro protetti è un tapis-roulant ben ammortizzato. (Michele Serra su La Repubblica di martedì 15 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Pietro Lunardi: Come si è sdebitato Anemone con me? Ha fatto i lavori a prezzo di costo... Non ha guadagnato nulla. Poi altri nemici, qui della zona, mi hanno fatto alcune cortesie gratis: movimento terra, piccole cose... Se un alto funzionario delle Opere pubbliche e un alto magistrato amministrativo gestiscono le case del Vaticano? Sì, a tempo perso uno può fare quello che vuole. A Roma tutti fanno tre, quattro lavori... Allora, Balducci mi porta l’elenco delle duemila case e io scelgo via dei Prefetti... Se in quei quattordici mesi ho pagato l’affitto? No, mi hanno fatto la cortesia di ospitarmi... gratis. (La Repubblica, lunedì 14 giugno 2010). L’intera intervista è quanto di più disgustoso. Il Lunardi, del resto, è quello che da ministro disse che con la mafia bisogna rassegnarsi a convivere.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (1): Tra le condizioni che il gruppo torinese ritiene irrinunciabili per produrre automobili sul suolo italiano e che il sindacato dei metalmeccanici Cgil giudica “inaccettabili”, la più eclatante è quella che introduce provvedimenti disciplinari fino al licenziamento per il lavoratore che aderisce a uno sciopero che, in qualsiasi modo, metta in discussione l’accordo. Ad esempio perchè contesta i ritmi di lavoro o gli straordinari: “La valutazione è a totale discrezione dell’azienda, che in questo modo deroga all’articolo 40 della nostra Costituzione” spiega il responsabile auto della Fiom, Enzo Masini. Una disposizione che va di pari passo con le sanzioni per i singoli sindacati e le singole Rsu che proclamino le suddette iniziative di lotta. Azzardo per il quale saranno punite con il blocco dei versamenti dei contributi sindacali e la sospensione dei permessi sindacali previsti dalla legge 300 del 1970, anche detta Statuto dei lavoratori. Ed ancora: quando si verificheranno picchi di assenteismo anomalo, l’azienda non pagherà la quota di malattia che le impone il contratto nazionale, “come se già non avesse tutti gli strumenti per fare controlli e punire gli abusi.” Né pagherà i tre giorni trascorsi al seggio elettorale dai rappresentanti di lista, come invece vorrebbe la legge elettorale. Infine il testo Fiat deroga alla legge 66/03 che recepisce la direttiva Ue in materia di orario di lavoro, e richiede di lavorare anche otto ore consecutive senza la mezz’ora di pausa per la mensa, contata come straordinarioSembra che l’Italia stia facendo di tutto per spostare le lancette dell’orologio indietro di una quarantina d’anni. (...) E così ci troviamo di slancio in un’epoca precedente al 1970, quando un Parlamento incalzato dai sindacati fu portato ad approvare lo Statuto dei lavoratori. Ma non ci basta, no: rischiamo di scivolare ancora più indietro, quando durante un altro Ventennio, il codice penale considerava lo sciopero come un reato, come un crimine verso l’azienda e verso il Paese. Con l’avvento della Repubblica democratica fondata sul lavoro, i Costituenti si resero conto che, “se è vero che lo Stato è chiamato a tutelare il lavoro, con ciò non si esclude che anche la classe lavoratrice possa tutelare essa pure direttamente il lavoro (Ghidini). Tutti i Costituenti, e non solo quelli che militavano nel Pci, ritennero urgente ed indispensabile che una legge riconoscesse il diritto di sciopero dei lavoratori, abrogando i divieti fascisti in materia (Fanfani) e vollero affermare come diritto quello che il fascismo definiva a torto delitto (Merlin). Perché il diritto di sciopero non è altro che la logica derivazione del diritto alla legittima difesa, non è che una triste necessaria conseguenza di un rapporto di forza (... ) fra capitale e lavoro (Taviani). Era questo il clima in cui fu approvato l’art. 40 della Costituzione. Ora siamo nel 2010 e la Costituzione e lo Statuto dei lavoratori sono diventate figure mitologiche rimpiante con nostalgia da qualche romantico isolato. Annuncio dopo annuncio, proclama dopo proclama, di quelle conquiste rischiamo che non rimanga più neanche il ricordo. Così, assistiamo increduli alla nuova stagione ricostituente che si sta consumando a Pomigliano: dopo l’attacco (retorico) della scorsa settimana all’articolo 41 della Costituzione italiana, ora dobbiamo registrare l’attacco (effettivo) all’articolo 40. Un articolo al giorno leva la Costituzione di torno. Tutto all’insegna della modernizzazione e della produttività, ovviamente. E di una riforma dello Statuto dei lavoratori, che forse in futuro non sarà nemmeno necessaria: perché dello Statuto e degli opportuni riferimenti costituzionali si può anche fare a meno. A Pomigliano e nel resto del Paese. Un invito alla responsabilità è stato rivolto dall’azienda ai lavoratori. E i lavoratori della Fiat questo caloroso appello l’hanno raccolto e hanno accettato una profonda riorganizzazione e l’intensificazione dei turni di lavoro, compreso il sabato notte. Ma, anche in questo caso, non bastava: ci voleva anche la compressione del diritto di sciopero. (L’Unità, lunedì 14 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Sergio Marchionne e la sua proposta per lo stabilimento di Pomigliano (2): Non ci sono alternative. Per il momento purtroppo è vero. Tuttavia la mancanza di alternative non è caduta dal cielo. È stata costruita dalla politica, dalle leggi, dalle grandi società, dal sistema finanziario, in parte con strumenti scientifici, in parte per ottusità e avidità. Toccherebbe alla politica e alle leggi provare a ridisegnare un mondo in cui delle alternative esistono, per le persone non meno che per le imprese. (Luciano Gallino su La Repubblica di lunedì 14 giugno 2010).

 

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Giulio Tremonti (benedicendo, alla festa della Cisl, l’accordo tra Fiat e Cisl e Uil sullo stabilimento di Pomigliano): Con la globalizzazione è finito il conflitto tra capitale e lavoro. Io, tra la dialettica continua di questo conflitto e l’economia sociale di mercato, non ho dubbi: la via giusta è quella dell’economia sociale di mercato, come a Pomigliano. (La Repubblica, lunedì 14 giugno 2010). Il Veltroni c’era arrivato molto prima: 23 febbraio 2008: Siamo nel 2008 o nel ’53? Può una persona ragionevole sostenere che se si porta un operaio in lista non si può portare un imprenditore? Siamo ancora in quel mondo lì?... Gli imprenditori sono dei lavoratori: chi può separare il destino del padrone da quello dei suoi operai? Se l’imprenditore chiude, gli operai vanno a spasso. 7 marzo 2008: La lotta di classe è finita, appartiene al Novecento, è una fase storica dell’Italia che non c’è più. Imprenditore e lavoratore puntano entrambi alla crescita dell’azienda.

 

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Raffaele Bonanni: Giulio Tremonti ha ricevuto dal segretario Raffaele Bonanni una polo Cisl con il simbolo e, sulla schiena, la scritta “uomini liberi in libero sindacato”. (L’Unità, lunedì 14 giugno 2010).

 

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Renato Brunetta: Siamo in una guerra per bande giornalistica e di potere di giornali che usano i lettori e li strumentalizzano. Invece il disegno di legge sulle intercettazioni è positivo, perché è una regolazione dell’inaccettabile imbarbarimento della vita pubblica italiana. (L’Unità, lunedì 14 giugno 2010).

 

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(su) Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e tutto il cucuzzaro pidiellìn-leghìno-nordìno: Quale governo ha drasticamente ridotto la privacy dei dipendenti pubblici, modificando addirittura il primo articolo del Codice che regola questa materia? Quale governo ha messo nelle mani delle società di marketing la privacy telefonica delle persone, capovolgendo le regole che proprio gli interessati avevano mostrato di gradire? Quale governo ha incentivato il diffondersi della sorveglianza capillare sulle persone? Quale governo ha abbandonato ogni iniziativa sulla tutela della libertà su Internet, che aveva dato all’Italia un significativo primato internazionale? Quale maggioranza ha sfornato e continua a sfornare proposte di legge e emendamenti volti a limitare la privacy di chi naviga in rete? Proprio governo e maggioranza che ora innalzano il vessillo della privacy, invocano l’articolo 15 della Costituzione e ricorrono al voto di fiducia. (...) Mentre viene sacrificata senza batter ciglio la privacy di milioni di persone, si fanno le barricate proprio là dove la riflessione culturale e l’evoluzione legislativa inducono a ritenere che, per alcune categorie di persone e in situazioni particolari, le “aspettative di privacy” debbano essere drasticamente ridotte: le “figure pubbliche”, le persone indagate, le attività economiche. (...) Poiché si è voluto imporre il silenzio totale su notizie rivelatrici di malefatte politiche o amministrative e perfino su ammissioni di mafiosi, allora è evidente che l’obiettivo è un altro, quello di mettere a punto una rete protettiva di un ceto che del disprezzo delle regole ha fatto la propria regola. La sintonia tra questo atteggiamento e l’assalto alla legalità costituzionale è del tutto evidente. E diventa chiarissimo che cosa si avvia a essere il sistema di tutela della privacy, in un totale stravolgimento del rapporto tra pubblico e privato. Trasparenza crescente per l’inerme persona “comune”; opacità crescente per un ceto per il quale l’esercizio del potere non è più fonte di responsabilità, ma di immunità.

(Stefano Rodotà su La Repubblica di domenica 13 giugno 2010).

 

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Giulio Tremonti: Quattro mesi per cambiare l’articolo 41 della Costituzione. Per togliere “lacci e lacciuoli” alla libertà d’impresa. Per dire che “tutto è libero fuorché quello che è vietato dalla legge”. Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, annuncia, al convegno dei Giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure, un passaggio a suo parere “rivoluzionario”. Già il prossimo Consiglio dei ministri dovrebbe esaminare la sua proposta legislativa pro-imprese. Prima una legge ordinaria, per cambiare di fatto l’articolo 41 della Carta, poi la “blindatura costituzionale” con la doppia lettura parlamentare. Un percorso che, sembra, abbia anche l’assenso di Giorgio Napolitano.

(La Repubblica, domenica 13 giugno 2010).

 

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Maurizio Sacconi: Il dialogo tra governo, Cisl, Uil e la Confindustria di Emma Marcegaglia porta alla “complicità” anziché al conflitto e chiude definitivamente la stagione della “concertazione paralizzante”. L’accordo di Pomigliano diventa così, nella lettura del ministro Sacconi, il preludio “incoraggiante” per il passaggio dallo Statuto dei lavoratori del 1970 allo Statuto dei lavori. Sacconi ha già pronto nel cassetto il suo piano sul lavoro. Lo presenterà presto in Parlamento. Ci saranno alcuni diritti fondamentali inderogabili mentre, proprio come prevede l’intesa per lo stabilimento campano, azienda e sindacati potranno derogare alle norme generali scommettendo sull’aumento della produttività nelle singole imprese. Diversi tasselli, dunque, per comporre il nuovo mosaico delle regole dei rapporti di lavoro. In alto uno Statuto per così dire leggero, in mezzo un contratto nazionale non più onnicomprensivo, in basso gli scambi tra imprese e sindacati attraverso i contratti aziendali. Lo dice esplicitamente Sacconi: “Il contratto nazionale è diventato una mera cornice di ordinaria manutenzione, con una deflazione del carattere politico che una parte del sindacato gli aveva dato. (La Repubblica, domenica 13 giugno 2010).

 

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(su) Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi: L’ambasciatore americano David Thorne se n’è andato da poco, insalutato ospite, senza alcuna scorta visibile, soffermandosi a salutare la concierge dell’hotel Miramare, quando il ministro Tremonti sta per incedere: viene bloccata la strada per far passare le innumerevoli auto con lampeggiante, viene bloccata la sala della conferenza, non si può entrare né uscire per mezz’ora, decine di poliziotti in borghese spintonano chiunque si trovi a intralciare il percorso ministeriale di venti passi. Ma in fondo non sarà anche questa la politica dei privilegi e degli sprechi che Marcegaglia e Tremonti sanzionano? O il corpo del superministro italiano è più sacro di quello del rappresentante della prima potenza del mondo? (...) In compenso, il ministro Sacconi ha spiegato ai giovani e disinformati astanti che “la giustizia è l’anomalia italiana, il male oscuro, il cancro partito in occasione del colpo di Stato mediatico-giudiziario di Tangentopoli. (Alberto Statera su La Repubblica di domenica 13 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Sei dispiaciuto, caro visitatore (o cara visitatrice) per l’offesa ai veri Stan Laurel e Oliver Hardy? Hai ragione. Clicca sulla foto, e gli insani imitatori piddìni dei due geniali attori lasceranno il posto agli originali.

Sei dispiaciuto, caro visitatore (o cara visitatrice) per l’offesa ai veri Stan Laurel e Oliver Hardy?

Hai ragione. Clicca sulla foto, e gli insani imitatori piddìni dei due geniali attori lasceranno il posto agli originali.

 

Enrico Letta e “Beppe” Fioroni (meglio di Stanlio e Ollio): Enrico Letta: “Dobbiamo sfidare il Carroccio sul suo terreno. Dire che il federalismo lo vogliamo anche noi. Per esempio, il governo ha perso un’occasione sulla devoluzione demaniale: non trasferisce risorse agli enti locali. A che serve? Si potrebbero abolire le prefetture, unendole alle questure. E usare i palazzi prefettizi per scopi sociali. Bossi apprezza le aperture al dialogo: “La sinistra comincia a valutare le cose realisticamente,” dice. “Chi dialoga con noi vince le elezioni”. “Letta fa il vietcong sulle intercettazioni, poi cerca il dialogo con la Lega Nord. Così confondiamo gli elettori,” osserva “Beppe” Fioroni, “e scriviamo una sorta di libro pirandelliano: uno, nessuno, centomila”. (La Repubblica, domenica 13 giugno 2010). Mitico “Beppe”. Sembra che rimproveri il Letta per le sue aperture alla Lega Nord, vero? E invece no, lo rimprovera perché fa il duro sulle intercettazioni. Altro che Uno, nessuno, centomila: il mitico “Beppe” è un delirio di ambiguità fatto persona. Di proporzioni tali, che neanche Pirandello avrebbe potuto immaginarlo.

 

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(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni e Mariastella Gelmini: Sicuramente c’è più severità nella scuola, ma questo ormai da cinque-sei anni, anche prima di Gelmini e Fioroni. Ma non c’è nessun legame con l’indicazione del ministro di avere tutti 6 per essere ammessi... Dopo certi episodi di bullismo diffusi su Internet, la scuola è stata denigrata e ha reagito stringendo i freni... Il problema della scuola italiana non sono i giovani, ma gli adulti: professori, famiglie, sindacati hanno trasformato la scuola in un ufficio del catasto e nessuno pensa a motivare gli studenti ad apprendere. (Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi, intervistato da La Repubblica di domenica 13 giugno 2010). Il problema della Scuola italiana? Il bullismo, Internet, le critiche, i professori, le famiglie e i sindacati. Tutti, insomma, meno Fioroni e Gelmini. Ecco un uomo che farà carriera. Una carriera bipartisan.

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Per la serie "Gratta un cosiddetto Capo e troverai un propriamente detto Servo", il Berlusconi bacia le mani del Gheddafi e del Ratzinger.

 

Silvio Berlusconi: Gheddafi mi ha detto che il cittadino svizzero Max Goldi lo riconsegna soltanto a me! (La Repubblica, domenica 13 giugno 2010). È bello che il nostro premier sia così stimato dai sequestratori. Ma non è giusto che prenda tutto per sé il merito di servire Gheddafi: L’incontro per il libro del dittatore libico, scrive Corrado Augias su La Repubblica di martedì 15 giugno 2010, ha visto radunarsi una platea eccezionale, con ex presidenti del Consiglio (D’Alema e Dini), banchieri del livello di Profumo, il presidente della commissione parlamentare antimafia Giuseppe Pisanu, un comunista doc come Valentino Parlato e costruttori, imprenditori, uomini delle imprese e della finanza. Il titolo del libro è chiaro: “Il viaggio del leader, Muhammar Gheddafi”. Che dire? L’odio di sé, non curato, fa dell’uomo un servo. E la servitù, non curata, fa del servo un padrone. Di quelli che odiano sé stessi.

 

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Sul Centro di identificazione ed espulsione (Cie) di Ponte Galeria, Roma, sul ministro degli Interni, il leghìno-nordìno e portatore di moccichino verde Roberto Maroni, e sui suoi dipendenti: Il cibo che ci danno da mangiare è scaduto, dormiamo per terra perché nelle celle i materassi sono vecchi. Tanti tra di noi hanno la scabbia, e i bagni non funzionano... La carta igienica viene distribuita due giorni a settimana, e chi dovrebbe pulire lascia sporco il posto in cui ci costringono a vivere... Ci somministrano sonniferi e tranquillanti per farci dormire tutto il giorno. E quando chiediamo di andare in infermeria perché stiamo male, Auxilium, l’ente gestore, ci costringe ad aspettare, e se insistiamo otto - nove poliziotti ci chiudono in una stanza con le manette, s’infilano i guanti per non lasciare traccia e ci picchiano forte... Uno di noi è andato a parlare con loro, ma l’hanno portato dentro una stanza dove non ci sono telecamere e l’hanno picchiato. La gente allora ha iniziato a urlare, chiedendo di lasciarlo stare. Ma in quel momento sono entrati quasi cinquanta poliziotti. Avevano con loro un oggetto elettrico che quando tocca la gente, le persone cadono a terra. Allora siamo saliti tutti sopra le sbarre e qualcuno ha bruciato un materasso. Da quella notte non ci hanno fatto mangiare, né prendere medicine per due giorni. (Testimonianze di Esseri Umani, la cui unica colpa è quella di non essere italiani, di essere fuggiti dai loro Paesi e di aver chiesto aiuto all’Italia, raccolte da Terra di sabato 12 giugno 2010). Al piddìno Enrico Letta, però, i leghìni-nordìni piacciono: È necessario aprire un dialogo con la Lega Nord, ce lo chiedono gli elettori. Sarà un confronto muscolare, certo, ma troveremo un punto in comune.

(La Repubblica, sabato 12 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Federica Guidi in versione pensosa (a sinistra) e in versione ilare (a destra).Federica Guidi in versione pensosa (a sinistra) e in versione ilare (a destra).

Federica Guidi in versione pensosa (a sinistra) e in versione ilare (a destra).

 

Federica Guidi (leader dei “Giovani” della Confindustria): Il federalismo è anzitutto la sfida della responsabilità fiscale e crediamo che vada affrontata fino in fondo. Per questo motivo è utile riflettere sulla possibilità di una revisione dellarticolo 75 della Costituzione che vieta i referendum per l’abrogazione delle leggi fiscali. Una provocazione culturale, una strada inedita che però nessuno ha mai percorso. (La Repubblica, sabato 12 giugno 2010). Da quando è in carica, la Guidi ha fatto solo due cose: a giugno del 2008, parlando della necessità di introdurre criteri meritocratici, ha proposto di valutare anche la devozione verso l’azienda, perché in questo nuovo clima si può; a ottobre del 2008 ha approvato la decisione del governo di rimandare di un anno il pacchetto europeo di riduzione delle emissioni di Co2 e del consumo di energia del 20% entro il 2020; e a giugno del 2009 si è lasciata abbracciare dal Berlusconi al grido di Prendete atto che sono l’unico uomo e che queste due donne, Emma Marcegaglia e Federica Guidi, non sono minorenni. Una carriera straordinaria: ogni volta che arriva giugno, scende un altro scalino.

 

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Maurizio Gasparri: Ho ricevuto inquietanti intimidazioni sia a mezzo posta sia per via informatica. Una minaccia insistente e grave che non può più essere sottovalutata. (La Repubblica, sabato 12 giugno 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: È la scuola pubblica il mattatoio per il quale passerà il maggior numero di vittime destinate alla “macelleria sociale” evocata dal governatore della Banca d’Italia Mario Draghi. La manovra finanziaria taglia le gambe alla scuola pubblica e abbatte un considerevole capitale umano, soprattutto i giovani, le prime vittime della crisi. La manovra umilia ancora una volta gli insegnanti, già tra i più poveri d’Europa e in precedenza dissanguati da una Finanziaria, quella del 2008, che ha rapinato otto miliardi di euro dai fondi destinati all’istruzione. Ai docenti e al resto del personale scolastico la manovra finanziaria sottrae risorse che vanno dall’11 al 15% dello stipendio, mentre i “sacrifici” dei sottosegretari si fermano al 6% della loro retribuzione, per i ministri e i parlamentari la riduzione è del 5,3% e per i dirigenti ministeriali del 2,5%. Il personale della scuola viene aggredito dalla manovra su tre fronti. Il primo è il blocco del contratto collettivo, quando da anni i docenti attendono almeno un avvicinamento delle retribuzioni a quelle dei colleghi degli altri Paesi industrializzati. Il secondo è l’unica gratifica per chi lavora nella scuola, gli scatti di anzianità, che vengono congelati sùbito con una misura che di fatto corrisponde al taglio degli stipendi operato in Grecia. Ancora, la manovra colpisce l’indennità di buonuscita, e questo significa che i suoi effetti iniqui si ripercuoteranno sulla vita intera di ogni docente e lavoratore della scuola. Poi c’è un’iniquità nell’iniquità, perché la manovra spara nel mucchio. Per esempio, chi avrebbe maturato uno scatto di anzianità nel 2011 sarà penalizzato più dei colleghi che avrebbero avuto accesso al gradone” successivo nel 2010, e questo accadrà senza alcun motivo e mentre fioccano le dichiarazioni ministeriali sui danni prodotti nella scuola dalla mancata introduzione di criteri meritocratici nella carriera dei docenti. E c’è un’ingiustizia che si aggiunge all’ingiustizia: nella manovra non si toccano i soldi destinati alle scuole paritarie: 130 milioni nel 2011 e 200 milioni nel 2012. (Giuseppe Benedetti su left di venerdì 11 giugno 2010).

 

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Giuseppe “Beppe” Fioroni: Berlusconi dovrebbe pagare per avere un’opposizione come la nostra, che strilla quando dovrebbe proporre e propone quando dovrebbe strillare. (Il Venerdì di Repubblica, venerdì 11 giugno 2010).

 

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Il Miccoli, a sinistra (si fa per dire) è quello che preferisce il Trombetti, a destra, a Francesca Santolini.

Il Miccoli, a sinistra (si fa per dire) è quello che preferisce il Trombetti, a destra, a Francesca Santolini.

Il Miccoli, a sinistra (si fa per dire) è quello che preferisce il Trombetti, a destra, a Francesca Santolini.

Il Miccoli, a sinistra (si fa per dire) è quello che preferisce il Trombetti, a destra, a Francesca Santolini.

 

Sul Pidì romano: Azzerata la giunta del municipio I. Fuori la pasionaria verde Francesca Santolini. Diventa assessore Laura Pastore, in quota Pidì, ma che nel 2006 gravitava nelle fila di Forza Italia. E il posto vacante da un anno di Sabrina Alfonsi va a Emiliano Pittueo (Pidì), vicino al segretario romano Marco Miccoli e coordinatore del circolo di San Saba. Resta, invece, Yuri Trombetti, oggi Uddiccì, ma che è passato dai Dièsse a Forza Italia al Pidì e infine all’Udeur di Mastella. Dice Francesca Santolini: “Mi hanno fatta fuori per logiche correntizie. Nell’operazione di spartizione è stato necessario sbarazzarsi di me, non c’era motivo. Una crisi che non ha nulla di morale, di ideale, di religioso. E nemmeno nulla di politico, se la politica è l’impegno per costruire buone amministrazioni e rispondere alle esigenze dei cittadini. Il laboratorio politico si è presto tramutato in una piccola bottega. Io che non aderisco a correnti, non ho padrini politici né protettori, credevo fosse possibile costruirsi il proprio ruolo lavorando, studiando, pubblicando un libro e ascoltando i cittadini del centro di Roma. Ma in un sistema marcio valgono di più altre logiche. (La Repubblica, venerdì 11 giugno 2010).

 

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Silvio Berlusconi: Negli anni ’70 la cultura comunista è stata improntata al sospetto: se uno fa impresa, è uno sfruttatore e un evasore. Ma per noi, gli imprenditori non sono quelli dipinti da Eugenio Scalfari domenica su Repubblica, ma quelli che ogni giorno rischiano in proprio e del proprio... Sapete, governare visto da dentro è un inferno: non è che manchino i buoni progetti, ma è l’architettura istituzionale che rende difficilissimo trasformare i progetti in leggi... La Costituzione è molto datata: parla di lavoro, ma l’impresa è citata solo all’articolo 41. Mai citata la parola mercato... Una Costituzione vecchia di sessant’anni, frutto di compromessi tra democristiani e comunisti... Entro l’autunno avrete lo Statuto delle piccole e medie imprese, per non chiedere più permessi e autorizzazioni e licenze, pratica da Stato totalitario... Una stagione di liberalizzazione, contro l’oppressione fiscale, giudiziaria e burocratica. (La Repubblica, giovedì 10 giugno 2010).

 

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Umberto Bossi: La Costituzione è datata e la stiamo cambiando. (La Repubblica, giovedì 10 giugno 2010).

 

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(su) Gianfranco Fini: Non ho capito Fini cos’abbia trovato di migliorato nel disegno di legge sulle intercettazioni. Si allunga la lista delle leggi che, quando ci sarà alternativa, dovremo modificare.

(Pier Luigi Bersani a La Repubblica di giovedì 10 giugno 2010).

 

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Silvio Berlusconi: Stiamo lavorando sulle intercettazioni da due anni. La legge è stata ostacolata dalle lobby dei magistrati e dei giornalisti che hanno tentato di bloccarla, ma adesso basta. Ci sono gli emendamenti studiati insieme, ci sarà il via libera del Senato e alla Camera il testo non sarà più modificato: vincolante per i nostri senatori e i nostri deputati, il testo verrà approvato dalla Camera così come verrà fuori dal Senato... Ma in Consiglio dei ministri io mi sono astenuto, perché non adempie a tutte le promesse fatte agli elettori... Nel programma elettorale c’era scritta una cosa che conteneva principi molto più forti, per garantire la privacy al cento per cento... L’inferno sono i pubblici ministeri che si sostituiscono al popolo sovrano... Se hai quindici fidanzate, vengono tutte intercettate... La sovranità non è più nelle mani del popolo, ma in quelle di alcuni pubblici ministeri che attraverso la Corte costituzionale, che ha undici membri di sinistra su quindici, si fanno abrogare le leggi... Dopo un primo giudizio in cui risulti innocente, e già ti sei rovinato la vita, avresti il diritto di non finire di nuovo nel girone infernale dei processi per quel fatto. Invece capita che i pm ti ci riportino, perché con questo mestiere ci guadagnano, perché vogliono dimostrare il loro teorema accusatorio, perché gli stai antipatico o solo per pregiudizio politico. E un cittadino si ritrova nell’inferno e ne ha distrutta la vita per sé e per la propria famiglia... Il nostro è un calvario quotidiano, ma abbiamo una straordinaria forza di volontà e resistiamo, con la pelle dura, a tutte le critiche che ci vengono rivolte. (La Repubblica, mercoledì 9 giugno 2010).

 

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Silvio Berlusconi: Chi ha avuto un morto sotto le macerie, e ha una mente fragile, potrebbe sparare un colpo in testa agli addetti della Protezione civile. Quindi, fino a quando questa accusa resterà in piedi, non si recheranno più in Abruzzo. (La Repubblica, mercoledì 9 giugno 2010).

 

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Silvio Berlusconi: O la Rai smette di essere faziosa, oppure io non rinnovo il contratto di servizio.

(La Repubblica, mercoledì 9 giugno 2010).

 

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(di e su) Eugenia Roccella (ex radicale, ex leader del Movimento di liberazione della donna, ex portavoce del Family Day di Savino Pezzotta, ex aennìna, oggi pidiellìna sottosegretario alla Salute): Non si può escludere la presenza di coscienza in pazienti in stato vegetativo (Eugenia). È una grande ipocrisia. Da una parte il gruppo di lavoro presieduto dal sottosegretario Eugenia Roccella stabilisce che non si deve più parlare di persone in stato vegetativo, ma di pazienti “in gravissima disabilità”. Dall’altra però si tagliano i fondi ai centri di eccellenza che li hanno in carico da anni e si abbandonano a sé stesse, psicologicamente, economicamente e socialmente, le loro famiglie (Rita Formisano, fondatrice dell’associazione Arco e primario dell’unità post coma dell’Irccs Santa Lucia, centro di riferimento per le neuroscienze). (La Repubblica, martedì 8 giugno 2010).

 

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(su) Giuseppe “Beppe” Fioroni: Anche se non dà sponda alla Roccella, Fioroni rivendica libertà di coscienza all’interno del partito. Lui del caso Eluana pensa che non andassero sospese alimentazione e idratazione artificiale. (La Repubblica, martedì 8 giugno 2010).

 

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(su) Guido Bertolaso e alcuni suoi sottoposti: Tutti i componenti della commissione Grandi rischi (organo tecnico-scientifico della Protezione civile) che, secondo gli inquirenti, cinque giorni prima del terremoto dell’Aquila tranquilizzarono la popolazione (e che adesso sono indagati per “omicidio colposo”) sono già stati ascoltati dagli agenti della Squadra mobile dell’Aquila. Nei mesi scorsi, infatti, sono stati interrogati come “persone informate sui fatti” Franco barberi (presidente vicario della commissione, al cui vertice c’è Guido Bertolaso), Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Gian Michele Calvi, Mauro Dolce e Claudio Eva. Ma l’interrogatorio “chiave” è stato quello reso da Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, che ha raccontato alla Polizia che ci fu un “falso” nella stesura del verbale della riunione della commissione Grandi rischi all’Aquila. Un “falso” in quanto il verbale fu redatto solo dopo la tragedia. Cinque giorni dopo, quindi. La firma su quel documento, datato 31 marzo, fu chiesta a Boschi da Mauro Dolce (capo dell’ufficio rischio sismico della Protezione civile) proprio il 6 aprile, quando L’Aquila era già crollata, nel pieno del caos di tendopoli, vigili del fuoco e centinaia di persone sotto le macerie. Questo ha raccontato Boschi agli agenti della Squadra mobile. Precisando che “convocare una riunione della commissione Grandi rischi, chiamata a valutare un’emergenza, e non stendere nell’immediato un verbale, equivale a non farla...”. E per la prima volta, invece di stendere un verbale, si decise di fare una conferenza stampa per “rassicurare la popolazione” alla quale “io non venni invitato,” ha messo a verbale Boschi davanti agli inquirenti. (La Repubblica, lunedì 7 giugno 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: Dateci 145 euro a testa, ma vi promettiamo che restituiremo per intero la cifra non appena i soldi arriveranno da Roma. Le casse sono vuote e non riusciamo neppure a pagare i supplenti. Lo Stato ha messo le scuole in ginocchio: a eccezione di una parentesi felice dello scorso anno, vantiamo crediti per il saldo dei compensi ai commissari d’esame dal 2004. Finora abbiamo stornato le somme da altri capitoli, ma questa volta in cassa non c’è neppure un centesimo. (Pietro Gonnella, preside del liceo scientifico Majorana di Putignano, Bari, il cui Consiglio d’istituto ha chiesto un prestito ai genitori degli alunni per poter svolgere gli esami di maturità. La Repubblica, lunedì 7 giugno 2010).

 

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Enrico Letta mentre guarda un magistrato che crede di avere dei diritti.

Enrico Letta mentre guarda un magistrato che crede di avere dei diritti.

 

Enrico Letta (vicesegretario del Pidì): Armando Spataro ha parlato come il capo di un partito politico e questo rende più difficile la lotta a Berlusconi. Un magistrato deve applicare le leggi, ma sta ai partiti farle. Lui si dimetta dalla magistratura e entri in politica. Perché le sue parole in tv danno ossigeno agli argomenti paraeversivi del premier sugli equilibri dei poteri dello Stato. (La Repubblica, lunedì 7 giugno 2010). Non ritengo lo sciopero delle toghe condivisibile, sebbene non sia uno sciopero politico. Il Pidì non deve scioperare insieme ai giudici. (La Repubblica, martedì 8 giugno 2010). Al Berlusconi la libertà di espressione non piace perché, secondo lui, avvantaggia la Sinistra. Al Letta la libertà di espressione non piace perché, secondo lui, avvantaggia la Destra. Quiz (riservato ai solutori più che abili): chi dei due odia di più la libertà di espressione?

 

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Silvio Berlusconi: Il ruolo dei Promotori della libertà è inserito in una battaglia di libertà, per la promozione della quale dobbiamo lottare tutti insieme perché è messa tutti i giorni in dubbio dall’oppressione fiscale, tributaria e giudiziaria. (La Repubblica, domenica 6 giugno 2010).

 

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Joaquìn Navarro-Valls: Il disastro ecologico del Golfo del Messico è riconducibile a un sistema economico, il quale inevitabilmente potrebbe portare in futuro qualsiasi Paese a trovarsi in situazioni simili... La marea nera è il simbolo epocale dell’impotenza della politica... Quando la più consolidata democrazia del mondo si trova inerte davanti all’onnipotenza delle multinazionali... Il problema ecologico, insieme alle molte altre questioni cruciali... non può essere il vessillo di movimenti minoritari... L’alternativa è quanto mai chiara. O gli organismi internazionali, preposti all’elaborazione di regole valide per tutti, saranno in grado di stilare una tavola dei principi etici che devono indirizzare ovunque i comportamenti di tutti gli operatori economici, oppure ci troveremo sempre davanti a democrazie fragili che non riescono a vincere la tendenza sovrana degli interessi globalizzati delle grandi corporation. (La Repubblica, domenica 6 giugno 2010). Sembra un comunicato delle Brigate Rosse sullo Stato Imperialista delle Multinazionali, vero? Invece è la lagna cattocomunista di un alto dignitario vaticano: di un alto esponente, cioè, di quell’ideologia religiosa che è la massima responsabile storica del disprezzo dell’uomo per l’uomo.

 

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Giulio Tremonti (mangiando salmone, a tarda notte, dopo il vertice del G20): Libertà d’impresa... Misura straordinaria... Modifica dell’articolo 41 della Costituzione per una sospensione di 2-3 anni delle autorizzazioni per le piccole imprese, per la ricerca e per le attività artigiane, con controlli e verifiche da fare ex post... Tutto è libero tranne ciò che è vietato... Rivoluzione liberale... Eccesso di regole... Una dolce morte... I Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes... Il fattore ostacolo... La remora... L’area del mondo a più alto tasso di regolamentazione: è come mettere benzina in un’auto bloccata da un macigno, sono soldi buttati... Tutto sempre si blocca in una palude... Le attivita economiche devono essere istantanee... O i poveri faranno i guardiani dei cimiteri e i ricchi i gestori eleganti di un Relais. (La Repubblica, sabato 5 giugno 2010). Mangiava salmone, va bene. Ma che cosa beveva?

 

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(su) Luca Cordero di Montezemolo, Giancarlo Caselli, Massimo D’Alema, Lucia Annunziata e Giulio Tremonti: Tronchetti mi chiamò per il suo amico Luca Cordero di Montezemolo, quando dovevano eleggerlo presidente di Confindustria. Vado da Tronchetti e vedo uscire Cesare Romiti. Il quale, mi dicono, non voleva che Montezemolo si presentasse, e parlava di un verbale giudiziario degli anni ’80, una vecchia inchiesta di Torino. Per appurare la questione, mi muovo con il mio collaboratore Sasinini, operiamo sul pm di Biella o di Asti, comunque un magistrato vicino al procuratore Giancarlo Caselli. Sasinini chiama il pm e organizziamo a casa di Tronchetti un pranzo con Caselli. Se questo pranzo c’è stato? Che c’è stato è sicuro, ma io non ho partecipato. (...) C’era gente, come D’Alema e Tremonti, che non ci tenevano a vedere Tronchetti Provera. Sono io che gli ho fatto fare la pace con D’Alema, per il tramite di Lucia Annunziata, e lo stesso con Tremonti. (Giuliano Tavaroli, ex addetto alla sicurezza Telecom, intervistato da La Repubblica di sabato 5 giugno 2010).

 

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Il Limina, il Bassanini, la Gelmini e due Insegnanti, con le quali ci scusiamo per la collocazione.

Il Limina, il Bassanini, la Gelmini e due Insegnanti, con le quali ci scusiamo per la collocazione.

Il Limina, il Bassanini, la Gelmini e due Insegnanti, con le quali ci scusiamo per la collocazione.

Il Limina, il Bassanini, la Gelmini e due Insegnanti, con le quali ci scusiamo per la collocazione.

Il Limina, il Bassanini, la Gelmini e due Insegnanti, con le quali ci scusiamo per la collocazione.

 

Marcello Limina (direttore generale dell’Ufficio scolastico dell’Emilia Romagna), Franco Bassanini (nel 2000 ministro della Funzione pubblica nel governo di finta “sinistra” di Giuliano Amato) e Mariastella Gelmini: Frequentemente si leggono sulla stampa dichiarazioni rese da personale della scuola, con le quali si esprimono posizioni critiche, con toni talvolta esasperati e denigratori dell’immagine dell’amministrazione di cui lo stesso personale fa parte. Tali toni e contenuti si riscontrano anche in atti e documenti indirizzati ad autorità politiche o amministrative e fatti spesso circolare all’interno delle istituzioni scolastiche o distribuiti ad alunni e famiglie. (...) Il personale della scuola deve essere sensibilizzato sul corretto comportamento da tenere con gli organi di stampa (...) e il dirigente competente deve essere informato di tali rapporti. (...) È improprio indirizzare ad alte autorità politiche o amministrative diverse dal loro diretto riferimento gerarchico documenti, appelli o richieste (Marcello, circolare del 27 aprile 2010 ai dirigenti degli uffici provinciali). Al dipendente è fatto obbligo di astenersi da dichiarazioni pubbliche che vadano a detrimento dell’immagine dell’amministrazione (...) e di informare il dirigente dell’ufficio dei propri rapporti con gli organi di stampa (Franco, 28 ottobre 2000, Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, art. 11, comma 2). Non è consentito usare il mondo dell’istruzione per fini di propaganda politica che nulla hanno a che vedere con i compiti della scuola (Mariastella). (Left, venerdì 4 giugno 2010).

 

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(su) Mariastella Gelmini: Ogni tanto il governo fa anche cose buone ed è giusto riconoscerlo. La Finanziaria, per esempio, ha identificato e punito la categoria che maggiormente danneggia il Paese, la più pericolosa per la democrazia. I lettori a questo punto penseranno agli evasori fiscali. Ma in quale Paese vivete? Gli evasori sono brave persone, laboriose, creano reddito, soprattutto per se stessi, votano a destra. Per questo il governo li premia con un altro condono. D’altra parte, è a favore dell’evasione che si fanno le manovre finanziarie. Da quando Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, l’evasione è passata, secondo i dati de Il Sole 24 Ore, da cento a centoventi miliardi di euro l’anno. Venti miliardi di euro in più. Che bisogna recuperare da altri. Anzitutto dagli insegnanti. Questi mascalzoni che riempiono la testa dei nostri figli di cognizioni inutili, culturame, latinorum e algoritmi. Quando potrebbero portare in classe un bello schermo ultrapiatto e sintonizzarlo per tutto il tempo della lezione sul Grande fratello. Comunisti con il pallino dell’istruzione, che rovina il popolo. A loro tocca giustamente il salasso peggiore della manovra: due miliardi di euro (dopo gli altri 8 miliardi di euro in tre anni già rubati alla Scuola dalla Finanziaria del 2008, n.d.r.). Fra le nazioni del G20, soltanto una ha capito che per uscire dalla crisi il passo decisivo è tagliare l’istruzione. Questa nazione siamo noi, è l’Italia. Lo diciamo con un brivido di orgoglio. (Curzio Maltese su Il Venerdì di Repubblica di venerdì 4 giugno 2010).

 

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(su) Guido Bertolaso, Silvio Berlusconi, Giulio Tremonti e tutto il cucuzzaro pidiellìn-lego-nordìno: Riduzioni di stipendio, tagli, licenziamenti colpiscono tutta la pubblica amministrazione, da palazzo Chigi all’ultimo sportello di periferia. Dal tritacarne si salva solo un ufficio: il Dipartimento della Protezione civile che tanto caro era alla cricca Anemone - Balducci... Con un documento interno, l’ufficio personale del capo dipartimento ha avviato le procedure per la stabilizzazione di 145 precari a tempo determinato, per l’ingresso in pianta organica di 25 lavoratori distaccati da altre amministrazioni, e la stabilizzazione di 13 unità di personale dirigenziale. Scelti tra coloro che già lavorano da anni al dipartimento di Bertolaso. San Guido, prossimo ormai alla pensione, vuole stabilizzare molti precari, spesso assunti con ordinanze in deroga. Stabilizzazioni, ovviamente, anch’esse in deroga alle leggi, in particolare alla manovra del 2008 (legge 133) e al testo unico sul pubblico impiego. Le assunzioni saranno finanziate con 8 milioni di euro sottratti al decreto Abruzzo, cioè agli Aquilani. Contemporaneamente, il governo approverà la norma che riduce del 50% i contratti a termine nella pubblica amministrazione. Misura che dovrebbe portare al licenziamento di altri 40.000 precari di Stato. (Left, venerdì 4 giugno 2010).

 

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Anna Finocchiaro: L’emendamento presentato dal governo sulle intercettazioni effettuate su utenze appartenenti ai servizi di sicurezza è oggettivamente, sia pure in modo parziale, migliorativo del testo precedente proposto e votato dalla maggioranza. (La Repubblica, venerdì 4 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Silvio Berlusconi e Franco Frattini: Nei momenti di crisi più dura, l’Italia di Silvio Berlusconi conferma il suo sostegno al governo di Bibi Netanyahu. Mentre il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, chiede che “sia immediatamente revocato il blocco di Gaza” perché “punisce civili innocenti”, ieri a Ginevra al Comitato per i Diritti Umani dell’Onu, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha votato contro la proposta di aprire un’inchiesta sull’assalto israeliano alla Mavi Marmara. Assieme all’ambasciatore italiano, soltanto quelli di Stati Uniti e Olanda si sono opposti alla creazione di una missione fact finding che entro settembre presenterà un rapporto al Consiglio. In totale, su 44 paesi, 32 hanno votato a favore, tre contro e gli altri si sono astenuti: la maggioranza dei paesi Ue in Consiglio (fra cui Francia e Gran Bretagna) hanno scelto di astenersi. (La Repubblica, giovedì 3 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

A chi toccano i sacrifici (tabella tratta da La Repubblica del 2 giugno 2010).

A chi toccano i sacrifici (tabella tratta da La Repubblica del 2 giugno 2010).

 

Giorgio Napolitano: Occorre un grande sforzo, fatto anche di sacrifici, per aprire all’Italia una prospettiva di sviluppo più sicuro e più forte. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010). Sacrifici di chi? Solo degli Insegnanti e dei Magistrati? Della Scuola, della Sanità e della Magistratura? Ci sarebbe piaciuto che il Presidente specificasse Chi, finora, ha fatto sacrifici, e chi li ha fatti fare agli Altri. Invece no. Sarà per un’altra volta. Intanto la manovra continua a perdere peso. Due ministri e sette sottosegretari, la veemenza anti-casta del governo finisce qui: la norma che annuncia il taglio del 10% delle indennità di ministri e sottosegretari consente risparmi per 72.165 euro l’anno. Per i partiti, risparmio di 30.000 euro nel 2012 che salirà a 10 milioni solo nel 2013. (La Repubblica, 2 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Silvio Berlusconi: La Repubblica mente spudoratamente. Da parte mia non c’è stato mai un sostegno all’evasione fiscale. Sono il primo contribuente d’Italia. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010). Il prelievo fiscale corretto si aggira intorno a un terzo del reddito. Se invece le tasse sono tra il 50 e il 60% è troppo, e così è giustificato mettere in atto l’elusione o l’evasione (discorso all’Ance del 2 aprile 2008, Ansa). Se lo Stato ti chiede più di un terzo di quello che hai guadagnato, c’è una sopraffazione, e allora ti ingegni per trovare sistemi elusivi o addirittura evasivi che senti in sintonia con il tuo intimo sentimento di moralità (discorso alla Guardia di Finanza dell’11 novembre 2004, Ansa).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Dario Fo e Silvio Berlusconi. Ci scusiamo: le proporzioni non sono rispettate, Dario doveva apparire più grande.

Dario Fo e Silvio Berlusconi. Ci scusiamo: le proporzioni non sono rispettate, Dario doveva apparire più grande.

Dario Fo e Silvio Berlusconi. Ci scusiamo: le proporzioni non sono rispettate, Dario doveva apparire più grande.

 

(su) Silvio Berlusconi: Per fermare il premier servirebbero una coerenza e un coraggio morale che fin qui sono mancati. Vedo timori e dolcinerie mentre i tori travolgono tutto. Non è uno show in cui sperare di fare una figura passabile. Chi si assume la responsabilità di non aver capito e lottato? La strada l’avete indicata anche voi dell’Unità: disobbedire. Dubita, fratello, dubita, che il dubbio ti tiene in vita. Io, per esempio, ho scritto un testo sull’Orecchio di Dioniso. Non fabula, sed historia. Allora, c’era questo Orecchio che amplificava a mille le voci del popolo cosicché, in favore degli dei, una si potesse avvertire molto distante. Orecchio divino, divina macchina sonora. Ma un giorno, il senso dell’ascolto fu invertito e al “popolo” giunsero le parole segrete degli dei. La divina macchina venne immediatamente murata. Murarono il mito, cosicché si vide di che pasta fosse il mito e quale fosse il cibo prediletto del potere: la coscienza del “popolo”. Chiaro?... Tutto è scoperto, il gioco è scoperto nella sua violenta doppiezza ma non vedo una adeguata capacità di reazione. Abbiamo un premier che ormai non nasconde i veri obiettivi delle sue azioni e delle sue scelte. Dalle leggi ad personam al ddl sulle intercettazioni mentre echeggiano le voci secondo cui bombe e stragi “mafiose” sarebbero servite da scivolo per la nascita di una forza politica capace di traghettare il peggio della prima repubblica in una seconda, sedicente repubblica... Eppure a me pare che la sinistra se ne stia affacciata al balcone mentre i tori corrono e travolgono ogni cosa giù in strada. Vedi, se, come è stato finalmente annunciato dalla sinistra, oggi è in gioco la democrazia, allora conviene adeguare le risorse e la lucidità a questa realtà tremenda. Serve una coerenza ferrea che fin qui è mancata. Serve un coraggio morale che fin qui ha oscillato. Eppure, il disegno del potere fu chiaro fin dal G8 di Genova. Ora dico forte: se i responsabili istituzionali di quel massacro degno di una dittatura non pagheranno per quel che hanno fatto, si toglieranno le basi democratiche anche a questa Seconda Repubblica. E i cocci saranno sempre nostri. All’opposizione restano il mugugno, il timore reverenziale di offendere, una dolcineria paurosa nei confronti di chi sta cancellando la democrazia e questo è ormai chiaro anche alla sinistra non vedente. Il fatto che non lo diciamo più solo io e pochi altri è una consolazione e insieme una disperazione. La storia non è uno show in cui si può sperare di fare una figura passabile, men che meno ora quando tutto è in gioco. Chi si assume la responsabilità di non aver capito e lottato con azioni concrete e coerenti? La strada l’avete indicata anche voi dell’Unità: disobbedire, la disobbedienza civile sorretta da un “no” forte e coerente di tutto il centrosinistra alla vergogna che ogni giorno il premier allestisce da pessimo attore qual è. Altro che trattativa, altro che accordi: non si salva l’Italia scendendo a patti con un oscuro nemico del paese e della democrazia. Pessimista io? Bene, è il pessimismo che ci tiene in vita. Infatti, guardate l’Ottimista: aveva detto che la crisi non esisteva e che il paese stava benissimo, semmai doveva comprare di più. Eccolo imbastire un gigantesco trucco col quale sfiancherà “il popolo” e grazierà i ricchi e i potenti. Mentre moltiplica la sua personale dotazione di ville meravigliose... Al ministro Scajola hanno comprato, pare, una casa a sua insaputa. Scajola non sapeva. Alla lista della spesa del ministro Bondi, nella manovra hanno fatto dei tagli che il ministro ignorava. Bondi non sapeva. Alle spalle di Berlusconi hanno piazzato una crisi economica spaventosa che il premier ignorava. Berlusconi non sapeva. Scelgano gli italiani: stanno votando un mucchio di farabutti oppure dei pazzeschi cretini?. (Intervista di Toni Jop a Dario Fo, L’Unità, mercoledì 2 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Il Gasparri, il Bricolo, il Quagliariello, il Mazzatorta e il Divina. Ci scusiamo col Centaro e col Berselli per non averli inclusi, per mancanza di tempo, nell’eletta congrega di cui invece fanno parte di diritto.

Il Gasparri, il Bricolo, il Quagliariello, il Mazzatorta e il Divina. Ci scusiamo col Centaro e col Berselli per non averli inclusi, per mancanza di tempo, nell’eletta congrega di cui invece fanno parte di diritto.

Il Gasparri, il Bricolo, il Quagliariello, il Mazzatorta e il Divina. Ci scusiamo col Centaro e col Berselli per non averli inclusi, per mancanza di tempo, nell’eletta congrega di cui invece fanno parte di diritto.

Il Gasparri, il Bricolo, il Quagliariello, il Mazzatorta e il Divina. Ci scusiamo col Centaro e col Berselli per non averli inclusi, per mancanza di tempo, nell’eletta congrega di cui invece fanno parte di diritto.

Il Gasparri, il Bricolo, il Quagliariello, il Mazzatorta e il Divina. Ci scusiamo col Centaro e col Berselli per non averli inclusi, per mancanza di tempo, nell’eletta congrega di cui invece fanno parte di diritto.

Il Gasparri, il Bricolo, il Quagliariello, il Mazzatorta e il Divina. Ci scusiamo col Centaro e col Berselli per non averli inclusi,

per mancanza di tempo, nelleletta congrega di cui invece fanno parte di diritto.

 

(su) Gasparri, Bricolo, Quagliariello, Centaro, Berselli, Mazzatorta, Divina: La nuova norma potrebbe servire a procurarsi buoni uffici Oltretevere. Legge bavaglio, premio ai pedofili. Un emendamento di Gasparri, Bricolo e compagnia introduce l’atto sessuale “di minore gravità”. Pedofili e in flagranza, un reato minore? L’emendamento, che vede anche la firma di Gasparri, permette al molestatore di non finire in carcere. Che la legge sul blocco delle intercettazioni e sul bavaglio all’informazione abbia costituito una ghiotta occasione per stipulare patti scellerati con le gerarchie ecclesiastiche lo avevano capito tutti. Perché è un fatto che una tra le tante norme scellerate prevede che, se si deve intercettare un ecclesiastico, prima bisogna avvertire la sua gerarchia. Il che, immagino, secondo gli autori di questa bella trovata, si giustifica con la certezza che chi è dedito alla cura delle anime per prima cosa tiene molto alla sua e quindi mai e poi mai rivelerà al confratello che un pm comunista e miscredente sta per mettergli sotto controllo il telefono. Si pensava di aver toccato il fondo: 8 per mille, sovvenzioni alle scuole cattoliche, esenzione dall’ICI, non so che altro; adesso anche privilegi ai preti indagati. Il disprezzo per la Costituzione di questa gente davvero non ha limiti. Adesso ce n’è un’altra; l’iniziativa è (ricordatevene bene per favore, questi nomi non debbono essere dimenticati) di Gasparri, Bricolo, Quagliariello, Centaro, Berselli, Mazzatorta, Divina. Che hanno fatto? La cosa è complicata. C’è un articolo del codice di procedura penale (380) che elenca i casi in cui si deve (non si può, si deve) procedere all’arresto in flagranza; che significa che il delinquente sorpreso mentre sta commettendo un reato va impacchettato subito e portato in prigione; poi lo processeranno ma, per il momento, in galera resta. Tra i reati per cui si “deve” arrestare non c’era il delitto di atti sessuali con minorenne (609 quater codice penale). Sicché, con raro acume legislativo, qualcuno dei nostri Soloni ha pensato bene di inserircelo, approfittando della legge blocco & bavaglio. Bravo, bene, bis. A questo punto la polizia (cioè PS, CC, GdF, Vigili Urbani etc., sono loro che fanno gli arresti in flagranza), se beccava uno che stava compiendo atti sessuali con un minorenne, doveva (“doveva”, non “poteva”) arrestarlo. C’è qualcuno che dubita che fosse cosa buona e giusta? Eh, qualcuno c’era; perché i suddetti Gasparri & Compagni hanno presentato un emendamento (1.707) assolutamente criptico (per mettere insieme tutto ho impiegato una mezz’ora) che modifica questo articolo 380 del codice di procedura, appena modificato da qualcuno della loro stessa parrocchia, nel senso che sì, va bene, chi commette atti sessuali con minorenni e viene sorpreso in flagranza deve essere arrestato; ma sempre che non si tratti di atto sessuale di “minore gravità” (veramente la tecnica legislativa (?) adottata è più complicata ma ve la risparmio, il risultato è questo). Dunque, adesso Polizia, CC, Gdf, Vigili urbani, quando beccheranno un pedofilo con i calzoni abbassati (o le gonne alzate) dovranno decidere, prima di arrestarlo, se quello che sta facendo è di gravità normale o minore del normale; e, in questo secondo caso, potranno anche non arrestarlo. Ma vi rendete conto? La Cassazione si danna per decidere se quello che è stato fatto al ragazzino o alla ragazzina è di minore gravità oppure no. Perché la cosa è importantissima: se il fatto è di minore gravità, la pena è diminuita fino a due terzi, che è mica roba da poco; da 5 anni si passa a poco più di 2 anni, che vuol dire affidamento in prova al servizio sociale, quindi niente galera; e anzi, con un paio di attenuanti (attenuanti generiche e risarcimento del danno) si va a circa anni 1; il che significa sospensione condizionale della pena. Sicché potete immaginare quali monumenti di cultura giuridica vengono costruiti in Tribunale, Appello e Cassazione. E Gasparri & Compagni affidano al poliziotto del caso la responsabilità di decidere se il pedofilo/a va arrestato oppure no. Lì, su due piedi, mentre si sta rialzando i pantaloni o abbassando la gonna. La cosa è talmente grave che adesso la maggioranza dice di volerci ripensare. Sarà vero? Domanda: ma che gliene importa a loro dei pedofili? Grave o no che sia l’atto (immaginatevi la disgustosa classifica), davvero non va bene mandarli in prigione almeno per un po’? In flagranza di reato sono stati sorpresi, c’è poco da discutere. E allora? Qualche reverente pensiero alle norme “Vaticane” davvero è fuor di luogo? (Bruno Tinti su Il Fatto di mercoledì 2 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Renato Brunetta: La disoccupazione è una malattia endemica, che non sempre è legata alla congiuntura economica, ma dipende dal cattivo funzionamento della scuola e degli ammortizzatori sociali e dal fatto che si dà più ai padri che ai figli. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Ecco il nuovo comma 8bis del disegno di legge sulle intercettazioni: “Il segreto di Stato è opponibile in riferimento alle comunicazioni degli appartanenti ai servizi, nonché a qualsiasi altra comunicazione che contenga notizie relative all’assetto e all’attività funzionale, ovvero che a tali attività siano direttamente riconducibili. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010). Con questo comma la legge bavaglio, se approvata, metterebbe i servizi al di sopra delle leggi e della Costituzione e ne farebbe una superpolizia segreta alle dirette dipendenze dell’esecutivo. Con pieni e insindacabili poteri. Anche quello di uccidere? Mettiamola così: dal momento che sui servizi non si potrà più indagare, perché mai essi dovrebbero limitarsi da soli? Per la loro ben nota sensibilità?

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

Gli studenti che compongono l’orchestra dell’istituto Giuseppe Gioacchino Belli di Roma il 27 maggio sono stati invitati a esibirsi alla presenza del sottosegretario all’Istruzione, Giuseppe Pizza, del capo della segreteria del ministro, Pasquale Capo, e di due direttori generali del ministero. Al termine del concerto, i ragazzi hanno deciso di concedersi un fuori programma e hanno accennato le note di Bella ciao. L’iniziativa non è piaciuta alla preside dell’istituto Belli, la professoressa Carla Costetti, che in una lettera inviata a tutti i docenti, agli alunni e alle famiglie ha espresso la sua amarezza per quello che definisce “un atto deplorevole, di certo non una semplice ragazzata”. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010). Bravi, cari Ragazzi, e bravo l’Insegnante (o gli Insegnanti) che vi hanno appoggiato in questa meritoria iniziativa. Avete fatto bene: un sottosegretario come Giuseppe Pizza (uno che, a quanto pare ― lo scriveva La Repubblica esattamente due anni fa, il 2 giugno 2008 ― avrebbe ottenuto da Berlusconi la promessa di un incarico di governo a titolo di riconoscenza per la sua rinuncia a ricorrere dopo l’esclusione dalle liste elettorali) probabilmente aveva un gran bisogno di incontrare Giovani come voi, capaci di credere in qualcosa e di esprimere senza paura i propri sentimenti e le proprie idee. A Voi, cari Ragazzi, tutta la stima e la riconoscenza di ScuolAnticoli. Alla vostra gentilissima signora preside, invece, proponiamo la lettura del nostro scritto Linda maestra!: chissà che non laiuti a ritrovare il buon umore, dopo tanta amarezza!

Genitori che amano e difendono i Figli.

Genitori che amano e difendono i Figli.

Alla scuola media Belli, nel quartiere Prati, si torna a cantare Bella ciao. Ieri mattina, al primo suono della campanella, un gruppo di studenti e genitori dell’istituto di via Mordini ha improvvisato le note della canzone simbolo della Resistenza partigiana proprio davanti all’ingresso della scuola. Una mobilitazione organizzata per rispondere alla “censura” imposta dalla preside Carla Costetti. (La Repubblica, martedì 8 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Francesco Rutelli e Barbara Palombelli: A Rutelli Berlusconi dice: “Per te c’è sempre un posto da noi. Ma quanto sei abbronzato!” Rivolto alla moglie, Barbara Palombelli: “Tu sei bianca perché lavori. Lui all’opposizione non fa niente. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010).

 

Andarono dietro alla Morte... e portarono l'Italia con sé.

 

(su) Giulio Tremonti e Luciana Littizzetto: Poi il ministro dell’Economia si metterà in disparte, vicino a una siepe. Lì riceverà la deferenza di chi ormai gli riconosce il ruolo di co-pilota del governo e una telefonata inattesa passatagli da Evelina Christillin: all’altro capo Luciana Littizzetto. (La Repubblica, mercoledì 2 giugno 2010).

 

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